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Introduzione Danza, tesina
La seguente tesina di maturità tratta del tema delle arti coreutiche. La tesina abbraccia anche i seguenti argomenti nella varie discipline scolastiche: Funzioni sinusoidali in Matematica; Onde sonore in Fisica; Sistema neuro-endocrino e locomotore in Biologia; D'Annunzio in Italiano; Legata al superomismo dannunziano (Fiume 1919) in Filosofia; Kandinskij in Storia dell'Arte; Baccanti, Sublime, Luciano in Greco.
Collegamenti:
Danza, tesina
Matematica: Funzioni sinusoidali
Fisica: Onde sonore
Biologia: Sistema neuro-endocrino e locomotore
Italiano: D'Annunzio
Storia: Legata al superomismo dannunziano (Fiume 1919)
Filosofia: Nietzsche e filosofia della danza
Storia dell'Arte: Kandinskij
Greco: Baccanti, Sublime, Luciano
condizionato da inibizioni sociali, e ne consegue che la sua psicologia oppone scarsa
resistenza agli stimoli esterni. L’individuo si lascia trascinare dal meccanismo motorio in
una dimensione onirica, a metà tra il reale e il sovrannaturale.
Nel corso dei secoli questo «fluido si è trasformato in un’attività artistica
soprannaturale »
5
ordinata e intellettuale, e la follia sacra delle menadi dionisiache si estinse in favore di una
manifestazione coreutica più orientata allo spettacolo, che al rito.
E’ opportuno a questo punto fare la prima grande distinzione che caratterizza un
tema non solo coreutico, bensì culturale a livello globale: quella tra e
danza imitativa danza
astratta.
La o si caratterizza per trasformare l’atto del gioco, tipico animale,
danza imitativa figurativa
in atto cosciente e utilitario. Tramite una rigorosa fedeltà alla natura tende ad anticipare gli
avvenimenti e la realizzazione del fine desiderato: una caccia con l’uccisione di selvaggina,
vittoria contro gli avversari, un fiorente raccolto.
Ad essa si oppone invece la o che si pone al servizio di un’idea
danza non-figurativa astratta,
di un fine religioso determinato senza imitare con una pantomima gli avvenimenti che si
desidera si verifichino. Questa tende all’estasi assoluta, all’uso ipertensivo della mente e
all’abbandono completo che si trasmette a tutti coloro che si aggiungono al rituale. In
questo caso, proprio dovuta alla contagiosità, si verifica la penetrazione di un Tu nell’Io:
«Se tu ora entri nella mia danza, vedi te in me che parlo» .
6
E’ possibile a questo proposito proporre un’altra caratteristica che differenzia queste due
tipologie. La danza imitativa, di origine visiva, potrebbe essere definita, seguendo la
terminologia di C.G. Jung, La danza astratta, invece, completamente
estroversa.
indipendente dai sensi, ricerca l’azione magica operando una traslazione di forza
determinata che attraversa il danzatore, coloro che lo osservano o che successivamente
partecipano, portando all’elaborazione di una configurazione mentale e spirituale
interiore. In questo senso, si può definire junghianamente introversa.
E’ interessante rendersi conto, a questo punto, di come la danza sia tipica delle
estroversa
società e viceversa quella di quelle
patriarcali introversa matriarcali.
La danza imitativa, infatti, si basa sul concetto che imitare la natura equivalga ad
identificarsi in essa, «ma quando noi trasferiamo questa volontà d’azione in un altro oggetto, noi
» In tal modo possiamo diventare padroni della natura
diveniamo parte di un altro oggetto. 7
stessa e governarla. Questa tipologia di danza può dunque considerarsi fondata sul
pratico di caratteristico della società patriarcale in quanto la danza
principium utilità,
rimane ancora finalizzata al propiziarsi la sorte nell’ottenere qualcosa di cui si necessita: il
gioco della caccia porta una caccia fortunata, la rappresentazione dell’atto sessuale
significa assicurarsi la fertilità.
Al contrario, la danza astratta è i suoi movimenti servono ad elevare l’individuo
liberatoria;
al di sopra della materialità tramite l’ottundimento e la scomparsa della sua attività
sensoriale. L’inconscio diventa libero, e l’uomo diventa spirito tramite l’estasi. Anch’essa
5 Curt Sachs, Storia della danza, Il Saggiatore, Milano, 2006, p. 74.
6 Inno gnostico del II sec d.C.
7 C.G Jung, Tipi psicologici, Zurigo 1930. 7
opera in vista di un fine, che tuttavia viene ricercato tramite il superamento di sé, tipico di
una società che presenta un carattere sognatore, tendenza alla stabilità e al culto degli
antenati.
Questi due tipi di danze affondano le radici nelle grandi regioni psichiche su cui sorge la
cultura dell’uomo e saranno prodotte dalla tensione continua e bipolare tra esse.
Si può quindi comprendere come la danza sia sempre influenzata dal tipo di mentalità e
dalle istituzioni sociali che ne sfruttano le possibilità, nonché di tutte le forme
dell’esistenza umana: tramite esse si rafforza, si raffina, cambia. Anche se privata della sua
anima originaria conserva tuttavia il potere di dare gioia nell’attività del corpo e bellezza
nei movimenti, creare legami sociali e libertà sessuale.
«Quando, infatti, il cavallo del faraone con il suo carro e i suoi cavalieri entrarono nel mare, il Signore fece tornare su di
loro l’acqua del mare, mentre i figli di Israele avevano camminato all’asciutto in mezzo al mare.
Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un tamburello, e dietro di lei uscirono tutte le donne con
tamburelli e in cortei danzanti. Maria intonò per loro: “Cantate al Signore, poiché si è fatto grande: cavallo e cavaliere
ha gettato in mare” ».
8 La danse,
H. Matisse, 1909, olio su tela, 259.7 cm × 390.1 cm, Museum of Modern Art, New York.
▲fig.4
8 Esodo, 15,19. Tabor, San Paolo, Milano, 1999. 8
Capitolo 2
Storia di una disciplina
La danza come spettacolo: le civiltà orientali.
In quanto azione religiosa e rilassamento di un eccesso di energia, la danza non
avrebbe bisogno di testimoni o spettatori. Tuttavia, ben presto si attua quell’evoluzione
che ha trasformato la danza, da una reazione motoria spontanea, in un’opera d’arte
cosciente e definita e, come tale, bisognosa di un pubblico.
Questa evoluzione era inevitabile. Essendo un atto religioso, la danza necessitava di una
cura continua e di uno studio assiduo. Infatti, le qualità essenziali di un’opera d’arte sono,
per gran parte della storia dell’arte, il dominio della forma, l’equilibrio ben ordinato e la
struttura intelligibile. La precisione dei riti dovette quindi essere trasmessa di generazione
in generazione, e in quanto rituali, dovevano respingere tutto ciò che era improvvisazione
e rispettare precisi canoni religiosi. Tutto ciò a prezzo di un crescente dominio di sé e la
scomparsa del vigore estatico originario.
Proprio perché legata a riti religiosi la danza nel corso del tempo cominciò ad essere
riservata solo a determinate categorie di persone, che per quanto accennato prima
necessitavano di una corretta ed adeguata formazione artistica. Non essendo più l’intera
tribù a partecipare alle danze e aumentando il numero di condizioni tali che questo fosse
possibile si operò così un’ulteriore e grandissima selezione. In ciò è il germe della danza
come spettacolo: la danza divide la tribù in elementi attivi e passivi, attori e spettatori,
esecutori e fruitori.
Tuttavia, la danza come spettacolo non poté mai svilupparsi nelle culture medie,
poiché le condizioni stesse della sua esistenza esigevano la la presenza di
divisione in classi,
padroni e servitori. Questa novità sarà la prima ad operare una scissione carica di
conseguenze dell’atto artistico in una duplice serie di elementi: il lavoro comandato
dell’artista e il piacere dello spettatore, che paga o che governa.
«Una volta, in occasione del compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in
pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle tutto quello
che avesse domandato. Ed essa, istigata dalla madre, disse: "Dammi qui, su un vassoio, la
testa di Giovanni il Battista ».
9
Interessante a questo proposito è domandarsi perché, da un
ambiente sacerdotale primitivo in cui erano prevalentemente gli
uomini ad essere danzatori, tale figura e tale disciplina cominciano
ad assumere valori prettamente femminili.
La creazione di corpi di danzatori, come le indiane, legata
baiadere
ancora al culto, rimandava alle danze di fanciulle nei popoli
G.Moreau,
▲fig.5 primitivi. Queste, che erano riti di iniziazione femminili,
1876.
Danza di Salomè,
9 Matteo, Vangelo 14,6-8, Tabor, San Paolo, Milano, 1999. 9
consistevano nel far danzare una fanciulla ancora vergine per testimoniare la sua
partecipazione effettiva nella tribù e la sua fertilità. Essendo quindi la fertilità, della donna
e della terra, simbolo di prosperità, la vergine e la sua purezza nella danza hanno sempre
rappresentato un elemento apotropaico e di allontanamento della sventura.
Allo stesso modo dunque più vergini raggruppate insieme accrescono l’efficacia
dell’azione magica, e vengono ampiamente remunerate nei casi in cui un grave pericolo
minacci la comunità.
Nelle aree delle civiltà superiori la specializzazione e l’isolamento di queste
danzatrici diviene un fatto inevitabile ed innegabile. Le danzatrici consacrate al culto
vengono sottratte alle loro famiglie, ai lavori domestici e dei campi e avviate ad una
formazione rigida e disciplinata legata al tempio fin dall’infanzia.
L’associazione con il greco è immediata, in cui le Menadi erano le prime
tìaso
rappresentanti e, in seguito, si pensi ad esempio in quello di Lesbo, la danza , in quanto
educazione al matrimonio, veniva insegnata alle fanciulle con i riti del culto di Afrodite.
Ecco dunque, però, che da questo isolamento seguito da una salda formazione culturale,
nascono due figure celeberrime ed estremamente affascinanti, simili nelle loro
caratteristiche, sebbene nate in contesti culturali lontanissimi fra loro: l’etéra e la geisha.
«La parola "geisha" significa "artista", ed essere geisha vuol dire essere valutata come un'opera d'arte in movimento.»
(Dal film “Memorie di una Geisha”, Rob Marshall)
Entrambe queste figure, infatti, sono innanzi tutto femminili, e nascono in condizioni che
non permettono loro di avere una condizione di vita tale da contrarre un matrimonio
favorevole. Si tratta, infatti, sempre di schiave, nel caso delle etére anche straniere, o di
ragazze poverissime che vengono raccolte o vendute, e chi ne entra in possesso si impegna
per dotarle di una altissima educazione culturale e artistica, molto più alta delle donne di
condizione media nella loro società. Queste donne apprendono quindi la danza, il canto,
l’arte del parlare e di intrattenere, il culto della bellezza e, anche, del piacere.
Chiaro, a questo punto, risulta il motivo per cui la danza nel corso dei secoli è
diventata un’attività universalmente riconosciuta come femminile, e a questo proposito
lampante è l’esempio al momento anacronistico del balletto classico, in cui assai difficile è
trovare dei ballerini maschi, il cui ruolo è sempre quello di mostrare ed evidenziare la
bellezza della donna con cui stanno ballando. Inoltre, evoluzione della figura dell’etéra e
della geisha, sebbene senza più il ruolo di cortigiana, sarà ed è il ruolo e l’esempio della
ballerina dei giorni nostri, sottratta anch’essa alla famiglia e condotta in accademia,
Etéra in pittura vascolare.
fig.6
▲ Geishe che danzano.
fig.7
► Ballerina in aula.
fig.8
► 10
sottoposta a una disciplinata formazione artistica e a controlli rigidissimi.
La danza come azione scenica, tuttavia, avverrà solo quando i danzatori faranno
oggetto delle loro danze motivi tratti dal passato, e ciò consapevolmente e volutamente.
Dal momento che il ricordo è come tematica coreutica appare in un primo
introverso,
tempo nella danza astratta. Vediamo che gli elementi retrospettivi nei temi di danza
derivano dal repertorio mnemonico militare, che riguardando occasioni in cui è in gioco la
vita, trovando un notevole imprinting nella memoria dell’uomo.
Nel ricordare un passato glorioso, quel passato, evocato, ritorna attuale, e garantisce al
popolo le medesime onorificenze. Nelle danze di guerra vengono quindi rappresentate
scene di battaglie, dove i danzatori lottano fra loro o eseguono arabeschi con spade e
bastoni. Ancora, però, queste danze non hanno come fine una rappresentazione mimica
del racconto. Per dare forma ai propri ricordi, l’uomo immaginativo deve fare ricorso
all’uomo sensitivo, e in questa sintesi nasce l’idea del dramma.
Da tale unione di elementi introversi ed estroversi, di percezioni sensoriali e di
processi emotivi onirici ed estatici nacquero le più svariate forme di danza come
spettacolo: il teatro in Giappone, derivante dalle danze delle sacre vergini del tempio
Nō,
possedute dagli spiriti dei defunti, le danze indiane dei i ditirambi drammatici greci
Nata,