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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2008

Titolo: Dietro la fiaba

Autore: Anna Cazzagon

Descrizione: si tratta di un analisi di una fiaba totalmente nuova e per molti ancora sconosciuta. infatti, essa, è tratta dall'ultimo libro della saga di harry potter.

Materie trattate: psicologia, inglese, pedagogia, filosofia.

Area: umanistica

Sommario: LA MAGIA NELLA MAGIA Iniziamo con una domanda: Perché il bambino ha bisogno della magia delle fiabe? Perché le fiabe lasciano che il bambino faccia lavorare la propria fantasia e decida se e come applicare a se stesso quanto viene rivelato dalla storia circa la vita e la natura umana, in quanto essa ha un tipo di svolgimento che si conforma al modo in cui il bambino pensa e percepisce il mondo: la visione della fiaba concorda con la sua. Il pensiero del bambino rimane animistico fino all'età  della pubertà . Per un bambino di otto anni, il sole è vivo perché fa luce (citando un esempio di Piaget), oppure un sasso ha vita in quanto rotola giù da un pendio; per lui non esiste una linea di separazione fra oggetti e esseri viventi, e qualunque cosa abbia vita è molto simile alla nostra. Secondo la visione umanistica l' essere trasformato in un sasso significa rimanere muto e immobile per un certo periodo di tempo, quindi, per lo stesso ragionamento è credibile che gli oggetti muti si mettono a parlare, diano consigli e si uniscano all'eroe nei suoi vagabondaggi. E, dato che, in qualsiasi cosa dimori uno spirito simile a tutti gli altri spiriti, tale intrinseca verità  identità  rende credibile che un uomo possa tramutarsi in un animale o viceversa. Per cui visto che non esistono linee di separazione fra esseri viventi e esseri inanimati, anche quest'ultimi possono diventare vivi. A soli tre anni un bambino è alle prese con il problema dell'identità  personali, e le fiabe lo aiutano a rispondere a questi pressanti interrogativi. Per molti adulti queste risposte sono più fantastiche che veritiere, ma per i bambini il più delle volte le spiegazioni reali sono incomprensibili per il bambino che lo porta ad uno sconforto emotivo, mentre solo le spiegazioni al suo livello di capacità  di comprensione riescono effettivamente a convincerlo. Ad esempio se un bambino ha imparato da una fiaba che un personaggio da cattivo diventa buono per magia, può pensare che anche nella realtà  tutto ciò sia possibile: un compagno che gli fa paura può diventare un amico fedele. Credere nella "verità " della fiaba gli da' il coraggio di non ritrarsi intimorito di fronte agli ostacoli reali. In conclusione, un bambino finché non si sente del tutto sicuro nel suo mondo reale, deve restare aggrappato a qualche potenza superiore, una specie di angelo custode che vegli permanentemente su di lui.

Estratto del documento

MATURITA’ 2007/2008

LICEO SOCIO-PSICO-PEDAGOGICO

DUCA D’AOSTA

TESINA

Classe V^As

CAZZAGON ANNA

INDICE

-La magia nella magia. Pag 3

-La fiaba “The tale of the three brothers” dal libro “Harry Potter

and the Deathly Hallows”. Pag 5

-La fiaba “La storia dei tre fratelli” dal libro “Harry Potter e i doni

della Morte”. Pag 7

-L’analisi della fiaba secondo lo schema di Propp. Pag 9

-La mia analisi. Pag 10

-…e il finale, la morale nascosta. La fine che nessuno si aspettava. Pag 11

- Bibliografia. Pag 12

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LA MAGIA NELLA MAGIA

Iniziamo con una domanda: Perché il bambino ha bisogno della magia delle fiabe?

Perché le fiabe lasciano che il bambino faccia lavorare la propria fantasia e decida se

e come applicare a se stesso quanto viene rivelato dalla storia circa la vita e la natura

umana, in quanto essa ha un tipo di svolgimento che si conforma al modo in cui il

bambino pensa e percepisce il mondo: la visione della fiaba concorda con la sua.

Il pensiero del bambino rimane animistico fino all'età della pubertà.

Per un bambino di otto anni, il sole è vivo perché fa luce (citando un esempio di

Piaget), oppure un sasso ha vita in quanto rotola giù da un pendio; per lui non esiste

una linea di separazione fra oggetti e esseri viventi, e qualunque cosa abbia vita è

molto simile alla nostra.

Secondo la visione umanistica l' essere trasformato in un sasso significa rimanere

muto e immobile per un certo periodo di tempo, quindi, per lo stesso ragionamento è

credibile che gli oggetti muti si mettono a parlare, diano consigli e si uniscano all'eroe

nei suoi vagabondaggi. E, dato che, in qualsiasi cosa dimori uno spirito simile a tutti

gli altri spiriti, tale intrinseca verità identità rende credibile che un uomo possa

tramutarsi in un animale o viceversa. Per cui visto che non esistono linee di

separazione fra esseri viventi e esseri inanimati, anche quest'ultimi possono diventare

vivi.

A soli tre anni un bambino è alle prese con il problema dell'identità personali, e le

fiabe lo aiutano a rispondere a questi pressanti interrogativi.

Per molti adulti queste risposte sono più fantastiche che veritiere, ma per i bambini il

più delle volte le spiegazioni reali sono incomprensibili per il bambino che lo porta

ad uno sconforto emotivo, mentre solo le spiegazioni al suo livello di capacità di

comprensione riescono effettivamente a convincerlo.

Ad esempio se un bambino ha imparato da una fiaba che un personaggio da cattivo

diventa buono per magia, può pensare che anche nella realtà tutto ciò sia possibile: un

compagno che gli fa paura può diventare un amico fedele. Credere nella “verità”

della fiaba gli da’ il coraggio di non ritrarsi intimorito di fronte agli ostacoli reali.

In conclusione, un bambino finché non si sente del tutto sicuro nel suo mondo reale,

deve restare aggrappato a qualche potenza superiore, una specie di angelo custode

che vegli permanentemente su di lui.

Ma perchè parliamo di magia? Perché la fiaba che ho scelto di analizzare è tratta dal

settimo libro della saga di Harry Potter (“Harry Potter e i doni della morte”), ed è

intitolata “La storia dei tre fratelli”. 3

J.K.Rowling, l’autrice della fortunata saga sul maghetto, l’ha scritta ispirandosi ad

una fiaba russa sconosciuta ai più, in cui un genio regala a tre topini tre oggetti

magici diversi.

Questa fiaba, appartiene ad una raccolta chiamata “Le storie di Beda il Bardo”, in cui,

l’autore scrive fiabe per piccoli maghi.

Prima di addentrarci nella fiaba vera e propria, voglio fermare l’attenzione del lettore,

sul motivo per cui i libri della scrittrice inglese sono diventati così popolari

soprattutto fra i bambini e ragazzi.

La Rowling è riuscita a far tornare alla lettura, la generazione dei cellulari, di internet

e dei videogiochi. Moltissime persone hanno scritto trattati sul fenomeno. Insomma,

Harry Potter piace, a grandi e piccini.

Quello che dicono i pedagogisti sul motivo per cui piace la magia l’abbiamo già

scoperto, ma le sensazioni reali che un libro del genere può dare non si trovano

raccontate nei manuali, ma si possono solo provare.

Non te ne rendi conto, ma ad un certo punto sei immerso in una realtà diversa, piena

di magia, dalla quale non vorresti più uscire. Vivi, assieme al protagonista, le sue

storie. Hai il potere, la magia. Ma sai che questo non ti permetterà a fare cose che

comunque, anche nella realtà, non puoi fare.

Il bello di questa fiaba, è che mette i bambini con poteri magici, nello stesso piano di

quelli babbani (senza poteri magici). In quanto, il loro bisogno di magia è lo stesso,

anche se si tratta di magia diversa. Per noi babbani, la magia è quella che consiste nel

far apparire qualcosa dal nulla, ma per un piccolo mago è quella di desiderare

qualcosa che lo renda, più in fretta, ciò che vuole essere, che sia essere il più forte al

mondo, il più superbo o che possa vivere con la sua timidezza senza doverla superare

mai. 4

THE TALE OF THE THREE BROTHERS

There were once three brothers who were travelling along a lonely, winding road at

twilight. In time, the brothers reached a river too deep to wade through and too

dangerous to swim across. However, these brothers were learned in the magical arts,

and so they simply waved their wands and made a bridge appear across the

treacherous water. They were halfway across it when they found their path blocked

by a hooded figure.

And Death spoke to them.

He was angry that he had been cheated out of the three new victims, for travelers

usually drowned in the river. But Death was cunning. He pretended to congratulate

the three brothers upon their magic, and said that each had earned a prize for having

been clever enough to evade him.

So the oldest brother, who was a combative man, asked for a wand more powerful

than any in existence: a wand that must always win duels for its owner, a wand

worthy of a wizard who had conquered Death! So Death crossed to an elder tree on

the banks of the river, fashioned a wand from a branch that hung there, and gave it to

the oldest brother.

Then the second brother, who was an arrogant man, decided that he wanted to

humiliate Death still further, and asked for the power to recall others from Death. So

Death picked up a stone from the riverbank and gave it to the second brother, and told

him that the stone would have the power to bring back the dead.

And then Death asked the third and youngest brother what he would like. The

youngest brother was the humblest and also the wisest of the brothers, and he did not

trust Death. So he asked for something that would enable him to go forth from that

place without being followed by Death. And Death, most unwillingly, handed over

his own Cloak of Invisibility.

Then Death stood aside and allowed the three brothers to continue on their way, and

they did so talking with wonder of the adventure they had had and admiring Death’s

gifts. In due course the brothers separated, each for his own destination.

The first brother traveled on for a week more, and reaching a distant village, sought

out a fellow wizard with whom he had a quarrel. Naturally, with the Elder Wand as

his weapon, he could not fail to win the duel that followed. Leaving his enemy dead

upon the floor the oldest brother proceeded to an inn, where he boasted loudly of the

powerful wand he had snatched from Death himself, and of how it made him

invincible. 5

That very night, another wizard crept upon the oldest brother as he lay, wine-sodden

upon his bed. The thief took the wand and for good measure, slit the oldest brother’s

throat.

And so Death took the first brother for his own.

Meanwhile, the second brother journeyed to his own home, where he lived alone.

Here he took out the stone that had the power to recall the dead, and turned it thrice in

his hand. To his amazement and his delight, the figure of the girl he had once hoped

to marry, before her untimely death, appeared at once before him.

Yet she was sad and cold, separated from him as by a veil. Though she had returned

to the mortal world, she did not truly belong there and suffered. Finally the second

brother, driven mad with hopeless longing, killed himself so as to truly join her.

And so Death took the second brother from his own.

But though Death searched for the third brother for many years, he was never able to

find him. It was only when he had attained a great age that the youngest brother

finally took off the Cloak of Invisibility and gave it to his son. And the he greeted

Death as an old friend, and went with him gladly, and, equals, they departed this life.

6

La storia dei tre fratelli

C'erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al

calar del sole...

Dopo qualche tempo i fratelli giunsero a un fiume impetuoso, troppo profondo per

guadarlo e troppo pericoloso per attraversarlo a nuoto. Tuttavia erano versati nelle

arti magiche, e bastò loro agitare le bacchette per far comparire un ponte sopra le

acque infide.

Ne avevano percorso metà quando si trovarono il passo sbarrato da una figura

incappucciata. E la morte parlò a loro. Era arrabbiata perchè tre nuove vittime

l'avevano appena imbrogliata: di solito i viaggiatori annegavano nel fiume.

Ma la morte era astuta, finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e disse

che ciascuno di loro meritava un premio per essere stato tanto abile da sfuggirle.

Così il fratello maggiore, che era un uomo bellicoso, chiese una bacchetta più potente

di qualunque altra al mondo: una bacchetta che facesse vincere al suo possessore ogni

duello, una bacchetta degna di un mago che aveva battuto la Morte! Così la morte si

avvicinò a un'albero di sambuco sulla riva del fiume, prese un ramo e ne fece una

bacchetta che diede al fratello maggiore.

Il secondo fratello, che era un uomo arrogante, decise che voleva umiliare ancora di

più la morte e chiese il potere di richiamare altri dalla morte, così la Morte raccolse

un sasso dalla riva del fiume e lo diede al secondo fratello, dicendogli che quel sasso

aveva il potere di riportare in vita i morti.

Infine la morte chiese al terzo fratello, il minore, che cosa desiderava. Egli era il più

giovane e anche il più umile e anche il più saggio dei tre, e non si fidava della Morte.

Perciò chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene senza essere seguito da lei. E

la Morte, con estrema riluttanza, gli consegnò il proprio mantello, un mantello

dell'invisibilità.

Poi la Morte si scansò e consentì ai tre fratelli di attraversare il ponte e di continuare

il loro cammino. I tre discuterono a lungo con meraviglia sull'avventura che avevano

vissuto e ammirarono i premi che la Morte aveva lasciato loro. A tempo debito i

fratelli si separarono e ognuno andò per la sua strada.

Il primo fratello viaggiò per un'altra settimana o più, e quando ebbe raggiunto un

lontano villaggio andò a cercare un altro mago con cui aveva da tempo una disputa.

Armato della bacchetta di sambuco, non potè mancare di vincere il duello che seguì,

lasciò il nemico a terra, morto, ed entrò in una locanda, dove si vantò a gran voce

della potente bacchetta che aveva sottratto alla Morte in persona e di come l'aveva

reso invincibile. Quella stessa notte un altro mago si avvicinò furtivo al giaciglio sul

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quale dormiva il primo fratello ubriaco fradicio, gli rubò la bacchetta e per buona

misura gli tagliò la gola. E fu così che la morte chiamò a se il primo fratello.

Nel frattempo, il secondo fratello era tornato a casa propria, dove viveva solo.

Estrasse la pietra che aveva il potere di richiamare in vita i morti e la girò tre volte

nella mano. Con sua gioia e stupore, la figura della fanciulla che aveva sperato di

sposare prima della sua prematura scomparsa gli apparve subito davanti. Ma era triste

e fredda, separata da lui come da un velo. Anche se era tornata nel mondo dei mortali,

non ne faceva veramente parte e soffriva. Alla fine il secondo fratello, reso folle dal

suo disperato desiderio, si tolse la vita per potersi davvero riunire a lei. E così la

morte chiamò a se anche il secondo fratello.

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12 pagine