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Sintesi

Introduzione Cultura e musica, Ligabue tesina



La seguente tesina di maturità descrive come possa avvenire un incontro tra cultura e musica con la figura di Luciano Ligabue. La tesina permette i seguenti collegamenti: in Italiano il tema della morte in Giovanni Pascoli, in Filosofia Schopenhauer e "la vita è un pendolo che oscilla tra il dolore e la noia", in Storia la Resistenza, in Latino la concezione del tempo in Seneca e il "Carpe Diem" Oraziano, in Greco le metamorfosi di Luciano, in Scienze i terremoti, in Storia dell'arte Guernica di Picasso e in Inglese Jane Eyre.

Collegamenti


Cultura e musica, Ligabue tesina



Italiano - Il tema della morte in Giovanni Pascoli.
Filosofia- Schopenhauer "la vita è un pendolo che oscilla tra il dolore e la noia".
Storia- La Resistenza.
Latino - La concezione del tempo in Seneca e il "Carpe Diem" Oraziano..
Greco- Le metamorfosi di Luciano.
Scienze- I terremoti.
Storia dell'arte- La Guernica di Picasso.
Inglese- Jane Eyre.
Estratto del documento

SCHOPENHAUER, “LA VITA E’ UN PENDOLO CHE

OSCILLA TRA IL DOLORE E LA NOIA”

“Quando indietro non si torna, quando l’hai capito

che la vita non è giusta come la vorresti te.”

Arthur Schopenhauer nacque a Danzica il 22 Febbraio del 1788, suo padre era

un adagiato commerciante e lo avviò al commercio ma poco dopo la scomparsa

del padre, morto suicida, decise di darsi agli studi. Studiò Kant e Platone e

ascoltò le lezioni di Fichte restandone disgustato. Si laureò in filosofia e incontrò

Goethe e Mayer. Dopo un litigio con la madre si trasferì a Berlino dove tenne la

“Sulle quattro distinte specie di causa”

discussione e durante questa

discussione si scontrò con Hegel, infatti egli si schiera decisamente contro

Hegel. Pubblicò diverse opere che ebbero un forte influsso sulla cultura a lui

successiva e su filosofi come Kafka, Mann e De Sanctis.

L’essenza del mondo è volontà insaziabile. La volontà è conflitto e lacerazione,

e quindi dolore. La vita è bisogno e dolore. Se il bisogno viene soddisfatto,

allora si piomba nella sazietà e nella noia, il vuoto e la noia sono nemici ancora

più terribili del bisogno. Da ciò segue che la vita umana oscilla, come un

pendolo, tra il dolore e la noia. Dei sette giorni della settimana, sei sono dolore

e bisogno e il settimo è noia. L’uomo è l’unico animale che faccia soffrire gli

altri per il solo scopo di far soffrire, l’uomo gioisce del male altrui. La realtà è

che il mondo e gli uomini sono da una parte le anime dannate, dall’altra i

demoni. Per questo nessuno è da invidiarsi, mentre infiniti uomini sono da

compiangere, giacchè sono condannati alla vita. In sostanza ciò che è positivo,

cioè reale, è il dolore; mentre ciò che è negativo, cioè illusorio, è la felicità.

Secondo Schopenhauer la storia ci dice la vita dei popoli e non sa raccontarci

che guerre e rivolte. E così la vita di ogni individuo è in continua lotta per cui la

vita è dolore e la storia è cieco caso. Il progresso è un’illusione, qualsiasi tipo di

ottimismo è ingiustificato e come disse Calderòn “il delitto maggiore dell’uomo

è l’essere nato”.

Ma secondo Schopenhauer ci si può liberare dal dolore e dalla noia e sottrarsi

alla catena infinita dei bisogni soltanto attraverso l’arte e l’ascesi.

L’uomo nell’esperienza estetica, si annienta come volontà, si immerge

nell’oggetto e dimentica sé stesso e il suo dolore. Non vede oggetti ma scorge

idee, essenze, modelli delle cose, al di fuori dello spazio, del tempo e della

casualità. E’ così che ci liberiamo per un istante da ogni desiderio e

preoccupazione; ci spogliamo in un certo qual modo di noi stessi.

L’ascesi significa che la liberazione dell’uomo dal fatale alternarsi del dolore e

della noia deve realizzarsi solo sopprimendo in noi stessi la radice del male,

cioè la volontà di vivere. Il primo passo verso la soppressione si ha realizzando

la giustizia, la quale dà un colpo all’egoismo ma mi fa considerare gli altri come

distinti da me. Bisogna poi oltrepassare la giustizia e superare l’individualità

riconoscendo che siamo fatti tutti dalla medesima sventura. Questo passo si

chiama bontà, l’amore disinteressato verso esseri che portano la nostra stessa

croce, bontà che è, dunque, compassione. In ogni caso anche la pietà, cioè il

compatire, è pur tuttavia un patire. E la via per sradicare del tutto il dolore è

l’ascesi. L’ascesi è l’orrore che si prova per l’essenza di un mondo pieno di

dolore. E il primo passo nell’ascesi è una libera e perfetta castità. Allo stesso

scopo tendono la povertà volontaria e intenzionale, la rassegnazione e il

sacrificio.

E’ così che l’uomo diventa libero. Quando la voluntas diventa noluntas, l’uomo

è redento. STORIA: “I CAMPI IN APRILE”,

LA RESISTENZA.

“Se muori in Aprile, se muori col sole finisce che

muori aspettando l'estate”

In seguito all’armistizio dell’8 Settembre 1943, l’Italia si trovò occupata da

numerosi gruppi fascisti, trovatisi dal 25 Luglio senza il loro “duce”, il quale era

stato sfiduciato dal governo e catturato e rinchiuso a Campo Imperatore sul

Gran Sasso. Dal sud Italia invece cominciavano a sbarcare e salire la penisola

gli Alleati. L’Italia rimase per circa un anno e mezzo il campo di battaglia degli

eserciti in lotta. Hitler non si diede per vinto e dopo svariate ricerche per mezzo

di un aviatore tedesco riuscì a trovare e liberare Mussolini che si stabilì a Salò

sul lago di Garda, e qui vi formò la Repubblica Sociale Italiana (RSI), per tentare

di far risorgere il fascismo. L’Italia era quindi divisa in due: al Sud c’era il

governo del re Vittorio Emanuele III e di Badoglio fiancheggiati dagli

angloamericani; al Nord, la Repubblica Sociale di Mussolini, sostenuta dai

tedeschi. Fu in opposizione a questa realtà che nacque la Resistenza. Questo

movimento traeva la sua origine dai gruppi oppositori antifascisti rifugiatisi

all’estero, i “fuori usciti”, alcuni dei quali stavano rientrando clandestinamente,

mentre gli avversari al partito di Mussolini erano stati posti in libertà da

Badoglio. A questo movimento aderirono anche intellettuali e borghesi,

raccoglieva i giovani che si erano dati alla fuga sui monti per sfuggire

all’arruolamento forzato nell’esercito dell’RSI. I protagonisti di questo

movimento vennero chiamati partigiani e fu così che iniziò una guerriglia con la

quale i partigiani mirarono ad ostacolare perlopiù i rifornimenti diretti alle

divisioni germaniche, stanziate sul territorio nazionale.

I tedeschi in seguito all’attentato di Via Rasella non esitarono a mettere in

opera anche in Italia i loro metodi feroci, misero in atto diverse azioni di

rappresaglia, tra queste l’eccidio delle Fosse Ardeatine, la più orribile tra le

stragi, nella quale furono trucidati 335 ostaggi. La Resistenza, formata dai vari

partiti che si erano schierati contro i tedeschi e l’RSI, quindi quello comunista,

democratico cristiano, socialista, d’azione, liberale e democratico del lavoro,

formarono un Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), che si accinse ad

assumere il potere del momento. La Resistenza ebbe un sostegno di massa da

parte della popolazione, soprattutto nelle regioni settentrionali. I combattenti

delle due parti furono in numero pressochè equivalenti, ma i partigiani vennero

sempre protetti dalla popolazione; inoltre, nelle grandi città industriali, si

svolsero numerosi scioperi che costituivano una sfida politica al governo di

Mussolini.

Il 4 Giugno 1944, le truppe alleate occuparono Roma che era stata evacuata

dai tedeschi e il governo potè tornare alla sua sede legittima. Il governo di

Badoglio fu affidato a Bonomi mentre il re Vittorio Emanuele III abdicò a favore

del figlio Umberto II. Il 25 Giugno il nuovo governo stabilì che a conclusione

della guerra sarebbe stata eletta un’Assemblea Costituente per dare una nuova

Costituzione all’Italia.

Tra i partigiani ci fu la figura di un giovane ragazzo, Angelo Luciano Tondelli.

Egli per sottrarsi alla chiamata delle armi dell’RSI si arruolò tra le formazioni

partigiane. Veniva chiamato con il nome di battaglia di “Bandiera”. Il ventenne

partigiano si è da subito distinto per il suo coraggio, fu nominato comandante

di squadra. Morì a poco meno di vent’anni e a dieci giorni dalla Liberazione, il

15 Aprile 1945. Proprio per questo Ligabue nella sua canzone parla di

“aspettare l’estate”. Luciano Tondelli fu un giovane esempio di coraggio e

sacrificio per la Libertà della Patria, fu catturato dai tedeschi durante la

battaglia di Fosdondo e dopo essere stato torturato fu ucciso sulla Piazza di

Ciano d’Enza. Ricevette la medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Il

brano scritto da Luciano Ligabue, vuole raccontare il punto di vista di un

ragazzo al quale è stata strappata via la parte migliore della vita, un ragazzo

che ha con coraggio fatto una scelta chiara che ha portato al termine, che è

quella di metterci tutto sé stesso, anche la vita, per avere la libertà di cui

godiamo oggi. STORIA DELL’ARTE: “SOTTO

BOMBARDAMENTO”,

LA GUERNICA DI PICASSO

“Il fuoco si allarga spinto dal vento, sotto

bombardamento”

Guernica è un quadro di Picasso, uno dei maggiori esponenti del Cubismo,

corrente artistica che mirava alle forme essenziali e prive di dettagli, che si

allontana dalla rappresentazione naturalistica, proponendo una visione mentale

del soggetto e Guernica ne è proprio l’esempio. Guernica è il nome di una

cittadina spagnola che è stata la prima in assoluto ad aver subito un

bombardamento aereo da parte dell’aviazione tedesca. In quel periodo Picasso

era impegnato nella realizzazione di un’opera che rappresentasse la Spagna

all’Esposizione Universale di Parigi. Così decide di realizzare questo pannello

che denunciasse l’atrocità del bombardamento su Guernica. Il quadro è

realizzato secondo gli stilemi del cubismo: lo spazio è annullato per consentire

la visione simultanea dei vari frammenti che Picasso intende rappresentare. Il

colore è del tutto assente per accentuare la carica drammatica di quanto è

rappresentato e per ricordare le testate dei giornali. Il posto centrale è

occupato dalla figura di un cavallo, ha un aspetto allucinato da animale

impazzito. Nella bocca ha una sagoma che ricorda quella di una bomba, è lui la

figura che simboleggia la violenza della furia omicida, la cui irruzione sconvolge

gli spazi della vita quotidiana della cittadina basca. Sopra di lui è posto un

lampadario con una banalissima lampadina a filamento. E’ questo il primo

elemento di contrasto che rende intensamente drammatica la presenza di un

cavallo così imbizzarrito in uno spazio che era fatto di effetti semplici e

quotidiani. Il lampadario, unito al lume che gli è di fianco sostenuto dalla mano

di un uomo, ha evidenti analogie formali con il lampadario posto al centro in

alto nel quadro di Van Gogh “i mangiatori di patate”. Di questo quadro è l’unica

cosa che Picasso cita quasi a rendere più esplicito come la serenità presente

nel quadro di Van Gogh sia stata drammaticamente spazzata via. Al ca

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