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Sintesi

In questo elaborato immagino di scomporre una macchina fotografica per dimostrare come la fotografia non sia solo un'opera d'arte, ma sia legata ad aspetti scientifici e letterari per testimoniare la realtà  che ci circonda.

Materie trattate: Arte, astronomia, italiano, inglese

Estratto del documento

La tecnica impressionista:

“caricare una pistola con parecchi tubi di colore da sparare sulla tela,

terminando poi con una firma.” (Anonimo)

La scoperta della fotografia, all’inizio del XIX secolo, sembra dover segnare la fine della

pittura, grazie ad una rappresentazione precisa e fedele della realtà che raggiunge, quindi,

uno degli scopi che si è posto la pittura. Ci si rese subito conto, infatti, che nessun

pennello avrebbe mai potuto eguagliare quell’impeccabilità di osservare, registrare e

imprimere la memoria tramite la fotografia.

In questo periodo, molti pittori trasformano, infatti, i loro studi in atelier fotografici a

conferma della tesi di Nadar (1820-1910), il quale affermava che l'industria fotografica

costituiva il rifugio di pittori mancati e pigri.

La fotografia ha origine dagli sviluppi nel campo dell’ottica, con l'invenzione della

camera oscura, e dal progresso nel campo della chimica, con lo studio delle sostanze

fotosensibili. Le sue prime applicazioni per la fotografia iniziano con Niepce, al quale

viene abitualmente attribuita l'invenzione della fotografia.

Nel 1813 egli inizia a studiare i possibili perfezionamenti da apportare alle tecniche

litografiche e in collaborazione con il fratello Claude, comincia a studiare la sensibilità

alla luce del cloruro d'argento, tanto che nel 1816 ottiene la sua prima immagine

fotografica (che ritraeva un angolo della sua stanza di lavoro) utilizzando un foglio di

carta sensibilizzato, probabilmente, con cloruro d'argento. Poiché l'immagine non è

fissata completamente, Niepce è indotto a studiare la sensibilità alla luce di numerose

altre sostanze, tra cui il bitume di Giudea che possiede la proprietà di divenire insolubile

in olio di lavanda in seguito a esposizione alla luce.

J. N. Niepce: Vista della camera a Le

Gras, 1826. Il tempo d'esposizione di

otto ore causa l'impressione che gli

edifici siano illuminati dal sole sia da

destra sia da sinistra.

Le immagini, inoltre, vengono fissate e conservate sulla pellicola fotografica, che è

costituita da diversi strati: la base è realizzata da materiale plastico al quale è sovrapposto

uno strato di antialone per evitare riflessi interni. Inoltre il materiale fotosensibile è legato

alla pellicola tramite la gelatina. Nelle pellicole in bianco e nero è presente un solo strato

di emulsione fotosensibile, mentre per le pellicole colore sono necessari tre diversi strati

sensibili a causa delle diverse frequenze di luce visibile per formare l’immagine e sono

disposti nel seguente ordine: rosso, verde e blu.

Le immagini delle fotografie rimangono sulla pellicola, mentre nella pittura gli

impresse

artisti fanno uso della tela; ed è soprattutto nel periodo impressionista che i pittori

utilizzano una tecnica simile a quella fotografica, che cerca di suggerire l'aspetto della

realtà in un determinato momento non attraverso il chiaroscuro plastico, ma con un ardito

accostamento di pennellate che si completano otticamente per mezzo della luce.

L’Impressionismo è l’interpretazione del mondo espressa dall’occhio di chi vede e dalla

mano di chi dipinge.

Il termine appare per la

impressionismo

prima volta con intenzione di scherno nel

1874, sul giornale satirico che

Le Charivari,

deriva la parola dal titolo di un quadro di

Claude Monet: Impression, soleil levant

(Parigi, Museo Marmottan). Il quadro è

stato esposto alla mostra privata apertasi a

Parigi il 15 aprile 1874 nelle sale del

fotografo Nadar, a dimostrazione che

impressionismo e fotografia si muovevano

nella stessa direzione, con uguali metodi,

ma risultati opposti.

“Prima impressione che l'apparenza delle cose suggerisce”, questo è il motto dei pittori

impressionisti, i quali rifiutano l’arte accademica per seguire una tendenza realistica volta

a prediligere il paesaggio per analizzare e dare fondamentale importanza alla

en plein air

resa della luce e dei colori. La grande specificità del linguaggio pittorico impressionista è

l'uso del colore e della luce, ossia gli elementi principali della visione: l'occhio umano

percepisce inizialmente la luce e i colori e, attraverso la sua capacità di elaborazione,

distingue le forme e lo spazio in cui sono collocate. Nella pittura impressionista si

riscontra un’indifferenza del soggetto e una predilezione per la rappresentazione del

paesaggio. Gli elementi principali che caratterizzano il dipinto, e che lo

contraddistinguono gli uni dagli altri, sono la luce, l’ora del giorno e la stagione. Questi

fattori saranno sempre diversi e per questo gli artisti faranno uso di una tecnica rapida,

capace di catturare quella particolare rifrangenza, rendendo così il quadro unico e

irripetibile. Gli impressionisti rendevano l’immagine da loro ritratta in modo poco nitido

e granuloso per ricordare le prime immagini fotografiche, la loro tecnica consiste nel

dipingere a piccoli tratti giustapponendo i colori ed eliminare i contorni delle figure, in

questo modo soltanto le differenze cromatiche suggeriranno i volumi.

Il risultato finale è quello della percezione soggettiva del pittore e non sempre una resa

oggettiva della realtà, quale è invece l’obiettivo della fotografia.

Si può quindi dedurre come la pittura impressionista e la fotografia siano molto simili per

quanto riguarda lo studio della luce, ma come raggiungano diversi risultati:

l’impressionismo coglie solo il rifrangersi della luce e del colore sul paesaggio, che da

vicino sembra un insieme caotico di pennellate, e che invece da lontano ha lo stesso

effetto di precisione e realismo che ha la fotografia.

Un nuovo metodo d’osservazione: il telescopio spaziale Hubble.

“La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva.” (David Hume)

La lente è uno strumento ottico indispensabile nelle macchine fotografiche per catturare

le immagini e si ritrovano in ogni dispositivo d’osservazione, come per esempio il

telescopio.

Le lenti possono essere convergenti o divergenti. Nel caso della lente fotografica si parla

di lenti convergenti, ossia più spesse al centro rispetto ai bordi e tendenti ad unire i raggi

che le attraversano; per i telescopi riflettori si utilizza invece uno specchio. Nelle lenti

convergenti di una macchina fotografica, i raggi luminosi che si riflettono in un oggetto,

lo attraversano fino a convergere in un punto dietro alla lente: l’immagine che si forma è

reale e capovolta.

Nel telescopio, invece, lo specchio concavo dà un’immagine reale sul piano focale di un

oggetto posto a distanza praticamente infinita. La luce degli astri viene raccolta da uno

specchio concavo e viene in seguito riflessa e concentrata sul fuoco di quest’ultimo,

infine i raggi arrivano all’oculare, che ingrandisce l’immagine.

IDENTIKIT DEL TELESCOPIO SPAZIALE HUBBLE

Organizzazione: NASA/ESA

 Lunghezza d'onda coperta:

 Ottico, ultravioletto, vicino

infrarosso

Tipo di orbita: Circolare

 Altezza dell'orbita: 600 km

 Periodo orbitale: 96-97 minuti

 Velocità orbitale: 7,500 m/s

 Data di lancio: 24 aprile 1990

 Fine della missione: intorno al

 2010

Massa: 11 Tonnellate

 Montatura: Ritchey-Chretien

 riflettore

Diametro: 2,4 m

 Costo: 2 miliardi di dollari

Osservare fuori dall'atmosfera comporta numerosi vantaggi, perché l'atmosfera distorce le

immagini e filtra la radiazione elettromagnetica a diverse lunghezze d'onda, in particolare

nell'infrarosso. Un importante esempio di strumento che aiuta lo studio degli astri è il

telescopio spaziale Hubble.

Il telescopio spaziale Hubble è un telescopio di tipo riflettore, posto negli strati esterni

dell’atmosfera, a circa 600 km d’altezza, in orbita attorno alla Terra. Questa quota è

sufficiente a eliminare gran parte dei disturbi e degli assorbimenti della luce a causa

dell’atmosfera. Il telescopio è stato lanciato in orbita il 24 aprile 1990 grazie allo Space

Shuttle Discovery ed è stato progettato dalla NASA e dall’Agenzia Spaziale Europea. La

sua sostituzione è prevista nel 2009, mentre la fine della missione è prevista nel 2010.

Il telescopio, così chiamato in onore dell’astronomo americano Edwin Hubble, può

arrivare ad una risoluzione angolare di 0,1 secondi d'arco. Inoltre, è costituito da un

riflettore con due specchi in configurazione dove lo specchio primario è uno specchio

parabolico concavo di 2,4 metri di diametro, che rinvia la luce su uno specchio iperbolico

convesso di circa 50 centimetri di diametro. La distanza fra i vertici dei due specchi è di

4,9 metri.

L’elettricità per svolgere i compiti del telescopio si forma da due pannelli solari e serve

principalmente per alimentare le fotocamere e i tre giroscopi usati per orientare e

stabilizzare il telescopio. In 15 anni di carriera Hubble ha ripreso più di 700.000

immagini astronomiche, che hanno catturato immagini dell’ Universo risalenti a circa 13

miliardi di anni luce. Queste foto ritraggono le origini dell’ Universo e ci aiutano a capire

i processi di formazione subiti.

Il telescopio è dotato, inoltre, di uno spettrografo che scompone la luce raccolta nelle

varie frequenze che la costituiscono, in modo da poterla analizzare. Lo studio dello

spettro fornisce alcune importanti proprietà di un corpo celeste, quali la composizione

chimica qualitativa e quantitativa, la temperatura, la velocità radiale, la velocità di

rotazione e i campi magnetici. In questo modo si possono osservare le radiazioni prodotte

dai corpi celesti comprese tra la lunghezza d'onda dell'ultravioletto (115 nm) e quella del

vicino infrarosso (1000 nm). La caratteristica dello spettroscopio che lo diversifica dagli

altri è la sua capacità bidimensionale rispetto all’unidimensionalità, ossia è possibile, ad

esempio, rilevare simultaneamente lo spettro di diversi punti di una galassia, invece di

eseguire una rilevazione alla volta di ciascun punto e può anche rilevare in una sola volta

una serie di varie lunghezze d'onda dello spettro di una stella.

Sebbene l'Hubble sia sempre operativo, non tutto il suo tempo è impiegato per le

osservazioni. Durante il giro di un’orbita, il tempo viene suddiviso tra le funzioni di

gestione e l'osservazione. Le funzioni di gestione includono la rotazione del telescopio

per puntare un nuovo obiettivo, per evitare la Luna ed il Sole, commutare le antenne di

comunicazione e le modalità di trasmissione, ricevere comandi di trasmissione dati e

calibrare i sistemi. Quando l’Hubble completa il suo piano di osservazione principale, il

programma viene inviato al Goddard's Space Telescope Operations Control Center

(STOCC) dove i piani scientifici e di gestione vengono incorporati in un dettagliato

programma di operazioni. L'importanza di queste osservazioni non è solo quella di

allargare nello spazio gli orizzonti dell'universo noto, ma anche quella di risalire

all'indietro nel tempo osservando galassie lontane miliardi di anni-luce e quindi la

radiazione da esse emesse quando avevano un'età pari a una piccola frazione di quella

dell'universo attuale.

Così come la fotografia testimonia la realtà che ci circonda, anche le immagini catturate

dal telescopio spaziale Hubble ci permettono di analizzare lo spazio, essendo un

importante documento oggettivo della realtà non tangibile dall’uomo. Inoltre, il

telescopio Spaziale Hubble ha permesso, tramite le immagini catturate, di osservare da

più vicino un pianeta come Giove e numerose nuove galassie e nebulose, con le quali

sono stati iniziati nuovi studi e osservazioni a sottolineare la continua espansione

dell’Universo e la sua infinitezza.

Un linguaggio senza scrittura: il cinema di Pasolini.

La fotografia è verità e il cinema è verità 24 volte al secondo (Godard Jean Luc)

La fotografia è l’insieme delle regole della psicologia della percezione e per facilitare

l’interpretazione il fotografo scegliere il soggetto più opportuno da immortalare,

l’inquadratura e il momento dello scatto.

Uno dei principali aspetti che accomuna la fotografia a Pier Paolo Pasolini è l’essere

testimonianza/testimone. Il fotografo ritrae, infatti, la quotidianità e la realtà, e Pasolini

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