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Sintesi
Sintesi Danza, motore del mondo tesina


La seguente tesina di maturità ha come obiettivo quello di descrivere la danza, considerata come motore del mondo. La tesina permette i seguenti collegamenti con le discipline scolastische: in Religione, il Progetto Islam, la danza roteante dei dervisci, in Italiano, Divina Commedia, in Filosofia Nietzsche e l'espressione del dionisiaco, in Latino Apuleio, le Metamorfosi, in Arte Edgar Degas, il pittore delle ballerine, in Storia Mata Hari e la Prima guerra mondiale, in Inglese Wordsworth: Daffodils. La tesina di maturità prosegue analizzando i seguenti argomenti: in Biologia la contrazione muscolare, in Scienze della terra la rotazione terrestre, in Matematica i volumi di rotazione, in Fisica il moto armonico.

Collegamenti

Danza, motore del mondo tesina


Religione - Progetto Islam, la danza roteante dei dervisci.
Italiano - Divina Commedia.
Filosofia - Nietzsche, l'espressione del dionisiaco.
Latino - Apuleio, le Metamorfosi.
Arte - Edgar Degas, il pittore delle ballerine.
Storia - Mata Hari e la prima guerra mondiale.
Inglese - Wordsworth: Daffodils.
Biologia - Contrazione muscolare.
Scienze della terra - La rotazione terrestre.
Matematica - I volumi di rotazione.
Fisica - Il moto armonico.
Estratto del documento

Percorso- Danza

PROGETTO ISLAM

La danza roteante dei Dervisci

Le danze sacre sono un'antica forma di

trasmissione dei "misteri" ovvero coloro che sono

ammessi passano attraverso un insegnamento che prevede

una lunga preparazione.

Il sufismo è la scienza diretta della conoscenza di

Dio, i metodi e le dottrine derivano dal Corano ma

provengono anche da fonti greche e hindu. Vengono

utilizzate varie tecniche come la concentrazione mentale,

la respirazione, la recitazione di mantra, la meditazione e

la danza.

E' proprio la danza che, attraverso la spettacolare

cerimonia dei "Dervisci Rotanti", ha reso nota una delle

varie correnti sufi. Il derviscio compie particolari esercizi

interiori atti a raggiungere uno stato di equilibrio tra il centro della coordinazione motoria, il centro

intellettivo e quello emozionale, fino a realizzare uno stato di "super-coscienza", che una volta

stabilizzato, come stato permanente viene detto "Comunione con Allah".

Derviscio deriva dal persiano "darwish", ossia mendicante implorante. In origine erano

asceti che vivevano nel deserto in uno stato di estrema povertà, vestiti con una veste di lana (suf), il

vestito e il piccolo secchio per l'acqua erano le loro uniche proprietà.

Il derviscio è anche detto "il cercatore di porte",colui che cerca la soglia, il passaggio dal

mondo terreno al mondo celeste.

La danza dei dervisci ha le sue origini in Turchia nel XIII secolo, fondata dal maestro sufi

J.Rumi. Si narra che fu lui ad improvvisare questo tipo di danza in una strada di Konya e che in

seguito gruppi di allievi dervisci si riunirono danzando davanti alle moschee. La dottrina sufista è

una dottrina dell' unità: l'intero creato, compreso l'uomo, è manifestazione del divino, ecco che lo

scopo del sufista è quello di raggiungere la completa immersione dell'io individuale nella sostanza

universale. Nella danza Mevlevi, dei dervisci, il "povero", grazie alla virtù del canto, del suono e

della danza può ritrovare l' unione con il divino.

Ogni aspetto di questa cerimonia dei dervisci, ha un profondo valore simbolico:

Nella stanza del sam entrano 13 danzatori, sulla testa hanno un alto copricapo scuro a forma

di cilindro, simbolo della pietra tombale che imprigiona l'uomo nella condizione materiale,

indossano un lungo mantello nero, simbolo dell'ignoranza che avvolge l'uomo. 2

Studente: Antonietta Volonnino Percorso- Danza

Il maestro (semazen) è seduto sopra un tappeto rosso, il rosso tramonto del giorno in cui

morì J. Rum. Il maestro è l'intermediario tra cielo e terra, sul suo cappello, sempre a forma di

cilindro, vi è avvolta una sciarpa di colore rosso.

Il tutto inizia con una preghiera e con la musica di flauti, piccoli timpani e piatti di rame,

vengono anche recitati mantra e canti tratti dai poemi di Rumi. I danzatori si tolgono il mantello e

appare una veste totalmente bianca, molto ampia dalla vita in giù, lunga fino ai piedi, veste che è

simbolo di purezza ma anche del sudario. Iniziano a girare su se stessi in senso antiorario,

inizialmente a braccia incrociate e in seguito con le braccia distese orizzontalmente. Una mano è

volta in alto, come simbolo dell'accoglienza della grazia divina, l'altra mano volta al suolo, il

trasferimento di questa grazia divina sulla terra. Le dita del piede sinistro sono poggiate al suolo,

l'altro piede è sollevato e dona lo slancio per la rotazione. La testa è lievemente inclinata e voltata

verso destra, gli occhi fissano la mano sinistra. La danza da lenta si fa sempre più veloce, fino a

mantenersi in un ritmo costante. Le candide tonache formano una grande campana intorno al corpo.

E' questo un atteggiamento di apertura, di accoglienza, il danzatore si offre all' energia

fecondatrice che si impossessa di lui, lo libera dai legami con il corpo, la vertigine viene vinta, lo

spirito divino si infonde nel corpo umano. E' abbandono dell'io, estasi mistica.

Quando viene realizzato questo stato di estasi, la musica cessa, e tutto procede nel silenzio.

Al termine, una dolce musica di flauto richiama i danzatori.

Si tratta di una danza dal significato chiaramente astrale; i dervisci ruotano intorno al propio

asse ma in seguito si muovono anche nella stanza, portandosi intorno al maestro che rappresenta il

sole. Qui ritroviamo un movimento che non è un movimento qualsiasi, ma movimento che si

compie intorno ad un centro immobile, un "punto fisso" di comunicazione tra terra e cielo.

Anche in questa danza sacra si ripete il motivo di morte e rinascita, e di un punto in cui tutte

le cose sono presenti in uno stato di perfetta simultaneità, lo stato di armonia e il cuore come centro

dell'essere e dimora divina, il cuore che non è solo sede dell'affettività, dei sentimenti, ma centro

dell'intelligenza pura, capace di donare calore ma anche di "far luce". 3

Studente: Antonietta Volonnino Percorso- Danza

ITALIANO

DIVINA COMMEDIA

L'Architettura della Divina Commedia è essenzialmente

circolare, si potrebbe dire, semplificando molto, che tutto il

cammino percorso da Dante è una ricerca del vero centro, ricerca

che si effettua attraverso il passaggio da un centro simbolico

all'altro, tutti collocati su uno stesso asse.

Dal centro negativo dell'Inferno, che si presenta come una

cavità, Dante passa al centro positivo del Paradiso Terrestre e, da

quel punto, sempre per gradi, egli arriva al centro della Rosa Mistica: Dio.

Il collegamento più immediato tra la Divina Commedia e la Danza riguarda il simbolo del

Cerchio e la struttura circolare della danza. Dante segue il modello della Rota, del cerchio e della

sfera. Secondo la sua visione, l'uomo, nel corso del suo sviluppo, segue un cammino spiraliforme

che dalle tenebre lo porta verso la Luce.

La Rota, così come ce la presenta Dante, non è mai un

cerchio statico, ma sempre il risultato di un movimento, di un

moto, di una "danza" che dinamizza la struttura e ritma l'intero

suo viaggio.

Il percorso del Poeta si snoda infatti attraverso i gironi

dell'inferno, le balze del purgatorio, i cieli planetari, dove

finalmente gli angeli e i santi accolgono Dante danzando:

entriamo quindi in una vera e propria danza cosmica, in un

movimento circolare e concentrico che ha il suo culmine nel

cielo dell'Empireo.

Anche le Danze Meditative assumono significati e valenze diverse a seconda della direzione

in cui si procede. Danzare o camminare verso destra ha sempre una connotazione di cammino e di

apertura verso la vita, verso gli aspetti solari dell'esistenza e della coscienza.

Procedere danzando verso sinistra indica sempre un andare verso il passato e dentro se

stessi, verso gli aspetti lunari e sconosciuti del mondo interiore.

Nella Danza, così come nel mondo degli archetipi, questa direzione non ha una

connotazione negativa, ma acquisisce un’importante valore legato all'incontro consapevole delle

proprie parti d'ombra per conoscerle e integrarle.

Camminare infine verso il centro, verso il punto centrale del cerchio della danza, ha sempre

la valenza di un ricollegarsi al centro del nostro Essere e al Divino. 4

Studente: Antonietta Volonnino Percorso- Danza

"Qui siamo al di fuori delle opposizioni destra-sinistra: questa dimensione è paragonabile

al Paradiso dove permane solo la dimensione alto-basso: c'è solo più elevazione."

La Divina Commedia è piena di musica, di canti sublimi e di danze.

Molti si sono fermati alla poesia tragica e dolorosa dell'Inferno, ma il mio scopo è quello di far

conoscere anche le altre due Cantiche, il cui messaggio universale di Luce desidero offrire

attraverso la forma armoniosa e musicale della Danza...

la Danza eterna dell'uomo

che, incontrando la sua Ombra,

può finalmente camminare

abbracciando la

Nelle tre cantiche sono presenti le seguenti forme: danza (3), danzando (3), ballo (2), balli

(2). Come Dante partiamo dall’Inferno dove troviamo solo una attestazione della parola balli. Il

poeta è nelle Malebolge dove si puniscono i barattieri (cioè truffatori, imbroglioni): completamente

immersi nella pece nera, tentano di uscirne dilaniati da una masnada di diavoli che di nome fanno

Calcabrina, Scarmiglione, Malacoda, Graffiacane, Farfarello e Alichino. Quando un nuovo

peccatore viene gettato nel calderone di pece i diavoli si rivolgono a lui, sarcasticamente, dicendo:

….”Coverto convien che qui balli,

sì che, se puoi, nascostamente accaffi”

(Coperto conviene che qui balli,

così che, se puoi, arraffi di nascosto,

Canto XXI, v. 53)

Spostandoci nel Purgatorio abbiamo una serie di canti (dal XXVIII al XXI) in cui si parla

di danza e di ballo. Sono i canti dell’incontro con Matelda, cioè colei che immerge le anime nel

Lete e le purifica, è la figura che rappresenta la felicità terrena nel momento della creazione. Non a

caso per evidenziare tale stato di felicità Dante utilizza la similitudine del ballo:

“Come si volge, con le piante strette,

a terra e intra sé, donna che balli,

e piede innanzi piede a pena mette”

Nel paradiso le anime cantano e danzano la loro beatitudine (canto VII, v. 7), formando due

corone (o ghirlande) che girano una in un senso e l’altra in un altro creando un “doppia danza”

(canto XIII, v. 20). Nella creazione delle corone di beati Dante usa ancora una similitudine legata

alla danza: donne mi parver, non da ballo sciolte,

ma che s'arrestin tacite, ascoltando

fin che le nove note hanno ricolte.

(Canto X, v. 79 – 81)

E’ una similitudine molto realistica spiegabile con la struttura dei balli contemporanei a

Dante che si basavano su una ripresa della musica ciclica che corrispondeva a una ripresa dei passi:

5

Studente: Antonietta Volonnino Percorso- Danza

quindi i beati sembrano donne che, non ancora finito il ballo, si fermano silenziosi e ascoltano

trepidanti l’inizio delle nuove note, cioè della musica, che fa riprendere la danza.

Ormai chiara appare la funzione della danza nel paradiso dantesco: non è più solo simbolo

dalla felicità dei beati, ma è il mezzo attraverso cui si dispongono nelle sfere celesti. Ecco quindi

che ognuna di queste anime ruota su se stessa con un ritmo leggermente diverso dalle altre (“si

giran così, che ‘l primo …./ quieto pare, e l’ultimo che voli”, canto XXIV, vv. 14 – 15).

La similitudine continua con una danza molto nota ai tempi chiamata carola (una sorta di

ballo tondo) Così quelle carole, differente-

Mente danzando, de la sua ricchezza

Mi facieno stimar, veloci e lente

(Canto XXIV, vv. 16 – 17)

Ultima ma non meno bella e l’immagine che offre la danza nella Divina Commedia ovvero

quella che introduce l’apparizione dell’apostolo San Giovanni nella “carola” che San Pietro e di San

Iacopo stanno facendo in onore di Beatrice:

E come surge e va ed entra in ballo

Vergine lieta, sol per fare onore

A la novizia, non per alcun fallo

Così vid’io lo schiarato splendore

Venire a’ due che si volgieno a nota

(Canto XXV, vv. 103 – 107)

Come si alza e va e entra nel ballo, la vergine lieta solo per far onore alla sposa novella

(Beatrice), e non per sentimento di vanità, così io vidi lo splendore rischiarato (S. Giovanni) unirsi

ai due (S. Pietro e S. Iacopo) che si giravano a ritmo di musica (cioè

che ballavano).

Non deve stupire il fatto che i tre santi rendano onore a Beatrice

con la danza. Sono infatti essi stessi simbolo delle tre virtù: San Pietro

della fede, San Iacopo della speranza, e San Giovanni della carità.

I riferimenti alla danza e al ballo, come si è visto, sono quasi

tutti in senso positivo e collegati o alle virtù o ai beati. L’idea dantesca

è quella che unisce da un lato l'immagine della felicità a quella del

movimento in musica e nel canto, dall’altro all’armonia del moto dei

beati che riprende l’armonia della struttura delle danze di fine

medioevo e inizio rinascimento 6

Studente: Antonietta Volonnino Percorso- Danza

FILOSOFIA

Nessuno meglio del filosofo tedesco Nietzsche ha saputo riportare alla luce il significato

antico e nobile della danza. “Potrei credere solo a un Dio che sapesse danzare”

NIETZSCHE e la danza

Per Nietzsche la danza è l'espressione, cosi come la musica, di

quell’elemento dionisiaco oscuro che contrapposto all'elemento

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