Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 22
Crisi economica del 2008 Pag. 1 Crisi economica del 2008 Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Crisi economica del 2008 Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Crisi economica del 2008 Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Crisi economica del 2008 Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Crisi economica del 2008 Pag. 21
1 su 22
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
Economia: le banche

Inglese: la crisi del 2008

Tedesco: banche e on line banking

Geografia: la globalizzazione
Estratto del documento

LA CRISI DEL 2008

La crisi economica del 2008, che si è originata negli Stati Uniti con la crisi dei subprime, ha avuto luogo

dai primi mesi del 2008 in tutto il mondo. Tra i principali fattori della crisi figurano gli alti costi delle

materie prime, una crisi alimentare mondiale, un'elevata inflazione globale, la minaccia di una recessione

in tutto il mondo, la crisi creditizia ed una conseguente crisi di fiducia dei mercati borsistici. Nel periodo

dal 1980-2000 i prezzi delle materie prime erano in continua diminuzione. Al contrario, dal 2000, questi

prezzi hanno cominciato ad aumentare in misura rilevante. Ma solo dal 2008 l'incremento dei prezzi delle

materie prime, in particolare il rialzo del prezzo del petrolio e di alcuni cereali, iniziò a creare veri danni

economici, minacciando la fame nel terzo mondo, la stagflazione ed una riduzione del fenomeno della

globalizzazione, il tutto insieme ai ribassi nelle borse di tutti i continenti. L'aumento dei prezzi delle

materie prime comporta di conseguenza l'aumento del costo finale di produzione dei beni di consumo.

Nel gennaio 2008, il prezzo del petrolio ha superato i 100 dollari al barile per la prima volta nella sua

storia, continuando a salire nei mesi successivi, fino ad arrivare ai 147 dollari a barile, poi è sceso da

settembre.

Crisi dei subprime

I subprime sono mutui immobiliari concessi senza garanzie adeguate, ma con tassi d’interesse molto alti e

pesanti per tutte quelle famiglie americane non in grado di sostenere un tale onere. Per questo motivo, le

banche hanno cominciato a “cartolizzare”, ovvero a trasformare i mutui immobiliari in titoli negoziabili,

portando ad una speculazione azzardata poichè, a differenza delle banche, le finanziarie non conoscevano

dettagliatamente la solvibilità dei loro clienti.

La crisi dei subprime è una crisi finanziaria scoppiata alla fine del 2006 negli Stati Uniti e che ha avuto

gravi conseguenze sull'economia mondiale, in particolar modo nei paesi sviluppati. Per questo motivo

viene considerata la crisi economica peggiore dai tempi della grande depressione. Questa crisi ha causato

perdite nelle banche e in altre istituzioni finanziarie per un totale di 4.100 miliardi di dollari Usa (stima del

Fondo Monetario Internazionale nell’aprile 2009).La crisi è iniziata nella seconda metà del 2006, quando il

mercato immobiliare statunitense cominciò a rellentare e, contemporaneamente, molti possessori di

mutui subprime divennero insolventi a causa del rialzo dei tassi di interesse.

La crisi diventa rilevante nei primi mesi del 2007, e nel settembre-ottobre 2008, poiché vengono a

mancare le banche d'affari più note: il 15 settembre 2008 Lehman Brothers dichiara la bancarotta e il 22

settembre Goldman Sachs e Morgan Stanley diventano banche normali. Tutti gli indici borsistici mondiali

decrescono consistentemente, arrivando ai livelli della fine del XX secolo.

All'esplosione della crisi dei mutui subprime, alcune banche decidono di "congelare" le quote dei propri

fondi di investimento, sospendendone la compravendita per impedirne un deprezzamento. In altri casi, i

creditori hanno dichiarato le loro insolvenze e vi sono stati casi di fallimento, che hanno portato ad un

calo dei titoli in Borsa generalizzato nei vari settori. Questo perché i titoli bancari sono a massima

capitalizzazione e i più scambiati, e quindi un loro calo pesa in misura rilevante sull'indice complessivo di

Borsa, per il fatto che l'insolvenza del debitore si ripercuote su tutti i suoi creditori, con la difficoltà di

rinnovare prestiti in scadenza a tassi agevolati e a concedere dilazioni di pagamento a molte industrie che

hanno un debito che è un multiplo del loro capitale sociale.

In un primo momento le banche centrali hanno agito come prestatori di denaro, con interventi di aiuto

mirati e in un secondo momento hanno abbassato il costo del denaro in modo da assicurare sufficiente

liquidità all'intero sistema. Questo ha evitato il fenomeno della "corsa agli sportelli" e quindi effetti ancora

più devastanti sull'intera economia. Nell'area Euro si è verificato il più massiccio intervento nella storia

della BCE, e si è parlato di un rischio di iperinflazione a causa della moneta immessa in circolazione.

Il continuo rialzo dei tassi di interesse ha indotto in insolvenza circa 2 milioni di famiglie americane alle

quali è stato esteso l'istituto del fallimento, in precedenza concesso alle sole imprese. Sarebbe sufficiente

una riduzione dei tassi di interesse per ridurre la rata variabile di questi mutui, riportandola ai livelli

precedenti la crisi. Ma oltre a ridurre la percentuale di insolvenze, una diminuzione del tasso di sconto

avrebbe anche l'effetto opposto di incentivare la concessione di nuovi mutui (e aggravare il numero di

potenziali sofferenze in futuro).Le banche centrali possono però decidere di aumentare la riserva oppure

fare un esplicito divieto di concedere prestiti ad un tasso ribassato.

Nella prima metà dell'Agosto 2007, vi è stata una netta caduta degli indici di borsa Nasdaq e Dow Jones, e

gli indici delle borse asiatiche ed europee hanno fatto registrare una serie di record negativi.

Va ricordato però che la situazione mutui è a rischio anche in altri Paesi.

La responsabilità della crisi è delle pratiche dei prestatori subprime, inoltre vi è stata la mancanza di una

effettiva supervisione da parte delle autorità governative. Sono stati accusati i mediatori creditizi per aver

indirizzato i debitori verso prestiti che non potevano soddisfare, e inoltre i periti di aver gonfiato

artificialmente le valutazioni degli immobili. Il ruolo delle banche è stato indubbiamente centrale

nell'estensione della crisi a livello globale.

I debitori sono stati criticati per aver contratto mutui pur sapendo di non poterli soddisfare. Al momento

della forte crescita dei mutui i tassi di interesse erano ai minimi storici, e quindi questo fece pensare che

fossero convenienti mutui a tasso variabile. I contratti stessi di questi mutui non prevedevano un

interesse massimo applicabile.

Anche la caduta dei prezzi degli immobili, iniziata nel 2005 è una componente della crisi. Mentre i prezzi

degli immobili crescevano, dal 2000 al 2005, i debitori che avevano difficoltà nell'adempiere ai pagamenti

potevano vendere le loro case oppure accedere a nuovi finanziamenti. Ma, quando i prezzi si sono

raffreddati, questa strategia non si è più resa disponibile per chi usufruiva di un mutuo subprime.

Il calo dei prezzi dovrebbe riportare gli immobili ai valori precedenti alla bolla speculativa. Nel ventennio

precedente, in diverse aree degli Stati Uniti, i prezzi degli immobili raddoppiavano in media ogni 5 anni,

con ingenti compravendite di breve periodo. La crescita dei prezzi non era giustificata da un reale

aumento di valore degli immobili, dovuti ad esempio a interventi interni di ammodernamento oppure

esterni di riqualificazione dei quartieri o per la costruzione di infrastrutture. Più che una crescita del valore

reale delle case si trattava di una crescita del valore di mercato, priva di fondamentali. Ma ciò che

stupisce è che solo una minima parte di chi richiedeva un mutuo necessitava di comprare la prima casa,

molti si indebitavano per rivendere al doppio dopo 4-5 anni facendo speculazione.

La crisi negli Stati Uniti

La Federal Reserve Bank, fin dai primi segni di crisi, ha iniziato a nazionalizzare quote di banche e società

per salvarle dal fallimento e a introdurre denaro nel sistema. Ma il fallimento di alcune banche ed entità

finanziarie è stato inevitabile e ha determinato una forte riduzione della capacità di consumo e risparmio

della popolazione.

A settembre 2008, i problemi si sono aggravati con la bancarotta di diverse società legate al credito ed

alla finanza immobiliare, come la banca di investimenti Lehman Brothers, le società di mutui Fannie Mae e

Freddie Mac o la società di assicurazioni AIG.

Il governo nordamericano è intervenuto iniettando liquidità per centinaia di miliardi di dollari, con

l'obiettivo di salvare alcune di queste società. Nel frattempo gli indici borsistici delle borse americane,

specchio della salute dell'economia USA, sono letteralmente colati a picco con perdite che dall'inizio

dell'anno hanno superato il 40% del valore.

I mutui a rischio mandano in rosso il Dow Jones e la crescente difficoltà del mercato dei mutui “subprime”,

ossia quelli dei debitori più a rischio, fa pesantemente sentire il suo impatto sull' intera piazza finanziaria

di Wall Street.

Le banche sono fallite a causa della crisi dei consumi e al mancato pagamento delle rate dei mutui o dei

prestiti erogati. Le banche statunitensi, a causa della svalutazione degli immobili, si sono trovate ad avere

in mano, dopo i pignoramenti, un numero di abitazioni di poco valore che nessuno era più in grado di

acquistare per carenza di liquidità e garanzie.

Nel 2008 sono fallite 25 banche e nel 2009 il numero delle banche fallite è stato il doppio dell’anno

precedente. Le principali banche fallite nel 2008 sono:

Cape Fear Bank

 New Frontier Bank

 Merced Bank

 First Priority Bank

 Guaranty National Bank

 Meridian Bank

 Main Street Bank

 Washington Mutual

 IndyMac

 First National of Nevada

 ANB Financial

 Silver State Bank

 Columbian Bank and Trust

 First Priority Bank

 First Heritage Bank

 Ameribank

 Douglass National Bank

 First Integrity Bank

 Hume Bank

Il deficit dello stato ha raggiunto la cifra record di 1.841 miliardi di dollari (12.9% del Pil), ben oltre alle

previsioni relative al periodo fatte nei mesi precedenti. Nel 2009 il deficit è cresciuto ulteriormente.

Questa situazione già problematica di per sé è stata accompagnata da una sempre più crescente

disoccupazione a causa della chiusura di imprese in difficoltà che non sono state salvate dallo stato. La

crisi finanziaria è stata così ingente da portare alla rinnegazione della politica liberista degli Stati Uniti.

Lehman Brothers

La Lehman Brothers Holdings Inc. era una società

attiva nei servizi finanziari a livello globale fondata

nel 1850. Era uno dei principali operatori del

mercato dei titoli di stato statunitense. Il quartier

generale si trovava a New York, vi sono inoltre uffici

locali situati in tutto il mondo.

Il 15 settembre 2008 la società ha deciso di

avvalersi del Chapter 11 del Bankruptcy Code

americano (procedura simile al concordato

preventivo italiano) annunciando la più grande

bancarotta nella storia degli Stati Uniti. Il suo

fallimento è dovuto alla crisi dei mutui subprime,

motivo per cui, nel 2007, la banca aveva ridotto le

sue risorse in quell’area. Di conseguenza nel 2008

la Lehman Brothers subisce una grave perdita e le

sue azioni perdono il 73% del loro valore, facendo

prevedere la sua insolvenza già alla metà

dell’anno.

Nel mese di settembre si sono verificati diversi

avvenimenti: prima la perdita di valore delle azioni

della società che hanno avuto ripercussioni sulla

fiducia degli investitori e hanno fatto cadere a

picco l’indice S&P 500 e il Dow Jones. Il governo

nel frattempo non annunciava alcun piano di

soccorso nei confronti della Lehman Brothers.

Nei giorni successivi viene annunciata una perdita

per 3,9 miliardi di dollari e l’intenzione di liquidare

una quota della società. Mentre la Lehman

cercava un acquirente il prezzo delle azioni

cadeva di un ulteriore 40%. La banca d’affari non

è riuscita a trovare un acquirente che si facesse

carico dei suoi 60 miliardi di dollari di attività

sull’immobiliare ad alto rischio e lo stato non optò

per il salvataggio come al contrario fece per altre

compagnie.

Il 15 settembre viene annunciata la bancarotta che causa una caduta di 500 punti dell’indice Dow Jones,

la più grave perdita da quella dell’11 settembre 2001. Gli uffici vengono chiusi a Londra, Francoforte,

Tokyo, Milano e altre città.

La Lehman Brothers deteneva un debito pari a circa 613 miliardi di dollari e i suoi 26mila dipendenti

hanno perso il loro posto di lavoro. La Lehman aveva in Europa 6mila operatori di cui 140 in Italia (120 a

Dettagli
Publisher
22 pagine
666 download