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Scienza delle finanze: La pressione fiscale nel settore auto
Geografia: La storia del prezzo del petrolio
Tra le condizioni che resero possibile l’uscita dalla crisi ci furono senz’altro le
innovazioni tecnologiche introdotte in fabbrica. Tali trasformazioni automatizzarono le
lavorazioni più faticose e nocive e resero autonome le fasi della lavorazione,
eliminando di fatto la tradizionale catena di montaggio. Inizia l’era della "flessibilità"
che basa il processo produttivo su una nuova pratica industriale, il toyotismo, nata nel
secondo dopoguerra in Giappone.
Il toyotismo si basava sulla produzione di lotti brevissimi capaci di soddisfare le più
piccole opportunità di mercato. In poche parole, piuttosto che non vendere nulla
sarebbe stato meglio vendere un prodotto non standardizzato, ma rispondente alle
particolari richieste di poche persone: un'automobile con climatizzatore anche se non
previsto, ad esempio.
All'interno delle piccole squadre, dette gruppi di qualità (e che sono responsabili di
tutto il ciclo di lavorazione, dalla regolazione delle macchine al controllo della qualità),
la manodopera non è isolata, ma ciascuno collabora con gli altri in base alle proprie
conoscenze e alla propria esperienza. Per tali motivi, i dipendenti devono essere tutti
forniti di un alto livello di qualificazione professionale perchè non si limitano ad
eseguire ripetitivamente azioni meccaniche. Ci fu in pratica l’abbandono della
struttura fordista gerarchica o "a castello" per una struttura a squadre. La produzione
(just in time).
avviene su ordinazione e all'ultimo momento Macchine modernissime
permettono di adeguarla ai bisogni e ai capricci del mercato, rispondendo così alle
richieste personalizzate dei clienti con tempismo e flessibilità, ottenendo un controllo
just in time
di qualità estremamente più efficace. Il perfetto sistema di trasporti evita
l'uso di spazi per i magazzini. Le scorte di magazzino sono ridotte al minimo per non
tener bloccati dei capitali.
Con il toyotismo nasce il concetto di qualità e soprattutto di qualità totale. Essa è
frutto di un lavoro umano intelligente e responsabile di eliminazione delle risorse
ridondanti, di coinvolgimento dei dipendenti nelle decisioni riguardanti la produzione,
di partecipazione dei fornitori e di controllo della domanda che influisce sulla
produzione. L'obiettivo è che ogni prodotto corrisponda alla richiesta di un preciso
cliente. Come conseguenza si diffonde l'officina minima, altamente tecnologica ma
controllabile dai lavoratori, che tendono a non dividersi più in operai interni e
manutentori, ma sono in grado di intervenire immediatamente nel flusso produttivo in
caso di anomalie o difetti.
Nel mercato attuale però, il fordismo e il toyotismo sono teorie di organizzazione del
lavoro che hanno perso valenza, anche se le idee basilari legate ad ognuna sono
ancora estremamente importanti.
L’espansione della globalizzazione e, soprattutto, le mutate richieste degli
automobilisti hanno imposto un cambiamento radicale nella produzione delle auto.
L’enorme richiesta di auto impone un tipo di produzione “snella”, veloce e senza
sprechi; in pratica un misto fra le varie procedure organizzative del passato, ma
questo non basta perché le richieste di personalizzazione da parte dei consumatori
porta le case automobilistiche a dover produrre beni, a volte, molto diversi l’uno
dall’altro e quindi ad utilizzare processi di produzione altamente flessibili.
Questo comporta la ricerca sfrenata all’abbattimento dei costi di produzione, ottenuto
spesso attraverso la delocalizzazione e l’outsourcing.
Molte imprese industriali italiane, per poter ottimizzare i costi del lavoro e quelli
derivati dalla tassazione, portano all’estero alcune parti delle loro produzioni. Le
imprese nel settore auto, invece, delocalizzano l’intero processo produttivo, essendo
troppo costoso il trasporto di prodotti semi-lavorati da un reparto produttivo ad un
altro.
Il fenomeno dell’outsourcing consiste invece nell’esternalizzazione di alcuni servizi,
per esempio una casa costruttrice può affidare a terzi i servizi di distribuzione del
prodotto o può richiedere ad altre aziende la fornitura di parti componenti per la
costruzione del prodotto finito.
LA PRESSIONE FISCALE NEL SETTORE
AUTO
Negli ultimi anni il mercato dell’auto risulta essere in grave difficoltà. Se confrontiamo
il 2007, che è risultato un anno record riguardo le immatricolazioni, con il 2011, la
perdita è risultata del 30%, cioè 745.000 vetture in meno.
La causa principale di questo tracollo è di certo la crisi economica che ha investito
l’Italia nel 2008, che ha letteralmente bloccato i consumi. Ma altre sono le cause che
non permettono al settore di rialzarsi nel nostro paese:
La saturazione del mercato data da una sovrapproduzione del 35% che si è
venuta a creare in seguito agli incentivi alla rottamazione che hanno solo
momentaneamente diminuito l’impatto della crisi, peggiorandone le
conseguenze nel lungo periodo;
La difficoltà di accesso al credito da parte degli acquirenti, in conseguenza ai
minori finanziamenti erogati dalle banche sempre più diffidenti;
I costi sempre più crescenti per mantenere un automobile, accompagnati da
una pressione fiscale nel settore divenuta insostenibile.
Quest’ultimo punto è quello che maggiormente interessa gli automobilisti, i quali si
definiscono il “bancomat” dell’erario.
In Italia, il prelievo fiscale nel settore auto risulta essere il maggiore d’Europa, con un
gettito di oltre 67,8 miliardi di Euro pari al 16,6% del gettito totale.
Calcolando il prelievo secondo i diversi momenti impositivi del “ciclo vita
contributivo” degli autoveicoli, si conferma al primo posto la quota di tassazione
dall’utilizzo dell’autoveicolo
derivante nel corso dell’anno, per un valore di 52,6
miliardi di Euro, pari al 77,5% del gettito complessivo proveniente dal comparto.
Questa voce risulta in crescita del 3,1% rispetto al 2009 per effetto dell’aumento dei
prezzi dei carburanti, dell’incremento dei prezzi e dei consumi dei lubrificanti, e del
maggior gettito IVA sugli interventi di manutenzione e riparazione e sull’acquisto di
ricambi, accessori e pneumatici. acquisto
Al secondo posto troviamo la quota di contribuzione al momento dell’
dell’autoveicolo, data dal versamento dell’IVA e dell’IPT (Imposta Provinciale di
Trascrizione), pari al 12,7% per un totale di 8,64 miliardi di Euro. Questa voce ha
subito un calo dell’8,8% rispetto al 2009 a causa della pesante flessione delle
immatricolazioni di autovetture nel 2010 (-9,2%).
possesso dell’autoveicolo
Infine, il rappresenta una quota del 9,7%: 6,61 miliardi di
Euro derivanti dalla tassa di possesso – il cosiddetto “bollo auto” - che risulta in
crescita dell’1,7% rispetto al 2009 per effetto dell’aumento del numero di autoveicoli
circolanti (+1,1%).
Entrando nel dettaglio del “ciclo di vita contributivo” degli autoveicoli, in fase di
immatricolazione sono stati versati al Fisco nel 2010 circa 7,50 miliardi di Euro
(voce 3 della tabella).
risultanti dal pagamento dell’IVA e dei diritti di motorizzazione
Questa voce ha subito un calo del 9,6% rispetto al 2009.
Il gettito derivante dalla riscossione dell’IPT, invece, risulta diminuito del 2,8%
rispetto al 2009 per un totale di 1,14 miliardi di Euro. Questo calo è dovuto alla
riduzione delle pratiche svolte, conseguente alla flessione complessiva dei volumi di
immatricolato nuovo (-8% circa) e usato (-0,6%).
all’utilizzo dell’autoveicolo,
Quanto alle voci di contribuzione relative il gettito fiscale
sui combustibili ha segnato un incremento dell’1,2%: 30,39 miliardi di Euro rispetto ai
30,03 del 2009. Una variazione determinata dall’andamento crescente dei prezzi alla
pompa durante l’anno pur a fronte di un calo complessivo dei consumi di carburanti
per autotrazione dell’1,3% sull’anno precedente.
Il prelievo fiscale relativo ai lubrificanti nel 2010 ha registrato una crescita del 5,8%
passando da 0,88 a 0,93 miliardi di Euro. Questo trend deriva sia dall’aumento dei
consumi, sia all’aumento dei prezzi.
Cresce anche il gettito IVA relativo a manutenzione e riparazione degli autoveicoli e
all’acquisto di ricambi, accessori e pneumatici, in rialzo del 3,3% rispetto al 2009 per
un valore complessivo stimato in 10,6 miliardi di Euro.
Oltre alla crescita dei prezzi degli interventi di manutenzione e riparazione (+3%
secondo ISTAT), hanno inciso su questo trend anche altri fattori: l’evoluzione
tecnologica ha determinato un allungamento degli intervalli di manutenzione,
offrendo vetture sempre più affidabili, sicure e meno inquinanti, ma la maggiore
complessità del prodotto ha reso più costosi gli interventi di officina. A ciò si aggiunge
il maggior rigore nei controlli su sicurezza e impatto ambientale in sede di revisione
dei veicoli, che determina un maggior ricorso alle officine di autoriparazione.
La voce d’imposta relativa ai pedaggi autostradali ammonta nel 2010 a 1,42 miliardi
di Euro, con un rialzo del 12,3% rispetto al 2009. Con la manovra per la correzione dei
conti pubblici, nel secondo semestre 2010 è stato introdotto un doppio aumento dei
pedaggi: quello applicato da ANAS alle concessionarie, che finisce per ricadere sugli
utenti, e una maggiorazione forfettaria del canone ANAS nei punti di interconnessione
con le tratte gestite dai privati, in attesa degli interventi di adeguamento della rete.
(voce 8),
Gli introiti derivanti dai premi assicurativi per RC, furto e incendio risultano
in aumento del 2,9% rispetto al 2009 per un totale di circa 4,05 miliardi di Euro. Dopo
3 anni consecutivi di riduzione del volume premi (2007 – 2009), nel 2010 i premi RC
auto sono cresciuti del 4,5%, soprattutto in virtù dell’aumento del massimale minimo
obbligatorio e della revisione delle tariffe.
In aumento, infine, anche la voce parcheggi e contravvenzioni, che vale 5,19 miliardi
di Euro e sale dell’11,5% rispetto al 2009.
CARICO FISCALE SULLA MOTORIZZAZIONE IN ITALIA
(IN MILIARDI DI EURO) 2009 2010 VARIAZION
VOCI DI PRELIEVO FISCALE E %
2010/2009
1. CARBURANTI 30,03 30,39 1,2
2. LUBRIFICANTI 0,88 0,93 5,8
3. IVA – ACQUISTO AUTOVEICOLO E DIRITTI 8,30 7,50 -9,6
MOTORIZZAZIONE
4. IVA – MANUTENZIONE E RIPARAZIONE/ ACQUISTO 10,26 10,60 3,3
RICAMBI, ACCESSORI E PNEUMATICI
5. PEDAGGI AUTOSTRADALI 1,27 1,42 12,3
6. IMPOSTA PROVINCIALE DI TRASCRIZIONE (IPT) 1,18 1,14 -2,8
7. POSSESSO (BOLLO AUTO) 6,50 6,61 1,7
8. PREMI ASSICURAZIONE RC, FURTO, INCENDIO 3,94 4,05 2,9
9. ALTRO (PARCHEGGI, CONTRAVVENZIONI…) 4,65 5,19 11,5
(A) TOTALE 66,99 67,83 1,2
414,0 409,7
(B) TOTALE ENTRATE TRIBUTARIE NAZIONALI -1,0
1 3
% CARICO FISCALE (A) SU ENTRATE TRIBUTARIE NAZIONALI 16,2 16,6
(B) CARICO FISCALE SULLA MOTORIZZAZIONE IN ITALIA
SECONDO IL CICLO DI VITA CONTRIBUTIVO
(IN MILIARDI DI EURO) VARIAZIONE
% SUL % SUL
VOCI DI PRELIEVO 2009 2010 %
TOTALE TOTALE 2010/2009
A. ACQUISTO 9,48 14,1 8,64 12,7 -8,8
B. POSSESSO 6,50 9,7 6,61 9,7 1,7
C. UTILIZZO 51,02 76,2 52,57 77,5 3,1
TOTALE 66,99 100,0 67,83 100,0 1,2
IL PREZZO DEL PETROLIO
Il petrolio diviene la principale fonte di energia dagli anni ’50-’60, quando viene
sostituito al carbone. Il suo prezzo si aggirava intorno ai 2-3 dollari al barile in quanto
si riteneva fosse inesauribile.
A dominare il mercato mondiale del greggio, in questi anni, erano le Sette Sorelle (5
americane, 1 inglese, 1 anglo-olandese), che esercitavano un potere quasi assoluto,
definendo in maniera univoca il prezzo, i quantitativi di greggio che i singoli paesi
produttori potevano estrarre e immettere nel mercato.
I paesi “produttori” erano esclusi da tutte le attività petrolifere. L’intera filiera –
esplorazione, produzione, raffinazione e vendita – era gestita direttamente dalle Sette
Sorelle.
Per contrapporsi a questa situazione e assumere il controllo delle proprie risorse, i
Paesi produttori (Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela) danno vita nel 1960
all’OPEC (Organisation of the Petroleum Exporting Country), e avviano una
seconda fase della storia del mercato del petrolio.