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Sintesi
Italiano -Pirandello, la crisi dell'io
Filosofia - Friedrich Nietzsche, Karl Popper
Storia - avvento del Nazismo, la crisi del '29, il new deal
Storia dell'arte- van gogh, l'espressionismo. Opere: E. Munch, "passeggiata sulla via Karl Johann". V. Van Gogh "volo di corvi su un campo di grano"
Latino - Seneca: "recede in te ipse"
Inglese - George Orwell, 1984
Scienze - i modelli di universo, le leggi di Keplero, il sistema solare, la gravitazione universale
Fisica- La teoria newtoniana di attrazione gravitazionale,la forza elettrica, il concetto di campo e il campo elettrico
matematica- il concetto di derivata e i teoremi del calcolo differenziale
Estratto del documento

Il Partito Repubblicano era il maggior rappresentante del mondo capitalista, e il presidente Hoover alla vigilia

delle elezioni del Novembre 1932 era considerato troppo legato agli esponenti della finanza e dell’imprenditoria,

ritenuti i principali responsabili del “Big Crash” (grande depressione), mentre il candidato democratico Franklin

Delano Roosevelt impostò la propria campagna elettorale su una maggiore attenzione nei confronti delle classi

meno abbienti. Inoltre la politica di contenimento della spesa pubblica per salvaguardare il valore della moneta

adottata da Hoover fu una delle principali cause della disoccupazione, e in questo contesto le elezioni

presidenziali portarono alla vittoria di Roosevelt, che grazie soprattutto al sostegno dei lavoratori, fu nettissima:

a lui andarono 22,8 milioni di voti contro i 15,7 di Hoover; mai un presidente democratico era stato eletto con un

divario così ampio.

Il nuovo presidente si affrettò a costituire un “brain trust” (consorzio di cervelli), costituito dai migliori

esperti in ambito economico, affinché approntassero un piano di riforme economiche e sociali per far

uscire il pese dalla crisi. I dibattiti furono molto accesi, anche tra gli stessi collaboratori del presidente,

che di volta in volta privilegiò le soluzioni che parevano più indicate in relazione ai vari problemi. In

ogni caso si distaccò dal liberismo, scegliendo una politica inflazionistica, ossia di intervento statale per

innalzare il reddito pro capite, rafforzare la domanda e ridurre le sperequazioni sociali. Questa era

l’essenza del New Deal: il “nuovo corso” o la “nuova mano al gioco delle carte” proposta da Roosevelt

durante il suo discorso di candidatura alle elezioni.

Il New Deal doveva sostituire ad uno Stato indifferente di fronte agli squilibri socio-economici e alla

povertà, uno Stato assistenziale (Welfare State). Poiché il New Deal non si ispirava ad una specifica

dottrina economica, il presidente procedette per tentativi, in modo più empirico che sistematico,

affidandosi ad un’opera di convinzione dell’opinione pubblica; esempio della sua straordinaria capacità

comunicativa furono le “chiacchierate al caminetto”, conversazioni radiofoniche con cui il presidente

comunicava settimanalmente ai cittadini la situazione della nazione. In ogni caso si può riscontrare una

vicinanza dei provvedimenti attuati con alcuni punti fermi delle idee espresse dall’ economista inglese

John Maynard Keynes

Il primo provvedimento della nuova amministrazione fu di chiudere tutte le banche per due settimane,

mentre gli ispettori federali esaminavano i loro libri contabili. Nei primi cinque giorni dall’insediamento

del nuovo presidente, fu approvato l’Emergency Act per rafforzare i poteri della FED e adottare misure

monetarie importanti, come la riforma dei sistemi creditizio bancario (nuove regole per il NYSE) e

fiscale (imposte fortemente progressive sui redditi e maggior controllo dell’evasione); l’immissione di

moneta nel sistema finanziario e l’abbandono della parità aurea, così che il dollaro, non più legato ad un

rapporto fisso con le riserve auree potesse essere svalutato, per favorire le esportazioni. L’Emergency

Act diede pieni poteri a Roosevelt in campo bancario e monetario, potere che lui utilizzo' per svalutare il

dollaro, sganciandolo dalla convertibilita' con l'oro e ritornando ad un sistema fondato sul bimetallismo

oro-argento, e imporre una separazione tra banche commerciali, che gestiscono depositi e forniscono

mutui, e banche d’affari, che sottoscrivono, stabiliscono e distribuiscono obbligazioni, poiché queste due

attività, se svolte dal medesimo istituto, costituivano un conflitto d’interessi ed un rischio per i

correntisti che vi depositavano il proprio denaro. Tale separazione impediva alle banche commerciali di

detenere, vendere o comprare titoli azionari, poiché talvolta titoli di imprese affidate alla banca erano

collocati presso i clienti, così che queste imprese potessero usare i fondi raccolti per rimborsare i prestiti

precedentemente concessi dalla banca.

Altri provvedimenti attuati fra il 1933 e il 1934 per rilanciare gli investimenti delle aziende e i consumi

dei cittadini, furono l’Agricultural Adjustement Administration (AAA) in campo agricolo, la National

Recovery Administration (NRA) per il settore industriale e un ampio piano di lavori pubblici. L’AAA

scoraggiava certe produzioni eccedenti con premi in denaro per evitare la sovrapproduzione, causa del

crollo dei prezzi. La NRA era un ente per la ripresa industriale, che prevedeva aiuti statali per la

ristrutturazione delle industrie, qualora queste si fossero impegnate ad osservare un “codice di

concorrenza leale” concordato tra operai e imprenditori; esso imponeva la rinuncia allo sfruttamento

minorile e al lavoro in nero, la garanzia di minimi salariali, l’aumento dei posti di lavoro e la riduzione

degli orari lavorativi, che porto’ al riassorbimento di 2 milioni di disoccupati

La Tennesse Valley Authority costituì uno dei primi esempi di intervento diretto dello Stato:

quest’agenzia aveva il compito di sfruttare al meglio le risorse idroelettriche del bacino del Tennessee,

con la costruzione di dighe e centrali, migliorare la navigazione e impedire le inondazioni; più tardi

furono create altre agenzie che diedero lavoro a 8 milioni di persone, impegnate presso i cantieri sorti in

tutta la nazione come i bacini idroelettrici del Colorado e del parco di Yellowstone. In generale questo

progetto di sistemazione del territorio con opere pubbliche come ponti e strade, oltre a fornire posti di

lavoro, permise di abbassare i costi del trasporto e dell’energia.

Non meno importanti furono le riforme sociali come il Social Security Act del 1935, con cui venne

creato un sistema pensionistico, disposto un sussidio di disoccupazione e di invalidità e adottate misure

di assistenza per madri e bambini, tali provvedimenti furono finanziati in parte dal Tesoro ma soprattutto

dai prelievi sui profitti degli imprenditori, e la popolarissima Work Progress Administration (WPA), che

concesse aiuti diretti a milioni di americani e ampliò l’assunzione negli uffici pubblici. Perciò questi

fondi impiegati per la ripresa, aumentarono la spesa pubblica e il deficit fu accettato senza pretendere il

pareggio del bilancio ad ogni costo.

Infine il Wagner Act riconobbe giuridicamente i sindacati, riconobbe il diritto di sciopero e il principio di

contrattazione collettiva. diga del fiume Tennessee, uno delle opere

pubbliche promosse dal New Deal

1. Al termine dei “primi cento giorni”, nell’Estate del 1933, fu registrata una ripresa economica

che ben presto si esaurì e anche l’anno successivo gli indicatori economici risultarono perlopiù

sfavorevoli e il New Deal fu sottoposto a dure critiche. Tuttavia Roosevelt fu rieletto nel 1936 e

il successo della sua linea politica si dimostrò schiacciante, ottenne il 60,2% dei voti, ai danni

del candidato repubblicano Alfred Landon; alla vigilia delle elezioni Roosevelt affermò: “È la

mia amministrazione che ha salvato il sistema economico fondato sul profitto privato e sulla

libera impresa, che lo ha allontanato dall’orlo dell’abisso sul quale l’avevano condotto quegli

stessi che oggi in suo nome cercano di diffondere la paura”. Il tentativo di ridurre lo strapotere

dei grandi gruppi finanziari movimentò l’ambiente capitalistico, che per salvaguardare i propri

interessi accusò il presidente di autoritarismo e la loro ostilità si manifestò in uno “sciopero

bianco del capitale” nel 1937, che consistette in un decremento degli investimenti, obbligando il

governo ad aumentare la spesa pubblica. Le grandi lobby erano contrarie alla creazione diretta di

posti di lavoro, infatti le imprese traevano vantaggio dalla

disoccupazione per tenere bassi i salari e per imporre una

rigida disciplina ai lavoratori. La Corte Suprema, massimo

organo giudiziario americano che ha il potere di valutare la

costituzionalità delle leggi approvate dal Congresso, sede

tradizionale degli interessi dei conservatori, respinse i decreti

più sfavorevoli (tra cui la NRA) giudicandoli contrari ai dettami della Costituzione e allo

Sherman Antitrust Act del 1890 in quanto limitavano la libera iniziativa in campo economico e

prefiguravano un’eccessiva intromissione dello Stato nella vita dei cittadini. Roosevelt mobilitò

contro la Corte l’opinione pubblica, accusandola di opporsi alla redistribuzione della ricchezza;

il contrasto fu accesissimo e si concluse solo nel 1937, quando alcuni giudici furono sostituiti

con elementi più favorevoli alle nuove proposte.

Nel 1938 la politica del New Deal può considerarsi conclusa, infatti le minacce del nazismo e

dell’imperialismo giapponese, indussero il governo ad incentivare le spese belliche per il riarmo, che da

sole riuscirono a far superare la crisi, anche nei paesi europei, e la disoccupazione fu totalmente

riassorbita. Roosevelt fu rieletto nel 1940 e nel 1944, morì alla vigilia della vittoria sul nazismo il 12

Aprile 1945.

L’interpretazione keynesiana:

L’economista inglese John Maynard Keynes (1883-1946) studiò in modo approfondito la crisi del ’29 e

nel 1936 pubblicò la “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”. In quest’opera

Keynes descrive cosa era successo al capitalismo con l’intento di conservarlo intervenendo in maniera

adeguata e non di criticarlo in un’ottica comunista. Brevemente Keynes sostiene che nel sistema

capitalistico le decisioni di produzione sono basate principalmente sull’aspettativa di profitto da parte

dell’imprenditore, e non sulla necessità del consumatore, perciò le fabbriche

avrebbero potuto rimanere aperte mantenendo gli impiegati al lavoro, ma non

lo furono perché questo non avrebbe prodotto profitto. Questo sistema parve

sul punto di collassare, dunque erano necessari provvedimenti drastici per

salvarlo, ma prima bisognava comprendere meglio la malattia della crisi

economica.

La depressione nasce dalla diminuzione della domanda aggregata (somma di

consumi e investimenti pubblici e privati), in particolare accade che per un

dato motivo, accidentale o ciclico, il volume degli investimenti si riduce,

questo si riflette nella diminuzione della produzione di beni; da qui dipende

una riduzione dell’occupazione che fa calare la domanda, cioè i consumi. In

conseguenza peggiorano le aspettative di guadagno di altri gruppi di imprenditori, e con queste

l’incentivo a investire che genera un nuovo ciclo negativo. Così si genera una reazione a catena e la

situazione economica tende a peggiorare da sé, finché non si interviene con nuovi investimenti.

Il processo può essere arrestato dallo Stato grazie all’aumento della spesa pubblica, che effettuata

tempestivamente può invertire la tendenza e ricondurre il sistema alla stabilità aumentando la domanda

aggregata; l’intervento dello Stato deve però essere limitato nel tempo e assumere il carattere di una

politica inflazionistica in periodi di crisi, e di una politica deflazionistica (contenimento dei prezzi) in

periodi di boom economico per mantenere la domanda nei limiti delle possibilità produttive. Dunque

l’intervento statale professato da Keynes deve essere anticiclico rispetto all’andamento economico.

Cio’ e’ espresso nella sua opera piu’ importante, “teoria generale della moneta e del commercio”.

La riflessione di Keynes per un passaggio dal “laissez-faire” al “Welfare State” può essere

sintetizzata con due brani tratti da “La fine del laissez-faire” pubblicato nel 1926 e da

“Democrazia ed efficienza” pubblicato nel 1939:

“La bellezza e la semplicità della teoria del laissez-faire sono tali che è facile dimenticare che essa

trova conforto non nella realtà dei fatti ma in ipotesi incomplete, introdotte per amore della semplicità.

A parte altre obiezioni […] la conclusione secondo cui individui che agiscono indipendentemente l’un

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