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Sintesi
Introduzione Crisi del 1929 tesina


Nella tesina di maturità analizzerò la crisi del 1929. In Inglese analizzeremo l’argomento “Borsa Valori” trattandolo interamente in lingua inglese. Enunceremo, quindi, il significato di “share”, “stockholders”, “debentures” e di “bond”, introdurremo la figura del “broker-dealer”, ed infine individueremo le due più grandi Borse del mondo, ovvero quella Statunitense e quella Londinese. In Storia analizzerò, nella tesina, la Borsa di Wall Street.

Collegamenti

Crisi del 1929 tesina


Storia- La borsa di Wall Street
Inglese- The stock exchange.
Estratto del documento

Capitolo Primo

INGLESE

In questa sezione analizzeremo l’argomento “Borsa Valori” trattandolo interamente in lingua inglese.

Enunceremo, quindi, il significato di “share”, “stockholders”, “debentures” e di “bond”, introdurremo la

figura del “broker-dealer”, ed infine individueremo le due più grandi Borse del mondo, ovvero quella

Statunitense e quella Londinese.

The Stock Exchange

The Stock Exchange is the centre (marketplace) where shares and bonds are bought and sold, and a place

where companies can raise capital for investment and people can invest their savings either to get an income

or to make capital gains (by selling shares). There are Stock Exchanges in all important financial centres of

the world. The New York Stock Exchange operation since 1792 and is the largest in the world. Tokyo,

London and Frankfurt also have major facilities.

STOCKBROKERS: are experts who can buy and sell securities directly for themselves or for others,

charging commissions for their services.

A share or shock (in U.S.A.) represents a part of the company’s capital, while a bond is a document issued

by a government or company when borrowing money from the public.

An investor cannot buy and sell share by himself, he needs the assistance and advise of an intermediary, a

broker-dealer who buys and sells shares on behalf of members of the public.

Brokers earn a commission for arranging the purchase and sale of shares.

There are Stock Exchange in many major cities including New York, Tokyo, Hong Kong, Frankfurt, Paris,

London, Milan as well as in other important centres.

The London Stock Exchange was formed in 1801 and became the accepted place to buy and sell shares.

The structure of the stock exchange changed on a day know as the “Big Bang”, in 1986, the main changes

were:

 Fixed commissions were abolished;

 Free competition;

 The introduction of the Stock Exchanged Automated Quotation -SEAQ-.

Computer and telecommunications technology has also given trading on an international level.

Capitolo Secondo

STORIA

Ho chiaramente affermato, nei contenuti appena espressi in Inglese, che la Borsa di New York è la più

grande, la più importante, e la più antica del mondo.

Nel corso della storia, la Borsa di New York è sempre stata un punto di riferimento per tutte le altre Borse,

siano esse di qualsiasi città, tanto che ancora oggi, quando bisogna esprimere un giudizio sull’andamento di

un determinato titolo, o studiare un particolare effetto economico, ci si rapporta ad essa.

C’è da dire però, che intorno agli anni ’30 è stata travolta da un periodo di enorme crisi economica, che

proprio in quegli anni divampava negli Stati Uniti, denominato “Grande Depressione”.

Voglio adesso far riaffiorare gli avvenimenti principali di questa crisi, tracciando un breve excursus storico in

proposito.

Wall street, la Borsa di New York registrava una costante e impressionante ascesa del valore dei titoli

quotati, i listini non avevano più nulla a che fare con i profitti reali (guadagni) e la solidità finanziaria delle

aziende di riferimento.

A questo proposito è interessante che l’indice di Borsa (DOW JONES) era cresciuto tra il 1926 e il 1928 di

quasi 5 volte. L’ascesa dell’indice di Borsa diffuse un clima di euforia e di ottimismo.

La quotazione in Borsa di tante aziende crebbe in modo stratosferico, trascinando nel rischio

dell’investimento azionario non solo i grandi gruppi industriali, ma anche i piccoli risparmiatori, facilitati da

un sistema bancario fortemente frammentato, scarsamente controllato dalle autorità federali e disposto a

offrire i loro crediti.

A partire dal 24 ottobre 1924 il famoso “giovedì nero” la Borsa di Wall Street cominciò a segnare un

andamento contrario e l’indice Dow Jones iniziò a scendere in modo inarrestabile.

La crisi finanziaria sommata alla crisi agraria e industriale che già da alcuni anni aveva indebolito il sistema

economico sprofondò la nazione in uno stato di grave prostrazione, determinando una caduta dei prezzi e

della produzione industriale, un aumento della disoccupazione e fallimenti a catena di banche e

industrie.

La progressiva interdipendenza dei mercati finanziari mondiali, accresciuta nel dopoguerra dalla funzione

decisiva che i prestiti americani avevano avuto nella ripresa economica della Germania (e Francia, era il

principale creditore dei tedescho), fece si che la crisi di Wall Street si propagasse (aumentasse) fortemente in

Europa provocando il fallimento di molte grandi banche.

La crisi contraendo pesantemente il commercio internazionale, scaricava il peso maggiore sui paesi

dell’Africa, Asia e America Latina, principali produttori di materie prime.

ROOSEVELT E IL NEW DEAL

Secondo la dottrina economica liberista, la sola ricetta per affrontare la crisi consisteva nel riordine dei

bilanci pubblici con il taglio delle spese superflue e nella lotta all’inflazione attraverso la limitazione dei

consumi. Nonostante la durezza della crisi, impose scelte drastiche e radicali: gli Stati Uniti d’America

(USA) fossero il paese più saldo era la fiducia nel mercato e più incrollabile la convinzione ce la crisi, pur

dura e difficile, sarebbe passata, il governo americano elaborò la più complessa ed efficace risposta a questa

delicatissima crisi economica, incentrata sul ruolo insostituibile dello Stato. L’interprete di questa nuova

strategia fu il presidente democratico FRANKLIN DELANO ROOSEVELT salito al potere nel 1932.

Roosevelt propose agli americani un “nuovo corso” (New Deal), vero e proprio programma civile e ideale di

ampio respiro che non solo rilanciasse l’economia ma restituisce al paese la fiducia nel proprio futuro.

Roosevelt concordava con l’economista inglese John Maynard Keynes che non potendo uscire dalla crisi e

affidandosi ciecamente al mercato abbandonato a se stesso, il 1929 era proprio la crisi attuale.

Il presidente si mosse in 2 direzioni:

Dal punto di vista economico promosse un massiccio intervento statale, sia negli investimenti pubblici sia

nella regolazione del mercato e del sistema bancario. Roosevelt interviene largamente anche nel campo

della legislazione sociale, assicurando ai lavoratori americani pensioni e indennità di disoccupazione e di

malattia;

Dal punto di vista politico, il presidente lavorò costantemente per costruire attorno a sé un largo consenso di

massa. Cessò di guardare ai sindacati come a un pericolo rivoluzionario (era avvenuto anche negli anni

Venti) e ne ricercò la collaborazione.

Però nella capacità di dialogare direttamente con il popolo americano Roosevelt mostrò tutta la propria

abilità, sfruttando ogni opportunità offerta dai mezzi di comunicazione di massa: i famosi “discorsi al

caminetto”, trasmessi alla radio e ascoltati da milioni di cittadini, contribuirono a formare un clima di

condordia e di fiducia nazionale.

Roosevelt apparve come un grande padre premuroso, la cui tempra morale era provata dalla sua reazione a

una sorte che gli era stata avversa. Non stupisce che nonostante il bilancio solo parzialmente positivo del

New Deal gli sia stato riconfermato alla presidenza per 3 mandati consecutivi, dal 1932 al 1944 e, quando

morì nel 1945, poco dopo aver assunto la carica presidenziale per la quarta volta, l’intera popolazione

americana, indipendentemente dalla fede politica, si strinse in un comune e commosso orgoglio con tanto

affetto nei suoi confronti per quello che aveva fatto e dato alla gente del suo paese.

LA DIFFICILE SITUAZIONE ECONOMICA NEGLI STATI UNITI ALL’INIZIO DEGLI ANNI 30

Gli effetti della profonda crisi economica che aveva colpito gli Stati Uniti nel 1929 si fecero sentire

pesantemente negli anni successivi; nel 1932 i disoccupati erano 13 milioni, la produzione crollò del 50% e

ben 6000 banche erano fallite. La popolazione chiedeva lavoro e il presidente Hoover era restio a intervenire

nella vita economica, si era limitato a finanziare salutari lavori pubblici o introdurre tariffe (tasse o dazi)

doganali per difendere i prodotti americani.

Intorno al Partito repubblicano e nelle elezioni presidenziali del 1932, favorì l’affermazione del democratico

Franklin Delano Roosevelt. Fu rieletto per 4 volte consecutive (1932,1936,1940 e 1944), mantenne la

presidenza degli Stati Uniti fino alla morte avvenuta nel 1945. Il suo programma era di una forte iniziativa

dello Stato per aumentare la domanda interna e i consumi della maggioranza della popolazione e ridare

fiducia al paese.

SOVVENZIONI E LAVORI PUBBLICI PER RISOLLEVARE L’ECONOMIA: IL NEW DEAL

Per risollevare l’agricoltura dalla grave crisi che l’aveva colpita, Roosevelt concesse finanziamenti ai

contadini cosi potevano restituire in parte i debiti contratti dopo il 1929 e acquistare nuove macchine.

1933: il governo emanò una legge che riduceva l’orario di lavoro nelle fabbriche e stabiliva i salari minimi

per gli operai; le industrie ottenevano commesse e agevolazioni statali.

Venne avviata una serie di grandi lavori pubblici, fra i quali l’imponente opera di risarcimento del bacino

del Tennessee.

Era l’inizio del cosidetto NEW DEAL (“Nuovo Corso”), vedeva lo Stato per la prima volta negli USA

protagonista della scena economica.

Roosevelt diede un forte impulso alla politica sociale. Questa politica riscosse un enorme successo tra la

massa della popolazione provocando l’ostilità degli speculatori di borsa e grandi affaristi. Lo sviluppo del

capitalismo non costituiva lo scopo dell’azione politica, ma lo strumento attraverso il quale dare benessere al

popolo. Il fine ultimo era la democrazia.

Fra il 1933 e il 1936 il NEW DEAL non riuscì a risolvere i problemi dell’economia statunitense: una nuova

fase di crisi, avvenuta nel 1937, rallentò la ricostruzione delle forze produttive, solo negli anni Quaranta,

grazie all’imponente richiesta di forniture militari necessarie per la seconda guerra mondiale, il governo

riuscirà a rimarginare le terribili ferite aperte dal crollo del 1929.

Avevano creato un nuovo clima di fiducia, ponendo cosi le premesse necessarie per uscire definitivamente

dalla “grande crisi”. La Crisi del ’29 e il New Deal

Negli anni che intercorrono tra il 1920 e il 1929 gli Stati Uniti attraversano un periodo di grande prosperità.

Nel novembre 1920, anno nel quale le donne ottengono il diritto di voto, le elezioni per la presidenza degli

Stati Uniti inaugurano un’era di isolazionismo che durerà circa un ventennio. Il programma del nuovo

presidente, Warren G. Harding, un repubblicano promosse lo sviluppo produttivo interno, lasciando ampio

spazio di azione alle imprese senza interferenze statali, difendendo il mercato interno con le alte tariffe

doganali e limitando l’emigrazione.

Il successore di Harding è Calvin Coolidge, che si attiene fondamentalmente alle stesse linee di condotta. Il

periodo di prosperità iniziata sembra non dover subire arresti; nel 1928 viene eletto alla presidenza un altro

repubblicano Herbert C. Hoover.

Al culmine di un periodo di prosperità, in un giorno del 1929, giovedì 24 ottobre (che sarà ricordato come il

”giovedì nero”), alla Borsa di Wall Street, a New York, si registra un calo vistoso del valore dei titoli delle

più importanti imprese americane; sono svendute quasi 13 milioni di azioni. La frana sembra arrestarsi il

giorno successivo, ma poi riprende, devastante più che mai, martedì 29 (il “martedì nero”), il più disastroso

di tutta la storia finanziaria degli Stati Uniti: sono scambiati, a prezzi sempre più cedenti, 33 milioni di titoli.

Gli sforzi dei banchieri e degli agenti di cambio sono del tutto inefficaci, di fronte alla dimensione della

catastrofe. Gli Stati Uniti, in meno di una settimana, sono diventati, da nazione prospera, un paese alle soglie

della povertà ed in preda al panico.

La crisi, che continua con effetti devastanti, sino al 1932, provoca un crollo della produzione mondiale di

circa il 50%.

Le cause di un crollo così rapido ed inaspettato sono sicuramente da ricercarsi in un insieme di elementi

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