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Sintesi
Filosofia: Nietzsche- canzone Wagner- Prelude
Inglese: Oscar Wilde- Dorian Gray; canzone: Born to be Wild
Latino: Suicidio di Petronio- Tacito; canzone: Suicide is Painless- Manson
Italiano:Manzoni-Promessi Sposi; Gli Atroci- Arrivano gli Untori + confronto con peste di Tucidide
Greco- Simposio- Canzone: Ricostruzione musiche nel simposio
Storia: Posizione italiana nella prima guerra mondiale; canzone: Gli Atroci- Guerrieri del metallo+ Il Piave mormorava.
Fisica: Leggi di Ohm e amplificatori; Canzone: G3 Smoke on the water
Scienze: Effetto Doppler- Canzone Live (Lacuna Coil)
Matematica: Probabilità - Canzone Probabilmente Jhonny Dorelli
Arte: Kandinskj e l'Astrattismo- Canzone Jazz
Estratto del documento

un'immensa fortuna nella società etrusca che li assimilò e li fece propir, adattandoli alla

diversa sensibilità sociale e spirituale; infatti donne e mogli vi erano tranquillamente

κλινη

ammesse, anche a condividere il dei maschi.

“all'inizio veniva fatto girare un recipiente di vino non diluito in modo che ciascuno potesse

riempire la propria coppa e berne per poi offrire una libagione a Dionisio, accompagnata

τεανα:

dell'invocazione del suo nome. A questo punto si cantava un inno al dio (il una forma

lirica greca, inizialmente derivante dal dialetto dorico, dedicata alla celebrazione del culto di

Apollo e Artemide). Il suo uso si diffuse in tutto il mondo greco che lo destinò al culto di tutti

gli dei olimpici, per poi estenderlo ad altri usi, come la celebrazione di uomini illustri e spesso

come celebrazione propiziatoria negli istanti che precedevano la battaglia.

Nei “Persiani” (391-394) terrificante prodotto dall'ascolto del “nobile

si descrive l'effetto

peana” che i persiana udirono levarsi dall'altra parte dello stretto di Salomina. Lo cantavano

i greci, in coro, prima di lanciarsi “in battaglia con cuore intrepido” e solo dopo, a garanzia

del buon andamento del simposio, veniva nominato o estratto a sorte con gli astragali (dadi)

un simposiarca che aveva il compito di garantirne la riuscita. A questo spettava di stabilire

e far rispettare le regole dei giochi, le proporzioni da rispettare nella miscelazione del vino,

la quantità spettante a ciascuno. Se qualcuno trasgrediva, la punizione era bonaria, tuttalpiù

una penitenza canzonatoria.

Le donne appositamente convocate suonavano l'αυλοσ, la lyra o la cedra, talvolta anche il

crotalo e piccoli tamburri, e danzavano: le etere erano le uniche donne ammesse al simposio.

La musica aveva un ruolo importante nella convivialità simposiaca: a cantare e suonare non

σχόλια. I canti conviviali,

erano solo i musicisti, ma gli stessi convitati che si esibivano negli

nati a Lesbo nel VII secolo a.C. Finirono per diventare un vero e proprio genere letterario,

non di sola matrice aulica, ma anche di impronta popolare. I canti popolari andarono a

costituire un vasto corpus, la cui esistenza si reggeva sulla tradizione orale.

Chi non sapeva suonare sottolineava il ritmo segnando il tempo con ramoscelli di alloro o

(αισακος). A volte musica e danze erano animate da piccole compagnie

di mirto

professionali di acrobati, danzatori, musicisti e citaredi, appositamente strutturati.

Ma non è l'unico sintomo di musicalità sviluppatosi nell'antica Grecia: infatti già gli aedi

παρακαταλογἡ

quando accompagnavano la loro con l'aiuto di uno strumento musicale e

avevano dato vita alle prime musiche; i greci inoltre svilupparono per primi la musicalità dei

componimenti attraverso la metrica.

Ogni genere aveva un suo ritmo: ad esempio i lirici facevano uso di distici elegiaci oppure

nella melica monodica facevano uso o dei pentametri eolici o della strofe saffica o della

strofe arcaica. La metrica in versi ebbe un'influenza tale da condizionare l'intero apparato

letterario fino ai giorni nostri, laddove nel corso dei secoli diversi autori hanno ripreso la

metrica tradizionale aggiungendovi un tocco personale, come ad esempio fecero Pascoli e

Carducci. Possiamo dunque dire con certezza che ci sia una linea che attraversi ogni cultura

dalle sue origini, ogni secolo e ogni tipo di società: una linea di pentagramma, in quanto

niente più della musica e della musicalità ha il potere di unire i popoli non solo da un punto

di vista culturale, ma anche di unirne ognuno al proprio passato.

24 maggio 1915 - Quando il Piave mormorò

"Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi metallari il 24 maggio"

Tornano di nuovo "Gli Atroci". Ovviamente sappiamo che non furono i metallari ad attraversare il

Piave il 24 maggio, ma sappiamo che la posizione iniziale di neutralità dell’Italia, basata sul patto

difensivo della Triplice Alleanza, che non la obbligava ad intervenire al fianco degli Imperi centrali,

non era condivisa da tutte le forze politiche. Infatti allo scoppio del conflitto si erano delineate due

correnti opposte: interventisti e neutralisti, sostenuti da numerose forze politiche. I neutralististi

(liberali giolittiani, socialisti, cattolici) non ebbero sempre la forza di difendere e diffondere la propria

posizione, mostrandosi spesso divisi; gli interventisti (nazionalisti, irredentisti, sindacalisti e socialisti

rivoluzionari) al contrario formarono un fronte compatto e aggressivo. Contrari alla politica di tipo

giolittiana, ritenuta mediocre e priva di slancio e di visione strategica, non in grado di trasmettere il

senso di unità nazionale, ritenevano che l’entrata in guerra potesse consentire una rigenerazione di

mentalità, di cultura e di costume.

Anche re Vittorio Emanuele III e il governo guidato da Antonio Calandra e dal ministro degli Esteri

Sonnino e le gerarchie militari, erano convinti che l’entrata in guerra dell’Italia sarebbe stata

prestigiosa per la corona e opportuna per ridurre i conflitti sociali, sempre più violenti come quello

definito “settimana rossa” tra il 7 e il 13 giugno del 1914 in Emilia e nelle Marche conclusisi solo in

seguito all’intervento dell’esercito. così l’Italia si

Il patto di Londra fu sottoscritto in segreto dal Ministro Sonnino il 26 aprile 1915,

impegnava ad entrare in guerra in cambio dei territori di Trieste, Gorizia, Trentino, Tirolo ed Istria

rappresentò la svolta decisiva. Il parlamento approvò con 407 voti favorevoli e 74 contrari, l’entrata

in guerra, con interventi sfavorevoli solo del socialista Turati e del cattolico Miglioli.Contrari alla

guerra erano solo i socialisti nell’ambigua formula “né aderire, né sabotare”.

Il 24 maggio 1915, dunque, l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria.

Nel 1916 la situazione appariva bloccata: si erano avute gravi perdite da entrambe le parti e gli imperi

Centrali soffrivano in particolar modo, non avendo la possibilità di rifornirsi di materie prime per il

blocco navale attuato dalla marina britannica nel Mare del Nord. Nel febbraio 1916 decisero di

sferrare una grande offensiva a Verdun.

Il 1917 fu un anno di acuta crisi per tutti i Paesi belligeranti, ma soprattutto per l'Intesa. Il morale

delle truppe era deteriorato dall'estenuante sforzo della guerra, dalle inutili carneficine e

dall'immobilismo senza prevedibile sbocco degli eventi bellici. In Italia si cominciava a diffondere

uno spirito di sfiducia verso Cadorna soprattutto in seno ai giovani ufficiali di complemento.

L'attacco a sorpresa sferrato a fine anno a Cambrai, che seppure riuscì, con l'appoggio di 400 carri, a

sfondare in parte le linee tedesche fu un successo parziale non poté essere consolidato per la scarsità

di rifornimenti, truppe vigorose e nuovi carri.

La reazione americana alla guerra sottomarina non si era fatta attendere: il 1º febbraio Wilson ruppe

i rapporti diplomatici con la Germania e il 2 aprile 1917 gli Stati Uniti, dietro la spinta della grande

industria e dell'alta finanza (legate all'Intesa dalla concessione di larghi crediti), dichiararono guerra

alla Germania, seguiti dalla maggior parte degli Stati americani. Ma l'intervento americano non

avrebbe potuto influire in modo decisivo sul corso degli eventi fino all'anno seguente. Nel frattempo

la Germania poteva sfruttare il vantaggio offertole dall'uscita della Russia dalla scena della guerra.

Come già era accaduto in occasione del conflitto russo-giapponese del 1904, la guerra aveva

evidenziato ancor più la crisi dell'Impero zarista mettendone in luce l'arretratezza, la

disorganizzazione e la corruzione. La lotta di classe si sviluppò impetuosamente e per alcuni mesi la

vita politica russa fu caratterizzata da un "dualismo di potere" che vide contrapposte le organizzazioni

spontanee di operai, contadini e soldati (Soviet) ai resti in disgregazione del potere statale (la Duma)

a capo del quale si succedettero i cadetti (nobili liberali e alta borghesia moderata) e il governo

menscevico di Aleksandr Kerenskij. Nel novembre 1917 i bolscevichi di Lenin, guadagnatisi il

controllo dei Soviet, conquistarono il potere proclamando la Repubblica Socialista Federativa dei

Soviet, conclusero subito (dicembre) un armistizio con la Germania e infine, il 3 marzo 1918,

sottoscrissero il Trattato di Brest-Litovsk pagando la pace separata a durissimo prezzo (perdita

dell'Ucraina, dei Paesi baltici e della Finlandia).

Questi avvenimenti diedero respiro agli Imperi Centrali, permettendo loro di spostare su altri fronti

le armate fino ad allora immobilizzate sul fronte russo. Si era soprattutto andato accentuando, nel

corso del 1917, il processo di sfaldamento dell'Impero asburgico con la creazione di un governo

cecoslovacco in esilio e la conclusione del Patto di Corfù (luglio 1917) tra Serbi, Croati e Sloveni per

la creazione di uno Stato unitario iugoslavo, con l'appoggio dei governi dell'Intesa e l'opposizione

invece del ministro degli Esteri italiano Sonnino. La politica nazionalista di quest'ultimo verso le

terre ottomane e i Balcani alla conferenza alleata di San Giovanni di Moriana (19-20 aprile 1917)

durante la quale aveva anche posto il veto a un tentativo di pace separata avanzata dall'imperatore

d'Austria provocò una decisa opposizione da parte dell'opinione pubblica democratica italiana e

una grave crisi del gabinetto Boselli. Alla fine dell'anno, dopo il fallimento di un ultimo tentativo di

pace di Benedetto XV (agosto), i governi dell'Intesa assunsero il carattere di gabinetti della guerra a

oltranza, con poteri quasi dittatoriali (Lloyd George in Gran Bretagna, Clemenceau in Francia,

Orlando in Italia dopo Caporetto). Nel settembre 1917 Ludendorff, con l'obiettivo dell'eliminazione

dell'avversario più debole, appoggiò finalmente il piano del comando austriaco di scatenare una

massiccia offensiva sul fronte italiano. Dal maggio del 1917 Cadorna aveva logorato l'esercito

italiano in una serie di offensive che, malgrado successi parziali come la conquista dell'altopiano

della Bainsizza (agosto), erano costate circa 400.000 vittime senza raggiungere l'obiettivo sognato di

Trieste. Contro questo esercito esaurito e sfiduciato gli Austro-Tedeschi lanciarono l'attacco il 24

ottobre 1917 sfruttando la testa di ponte di Tolmino sull'Isonzo: Cadorna, pur preavvisato, si dimostrò

incerto e passivo e il crollo del fronte italiano fu quasi immediato. Dopo lo sfondamento austro-

tedesco di Caporetto, l'esercito italiano iniziò una disastrosa ritirata per evitare l'accerchiamento: in

seguito a nuovi attacchi, dovette ripiegare dal Tagliamento al Piave (9 novembre), perdendo

complessivamente 600.000 uomini. Il disastro provocò la caduta del governo Boselli, sostituito dal

governo di coalizione nazionale di Vittorio Emanuele Orlando, mentre a Cadorna subentrava il

generale Armando Diaz. Dopo cinque giorni di durissima lotta un nuovo attacco nel settore fra il

Piave e il Brenta venne fermato, mentre cominciavano ad affluire aiuti da parte degli alleati.

Nell'attesa dell'ultima offensiva degli Imperi Centrali prima dell'arrivo in Europa delle forze

americane, i comandi dell'Intesa erano finalmente riusciti a creare un comitato esecutivo interalleato

(febbraio 1918) con a capo il maresciallo francese Foch. La forza economica e produttiva degli Stati

Uniti aveva bilanciato le perdite causate dai sommergibili tedeschi e l'uscita della Russia dalla guerra;

si trattava ora di resistere al meglio, per poter poi sferrare la controffensiva decisiva con l'apporto

delle divisioni statunitensi. Perciò l'Intesa, abbandonata la tattica delle massicce offensive frontali,

adottò una linea di difesa elastica. L'attacco di Ludendorff iniziò il 21 marzo su un fronte di 65 km

nella regione di San Quintino, alla congiunzione delle armate britanniche con quelle francesi di Pétain

che difendevano Parigi. Ludendorff intendeva produrre una rottura fra le truppe inglesi e le armate

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