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Inglese: War Poets
Artistica: l'impressionismo
Storia: l'anti-militarismo
Fabrizio De Andrè
Fabrizio De André nasce il 18 febbraio 1940 nel quartiere genovese di Pegli,
in via De Nicolay 12,da una famiglia dell'alta borghesia industriale
cittadina.
Fabrizio vive inizialmente nella campagna astigiana a Revignano d'Asti, luogo
dal quale la famiglia era originaria e dove si dovette trasferire a causa
degli eventi bellici ed in quanto il padre era stato ricercato dai fascisti.
Visse, poi, nella Genova del dopoguerra, subendo peraltro un tentativo di
violenza sessuale da un gesuita, dell’istituto che Fabrizio frequentava.
In seguito il cantautore frequentò alcuni corsi di lettere e altri di medicina
presso l'Università di Genova prima di scegliere la facoltà di Giurisprudenza,
ma a sei esami dalla laurea decise di intraprendere una strada diversa: la
musica, scelta fortemente criticata dalla famiglia.
De André, in questi anni, ebbe una vita sregolata ed in contrasto con le
consuetudini della sua famiglia, frequentando amici di tutte le estrazioni
culturali e sociali.
Spesso, con l'amico d'infanzia Paolo Villaggio, cercava
di sbarcare il lunario con lavori saltuari, anche imbarcandosi, d'estate,
sulle navi da crociera come musicista per le feste di bordo.
La prima moglie di De André fu una ragazza di famiglia borghese, Enrica Rignon detta
"Puny", con cui concepì il figlio Cristiano e dalla quale si separò a metà degli anni
settanta.
In seguito al matrimonio e alla nascita del figlio, Fabrizio fu pressato dalla
necessità di provvedere al mantenimento della famiglia e, visti gli scarsi
introiti della sua attività musicale, meditò di abbandonarla per terminare gli
studi e trovare un serio impiego, che trovò in un istituto scolastico privato
come insegnante.
Fortunatamente, giunse inaspettato il successo de "La canzone di Marinella",
interpretata da Mina, i cui proventi migliorarono notevolmente la situazione
economica familiare.
Lessi Croce, l'Estetica, dove dice che tutti gli italiani fino a diciotto anni possono
« diventare poeti, dopo i diciotto chi continua a scrivere poesie o è un poeta vero o è un
cretino. Io, poeta vero non lo ero. Cretino nemmeno. Ho scelto la via di mezzo: cantante
Dopo lo storico concerto alla ‚Bussola‛ di Viareggio (Esibizione che viene spesso ed
erroneamente additata come la prima in assoluto, senza contare un suo precedente
concerto in una piazza di Roma) inizia le registrazioni delle sue numerose canzoni e
subito la sua carriera viene scossa dal suicidio di Tenco, il quale si era tolto la
vita dopo l’esclusione del brano ‚Ciao Amore Ciao‛ dal Festival di Sanremo.
Nella seconda metà degli anni ’70, verrà rapito assieme alla seconda moglie Dori
Ghezzi, dall’Anonima Sarda.
Rilasciato poi dopo 4 mesi di prigionia nelle montagne di Pattada, Fabrizio comporrà
quel perdono poetico e romantico qual è ‚Hotel Supramonte‛ (Nome ripreso dalla catena
montuosa dell’entroterra sardo), perdono rivolto ai suoi
carcerieri e non ai mandanti, che secondo lo stesso De Andrè, erano persone
economicamente agiate.
Nel 1984 esce ‚Creuza de mä‛, disco dedicato alla realtà mediterranea e per
questo cantato interamente in lingua genovese, con l'importante
collaborazione di Mauro Pagani, curatore delle musiche e degli arrangiamenti.
Questo disco è molto importante per la carriera dell’artista, il quale,
abbandonando l’impostazione vocale degli ‚Chansonnier‛
francesi come Brassens e Brel, poté finalmente esplorare nuovi orizzonti
tonali, gettando così le basi per la nascente ‚World Music‛, un genere
che unisce l’etnicità dei canti tradizionali di una terra alla
musica pop e la quale vede come suo massimo esponente contemporaneo il
giovane Zachary Francis Condon, meglio noto col nome di ‚Beirut‛.
Inizia poi la lavorazione del suo album successivo, che viene pubblicato
all'inizio del 1990: Le nuvole titolo che (come in Aristofane) allude ai
potenti che oscurano il sole, vede nuovamente la collaborazione di Mauro Pagani
per la scrittura delle musiche.
Con questo album De André torna in parte al suo stile musicale più tipico,
affiancandolo alle canzoni in dialetto e all'ispirazione etnica. Torna anche la
critica graffiante all'attualità, in particolare ne La domenica delle salme e
in Don Raffaè.
Nell'estate 1998, durante la summenzionata tournée del suo ultimo album Anime
Salve, gli fu diagnosticato un carcinoma polmonare che lo portò a interrompere
i concerti.
La notte dell'11 gennaio 1999, alle ore 02:15, Fabrizio De André morì
all'Istituto dei tumori di Milano, dove era stato ricoverato con l'aggravarsi
della malattia.
I suoi funerali si svolsero nella Basilica di Santa Maria Assunta in Carignano
a Genova il 13 gennaio: al dolore della famiglia partecipò una folla di oltre
diecimila persone, in cui trovarono posto estimatori, amici ed esponenti dello
spettacolo, della politica e della cultura.
Io ho avuto per la prima volta il sospetto che quel funerale, di quel tipo,
« con quell’emozione, con quella partecipazione di tutti non l’avrei mai
avuto e a lui l’avrei detto. Gli avrei detto: che ho avuto invidia,
«Guarda
per la prima volta, di un funerale» ‚Paolo Villaggio‛
Discografia
Essenziale
Mi è sembrato corretto inserire all’interno
della tesina, la discografia essenziale di
De Andrè, in modo che chi volesse, possa
approfondire la propria conoscenza riguardo
all’artista.
Ritengo importante poi, specificare che non
verranno trattati tutti i suoi lavori, bensì
analizzerò solamente i brani o gli album a me più
cari, verso i quali nutro una grandissima
ammirazione.
1967 - Volume I
1968 - Tutti morimmo a stento
1968 - Volume III
1970 - La buona novella
1971 - Non al denaro, non all'amore né al cielo
1973 - Storia di un impiegato
1974 - Canzoni
1975 - Volume VIII
1978 - Rimini
1981 - Fabrizio De André
1984 - Creuza de mä
1990 - Le nuvole
1996 - Anime salve
Un Album Senza
Nome
Nel 1981, viene inciso uno dei migliori
album di De Andrè, lo stesso che porta
proprio il suo nome e che verrà poi
identificato come ‚L’indiano‛.
Infatti un pellerossa di un’opera di
Remington, artista statunitense
fortemente influenzato
dall’Impressionismo, si staglia solitario
in un paesaggio dai toni tipici del
movimento che si sviluppò in Francia
verso la fine dell’800.
Nonostante l'influenza impressionista,
chiara nei tratti dell'erba e degli
arbusti, la componente umana non va però
a fondersi con il paesaggio, rimanendo
ben distinta e presupponendo una lunga Album:‛Fabrizio De Andrè‛
sessione di lavoro in studio,
differentemente da come Anno: 1981
avveniva nelle opere impressioniste Copertina:Frederic
francesi, le quali erano realizzate
spesso in una sola seduta, dipingendo Remington
‚En Plein Air‛ e riportando ‚The Outlier‛
sulla tela le impressioni e le emozioni
suscitate dal luogo e dalla luce.
Con quest’opera sia Remington che
De Andrè, vogliono denunciare
l’oppressione subita dai popoli
autoctoni, da parte dei loro
colonizzatori e l’artista genovese cerca
di confrontare due popoli molto simili,
quello dei Sardi e quello dei
Pellerossa, entrambi chiusi nei loro
mondi, ma comunque influenzati dalle
tecnologie e dalle tradizioni dei popoli
stranieri.
Non è un caso infatti che l’indiano del
dipinto imbracci un fucile, arma
sconosciuta ai Pellerossa sino all’arrivo
degli americani. Tra Vanità e
Dedizione Assoluta
Nel 1966, un giovane De Andrè compose ‚La Ballata
dell’amore cieco o della Vanità‛, riprendendo come
soggetto, quello della poesia ‚Cuore di Mamma‛ del
francese Jean Richepin.
In questa canzone, animata irriverentemente dall’andamento
allegro dei fiati Dixieland, viene illustrata la drammatica
vicenda di un ‚Uomo Probo‛, il quale si innamorerà di una
Femme Fatale di stampo Baudeleriano e Dannunziano, la quale
lo indurrà a dare prova del suo ‚Cieco Amore‛:
costringendolo ad uccidere la madre, pretendendo il cuore
dell’anziana per i propri cani, ed infine esigendo la vita
dello stesso innamorato.
Anche in questo caso però, De Andrè vuole umanizzare la
figura della Femme Fatale, infatti se in Baudelaire ed in
D’Annunzio la donna fatale non era altro che un gelido
idolo dalla bocca sensuale, volenterosa di assorbire le
energie vitali dell’uomo; in De Andrè la donna è costretta
all’amarezza della solitudine, dopo aver visto colui
che la amava ‚morir contento‛ per lei.
‚Ma lei fu presa da sgomento, quando lo vide morir contento.
Morir contento e innamorato, quando a lei niente era restato,
non il suo amore, non il suo bene,
ma solo il sangue secco delle sue vene.‛
Anche in questo caso De Andrè, non può non lasciare alla sua
donna almeno un’umana fragilità; quella appunto, di dover
soffrire le amare conseguenze, dovute alle sue insensibili
gesta.
Le Ballate degli
‚Anti-Eroi‛
Con rovente atteggiamento anti-militaristico, De Andrè pubblicò
nel 1964 ispirandosi ai racconti dello zio Francesco, il quale
aveva partecipato alla Campagna di Albania, una delle sue
canzoni più famose, destinata a raggiungere il successo solo 4
anni più tardi con i movimenti giovanili del ‘68 e le canzoni
di protesta di Bob Dylan, ovvero ‚La Guerra Di Piero‛.
La canzone, che venne inserita nell’album ‚Volume III‛, descrive
con versi simbolici ed evocativi,la morte di Piero, un soldato
che stava marciando verso il fronte.
Nonostante la poeticità del brano, il linguaggio è vivido e
diretto, come nei componimenti degli War Poets anglosassoni:
Sassoon e Owen.
Questo, perché sia i poeti inglesi di metà ‘900, che De Andrè,
volevano offrire un ritratto della crudeltà e della sofferenza
fisico-psicologica provata in guerra dai soldati, a chi non
aveva avuto un esperienza diretta del conflitto che si verificò
fra il ‘39 ed il ’45.
Vediamo adesso un chiaro esempio, rappresentato dalla marcia
estenuante, alla quale sono costretti i soldati.
‚Così dicevi ed era inverno e come gli altri verso
l'inferno te ne vai triste come chi deve il vento
ti sputa in faccia la neve...‛
‚La Guerra Di Piero‛
‚Knock-kneed, coughing like hags, we cursed through sludge,
Till on the haunting flares we turned our backs
And towards our distant rest began to trudge.‛
‚Dulce Et Decorum Est‛
Infatti sia De Andrè che gli War Poets non volevano
celebrare le imprese militari, bensì volevano
omaggiare i caduti, ricordando all’umanità che non
esistono guerre giuste e soprattutto che nessuna
di esse avrà mai vincitori, ma soltanto vinti.
‚La Guerra Di Piero‛ venne infatti inizialmente
inserita nel B-Side della ‚Ballata dell’Eroe‛,
proprio come se De Andrè volesse rappresentare il suo
personaggio come l’antipodo del soldato valoroso, ma
non per questo codardo o sciocco.
Ed infatti Piero appare come un ‚Anti-Eroe‛, incapace
di eseguire gli ordini ed inadeguato a ricoprire
il ruolo del soldato.
L’esitazione però, giunta nel momento di premere il
grilletto, per porre fine alla vita di un nemico gli
sarà fatale; il soldato infatti, pur provando le
stesse paure di Piero e le sue angosce,non esiterà a
sparargli.
‚dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.‛
‚La Guerra Di Piero‛
Giunti alla fine
della ‚Cattiva
Strada‛
Sia il titolo che la voce conclusiva di questa tesina, si riferiscono alla
canzone scritta da De Andrè e De Gregori nel 1975 ed ovviamente il termine
‚Cattiva‛ usato dai cantautori non può che significare l’esatto contrario.
Infatti la ballata, che si evolve su un giro di tre accordi, segue le vicende
di uno strano personaggio che in ogni strofa compie una ‚Cattiveria‛ gratuita.
Coloro però, che subiscono le malefatte, non si ribellano a quell’uomo, ma
tendono a seguirlo su quella che viene indicata appunto come
‚La Cattiva Strada‛; tutto questo avviene poiché coloro che abbandonano la
retta via non abbandonano qualcosa di giusto, ma qualcosa alla quale erano
costretti e in questo contesto appaiono come figure molto simili alle vittime
della ‚London‛ di Blake.
Infatti:
‚E l'innocente lo seguì,
senza le armi lo seguì
sulla sua cattiva strada.‛
‚Sui viali dietro la stazione