Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 22
Crisi della ragione Pag. 1 Crisi della ragione Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Crisi della ragione Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Crisi della ragione Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Crisi della ragione Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Crisi della ragione Pag. 21
1 su 22
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
Filosofia : Friedrich Nietzsche; Sigmund Freud; Henri Bergson

Fisica: Albert Einstein

Letteratura italiana: Luigi Pirandello; Italo Svevo

Inglese: James Joyce

Arte: Georges Braque (Case all'Estaque); Edvard Munch (L'urlo); Salvador Dalì (Ritratto di mio padre, La persistenza della memoria)
Estratto del documento

Nel periodo compreso tra fine Ottocento e inizio Novecento si verifica una vera e propria

rivoluzione che colpisce i più diversi campi del sapere e sancisce il passaggio dall' uomo moderno

all'uomo contemporaneo . Questa svolta epocale può essere definita "crisi della ragione” perché

vengono messi in discussione tutti i valori della ragione classica: non si crede più a un mondo

necessario, alla centralità dell'uomo, all'esistenza di una verità assoluta, unica e conoscibile . La

cultura della crisi sostituisce a questo insieme di valori una molteplicità di prospettive , una pluralità

di punti di vista, si entra quindi nell’ambito di un totale relativismo. Il passaggio a questa nuova

epoca è molto brusco perché coinvolge ogni tipo di indagine dell'uomo sulla realtà e su sé stesso, e

questi passaggi non sono semplici evoluzioni delle varie discipline , ma vere e proprie rivoluzioni

che minano alle fondamenta le conoscenze precedenti .

La filosofia ebbe un apporto fondamentale per questa rivoluzione, si basti pensare alle idee di

Nietzsche, Bergson e Freud, e a quanto queste cambiarono radicalmente il modo in cui l’uomo

vedeva sé stesso ed il mondo.

Nietzsche nega i valori precedenti e li accusa anzi di essere la causa del malessere vitale degli

uomini.

Freud, con la scoperta dell’inconscio, nega la convinzione dell’uomo di essere colui che determina

il senso delle proprie azioni. Le azioni umane sono dominate da una forza sconosciuta e non

governabile: l’inconscio.

Bergson intuisce per primo la distinzione tra tempo della vita e tempo della scienza. Mentre il

tempo della scienza è reversibile, determinato, artificiale; il tempo della vita, ovvero quello che ogni

uomo sperimenta quotidianamente, è irreversibile e soprattutto relativo.

Nel campo delle scienze le nuove scoperte non sono certo meno sconvolgenti di quelle filosofiche:

Einstein, con la relatività ristretta e generale, scopre che spazio e tempo sono dimensioni relative e

mette così in crisi le convinzioni che avevano dominato la fisica sino a quel momento.

Inoltre nel campo della logica Goedel, con il suo teorema, sconvolge il mondo scientifico,

affermando che ogni teorema non può essere sia completo che coerente. Tale scoperta metteva in

crisi la convinzione umana di poter dimostrare qualsiasi teorema. Se una teoria è coerente devono

infatti esistere dei teoremi indimostrabili.

Tali scoperte ed innovazioni ebbero un grandissimo influsso sulla mentalità novecentesca ed

influenzarono, ovviamente, la letteratura e l’arte.

Tratterò l’influenza su questi due campi con speciale attenzione per quattro filoni tematici: la crisi

delle certezze, che prende avvio dalle scoperte di Einstein, il tema dell’inetto e della crisi di identità,

derivante dalle interpretazioni di Nietzsche, la descrizione del rapporto conflittuale con il padre,

conseguente agli studi di Freud, ed infine il tempo ed il flusso di coscienza, che attingono alle

innovative tesi di Bergson.

La “crisi della ragione” avvenuta in quegli anni ha cambiato il modo in cui l’uomo si percepisce, ha

aperto la via al relativismo, che continua sino ad oggi.

Capire cosa abbiano significato le grandi rivoluzioni del pensiero dell’ultimo Ottocento e del primo

Novecento è indispensabile per capire l’uomo contemporaneo, e la radice dei suoi mali.

CAPITOLO 1

NIETZSCHE, la crisi dei valori. 3

" Io non sono un uomo, sono dinamite"

“La mia filosofia è la filosofia del martello”

“NASCITA DELLA TRAGEDIA”

Nella “Nascita della tragedia” (1872 ) Nietzsche vuole individuare nel periodo classico le chiavi di

interpretazione della crisi della sua epoca. Nel tragico viene in luce il lato terrificante della vita, che

non porta alla ricerca di una soluzione consolatoria (come trovare un senso alla vita), ma all'

accettazione dell'irrazionalità della vita. Il filosofo è convinto di potere scoprire nella tragedia la

chiave per arrivare a una comprensione vera dell' essere. Nella tragedia c'è la massima espressione

della civiltà ellenica e in quella di Sofocle ed Eschilo c'è l'incontro di due grandi forze dello spirito

greco: Apollineo e Dionisiaco. L'Apollineo è l'ordine, l'armonia, l'equilibrio, la serenità, la

razionalità, è l'illusione che rende accettabile la vita, presentandola e organizzandola in forme stabili

e armoniche. Il Dionisiaco è legato all'istintività, all'irrazionalità, alla sfrenatezza degli istinti

profondi, è legato al caos dell'esistenza, al continuo divenire, al perdersi di ogni cosa ed in esso si

esprimerebbe il dolore, ma anche la forza di considerare la vita come eterna forza generatrice. Per

Nietzsche la tragedia greca, in cui si fondono i due spiriti, avrebbe avvertito la tragicità dell'

esistenza con una profondità mai più raggiunta nei secoli successivi: da Socrate in poi , la storia d'

occidente è la storia di una cultura decadente, poco vitale. Questo processo di decadenza inizia con

la tragedia di Euripide, che porta sulla scena non più l'eroe ma l'omuncolo nelle sue quotidiane

peripezie, e trova la sua espressione paradigmatica nell'insegnamento razionalistico di Socrate. Con

esso, infatti, viene sconfitto lo spirito dionisiaco che la tragedia greca aveva così sapientemente

colto, e prende il sopravvento un pensiero che cerca di racchiudere in concetti e in definizioni

consolatorie l'esistenza. Socrate inaugura il tentativo di imporre alla vita il primato della ragione.

Nell'età in cui Nietzsche vive la volontà delle discipline scientifiche di conoscere, prevedere e

trasformare tutto rappresenta un'altra versione della illusoria volontà metafisica di controllare il

mondo. Nietzsche vuole essere un discepolo di Dioniso, perché nell' antica figura greca egli vede il

simbolo del suo totale " sì " al mondo ; Dioniso è l' esaltazione entusiastica del mondo così com'è ,

senza diminuzione, senza eccezione e senza scelta : esaltazione infinita dell' infinita vita. Criticando

il pessimismo come segno di decadenza e l' ottimismo come segno di superficialità , Nietzsche mira

a proporre così un accoglimento della vita nell' insieme dei contrari che la caratterizzano . 4

“LA GAIA SCIENZA”

“Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso!”

Questo è l’annuncio che Nietzsche fa nell’Aforisma 125 de “La Gaia scienza” (“Die froehliche

Wissenschaft”), pubblicato per la prima volta nel 1882 (ripubblicato poi nel 1887).

La morte di Dio si configura per Nietzsche come una realtà teorica e storica, che fonda quindi le sue

radici su una realtà di fatto, ovvero la fine di tutte le illusioni dell’uomo.

Essa assume la portata di un evento epocale che coincide con la perdita di tutte le certezze che, con

la loro crisi, hanno fatto cadere l’uomo nell’incertezza e nel dubbio. E’ il mondo stesso, col suo caos

e la progressiva mancanza di punti fissi cui riferirsi, a giustificare il fatto che Dio non esiste più e

che oggettivamente non può più esistere in un mondo così corrotto e degenerato. Ne “La gaia

scienza” la morte di Dio viene annunciata da un uomo folle che giunge tra gli uomini per avvisarli

di questo avvenimento, egli li sprona a diventare Uebermenschen. Il folle si rende conto però che i

tempi non sono ancora maturi per tale annuncio. La teoria della morte di Dio diventò uno dei molti

elementi che si andranno a sommare nei primi anni del ‘900 e che provocheranno la crisi della

ragione.

 Cos’è Dio per Nietzsche? Per Nietzsche Dio è il simbolo di ogni prospettiva anti –

mondana,anti - vitale , perché pone il senso dell' essere al di là o fuori l' essere , e perché

contrappone questo mondo ad un altro mondo ritenuto l' unico perfetto e vero . Dio è la

personificazione di tutte le certezze ultime dell' umanità , cioè quelle certezze metafisiche

necessarie per dare senso e ordine rassicurante alla vita . Queste certezze sono per Nietzsche

costruzioni della nostra mente atte a sopportare meglio la durezza dell' esistenza . In altre

parole , di fronte ad una realtà che risulta essere contraddittoria , caotica, disarmonica ,

crudele e non provvidenziale , l' uomo ha sentito il bisogno di convincere sé stesso

dell’esistenza di un altro mondo razionale , armonico , buono e provvidenziale. Da qui sono

proliferate le metafisiche , le religioni , tutte tese a esercitare esorcismi protettivi nei

confronti di un universo che danza sui piedi del caso . Visto attraverso questo punto di vista,

Dio appare come la più antica delle bugie vitali , come la menzogna che dura da più tempo,

la quintessenza di tutte le credenze escogitate per fare fronte al caos dell' esistenza .

Nietzsche crede così fortemente in un mondo sdivinizzato che ritiene superflua ogni

dimostrazione della non - esistenza di Dio condotta con i metodi della filosofia tradizionale .

Per Nietzsche , così come per Schopenhauer , è la stessa realtà caotica e non provvidenziale

a confutare l' idea di Dio . In Aurora ( 1881 ) dice : " Un tempo si cercava di dimostrare che

Dio non esiste , - oggi si mostra come ha potuto avere origine la fede nell' esistenza di un

Dio , e per quale tramite questa fede ha avuto il suo peso e la sua importanza : in tal modo

una contro dimostrazione della non esistenza di Dio diventa superflua " .

 Cosa significa “Dio è morto”? “Dio è morto” non è inteso letteralmente. Nietzsche usa

queste parole per dire che l’idea di Dio non è più fonte di alcun codice morale. La morte di

Dio condurrà, secondo Nietzsche, non solo al rifiuto della credenza in qualsivoglia ordine

cosmico o fisico, ma anche al rifiuto dei valori assoluti stessi - al rifiuto di credere in

un'oggettiva ed universale legge morale che lega tutti gli individui. Con questo annuncio

Nietzsche intende riassumere in una formula radicale l' irruzione del nichilismo nel mondo

moderno , ossia il fatto che l' insieme degli ideali e dei valori su cui , grazie al cristianesimo,

la civiltà europea ha costruito per secoli la propria regola di comportamento , tradisce ora il

nulla che ne era il fondamento nascosto . Nietzsche ipotizza però un nichilismo attivo , di

cui può essere protagonista solo un uomo superiore il quale , non accontentandosi più di

assistere alla distruzione di antichi ideali , contribuisce attivamente facendosi personalmente

promotore dell' avvento di una nuova umanità . Il protagonista di questa nuova età è il

superuomo , che compare per la prima volta 5

in Così parlò Zarathustra ( 1891 ) .

 Cosa rimane dopo la morte di Dio?

Dopo la morte di Dio si aprono due possibilità : quella dell’ ULTIMO UOMO e quella del

SUPERUOMO.

Nietzsche insegna il superuomo e mostra l’abiezione dell’ultimo uomo attraverso le parole

di Zarathustra , il quale non è il superuomo, ma solo il suo profeta.

“COSI’ PARLO’ ZARATHUSTRA”

L'opera è scritta secondo un modello che richiama lo stile del Nuovo Testamento e questa scelta di

stesura in forma profetica ci fa intuire come Nietzsche, da questo periodo della sua vita in poi, si

senta investito di un compito epocale, una convinzione di dover provocare un mutamento radicale

di civiltà, mutamento concepito in solitudine e in un totale isolamento intellettuale.

Ma chi é Zarathustra, il folgorante profeta del superuomo? Egli é il "senzadio" per eccellenza, il

sostenitore della teoria del superuomo e dell'eterno ritorno; dopo essersi allontanato dalla sua città

all’età di 30 anni e dopo averne passati 10 da eremita sui monti, all'età di 40 anni sente il bisogno di

tornare in mezzo agli uomini per metterli a conoscenza della teoria del superuomo, per insegnare

loro ad apprezzare il mondo terreno per quello che é, senza vivere aspettando un presunto mondo

ultraterreno che non può che non esserci.

Dal punto di vista concettuale i temi dell’opera sono tre :

1. IL SUPERUOMO

2. L’ETERNO RITORNO

3. LA VOLONTA’ DI POTENZA

IL SUPERUOMO : In generale possiamo dire che il superuomo è un concetto filosofico di cui

Nietzsche si serve per esprimere un modello di uomo in cui si concretizzano i temi di fondo del suo

pensiero.

Dettagli
22 pagine
427 download