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Sintesi
Storia - La crisi del 1929.
Diritto - La finanza neutrale e la finanza congiunturale (“legge degli sbocchi” di Jean-Baptiste Say in contrapposizione alla teoria keynesiana e applicazione di quest’ultima al New Deal di Roosevelt); il Quantitative easing.
Sociologia - Globalizzazione economica e finanziaria tramite la relazione "Globalizzazione" di Andrea Fracasso.
Estratto del documento

Baldo Nicole

5AES

LA CRISI DEL 1929 E LA CRISI DEL 2008 Liceo statale C. Montanari

Verona

A.S. 2014/2015

STORIA

Contesto economico precedente la crisi, Contesto economico e finanziario che ha portato alla crisi

cause scatenanti e sua evoluzione. analizzato tramite il documentario “Inside Job” di Charles

Ferguson.

DIRITTO SOCIOLOGIA

La finanza neutrale e la finanza congiunturale (“legge

degli sbocchi” di Jean-Baptiste Say in contrapposizione 

Globalizzazione economica e finanziaria Andrea Fracasso.

alla teoria keynesiana e applicazione di quest’ultima al

New Deal di Roosevelt). DIRITTO

Mezzi utilizzati per porre fine alla crisi: il Quantitative easing.

Bibliografia Sitografia Filmografia

  

P. Ronchetti, “Diritto ed http://freiheitfreedom.altervista.org/ Charles Ferguson,

economia politica. Istituzioni “Inside Job”, 2010.

http://www.treccani.it/scuola/tesine/crisi_del_29/fanella.html

e mercati”, Zanichelli, 2012, http://keynesblog.wordpress.com

pag. 295-296-297-300-301- http://www.treccani.it/enciclopedia/mutuo-subprime/

302-303-304-305-306-307. http://www.mercatieinvestimenti.it/2015/05/il-quantitative-

easing-della-bce-quali-i-possibili-effetti/

 F. M. Feltri, M.M.

Bertazzoni, F. Neri,

“Chiaroscuro 3, dal

Novecento ai giorni nostri”,

SEI, 2012, pag. 336-337-338-

339-340.

 F. Targetti, A. Fracasso, “Le

sfide della globalizzazione:

storia, politiche e

istituzioni”, Francesco

Brioschi Editore, 2008, pag.

23-24-25-26-27-28-29-30-

31-32-33-34-35-36-37.

 S. Maffettone, “Ricchezza e

nobiltà”, L'espresso n. 47 del

30/11/2006. Baldo Nicole

5AES

Liceo statale C. Montanari

Verona

A.S. 2014/2015

LA CRISI DEL 1929 E LA CRISI DEL 2008

La crisi economica del 1929

Nella storia dell'economia mondiale, ha segnato un ruolo decisivo la cosiddetta "Grande Depressione",

ovvero quella crisi economica che ha colpito gli Stati Uniti dal 1929, il cui inizio è identificato con il crollo

della borsa di Wall Street a New York il 24 ottobre 1929. Questa crisi si propagò in tutto il mondo

industrializzato portando gravi conseguenze all'economia degli Stati Europei.

Dopo la fine della prima guerra mondiale i Paesi europei si trovarono in gravi difficoltà economiche, in

quanto essi erano disastrati dalla guerra e necessitavano di tutte le tipologie di prodotti. Dunque i Paesi

europei compravano i prodotti dagli Stati Uniti, che non avevano subito distruzioni territoriali con la guerra,

quindi le aziende crescevano, soprattutto perché potevano contare su mercati sicuri, ossia gli Stati europei.

Aumenta dunque la Domanda europea di prodotti statunitensi, e quindi l’Offerta di prodotti americana

viene assorbita dal mercato. In questo periodo gli americani investono per ampliare le aziende, contraendo

debiti con le banche. Molti risparmiatori comprano titoli azionari di aziende americane, titoli che sono

destinati a crescere in quanto queste aziende si espandono sempre più. Questa situazione di squilibrio tra

Europa e Stati Uniti in seguito si riequilibra: i Paesi europei riescono a migliorare la loro situazione

economica e cominciano a produrre per se stessi, facendo diminuire la Domanda di prodotti statunitensi. Le

aziende americane a questo punto non riescono più a vendere e quindi non riescono a ripagare i debiti che

hanno contratto con le banche. Tutto ciò provoca non solo il fallimento delle aziende, ma anche il

fallimento delle banche. Il valore dei titoli azionari crolla, in quanto nel momento in cui si percepisce che il

valore dei titoli scende, gli operatori di borsa cercano di venderli velocemente, prima che non valgano più

nulla. Questo scatena il panico a Wall Street e la Borsa crolla. Questo provoca una crisi economica anche in

Europa, essendo legata agli Stati Uniti. La Germania infatti riusciva a pagare l’enorme cifra dell’indennità di

guerra stabilita nel Trattato di Versailles a Francia e Inghilterra solo grazie ai prestiti statunitensi e a loro

volta Francia e Inghilterra con quel denaro pagavano i debiti che avevano contratto durante la guerra con

gli Stati Uniti. Gli Stati per risolvere la situazione si affidano al protezionismo economico, ma alcuni avviano

una corsa agli armamenti, che sarà produttiva solo se sfocia in una guerra vittoriosa.

Fino al 1929 era universalmente accettata l’idea secondo cui lo Stato doveva rigorosamente astenersi

dall’intervenire nel campo dell’economia, basata sul presupposto che esistesse una sorta di sistema capace

di autoregolarsi, ma ora giungeva a conclusione l’epoca del liberismo economico.

Nel 1929 il presidente degli Stati Uniti Herbert Hoover, profondamente legato alla dottrina del liberismo

economico e che non seppe trovare alcun rimedio alla crisi. Alle elezioni presidenziali del 1932 venne eletto

Franklin Delano Roosevelt, che si rese immediatamente conto che, per affrontare la crisi, bisogna violare

l’ortodossia liberista. Roosevelt si circondò di un gruppo di esperti (che prese il nome di Brain Trust, ossia

concentrazione di cervelli) disposti ad affrontare la nuova situazione con metodi radicalmente diversi

rispetto a quelli classici.

L’amministrazione Roosevelt scelse deliberatamente di andare incontro a un deficit nei conti dello Stato,

pur di trovare le risorse necessarie a far ripartire il meccanismo inceppato dell’economia nazionale. Si può

dire che l’idea centrale del New Deal (che nel 1936 troverà conferma accademica nell’opera Teoria

generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta dell’economista inglese John Maynard Keynes)

consisteva nel far intervenire lo Stato in quel mondo della vita economica da cui il liberismo l’aveva espulso

in nome dell’idea della capacità di autoregolazione da parte del mercato. Ma il mercato nel contesto della

grande depressione non era più capace di generare occupazione, ecco perché il compito primario dello

Stato divenne quello di fornire lavoro ai propri cittadini. In questo modo, un numero crescente di individui

avrebbe di nuovo avuto a propria disposizione delle risorse, del denaro da spendere in beni di consumo o in

derrate alimentari. A quel punto, l’intero meccanismo avrebbe ripreso a funzionare, in quanto sia le

fabbriche che gli agricoltori avrebbero di nuovo avuto un mercato sul quale collocare quanto producevano.

A tal fine, l’amministrazione Roosevelt intraprese una grande campagna di lavori pubblici.

Nel 1934, lo stato era riuscito a trovare un impiego a più di 4 milioni di disoccupati; negli anni seguenti, in

media, fu possibile creare 2 milioni di posti di lavoro all’anno. L’agricoltura, invece, fu sostenuta con una

serie di sussidi, offerti ai contadini disposti a ridurre la propria produzione, al fine di risollevare i prezzi dei

prodotti agricoli.

Per la prima volta lo Stato liberale si diede dei valori: non si limitò più a non violare i diritti fondamentali del

cittadino, ma si impegnò attivamente a migliorare la qualità della vita dei propri cittadini.

LA FINANZA NEUTRALE

La “legge degli sbocchi” teorizzata da Jean-Baptiste Say : secondo questa legge è l’Offerta a creare la

propria Domanda. Say sosteneva che gli imprenditori potevano produrre i beni senza porsi il problema di

venderli, dal momento che i beni acquistati (Domanda) sono sempre uguali ai beni prodotti (Offerta), e

tutta la produzione viene venduta. Partendo dalla legge di Say nasce il concetto di finanza neutrale, su cui si

fonda lo Stato liberale: lo Stato deve limitarsi a coprire i servizi istituzionali senza intervenire nel sistema

economico. L’intervento statale è dannoso, perché turba il naturale equilibrio del mercato che assicura il

pieno impiego dei fattori produttivi. I sostenitori di questa teoria economica non negano che nel sistema

economico si verifichino degli squilibri (sovrapproduzione, disoccupazione, ecc..), ma sostengono che si

tratta di squilibri solo temporanei, che il mercato può superare da solo, senza bisogno di alcun intervento

statale. Poiché lo Stato liberale non deve effettuare interventi massicci, i sostenitori della finanza neutrale

sostengono che la spesa pubblica deve essere contenuta e, quindi, deve essere finanziata interamente col

prelievo fiscale, senza ricorrere al debito pubblico.

LA FINANZA CONGIUNTURALE

La legge di Say viene superata negli anni Trenta dalla teoria keynesiana. Secondo Keynes, poiché è la

Domanda a fissare il livello della produzione, non vi è più alcuna garanzia contro la depressione (una

Domanda insufficiente causa disoccupazione), ne consegue che , per evitare crisi, bisogna sempre

controllare il livello della Domanda. Dopo aver interpretato la Grande Depressione come il fallimento della

finanza neutrale, Keynes elabora il concetto di finanza congiunturale: lo Stato deve intervenire in caso di

squilibri della Domanda.

Se la Domanda è superiore all’Offerta nel sistema tende a crearsi inflazione . Per contenere questo eccesso

di Domanda, lo Stato deve diminuire la spesa pubblica; questa riduzione si ripercuote negativamente sul

livello del Reddito Nazionale.

Se la Domanda è inferiore all’Offerta nel sistema si crea depressione. Lo Stato deve quindi incrementare la

spesa pubblica e questo aumento si ripercuote positivamente sul livello del Reddito Nazionale.

Crisi finanziaria del 2008

Parte I: come ci siamo arrivati.

Dopo la Grande Depressione l’industria finanziaria era strettamente controllata, infatti le banche erano

perlopiù banche locali, ed era loro proibito speculare con i risparmi dei clienti. Che si occupavano di stock e

obbligazioni erano le banche d’investimento, che erano piccole società private: in questo modo ogni socio

metteva i propri soldi e quindi controllava attentamente quei soldi; non volevano assolutamente rischiare.

Negli anni ’80 queste banche d’investimento divennero pubbliche. In quegli anni l’amministrazione Reagan

cominciò una deregolamentazione finanziaria, in particolare essa, nel 1982, deregolamentò le compagnie di

risparmi e prestiti, permettendogli di fare investimenti rischiosi con i soldi dei clienti. Alla fine degli anni ’80,

centinaia di queste compagnie fallirono e migliaia di dirigenti finirono in carcere, accusati di aver

saccheggiato le loro compagnie. Con Clinton la deregolamentazione continua. Alla fine degli anni ’90 il

sistema finanziario si consolidò in poche ma enormi società, il cui fallimento avrebbe minacciato l’intero

sistema. L’amministrazione Clinton le aiutò a crescere ulteriormente, infatti nel 1998 CITICORP e

TRAVELLERS si uniscono in CITIGROUP, la più grande compagnia di servizi finanziari del mondo. Questo

fusione violava il “Glass Steagal Act”, legge approvata in seguito alla Grande Depressione per prevenire che

le banche potessero partecipare a investimenti rischiosi con dei depositi dei consumatori. Questa fusione

fu illegale, ma La Federal Reserve diede quindi a CITIGROUP un’esenzione di un anno e poi abrogarono la

legge, permettendo così ulteriori fusioni. George Soros (miliardario, investitore e filantropo) per spiegare

l’instabilità del sistema finanziario fa una metafora con una petroliera. Le petroliere sono molto grandi e

quindi hanno bisogno di scompartimenti per evitare che il petrolio in movimento all’interno la rovesci.

Dopo la Grande Depressione le regolazioni finanziarie introdussero questi scompartimenti.

La deregolamentazione ha portato alla fine della compartimentazione.

All’inizio degli anni ’90 la deregolamentazione e

l’avanzamento tecnologico portarono ad un’esplosione

di complessi prodotti finanziari chiamati strumenti

derivati. Usando i derivati, i banchieri virtualmente potevano giocare d’azzardo su tutto, dall’andamento

del prezzo del petrolio al fallimento o meno di un’azienda. Ciò rese il sistema finanziario instabile. Il

mercato dei derivati non era regolato. A dicembre 2000 il Congresso passa il “Commodities Futures

Modernization Act”, scritto con l’aiuto di lobby finanziarie, che bandiva la regolamentazione dei derivati.

L’uso dei derivati a questo punto esplose.

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