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Sintesi

La tesi ripercorre, in modo critico ed articolato, la rinascita democratica dell'Italia nel dopoguerra e la fase costituente.

Materie trattate: Storia, italiano

Estratto del documento

INDICE

Premessa 3

I. La situazione italiana dopo il secondo conflitto mondiale 4

II. Alcide De Gasperi 6

III. L’Assemblea Costituente e la Costituzione 19

IV. La storia sui muri: percorso attraverso i manifesti politici dell’epoca 28

Bibliografia 33 2

PREMESSA

La presente tesi, intende, per quanto

Dalla rinascita democratica alla Costituzione,

possibile, ripercorrere una delle fasi più importanti della vita repubblicana del nostro Paese,

cioè la fase iniziale, quella che condusse l’Italia dalla situazione lasciata dal secondo

conflitto mondiale e dal ventennale regime fascista ad una ben diversa situazione di

crescente benessere, che ebbe il suo culmine nel boom economico degli anni ’60.

Molti sono fattori storici, sociali e culturali che influenzarono quel periodo; cercheremo di

capirli e conoscerli meglio, poiché conoscendo più approfonditamente questo periodo,

conosceremo meglio anche noi stessi.

Molte caratteristiche della nostra realtà, dall’impianto istituzionale al sistema economico, da

alcuni elementi culturali ai valori che caratterizzano la nostra società, derivano infatti quegli

anni che talvolta potrebbero sembrare lontani, se si considerano gli sviluppi e la crescita, ma

che storicamente sono, in realtà, a noi molto vicini.

Personalmente, la scelta di questo argomento, è stata dettata dalla grande passione che mi

muove per la politica. I migliori modelli, quelli a cui fare riferimento per sempre, nella vita,

li ho trovati proprio in quegli anni, caratterizzati da una non comune presenza di grandi

figure di statisti con un altrettanto non comune senso dello Stato e senso di responsabilità.

Il nostro cammino comincerà dalla suggestiva descrizione che Salvatore Quasimodo dà della

Milano nei giorni immediatamente successivi ai bombardamenti del 1943, immagine che ben

descrive la situazione del Paese.

Si proseguirà, poi, approfondendo la figura di uno dei più eminenti protagonisti di quegli

anni, Alcide De Gasperi, che seppe condurre con il suo impegno, le sue grandi doti e la sua

passione, il Paese sulla via dello sviluppo. Si passerà, in ultima analisi, ad un interessante

studio sulla Costituzione, che mette in risalto tutta l’attualità e la modernità di quel testo

approvato ormai sessantuno anni fa. A concludere la tesi, una interessante e piacevole

rassegna di alcuni manifesti dell’epoca, che possono aiutare, soprattutto i più giovani, a

crearsi anche delle immagini sul clima di quegli anni.

Concludendo questa breve premessa, vorrei sottolineare come tutti ci si debba sentire in

debito nei confronti dei Padri della Patria, degli uomini cioè che furono protagonisti di quegli

anni che videro la rinascita della democrazia nel nostro Paese.

Al di là di ogni facile retorica, tengo a precisare che questo senso di debito, personalmente,

lo sento molto, insieme ad un sentimento di ammirazione che genera in me continuamente la

voglia di cercare di seguire quelle strade.

Forse, in fondo, tutto quello che qui troverete è nato solo per questo: per esprimere un grazie. 3

CAPITOLO I: La situazione italiana dopo il secondo conflitto mondiale.

La descrizione data dalla poesia di Salvatore Quasimodo.

La situazione che il secondo conflitto mondiale lasciò nel nostro Paese fu, senza dubbio,

disastrosa. Non ci si soffermerà, in questa sede, a descrivere ampliamente tali condizioni, ma

attraverso la rilettura di una poesia del premio Nobel Salvatore Quasimodo, si cercherà di

riandare a quegli anni, cercando di cogliere quelle sensazioni che solo la poesia può darci.

Questo lavoro sarà di fondamentale importanza, poiché aiuterà a comprendere più a fondo

quanto si fece per rialzare l’Italia dal disastro in cui era caduta.

Salvatore Quasìmodo, autore di nacque nella provincia di Ragusa

Milano, agosto 1943,

nell’anno 1901. Di formazione tecnica, iniziò ben presto ad occuparsi di filosofia e

letteratura. Fu grazie alla sollecitazione di Elio Vittorini che, nel 1929, si spostò a Firenze

dove conobbe diversi intellettuali, tra i quali Montale, che costituivano il gruppo animatore

di «Solaria», la rivista che pubblicò nel 1930 alcune sue poesie. In un breve giro di anni,

comparvero le prime importanti raccolte poetiche. I consensi furono espliciti e decisamente

incoraggianti.

Nel 1934 si trasferì a Milano, dove entrò subito a contatto con gli ambienti culturalmente più

aperti, che erano impegnati in una decisa opposizione al Fascismo.

Nel 1940 uscì la raccolta delle traduzioni dei Lirici greci, destinata a divenire famosa. Nel

1941 viene nominato dal ministro dell’Educazione nazionale Bottai professore di letteratura

italiana presso il conservatorio musicale «G. Verdi» di Milano.

Visse gli anni della guerra con una forte partecipazione, di cui si coglie eloquente

testimonianza in molte sue poesie tra le quali, per l’appunto, quella che in seguito sarà

analizzata. Negli anni del dopoguerra il poeta accentuò l’impegno civile e politico, piegando

la sua poesia a intenti nobilmente persuasivi e a strumento di denuncia e di polemica; aderì

nel 1945 al Partito Comunista Italiano, ma non rinnovò in seguito la tessera.

Nel 1958 vinse il premio «Viareggio ed il 10 dicembre 1959 vinse il prestigioso Premio

Nobel per la Letteratura con la seguente motivazione: «Per le sue poesie che, con ardore

classico, esprimono il sentimento tragico della vita del nostro tempo».

4

Milano, agosto 1943

[da (1947)]

Giorno dopo giorno

Nell’agosto del 1943 violenti bombardamenti colpirono Milano. L’abituale immagine della

città, fervida di vita e di lavoro, venne sconvolta: dappertutto segni di violenza, distruzione,

morte, che non lasciavano adito neppure alla speranza. Testimone di tanta tragedia, il poeta

registra quei terribili segni, non senza farsi interprete del dolore di tutti.

Dallo spunto da cui è nata, la lirica si innalza a una meditazione sulle devastazioni operate

dalla follia degli uomini, trasformandosi in una ferma condanna non solo della guerra cui è

tragicamente legata, ma di ogni guerra, di ogni violenza. Lo scenario di morte è reso dal

poeta in uno stile descrittivo e discorsivo, con un linguaggio che nulla concede alle

raffinatezze della forma, ma mira, piuttosto, a tradursi in immagini vive. Messaggio di questa

poesia è la condanna della guerra, concepita dal poeta come macchina infernale di violenza,

distruzioni, omicidi, morte della voglia di vivere.

Invano cerchi tra la polvere,

povera mano, la città è morta.

È morta: s’è udito l’ultimo rombo

sul cuore del Naviglio. E l’usignolo

È caduto dall’antenna, alta sul convento,

dove cantava prima del tramonto.

Non scavate pozzi nei cortili:

i vivi non hanno più sete.

Non toccate i morti, così rossi, così gonfi:

lasciateli nella terra delle loro case:

la città è morta, è morta. 5

La tragedia della seconda Guerra Mondiale e la Resistenza operano profondamente nello

spirito di Quasimodo, alla cui etica e al cui gusto realistico-ermetico procurano contenuti e

valori nuovi di aperto impegno umano e sociale e contribuiscono in misura determinante a

farlo passare dall’attenzione alle "parole" a quella per le "cose". La sconvolgente esperienza

della guerra accentua, nel cammino poetico di Quasimodo, lo svolgersi di virtualità presenti

ma nascoste, in senso realistico-drammatico: le liriche Con il piede straniero sopra il cuore,

del 1946, e del ’47 inaugurano una stagione veramente nuova nella

Giorno dopo giorno

poesia italiana. Non è più tempo, ormai, di elegie malinconiche, di delicate modulazioni

intimistiche e di sogno: una dura realtà ora incombe sull’uomo, dove egli si riscopre nella

sua verità, fatta di miseria e di sangue, di terrore e di lacrime. In queste raccolte e in quelle

successive, del 1949 e la poesia di Quasimodo

La vita non è sogno Il falso e vero verde,

assume carattere civile, umanitario e sociale nel contenuto ed oratorio nella forma.

Parallelamente al rinnovamento della tematica, si rinnova il linguaggio. È un idioma, che si

affida alla scarna e terribile eloquenza delle cose, degli oggetti, della storia, presentata per

scorci e simboli; persino della cronaca, presentata con linearità. Ormai è lontana ogni

presenza di desiderio di "eterno", dell’afflato metastorico, caratteristici del primo

Quasimodo. Ora, il poeta raggiunge i risultati più alti: un mondo umano riscattato dalla

guerra e dalla violenza, una patria più vasta dove si è fatta persino sensibile quella presenza

cristiana di valori morali e religiosi, che il primo Quasimodo (quello ermetico) aveva sentito

solo come oscuro travaglio e non come schietta e risoluta esigenza sociale.

Ciò che però è stato sempre presente nel mondo poetico di Quasimodo sono alcune tematiche

come, ad esempio, la meditazione sul dolore, che ora si sposta dall’ambito privato e

personale a quello pubblico e sociale e la tensione stilistica, che conferiscono a tutta la sua

produzione una fisionomia sostanzialmente unitaria. Il passaggio del poeta alla nuova lirica

"impegnata" è determinato dalle tragiche vicende della seconda Guerra Mondiale. La follia

omicida del conflitto apre il cuore di Quasimodo alla realtà storica e alla cronaca del proprio

tempo, strappandolo alla tematica onirica, solipsistica ed ermetica del primo periodo ed

orientandolo verso altre di natura storica e sociale, al colloquio con gli altri, che soffrono la

sua stessa pena ed ai quali egli dona, infine la speranza di un mondo migliore.

Egli ora non è più il nostalgico ricercatore di età e terre lontane, ma il giudice severo della

sua epoca; perciò denuncia e condanna, con potenza realistica, le atrocità della guerra, e fa

percepire con grande forza al lettore tutta la tragicità di quella situazione. 6

CAPITOLO II: Alcide De Gasperi

Introduzione

Alcide De Gasperi è certamente la figura più significativa ed importante dell’immediato

dopoguerra italiano. Inizialmente come esponente di spicco del Comitato di Liberazione

Nazionale, poi come ministro nei governi Bonomi e Parri, ed in seguito nei suoi dieci anni da

Capo del governo, lo statista trentino ebbe un ruolo cruciale nel cammino di rinascita del Paese

dalle ceneri lasciate dal secondo conflitto mondiale. Gestione della politica interna, economia,

politica estera; in tutti questi campi De Gasperi tracciò un segno indelebile che avrebbe

indirizzato la politica italiana dei successivi cinquant’anni. Un indirizzo di estensione non solo

italiana, ma europea. Preme qui evidenziare come la politica, da De Gasperi, fosse concepita

come missione; dimostrazione ne è la stessa biografia dello statista, dalla quale traspare

chiaramente una vita totalmente dedita alla causa, all’obiettivo: il bene della collettività.

Dall’impegno al Parlamento di Vienna in favore del popolo trentino, a quello per la causa dei

rifugiati, dalle continue persecuzioni fasciste del Ventennio, al continuo sforzo di cercare

un’unità sociale del Paese all’indomani del conflitto; da ogni circostanza traspare la dedizione

totale dell’uomo ai propri ideali: la liberà, la giustizia, la democrazia, il senso dello Stato. 7

Profilo biografico

Alcide De Gasperi nacque il 3 aprile 1881 a Pieve di Tesino, piccolo paese della Valsugana,

nel Trentino. Scarse sono le notizie riguardanti la sua prima giovinezza. I pochi biografi che

ebbero il compito, per ragioni di propaganda politica, di scrivere di lui mentre era ancora in

vita, non ebbero molte confidenze dall'interessato, il quale era schivo e considerava inutili

gli elogi alla propria persona. Frequentò le prime classi in Valsugana, dove il padre era

capoposto di gendarmeria, poi passò al collegio Arcivescovile di Trento e di qui al ginnasio

pubblico. Nel 1900 si iscrisse al corso di filosofia dell'Università di Vienna e nel 1901 tenne

per la prima volta un discorso al Congresso degli universitari cattolici sul problema della

cultura moderna di base cristiana. Fu questo uno dei temi spesso ripetuti durante il suo

impegno politico, ritenendo che la democrazia e la libertà siano difendibili solo con una

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