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Introduzione Corruzione: un male universale tesina
La tesina di maturità descrive il tema della corruzione. “Il potere tende a corrompere e il potere assoluto corrompe in modo assoluto”. Nell’aprile del 1887, Lord Acton, illustre esponente del liberalismo inglese, pronunciò questa frase in un suo celebre discorso. Ora, a più di un secolo dalle sue parole, il suo pensiero appare più attuale che mai. In linea con la sua attualizzazione non possiamo non chiederci se sia davvero così. Il potere ha davvero il ‘potere’ di corrompere? Questa forza ha realmente degli effetti corruttivi?
Dopo decenni di discussioni etiche-filosofiche intorno all’argomento, il dipartimento di economia dell’Università di Losanna, in Svizzera, ha svolto uno studio sperimentale per analizzare le dinamiche corruttive del potere.
Gli scienziati hanno reclutato un gruppo di volontari che, inizialmente, sono stati sottoposti a una serie di test psicologici, atti a misurare le varie differenze individuali, tra cui l’onestà.
Successivamente, i volontari hanno partecipato al “gioco del dittatore”, dove chi occupava il ruolo di capo aveva il controllo completo sulle decisioni riguardanti i propri compensi e quelli destinati ai seguaci.
I capi potevano scegliere di prendere decisioni pro-sociali o antisociali, l’ultima delle quali portava ad una riscossione di meno soldi per il gruppo ma ad un aumento dei guadagni del leader.
Come previsto, i risultati hanno mostrato che coloro che erano stati classificati come meno onesti, hanno esibito un comportamento più corrotto. Ma, col passare del tempo, anche coloro che inizialmente avevano ottenuto alti punteggi circa l’onestà non sono riusciti a resistere alle lusinghe del potere. Inoltre esami a cui sono stati sottoposti i partecipanti, durante il gioco, hanno dimostrato che le scelte antisociali erano più frequenti tra coloro che avevano livelli di testosterone (ormone sessuale maschile) più alti.
Lo studio ha quindi dimostrato che anche la persona più nobile di spirito può perdere di vista i propri valori quando gli viene affidato il potere. E’ il referente generale della ricerca, nonché professore di ‘Comportamento Organizzativo’ presso l’Università di Losanna, John Antonakis ad affermare che: “I risultati sono stati chiari. Il potere corrompe. Con più seguaci e più scelte da fare, il leader sceglieva con più probabilità l’opzione anti-sociale.”
IL POTERE CORROMPE. Ma cosa accade nella mente di un essere umano quando dispone di un potere che lo pone al di sopra dei suoi simili e che lo fa sentire diverso, superiore?
In primis un individuo investito di potere sviluppa la tendenza, tipica dell’essere umano, di giustificare le proprie azioni sopravvalutando il proprio operato e svalutando l’agire altrui. Questo senso di onnipotenza e di presunta superiorità subisce una crescita esponenziale che produrrà nell’individuo una distorsione dell’immagine di sé. Tale distorsione verrà poi estesa all’esterno e ciò che ne conseguirà sarà un isolamento emozionale in cui la capacità di immedesimazione e la propensione all’ascolto nei confronti degli altri diminuirà notevolmente. Nonostante ciò coloro che si trovano intorno al potente rimangano soggiogati, affascinati dalla sua autorevolezza tanto da non denunciare le sue infrazioni o la sua condotta immorale; è questo che permette al potente di poter contare su un’impunità, oltre al fatto che le persone al vertice sono generalmente sottoposte a minori controlli.
Il potere comporta, generalmente, una corruzione della mente e dell’animo umano. Tale corruzione diventa però esponenziale quando il soggetto, oltre ad essere sottoposto ad una situazione politica-sociale particolare, presenta una personalità che manca di: un radicato senso di responsabilità; un’innata propensione al senso di collaborazione; e una capacità di ascolto dei bisogni altrui. E’ lecito dunque dire che la corruzione è una caratteristica intrinseca di qualsiasi tipologia di potere. Inoltre il potente, colui a cui è affidato il potere, è una figura onnipresente nella storia del mondo. Pertanto, considerando queste due semplici affermazioni, si può dedurre che la corruzione è un male antico, la CORRUZIONE E’ UNIVERSALE: nella storia, ha riguardato tutte le società; nella società, tutti gli individui. La tesina permette anche vari collegamenti con le materie scolastiche.
Collegamenti
Corruzione: un male universale tesina
Latino: "De Vita Caesarum"- Svetonio.
Inglese: "Nostromo" - Joseph Conrad.
Storia: Tangentopoli in Italia (1992-1994).
Italiano: "Una storia Semplice" - Leonardo Sciascia.
Filosofia: Imperativo Categorico - Kant.
Liceo Classico Scientifico Linguistico
“Lorenzo Rocci”
Via Colle della Felce, 28 - 02032 Passo Corese
(frazione di Fara in Sabina - RI)
TESINA DI
LA
CORRUZIONE:
UN MALE
UNIVERSALE?
ANGELICA
DEMURTAS
Indirizzo Scientifico: Classe
VSC
1
INTRODUZIONE
“Il potere tende a corrompere e il potere assoluto corrompe in modo assoluto”.
Nell’aprile del 1887, Lord Acton, illustre esponente del liberalismo inglese,
pronunciò questa frase in un suo celebre discorso. Ora, a più di un secolo dalle
sue parole, il suo pensiero appare più attuale che mai. In linea con la sua
attualizzazione non possiamo non chiederci se sia davvero così.
Il potere ha davvero il ‘potere’ di corrompere? Questa forza ha realmente degli
effetti corruttivi?
Dopo decenni di discussioni etiche-filosofiche intorno all’argomento, il
dipartimento di economia dell’Università di Losanna, in Svizzera, ha svolto uno
studio sperimentale per analizzare le dinamiche corruttive del potere.
Gli scienziati hanno reclutato un gruppo di volontari che, inizialmente, sono
stati sottoposti a una serie di test psicologici, atti a misurare le varie differenze
individuali, tra cui l’onestà.
Successivamente, i volontari hanno partecipato al “gioco del dittatore”, dove
chi occupava il ruolo di capo aveva il controllo completo sulle decisioni
riguardanti i propri compensi e quelli destinati ai seguaci.
I capi potevano scegliere di prendere decisioni pro-sociali o antisociali, l’ultima
delle quali portava ad una riscossione di meno soldi per il gruppo ma ad un
aumento dei guadagni del leader.
Come previsto, i risultati hanno mostrato che coloro che erano stati classificati
come meno onesti, hanno esibito un comportamento più corrotto. Ma, col
passare del tempo, anche coloro che inizialmente avevano ottenuto alti
punteggi circa l’onestà non sono riusciti a resistere alle lusinghe del potere.
Inoltre esami a cui sono stati sottoposti i partecipanti, durante il gioco, hanno
dimostrato che le scelte antisociali erano più frequenti tra coloro che avevano
livelli di testosterone (ormone sessuale maschile) più alti.
Lo studio ha quindi dimostrato che anche la persona più nobile di spirito può
perdere di vista i propri valori quando gli viene affidato il potere. E’ il referente
generale della ricerca, nonché professore di ‘Comportamento Organizzativo’
presso l’Università di Losanna, John Antonakis ad affermare che: “I risultati
sono stati chiari. Il potere corrompe. Con più seguaci e più scelte da fare, il
leader sceglieva con più probabilità l’opzione anti-sociale.”
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IL POTERE CORROMPE. Ma cosa accade nella mente di un essere umano
quando dispone di un potere che lo pone al di sopra dei suoi simili e che lo fa
sentire diverso, superiore?
In primis un individuo investito di potere sviluppa la tendenza, tipica dell’essere
umano, di giustificare le proprie azioni sopravvalutando il proprio operato e
svalutando l’agire altrui. Questo senso di onnipotenza e di presunta superiorità
subisce una crescita esponenziale che produrrà nell’individuo una distorsione
dell’immagine di sé. Tale distorsione verrà poi estesa all’esterno e ciò che ne
conseguirà sarà un isolamento emozionale in cui la capacità di
immedesimazione e la propensione all’ascolto nei confronti degli altri diminuirà
notevolmente. Nonostante ciò coloro che si trovano intorno al potente
rimangano soggiogati, affascinati dalla sua autorevolezza tanto da non
denunciare le sue infrazioni o la sua condotta immorale; è questo che permette
al potente di poter contare su un’impunità, oltre al fatto che le persone al
vertice sono generalmente sottoposte a minori controlli.
Il potere comporta, generalmente, una corruzione della mente e dell’animo
umano. Tale corruzione diventa però esponenziale quando il soggetto, oltre ad
essere sottoposto ad una situazione politica-sociale particolare, presenta una
personalità che manca di: un radicato senso di responsabilità; un’innata
propensione al senso di collaborazione; e una capacità di ascolto dei bisogni
altrui. E’ lecito dunque dire che la corruzione è una caratteristica intrinseca di
qualsiasi tipologia di potere. Inoltre il potente, colui a cui è affidato il potere, è
una figura onnipresente nella storia del mondo.
Pertanto, considerando queste due semplici affermazioni, si può dedurre che la
corruzione è un male antico, la CORRUZIONE E’ UNIVERSALE: nella storia, ha
riguardato tutte le società; nella società, tutti gli individui.
Parte I
3
Gli “Eroi della corruzione”: il mito di Cesare
Ne ‘Il fascino discreto della corruzione’, Gaspard Koenig si fa promotore e
appoggia caldamente la tesi dell’universalità della corruzione. L’autore
costruisce il suo ragionamento intorno a ‘La favola delle api’ di Mandeville che
racconta di un alveare in cui le api agiscono come gli uomini: in maniera
fraudolenta ed egoistica per soddisfare le proprie ambizioni. Se le api
diventassero oneste, l’alveare cadrebbe in rovina poiché mentre la corruzione
provoca un’incessante circolazione di beni, una società onesta è stagnante.
Koenig, dunque, attraverso un’acuta metafora vuole evidenziare quanto la
corruzione, morale o materialista che sia, sia necessaria per far progredire la
società. Da qui l’esaltazione di quei potenti che promossero un notevole
progresso che, senza l’utilizzo di pratiche corruttive, non sarebbe forse mai
avvenuto. Per loro Koenig conia i termini di “Re di fango”, “Eroi della
corruzione” proprio per evidenziare quel legame tra virtù e corruzione che si
rintraccia nelle loro personalità.
Gaio Giulio Cesare è considerato uno dei personaggi più importanti e più
influenti della storia e, senza ombra di dubbio, è il primo “Eroe della
Corruzione”. Lo stesso Koenig, nel suo libro, afferma che Cesare introdusse
l’uso di corrompere il popolo col denaro e che nel suo personaggio la
decadenza e la grandezza dei romani si confondono. Dal 44 a.C. Dittatore
Perpetuo di Roma, Cesare nel suo cursus honorum non si è fatto scrupolo ad
Vita dei Cesari Svetonio.
alimentare un ciclo di debiti che emergono nella di
Svetonio (70 d.C.-140 d.C.), abile storiografico d’età imperiale, delinea nella
sua opera una biografia completa dei 12 imperatori che si susseguirono a Roma
da Giulio Cesare a Domiziano. Nel tracciare i 12 profili l'autore segue uno
schema costante: alla presentazione cronologica degli eventi dalla nascita
all'ascesa al trono, segue l'illustrazione per categorie, dei tratti della
personalità, del carattere, dei vizi e delle virtù, dei meriti e delle colpe; la
biografia si conclude con la descrizione della morte, delle onoranze funebri e
del testamento. L'opera è quindi interessante e preziosa per la ricchezza delle
informazioni e per le notizie sulla vita privata degli imperatori. E’ proprio questa
narrazione individualistica che ci permette di delineare la duplice personalità di
Cesare, Svetonio scrive infatti che Cesare aveva “vincolati a sé una parte dei
senatori mediante prestiti gratuiti o di basso interesse, quando venivano a
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trovarlo cittadini di altri ordini sociali, sia perché li aveva fatti chiamare, sia di
loro iniziativa, li colmava di ogni generosità”. Ma questo è lo stesso uomo che,
una volta arrivato al potere, amministra la giustizia con una severità esemplare
divenendo lo storico vincitore di un senato corrotto e decadente ed è, anche, il
riformatore della moneta e del calendario.
Cesare ebbe un ruolo cruciale nella transizione dalla forma repubblicana a
quella imperiale del governo Romano. Dopo di lui tanti sono i “Re di fango” che
si rintracciano nella storia mondiale e che come lui promossero un progresso
senza precedenti.
La modernizzazione del mondo contemporaneo è stata accompagnata però, da
un ‘rilasciamento di ogni freno e di ogni misura’. Quei principi opposti che
Koenig attribuisce agli “Eroi della corruzione”, oggigiorno si ritrovano in tutta la
società, tanto da poter affermare che: la corruzione della classe dirigente rinvia
alla corruzione profonda della società civile.
Parte II
La corruzione come “patologia sociale”: dall’universo Conradiano a
Tangentopoli in Italia
La classe dirigente rappresenta lo specchio di una società in cui ogni singolo
individuo cede, forse anche in maniera involontaria, alla corruzione, morale o
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materialista che sia. E’ questa la società che, rivolgendoci alla letteratura,
Joseph Conrad.
analizza e descrive Il pensiero che accompagna tutta la sua
produzione letteraria è che nessuno è incorruttibile, tutti siamo egualmente
corrotti e colpevoli. “Nostromo: A Tale of
Ciò emerge in maniera chiara e lucida nel suo romanzo
the Seabord”.
Nostromo (1904) is Joseph Conrad’s most expansive and ambitious political
novel, a story that examines how both societies and individuals are adversely
affected by the process of government in its most brutal form. The book
combines several of Conrad’s recurring themes, most notably the harmful
effects of imperialism, the baleful influence of wealth, and the dreams and
obsessions which can lead people to self-destruction.
At the center of the novel is the antihero Nostromo (Italian for “our man”). An
Italian seaman now settled in the tiny fictional country of Costaguana,
Nostromo is renowned far and wide for his managerial ability with the lower
classes, his rugged good looks and romantic success with women of all shades,
his fierce bravery and seemingly incorruptible nature. Seemingly, because
Conrad was deeply skeptical of such claims whenever human beings are
involved. In fact the author views humans as inherently impure beings. Despite
our best to rationalize a variety of value systems to elevate humankind above
instinctual desires and corruption, we cannot escape our baseness.
Therefore the location of the novel is Costaguana, a fictional country on the
western seaboard of South America, and the focus of events is in its capital
Sulaco, where a silver mine has been inherited by English-born Charles Gould
but is controlled by American capitalists in San Francisco. Competing military
factions plunge the country in a state of civil war, and Gould tries desperately
to keep the mine working. Amidst political chaos, he dispatches a huge
consignment of silver, putting it into the hands of the incorruptible Nostromo,
to hide it from the revolutionaries. Nostromo accepts the mission not out of
loyalty to Señor Gould, but rather because he sees an opportunity to increase
his own fame. A pivotal episode in the novel takes place at night, when
Nostromo, together with an escaping French journalist Decoud, sets out at sea
to save the silver – not realising he has a stowaway on board. His boat is in
collision with a ship bringing the rebels, and he is forced to scuttle his boat and
bury the silver on an island. In the end it is Nostromo, together with a doctor
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and a journalist (all acting for self-serving reasons), who are able to restore
some kind of order to Sulaco. It is they who are able to persuade two of the
warlords to aid Sulaco’s secession from Costaguana and protect it from other
armies. In Conrad’s universe, however, almost no one is incorruptible. The
exploit does not bring Nostromo the fame he had hoped for, and he feels
slighted and used. Feeling that he has risked his life for nothing, he is
consumed by resentment, which leads to his corruption and ultimate
destruction, for he had kept secret the true fate of the silver after all others
believed it lost at sea, rather than hidden on an offshore island. In recovering
the silver for himself, he is shot and killed, mistaken for a trespasser, by the
father of his fiancée, the keeper of the lighthouse on the island of Great Isabel.
“There is no peace and no rest in the development of material interests.
They have their law, and their justice. But it is founded on expediency, and is
inhuman; it is without rectitude, without the continuity and the force that
Therefore the material interest par excellence, in the novel, is the silver that
can be found only in a moral principle.”