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Filosofia: K. Marx (Il Capitale)
Arte: Dorothea Lange (The migrant mother)
Matematica: il rapporto incrementale e la velocità istantanea
Fisica: il principio di indeterminazione di Heisenberg
Latino: Marziale e il clientelismo
Italiano: La scapigliatura ed Emilio Praga
Ed. Fisica: proibizionismo - alcolismo e tabagismo
Inglese: John Steinbeck and The grapes of wrath
delle banche centrali potevano essere costituite non
solo da lingotti d’oro ma anche da divise pienamente
convertibili quali il dollaro e la sterlina) il sistema
economico statunitense godette di una grande
prosperità. La diffusione della produzione in serie e
della razionalizzazione del lavoro in fabbrica favorì
notevoli aumenti di produttività. Salì la produzione
industriale e con essa il reddito nazionale anche se
contemporaneamente diminuiva il numero di occupati
nell’industria poiché gli sviluppi della tecnica
comportarono una diminuzione della quantità di lavoro
manuale necessaria a ottenere un determinato
prodotto. Crebbe invece l’occupazione nel settore dei
servizi e si diffusero le automobili e gli elettrodomestici
che trasformarono gli Stati Uniti in un laboratorio dove
per la prima volta veniva sperimentato un nuovo modo
di vita caratterizzato da una standardizzazione dei
consumi.
- la classe dirigente repubblicana che rimase al potere
per tutti gli anni 20 alimentò le più ottimistiche
aspettative sui destini della prosperità americana
senza troppo preoccuparsi dei gravi squilibri sociali
che si manifestavano le paese : la diseguale
distribuzione dei redditi comportò l’emarginazione di
consistenti fasce della popolazione; si diffuse
un’ondata di conservatorismo ideologico che
investì in primo luogo le minoranze etniche e vennero
introdotte leggi limitative dell’immigrazione per
impedire la contaminazione dei caratteri etnici della
popolazione yankee e la diffusione di ideologie
sovversive di origine europea (punto culmine di
questa reazione fu il processo ai due anarchici
italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti
accusati di omicidio e condannati a morte nel 27’ in
spregio a tutte le prove della loro innocenza). Si
inasprirono le pratiche discriminatorie nei confronti
della popolazione di colore e la setta del Ku Klux Klan
raggiunse negli Stati del Sud le dimensioni di
un’organizzazione di massa.
- Questa realtà sociale così contraddittoria non
intaccava il sostanziale ottimismo della borghesia
nordamericana e la sua fiducia in una continua
moltiplicazione della ricchezza e in un indefinito
processo di crescita.
La conseguenza più vistosa di questo clima fu la
frenetica attività della Borsa di New York : incoraggiati
dalla prospettiva di facili guadagni i risparmiatori
acquistavano azioni per rivenderle a prezzo maggiorato,
facendo leva sulla continua ascesa delle quotazioni
sostenuta dalla crescente domanda dei titoli.
- Dal 1927 il mercato azionario americano cominciò ad
aumentare a causa della politica economica attuata
dal presidente americano Coolidge, il quale rese
disponibili ingenti fondi per gli investimenti in azioni
ordinarie o per finanziare i privati nella compravendita
delle azioni stesse.
D’ora in poi la situazione divenne fuori controllo:
questa incontenibile euforia speculativa
poggiava infatti su fondamenti assai fragili .
La domanda sostenuta di beni di consumo durevoli
aveva fatto sì che nel settore industriale si formasse
una capacità produttiva sproporzionata alle possibilità
di assorbimento del marcato interno: possibilità
limitate sia dalla particolare natura dei beni di
consumo durevoli che tendevano a saturare il mercato,
sia dalla crisi del settore agricolo che teneva bassi i
redditi dei ceti rurali.
….1928,1929
Il volume dei prestiti erogati agli operatori di borsa
aumentò in modo smisurato : il 1 novembre del 1928
raggiungeva quota 5.000.000.000 di dollari. Anche il nuovo
presidente Hoover non fece niente per frenare la febbre
speculativa.
Nell’estate del 29’ il mercato dominava anche la cultura e
nella mentalità comune era diventato strumento personale
di uomini misteriosi ma onnipotenti.
…ottobre 1929
Dal 19 ottobre s’iniziò a parlare di “sostegno organizzato”
ovvero di quelle attività che gli uomini potenti dovevano
mettere in atto al fine di sostenere i titoli di Wall Street, gli
speculatori corsero a liquidare i loro pacchetti azionari.
Il 24 ottobre, il giovedì nero, furono venduti 13 milioni di
titoli.
La corsa alle vendite determinò una caduta del valore dei
titoli distruggendo in pochi giorni i sogni di ricchezza dei
loro possessori.
Il crollo del mercato azionario colpì in primo luogo i ceti
ricchi e benestanti ma riducendo drasticamente la loro
capacità di acquisto e d’investimento, finì con l’avere
conseguenze disastrose sull’economia di tutto il paese e
sull’intero sistema economico mondiale che ormai
dipendeva in larga parte da quello statunitense. Gli effetti
planetari furono aggravati dal fatto che gli Stati Uniti
cercarono di difendere la propria produzione inasprendo il
protezionismo e contemporaneamente ridussero fino a
sospenderla, l’erogazione dei crediti all’estero.
Il protezionismo statunitense indusse gli altri paesi ad
adottare misure analoghe a difesa della propria bilancia
commerciale: tra il 1929 e il 1932 il valore del
commercio mondiale si contrasse di oltre il 60 %
rispetto al triennio precedente. La recessione economica si
diffuse in tutto il mondo: crollarono le imprese, crebbe il
numero dei disoccupati e l’agricoltura attraversò una crisi
senza precedenti dovuta all’instaurazione dei regimi
protezionistici. Nei soli Stati Uniti i disoccupati raggiunsero
quota 14 milioni, e in Europa 15 milioni.
Il New Deal
Nel novembre 1932 si tennero le elezioni presidenziali.
Il presidente uscente, Hoover fu sconfitto dal democratico
Franklin Delano Roosevelt governatore dello stato di New
York.
Quando presentò la sua candidatura Roosevelt non aveva
un programma organico da contrapporre ai repubblicani ma
fin dal momento della campagna elettorale, seppe
instaurare con le masse un rapporto basato su notevoli doti
comunicative e capì che la condizione preliminare di
un’azione politica stava nella capacità di infondere
speranza e coraggio nella popolazione (celebri divennero le
conversazioni al caminetto, trasmissione radiofonica che
teneva spesso per illustrare ai concittadini la sua attività).
Roosevelt annunciò di voler iniziare un “New Deal” –
nuovo patto – nella politica economica e sociale: un nuovo
stile di governo che si sarebbe caratterizzato soprattutto
per un più energico intervento dello Stato nei processi
economici.
Il New Deal fu avviato immediatamente nei cosiddetti 100
giorni, con una serie di provvedimenti che dovevano servire
da terapia d’urto per arrestare il corso della crisi : fu
ristrutturato il sistema creditizio, fu svalutato il dollaro per
rendere più competitive le esportazioni, furono aumentati i
sussidi di disoccupazione e furono concessi prestiti per
garantire ai cittadini indebitati di estinguere le ipoteche
sulle case.
A questi provvedimenti di emergenza il governò affiancò
dei provvedimenti più organici e qualificanti :
A.A.A.
- : Agricultural Adjustment Act che si
proponeva di limitare la sovrapproduzione nel settore
agricolo assicurando premi di denaro a coloro che
avessero ridotto coltivazioni e allevamenti.
N.I.R.A.
- : National Industrial Recovery Act che
imponeva alle imprese operanti nei vari settori, dei
codici di comportamento volti a evitare le conseguenze
di una concorrenza troppo accanita, ma anche a
tutelare i diritti e i salari dei lavoratori.
T.V.A.
- : Tennessee Valley Authority un ente che
aveva il compito di sfruttare le risorse idroelettriche
del bacino del Tennessee producendo energia a buon
mercato a vantaggio degli agricoltori ed anche
impegnato in opere di sistemazione del territorio e di
conservazione della natura.
Negli anni successivi il governo potenziò ulteriormente
l’iniziativa statale, varando vasti programmi di lavori
pubblici, destinati a creare nuovi posti di lavoro e a offrire
nuovi sbocchi agli investimenti industriali, e ampliando al di
là di ogni consuetudine il flusso della spesa pubblica : il
tutto nella convinzione che le difficoltà derivanti dalla
crescita del deficit potessero essere ampiamente
compensate dal contemporaneo aumento della produzione
del reddito.
Parallelamente furono varate una riforma fiscale, una legge
sulla sicurezza sociale e una nuova disciplina dei rapporti di
lavoro.
La fine del laissez – faire
Nel 1936 un economista inglese, John Keynes pubblicò il
Occupazione, interesse e moneta. Teoria
suo volume
generale che aprì un nuovo capitolo nella storia della
scienza economica. Keynes confutò alcune proposizioni
fondamentali della teoria economica classica in particolare
quelle secondo cui il mercato tenderebbe spontaneamente
a produrre l’equilibrio fra domanda e offerta e a
raggiungere la piena occupazione delle unità di lavoro
disponibili (Adam Smith e la “mano invisibile) .
Egli riteneva invece che i meccanismi spontanei del
capitalismo non fossero in grado di consentire da soli
un’utilizzazione ottimale delle risorse, per cui attribuì allo
Stato il compito di accrescere il volume della domanda
effettiva manovrando in senso espansivo la spesa pubblica.
Questa poteva essere finanziata anche con il ricorso ai
deficit di bilancio e con l’aumento della quantità di moneta
in circolazione. Gli effetti inflazionistici di queste procedure
sarebbero stati compensati dai benefici che le spese statali
avrebbero arrecato al reddito e alla produzione. Keynes
teorizzò perciò le politiche di manovra della spesa pubblica,
come quella realizzata in parte dallo stesso Roosevelt,
dichiarando il nuovo ruolo di soggetto attivo dello stato nel
sistema economico e perciò dando inizio al capitalismo
diretto (programmato dall’alto).
La Scapigliatura
La Scapigliatura non è una scuola o un movimento
organizzato, con una poetica comune precisamente
codificata all’interno di scritti teorici.
Gli Scapigliati erano un gruppo di scrittori vissuti tra gli
anni 60 e 80 dell’800’ a Milano e che erano accomunati da
un’insofferenza per le convenzioni della letteratura
romantica ,in particolare quella di Manzoni, per i principi e i
costumi della società borghese e mossi da un impulso di
rifiuto e di rivolta che si manifestò nell’arte così come nelle
loro vite.
Il termine “scapigliatura” fu proposto per la prima volta
nell’opera di Cletto Arrighi (pseudonimo di Carlo Righetti)
“La Scapigliatura e il 6 febbraio”, a designare un gruppo di
ribelli alla loro classe di appartenenza che amavano vivere
in maniera eccentrica e disordinata.
Scapigliato è anche il termine italiano usato per tradurre la
bohème :
parola francese ovvero abitante della Boemia,
terra dalla quale si pensava provenissero gli zingari.
Per la prima volta con gli scapigliati appare in Italia il
conflitto tra scrittore e società : se prima gli intellettuali
avevano ancora un preciso ruolo sociale in quanto
propugnatori di valori e celebratori delle glorie del passato,
con la modernizzazione economica e sociale e con
l’affermazione di un vero e proprio mercato letterario e
artistico l’intellettuale è respinto ai margini della società ed
egli stesso come tutti gli altri ha il dovere di produrre della
merce che poi procurerà un determinato profitto. Di fronte
a questa modernità gli scapigliati reagiscono con uno stile
di vita ribelle e anticonformista, rifiutando radicalmente le
norme morali e le convenzioni sociali.
In realtà l’atteggiamento degli scapigliati può essere
definito come un dualismo : da un lato il loro impulso
originario è di repulsione e orrore, dall’altro però essi si
rassegnano delusi e disincantati a rappresentare il vero, gli
aspetti più materiali e turbi della stessa esistenza. Essi si
sentono divisi tra Ideale e Vero, bene e male; virtù e vizio,
bello e orrendo senza possibilità di conciliazione.
Questo stato di incertezza domina non solo la loro
produzione ma anche le loro stesse vite infatti molti
scapigliati moriranno alcolizzati e anche suicidandosi.
Temi per eccellenza della scapigliatura furono l’irrazionale e
il fantastico, il sogno, l’allucinazione ,il nero e il macabro, la
morte l’orrore e il satanismo .
I modelli ai quali gli scapigliati si riferirono furono
sicuramente Edgar Allan Poe per il gusto del macabro e
della morte e anche Baudelaire che aveva scritto
dell’angoscia della vita moderna nelle grandi metropoli.