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La seguente tesina ha come obiettivo quello di descrivere la danza. Questa tesina di maturità collega la danza con alcuni autori che, in alcune discipline, l'hanno presa in esame e resa oggetto delle loro opere. Questi autori sono Edgar Dégas, Friedrich Nietzsche e Eugenio Montale.
Italiano - Eugenio Montale.
Storia dell'arte -
Filosofia - Friedrich Nietzsche.
Introduzione
La danza ha preso a far parte della mia
vita solo pochi anni fa, ma dal quel
momento ho riscoperto qualcosa di
diverso in me. Danza è pura
espressione, danza è sublime, è energia
che ti entra dentro e ti fa venir voglia di
urlare al mondo qualcosa, ma tutto
attraverso il movimento. Come la
poesia e la musica, la danza è un’arte
nobile.
‘’La danza è poesia perché il suo fine
ultimo è esprimere sentimenti, anche se
attraverso una rigida tecnica. Il nostro
compito è quello di far passare la parola
attraverso il gesto.’’ - Carla Fracci’’
Gli obbiettivi
Quello che vorrei fare è dunque volgere
uno sguardo a come questa splendida
forma d’arte è stata apprezzata, valutata
e descritta attraverso alcuni celebri
personaggi della filosofia, della letteratura
italiana e dell’arte. L’occasione della
tesina ritengo sia perfetta per esporre un
tema al quale tengo così tanto. La danza
può essere legata a celebrazioni religiose
(dal culto dei morti ai riti propiziatori,
dagli esorcismi alle pratiche magiche) o a
riti di passaggio (nascita, iniziazione,
adolescenza, matrimonio, morte...). La
danza può essere anche parte di un
rituale del corteggiamento, in alcune
società è l'unica occasione di incontro per
i giovani.
Eugenio Montale
Eugenio Montale conosceva molto da
vicino la prima ballerina Carla Fracci.
Trenta anni dopo la pubblicazione di “Ossi
di Seppia” il poeta aveva iniziato la
collaborazione con il corriere della sera ed
era diventato il recensore della rubrica
“Prime alla Scala”. Così, frequentando in
modo assiduo il teatro della Scala di
Milano, Montale ha avuto occasione di
vedere la Fracci, esordire e crescere fino ai
suoi massimi successi nel mondo della
danza. La sua incantevole grazia e
romantica leggerezza lo affascinavano
molto. Questa grande ammirazione del
poeta nei confronti della ballerina fece ‘sì
che il loro rapporto si approfondisse.
Passarono infatti molte estati insieme a
Forte dei Marmi
L’estate del 1969 fu
particolarmente cara per
entrambi. Nell’agosto di
quell’anno infatti intrapresero una
vacanza a Forte dei Marmi con
altri amici. Carla aveva il
pancione ed era afflitta dagli
eccessivi disturbi recatigli dai
paparazzi che volevano
immortalarla con il pancione. Solo
in questa vacanza con “il
maestro”, come dice lei, riesce a
trovare un po’ di tranquillità.
Dopo il parto Eugenio montale
decide di dedicarle una poesia,
intitolata “La danzatrice stanca”,
in riferimento alla nascita del
figlio e alla lontananza dalle
“La danzatrice stanca”
Torna a fiorir la rosa Che pur dianzi languia…
dianzi? Vuol dire dapprima, poco fa.
E quando mai può dirsi per stagioni
che s’incastrano l’una nell’altra, amorfe?
ma si parla della rifioritura
d’una convalescente, di una guancia
meno pallente ove non sia muffito
l’aggettivo, del più vivido accendersi
dell’occhio, anzi del guardo.
è questo il solo fiore che rimane
con qualche merto d’un tuo dulcamara.
a te bastano i piedi sulla bilancia
per misurare i pochi milligrammi
che i già defunti turni stagionali
non seppero sottrarti. poi potrai
rimettere le ali non più nubecola
celeste ma terrestre e non è detto
che il cielo se ne accorga. basta che uno
stupisca che il tuo fiore si rincarna
si meraviglia. non è di tutti i giorni
in questi nivei défilés di morte.
Eugenio montale faceva trasparire quindi
dalla sua dolce poetica un sottinteso
ritorno sulle scene di Carla come una
rosa che rifiorisce e torna a danzare
fresca e delicata come prima. Tornerà a
splendere con un nuovo sguardo, lo
sguardo di una donna che adesso è
diventata madre. Passa poi ad un lato
puramente tecnico e quantitativo: come
ogni ballerina tornerà con i piedi sulla
bilancia per controllare che l’ago non
superi la soglia di peso consentita a ogni
ballerina che si rispetti. Tornerà poi ad
indossare un bel tutù e quelle famigerate
scarpette dalle quali nessuna ballerina
che ami veramente la propria materia
può separarsi. Carla tornerà poi come un
angelo fuggito dal cielo per ravvivare e,
in qualche modo, rassicurare gli animi di
noi uomini in terra con i suoi movimenti
lenti e sinuosi.
Edgar Degas
Anche Edgar Degas, come Eugenio Montale, si
lasciò ispirare dal fascino e dall’eleganza delle
ballerine. Ma quest’ultimo a differenza di
Montale, dedicò un’intera raccolta al tema
della danza. Degas era ossessionato dall’arte
della danza classica perché gli diceva qualcosa
sulla condizione umana in generale. La danza
gli offriva uno schermo sul quale poteva
scoprire, dopo molta ricerca, alcuni segreti
umani. Era più prossimo a ciò che
ossessionava Michelangelo o Mantegna più
che alle innovazioni artistiche come lo sviluppo
della fotografia, l’invenzione della macchina da
presa e le nuove scoperte scientifiche Tutti e
tre erano affascinati dall’attitudine umana al
martirio. Tutti e tre si domandavano se non
fosse proprio quell’inclinazione a definire il
genere umano. La qualità umana che Degas
ammirava di più era la resistenza.
Le sue ballerine infatti erano sì
ritratte nella loro totale
eleganza, ma ogni suo dipinto
ritraeva anche un mondo
costituito da durissimo lavoro,
sacrificio e intenso studio. Le
ritraeva nelle pose più
classiche e perfette, ma la
maggior parte dei suoi disegni
erano invece raffiguranti
momenti di pausa, costituiti da
gesti quotidiani, ad esempio il
momento in cui si sistemavano
il tutù, oppure si allacciavano
la scarpetta, ascoltavano il
maestro o si accasciavano a
terra cercando un po’ di riposo.
Le rappresentava anche in
pose alquanto sgraziate, come
nell’attimo in cui si grattavano
la schiena o si stiracchiavano.
Prove di
balletto
Nel quadro qui
presente
possiamo vedere
rispecchiate tutte
quelle
caratteristiche
che ho descritto
nella pagina
precedente. Una
ballerina si sta
“La danza è una carriera misteriosa, che grattando la
rappresenta un mondo imprevedibile ed schiena, un’altra
imprendibile. Le qualità necessarie sono si sta
tante. Non basta soltanto il talento, è stiracchiando e
necessario affiancare alla grande
vocazione la tenacia, la determinazione, la altre ancora
disciplina, la costanza.” Carla Fracci stanno provando
degli esercizi.
Friedrich Nietzsche
Una parte importante della filosofia di
Nietzsche è la teoria dell’esistenza di uno
spirito apollineo e di uno spirito dionisiaco.
L’uomo, in tutti questi secoli, ha represso
lo spirito dionisiaco perché simbolo degli
istinti e delle passioni senza rendersi
conto che dire di no ad esso significava
dire no alla vita Nell’antica Grecia i culti in
onore di Dioniso erano accompagnati da
danze estatiche in cui l’uomo si univa al
dio, come succedeva alle menadi, donne
in preda alla frenesia estatica e invasate
da Dioniso, il dio della forza vitale. In
queste situazioni l’uomo possedeva
un’“eccedenza di sentimento” che
esprimeva tramite il pensiero o attraverso
l’armonico connubio tra il gesto (la danza)
e il suono (la musica) che diventa pura
volontà e accrescevano il piacere
dell’esistere.
La nascita della
tragedia
In questo testo il filosofo afferma non solo
che l'alternarsi dei due elementi, apollineo e
dionisiaco, è all'origine della vita, ma anche
che essi sono un binomio inscindibile che
caratterizza anche l'interiorità dell'uomo.
L'uno è necessario e allo stesso tempo
bisognoso dell'altro. La tragedia greca
riproduce perfettamente il conflitto in atto
nella vita, poiché in essa sono
contemporaneamente presenti sia l'apollineo
che il dionisiaco. La danza, il canto e la
musica, aspetti dionisiaci, si fondono con la
recitazione e il mito, propriamente apollinei.
Così, quando lo spettatore assiste alla
rappresentazione della tragedia, il mondo del
mito e del sogno permettono di attingere
all'essenza dionisiaca della vita senza che
egli ne venga distrutto. La danza ha dunque
la funzione di riportare l’uomo al dionisiaco,
insieme al canto e alla musica. L’espressione
che permette all’uomo, che con il corpo si
fonde con la natura, è un “dire si” alla vita e
riarrivare ad avere una relazione con la realtà
che, secondo Nietzsche, squarcerebbe il velo