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fatica, allietare l’animo, rafforzare la volontà, guarire problemi di vista; talvolta le sue foglie venivano
somministrate per uso esterno, sotto forma di impacchi, per alleviare dolori di origine reumatica.
LA GEOGRAFIA E LA STORIA DEL TÈ: L’ORIGINE NELLA NOTTE DEI TEMPI
La cultura del tè nasce in Cina che è il luogo più remoto in cui si sono potuti documentare i primi usi
di questa pianta. Riguardo alla scoperta/creazione della bevanda si sono prodotte numerose
leggende:
LEGGENDE CINESI
Un’antica mitologia cinese afferma che il tè fu scoperto nel 2700 circa a.C. da Shen Nong, uno dei
tre imperatori della dinastia San Huang.
In un giorno d’estate, l’imperatore, visitando una regione antica e sperduta del suo impero, per
dissetarsi mise dell’acqua a bollire; mentre preparava l’acqua, delle foglie secche caddero da un
cespuglio e finirono nel bollitore realizzando una nuova infusione. Quando provarono ad assaggiare
quel preparato, lo trovarono dissentante, rinfrescante e delizioso. Esterrefatto dall’effetto piacevole
ed eccitante esclamò: “T’sa”, che significa “il divino”. Ancora oggi il tè in cinese si chiama “Cha”.
Quel momento dovrebbe mitologicamente segnare la scoperta del tè.
Un’altra storia, invece, racconta che tanto tempo fa, in Cina, ci fu un lungo periodo di siccità a causa
del quale scoppiò un’epidemia di peste che fece morire molte persone. Quando la situazione
diventò drammatica, alcuni anziani raccontarono dell'esistenza di una pianta il cui succo poteva
curare gli ammalati e far divenire fertile la terra. La pianta si poteva trovare su una montagna nei
dintorni di una fonte custodita da un drago. Dei giovani coraggiosi si recarono sulla montagna per
prenderla, ma non tornarono, poiché il drago li aveva presi. Decisero di partire altri tre fratelli, due
ragazzi ed una ragazza. Il fratello maggiore partì per primo, ma non tornò; partì allora il secondo,
ma nemmeno lui tornò. Partì per ultima la ragazza. Quando questa raggiunse la fonte, si accorse
che il drago aveva trasformato in pietre tutti quelli che lo avevano affrontato. Non volendo fare la
stessa fine, invece di avvicinarlo, da lontano, lo colpì con una freccia. All'oscuro del suo avversario,
il drago fu colpito a morte. La ragazza fu così in grado di raccogliere i germogli della pianta sacra; li
annaffiò con l’acqua della fonte e, con sua sorpresa, questi diventarono immediatamente piante
adulte. Raccolse i semi e li spremette sulle pietre; ad ogni goccia che cadeva una persona ritornava
alla vita. Ritornati a casa, i fratelli piantarono altri semi sul pendio di una collina: altre piante
nacquero subito. Con le foglie i ragazzi prepararono un infuso e lo diedero da bere a tutti. Le
persone ammalate guarirono, la pioggia tornò a cadere e la terra fu di nuovo fertile. Da allora
nessuno smise più di bere il sacro infuso del tè.
LEGGENDA INDIANA
Per gli indiani a scoprire il tè fu il figlio del re delle Indie, il Bodhidharma. Questo venerabile principe
venne in Cina per raggiungere il regno Wei del Nord. Predicò il buddismo e raccomandò la
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meditazione, la cultura dello spirito ed il superamento di tutte le illusioni materiali per la salute
dell'anima. Bodhidharma aveva fatto voto nella sua vita di riuscire a non dormire per almeno sette
anni durante la sua meditazione. Dopo qualche anno, però, la concentrazione venne meno
lasciando il posto alla sonnolenza. Preso dall’istinto, raccolse delle foglie da un cespuglio e, per
recuperare le forze e tenersi sveglio le masticò: in quel gesto trovò forza e nuova concentrazione.
Quella era la pianta del tè.
LEGGENDA GIAPPONESE
I buddisti giapponesi hanno apportato una variante particolare alla leggenda indiana. Essi
raccontano che Bodhidharma dopo tre anni di veglia ininterrotta si lasciò prendere dal sonno
sognando alcune donne che aveva amato in gioventù. Al suo risveglio furioso per la sua debolezza,
per punirsi si tagliò le palpebre e le sotterrò. Ripassando dopo qualche anno nello stesso luogo si
accorse che dove aveva sepolto le sue membrane, era cresciuto un arbusto selvatico le cui foglie
producevano una bevanda che donava forza ed aveva la proprietà di aiutare a mantenere gli occhi
aperti durante le lunghe veglie di meditazione. La raccomandò ad amici e discepoli: nacquero così
l'uso e la coltivazione del tè. Per il gusto squisito e l’aroma eccezionale questa bevanda fu
considerata un dono “divino” ed ancora oggi i giapponesi per indicare le palpebre ed il tè, usano lo
まぶた お茶
stesso simbolo. [ ]
LEGGENDA SUL PIÙ FAMOSO DEI TÈ BIANCHI: IL PAI MU TAN.
Un tempo, un giovane ufficiale dell' esercito, stanco della corruzione del governo, decise di partire
per altri luoghi in compagnia della madre. Nel corso del suo viaggio, un giorno, fu colpito da una
fragranza presente nell'aria. Si fermò e chiese spiegazioni ad un anziano del luogo. L'anziano gli
spiegò che, poco distante c'era un piccolo lago; in mezzo c'erano diciotto fiori di peonia. Erano
questi a diffondere l'aroma. L'uomo e la madre raggiunsero il lago e, attratti dalla situazione,
decisero di stabilirsi in quel posto. Dopo un po’ che vi si erano stabiliti, la madre si ammalò. L'uomo
cercò a lungo piante medicinali per guarirla, ma non ne trovò, finché, stanco e deluso, si assopì. Nel
sonno gli apparve un anziano uomo che gli disse di cucinare una carpa con un tè nuovo: questo
avrebbe guarito la donna. Al risveglio, tornò a casa e, con sorpresa, seppe che anche la madre
aveva fatto lo stesso sogno. Allora catturò una carpa e si mise a pensare a come trovare il nuovo tè.
All'improvviso, un tuono squarciò l'aria e le diciotto peonie del lago divennero piante di tè; poiché
erano state peonie, le piante avevano una superficie lanuginosa bianca. L'uomo prese le foglie e
cucinò la carpa. La madre la mangiò e migliorò immediatamente. Una volta ristabilitasi
completamente chiese al figlio di prendersi cura di quelle piante così straordinarie e lui fu d'accordo.
La donna divenne immortale e un giorno volò via dalla Terra, divenendo la patrona del tè del luogo.
LA STORIA 7
Sebbene le origini del tè siano avvolte nel mistero, la sua nascita viene fatta risalire a circa 5000
anni fa in Cina.
La notizia storica più antica riguardo al tè è una lettera del 317 a.C. di un capo militare anziano che
chiedeva al nipote un po’ di tè per rinvigorire il suo corpo.
Già nel III secolo il tè era diffuso e godeva anche di una considerevole popolarità tra le persone, che
lo consideravano salutare e rigenerante. A poco a poco gli agricoltori aumentarono le coltivazioni
finché tra il IV e V secolo il tè divenne molto popolare, anche se il suo uso era limitato ad imperatori
ed a famiglie ricche ed importanti. Durante la dinastia Tang (618-907 d.C.) nacquero le prime
piantagioni e la sua popolarità lo portò a diventare importante al punto tale da essere nominato
bevanda nazionale e diventare oggetto di venerazione e commercio. Grazie alle riforme agrarie ed
alla stesura di regole di raccolta e di lavorazione si aumentò la
produzione ed il governo dell’epoca non si lasciò sfuggire il
business delle esportazioni. Si pose maggiore
attenzione alla ritualità della preparazione, ai
suoi significati filosofici ed alla degustazione dell’infuso. Iniziò anche a fiorire la
produzione del corredo di servizio, di porcellane e di cucchiaini. Tutti i
contadini cominciarono a coltivare le piante di tè che erano poi raccolte, tostate,
sminuzzate e conservate in vasi di porcellana. Per cucinarlo era impiegata l’acqua bollente, spezie,
cipolla, zenzero o arancio, che erano aggiunti ai vari infusi per creare variazioni differenti di tè.
L’arte del tè raggiunse la sua massima espansione nell’epoca Song (960-1279). In questo periodo
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l’imperatore Hui Tsung, pittore e poeta, scrisse il libro Ta Kuan Lun (il trattato del tè) .
Durante la dinastia Ming (1368-1644) la produzione aumentò con notevoli cambiamenti: in seguito
al maggiore utilizzo dei bollitori il tè non fu più bollito, ma infuso, e si iniziarono a produrre tè neri ed
aromatizzati con il metodo della fermentazione. Oggi il tè in Cina si beve in due modi.
Il primo, di pratica quotidiana, dedicato ai tè verdi le cui foglie vengono messe direttamente in
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infusione nelle tazze di forma svasata e senza manico.
Il secondo è il rito del tè Kung Fu, che s’ispira alle prescrizioni di un manuale di epoca Ming, con cui
nacquero le prime teiere. Una piccola teiera ed alcune piccole tazze vengono disposte su una
ciotola bassa e larga detta “barca del tè”.
Note:
4 In questo libro si celebravano le virtù 5 Queste sono dotate di un piattino per principi dello ying e dello yang, la tazza
benefiche e spirituali del tè, come mezzo sollevarle senza scottarsi e di un coperchio rappresenta l’uomo posto tra il cielo, il
per raggiungere la serenità interiore. per spostare le foglie quando è il momento coperchio, e la terra, il piattino.
di consumare la bevanda. Secondo i
Si riempie la teiera d’acqua calda che viene poi versata nelle tazze. Questa serve per riscaldare le
stoviglie e sarà poi raccolta in una grande scodella. A questo punto si riempie di tè la teiera fino a
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metà, dopo poco si distribuisce questo primo infuso nelle tazze e si elimina. Si colma quindi la
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teiera fino all’orlo e s’irrora con acqua calda. Dopo un minuto si distribuisce il tè nelle tazze in modo
che abbia in ognuna la stessa intensità. Con le stesse foglie si preparano altri due infusi.
Per quanto riguarda il Giappone, invece, la storia della nascita affonda le sue radici nel buddismo. Il
monaco Dengyo Daishi, vissuto in Cina per due anni, ritornando a casa portò con sé alcuni semi
della pianta che coltivò nel suo monastero. Nell’816 l’imperatore con un editto in cui ordinava la
concentrazione del tè in cinque province vicine alla capitale, diede inizio alle prime coltivazioni di tè
sull’isola. In seguito, a causa del conflitto con la Cina, se ne vietò il consumo in quanto prodotto
prettamente cinese. Fu di nuovo grazie ad un monaco che, sempre di ritorno dalla Cina, portò con
sé dei semi della pianta, che il consumo di tè riprese molti anni dopo. La degustazione dell’infuso
divenne così importante che diventò parte integrante della tradizione giapponese. Nel XVI secolo il
maestro del tè Rikyu ne codificò il cerimoniale che ancora oggi richiede delle regole.
In India le prime notizie storiche risalgono alla fine del XVI secolo quando un esploratore olandese
sbarcò sulle coste occidentali della penisola dove era abitudine bere tè e consumare le sue foglie
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come verdura. Anche Marco Polo diffuse notizie della pianta nel suo “Il Milione” e la descrisse
come “bevanda per donne ed anziani”. Dall’India il tè arrivò in Europa nel 1559 trasportato in
Olanda ed in Portogallo dalle navi delle Compagnie delle Indie Olandesi; in seguito si diffuse in
Francia, Germania, Russia ed Italia. 8
Il tè oggi è la bevanda più popolare di tutta l’India.
La Germania scoprì il tè nel 1640. L’importazione si sviluppò a tal punto che furono aperte
importanti industrie di porcellane.
In Italia, sì parlò di tè per la prima volta nella seconda metà dell’800 in un trattato di cucina in cui si
differenziava il prodotto in tè verde e tè nero descrivendone le modalità di consumo.
In Francia si cercò di coltivarlo nei giardini botanici reali senza risultati accettabili. Qui il culto del tè
rimase associato al rito dell’esposizione del corredo di servizio in occasioni importanti ed
aristocratiche. Solo nell’800 diverrà apprezzato anche dalle classi borghesi.
Note:
6 Questo infuso è detto “acqua dei piedi” e grande importanza per la conoscenza un conquistatore sicuro di sé e dei propri
non si beve. dell’Oriente e contribuì a segnare l'inizio mezzi.
7 È un'opera saggistico-biografica che di una nuova epoca: quella in cui l'uomo 8 Il chay, cioè il tè speziato a base di latte,