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Cinematografia e gastronomia,tesina
Cinematografia e gastronomia,tesina
STORIA:Jona che visse nella balena / La vita è bella.L’alimentazione in tempo di guerra dei civili e dei deportati nei campi di concentramento
ITALIANO:Primo Levi,il cibo fonte di ispirazione nel romanzo Se questo è un uomo e il Neorealismo.
FRANCESE:Julia & Julie / Ratatouille,la gastronomie française.
DIRITTO:Meat the truth – Carne, la verità sconosciuta.Allevamento intensivo ed effetto serra, cosa hanno in comune?
ALIMENTAZIONE: Focaccia blues / Super size me.Confronto tra il regime alimentare mediterraneo e quello americano, pro e contro.Malattie legate alla scorretta assunzione degli alimenti.
MATEMATICA:La grande abbuffata
Rapporto come giusta misura di ingredienti in una ricetta e rapporto come divisione matematica
ECONOMIA GESTIONALE DELL’AZIENDA RISTORATIVA:Il bilancio
V^RF Francesco Guerra A.S. 2013/2014
Introduzione
Il cibo è l’elemento vitale dell’uomo, sia per il suo corpo che per la sua
anima; è il bagaglio culturale delle civiltà ed è, quindi, capace di mo-
strare le caratteristiche delle varie società, facendole distinguere le
une dalle altre.
Perciò, il cibo è qualcosa di più che semplice materia utile al buon
funzionamento del corpo, caricandosi di significati e simboli fonda-
mentali nella vita di ogni persona.
Non stupisce dunque che molti artisti gli abbiano dedicato grande at-
tenzione, così come avviene con il teatro, la pittura, e soprattutto il
cinema: quest’ultimo è una forma d’arte in cui il bisogno e il desiderio
di mangiare sono stati tematizzati e declinati in modi diversi
"A casa nostra, nel caffellatte non ci mettiamo niente: né il caffè, né il latte"
-Totò
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V^RF Francesco Guerra A.S. 2013/2014
Jona che visse nella balena
ANNO: 1993
REGIA: Roberto Faenza
ATTORI: Juliet Aubrey [Hanna], Jean-
Hugues Anglade [Max],
Luke Petterson [Jona a 4 anni],
Jenner Del Vecchio [Jona a 7 anni]
TRAMA:
1942. Jona ha quattro anni e vive ad Amster-
dam con i genitori ebrei. Un giorno il piccolo
viene portato via dai nazisti insieme alla madre
e al padre nel campo di smistamento di
Westerbrock. Dopo pochi mesi vengono portati
a Bergen-Belsen, un campo di transito in Ger-
mania. Qui i genitori possono vedersi sempre
più raramente e il padre muore per gli stenti. Arriva il giorno di un nuovo trasferi-
mento, mentre la madre di Jona è gravemente ammalata. Il convoglio viene bombar-
dato e i sopravvissuti liberati dall’Armata Rossa. La mamma muore nel bel villaggio di
campagna dove sono stati portati. Riportato ad Amsterdam Jona verrà affidato a vec-
chi amici dei genitori.
FRASI CELEBRI E CITAZIONI:
“Guarda sempre il cielo e non odiare mai nessuno”
[Juliet Aubrey]
“Si può perdonare senza dimenticare?”
[Jenner Del Vecchio]
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V^RF Francesco Guerra A.S. 2013/2014
La vita è bella
ANNO: 1997
REGIA: Roberto Benigni
ATTORI: Roberto Benigni [Giudo Orefice],
Nicoletta Braschi [Dora], Giorgio Cantarino
[Giosué Orefice]
TRAMA:
Guido Orefice è un giovane ebreo che si trasferisce in
quel di Arezzo per lavorare come cameriere in un al-
bergo dove è già impiegato suo zio Eliseo. Durante il
viaggio Guido incontra Dora , una maestra elemen-
tare di cui si innamora a prima vista e che trasfor-
merà nella sua “Principessa”. L’esuberanza di Guido
gli creerà qualche problema in città e sul lavoro, spe-
cialmente con i militari fascisti tra cui c’è il fidanza-
to di Dora. Questo non fermerà Guido che dopo una corte serrata riuscirà a conquista-
re la sua “Principessa” e a sposarla. Nascerà così il piccolo Giosuè la cui infanzia coin-
ciderà purtroppo con l’entrata in vigore delle vergognose “leggi razziali fasciste”, prov-
vedimenti che porteranno Guido e la sua famiglia in un lager nazista. Sarà qui che
Guido cercherà in tutti modi di proteggere il figlio dal tragico orrore che li circonda,
trasformando la deportazione e la prigionia in un sorta di avventuroso gioco a premi.
FRASI CELEBRI E CITAZIONI:
“Buongiorno, principessa! Stanotte t'ho sognata tutta la notte, andavamo al cinema, e
avevi quel tailleur rosa che ti piace tanto, non penso che a te principessa, penso sempre
a te!” [Roberto Benigni]
“Abbiamo vinto!”
“Sì, abbiamo vinto... Giosuè...”
“Mille punti da schiantare dal ridere. Primi, si ritorna a casa col carro armato: abbia-
mo vinto!“ [Conversazione tra Giorgio Cantarino e Nicoletta Braschi]
“Noi facciamo la parte di quelli cattivi cattivi che urlano, chi ha paura perde punti.
In tre casi si perdono tutti i punti, li perdono: 1) Quelli che si mettono a piangere; 2)
Quelli che vogliono vedere la mamma; 3) Quelli che hanno fame e vogliono la merendi-
na, scordatevela!” [Roberto Benigni]
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V^RF Francesco Guerra A.S. 2013/2014
L’alimentazione in tempo di guerra dei civili
e dei deportati nei campi di concentramento
Una delle prime conseguenze delle due guerre mondiali fu il mutamento
dell’alimentazione. Lo stato di guerra mise progressivamente in difficoltà la rete stra-
dale e ferroviaria peggiorando così la circolazione delle merci. Le città furono le più
penalizzate dalla mancanza di approvvigionamenti, ma i problemi non mancarono
neppure nelle campagne. In par-
ticolar modo nell’inverno del ’41
la fame fece la sua comparsa in
quelle campagne in cui l’anno
precedente i contadini, attratti
dai possibili guadagni più che
dallo spirito patriottico, avevano
risposto numerosi all’ordine di
consegnare all’ammasso i loro
prodotti. La convinzione che la
guerra sarebbe stata brevissima
spinse a sottovalutare il proble-
ma dell’approvvigionamento ali-
mentare. Nelle campagne, però,
dopo quel primo inverno si tornò
a una situazione difficile, ma non
disperata, come quella che dovet-
tero affrontare gli abitanti dei
centri urbani. La situazione ap-
parve subito talmente difficile
che ilMinistero dell’Agricoltura lanciò una campagna propagandistica per l’utilizzo di
tutti gli spazi coltivabili nelle città, facendoli diventare i celebri “orti di guerra”, tra-
sformando i parchi e i giardini pubblici in appezzamenti coltivati. Agli orti di guerra si
affiancarono gli allevamenti di polli e conigli sui balconi di casa o nei sottotetto.
Nell’ottobre dello stesso anno, nelle città italiane si distribuirono le tessere per
l’acquisto del pane e dei capi di abbigliamento.
La situazione cominciava a farsi preoccupante, ma c’era ancora la certezza di vincere
la guerra e quindi di trasformare le ristrettezze economiche del presente in un futuro
benessere. Presto quasi tutti i generi alimentari di prima necessità furono soggetti a
distribuzione controllata tramite tessera. Il razionamento impose un ulteriore drastico
ridimensionamento alle razioni alimentari quotidiane. Parallelamente al razionamen-
to con la tessera si presentò un fenomeno chiamato borsanera con cui veniva denomi-
nata la vendita di prodotti alimentari essenziali al di fuori dei canali ufficiali e quindi
in modo illegale.
I prezzi alla borsanera erano molto alti e quindi inaccessibili alla maggior parte della
popolazione, tuttavia il ricorso a essa era diffusissimo e talvolta inevitabile.
Nell’aprile del 1943 le autorità cominciarono a usare il termine mercato nero,
nell’ambito delle campagne di propaganda con le quali si tentò di convincere la popola-
zione che il mercato nero non era una necessità dovuta alla carenza di prodotti, ma
piuttosto la causa stessa di queste mancanze. Le sanzioni previste erano pesanti e
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V^RF Francesco Guerra A.S. 2013/2014
potevano condurre a pene esemplari.
Tuttavia nessuna minaccia di multa
riuscì a intaccare questo fiorente
mercato clandestino aggravato dalla
dilagante corruzione anche di coloro
che avrebbero dovuto vigilare. La
qualità degli alimenti distribuiti con
la tessera subì un costante peggio-
ramento, non solo quantitativo ma
anche qualitativo. Le caratteristiche
merceologiche di alcuni alimenti au-
tarchici erano scadenti, come la fari-
na “Gentile” e il formaggio “Roma”.
Numerose erano inoltre le frodi e le
adulterazioni. A tutti questi proble-
mi si aggiunse la distribuzione razionata del gas che aveva una scarsa capacità calori-
fera a causa della pressione ridotta. Nell’aprile del ’44 la razione di sale scese a 150
grammi mensili. La scarsità di denaro circolante aveva da tempo imposto il ritorno al
baratto: con un chilo di sale si potevano ottenere fino a dieci chili di farina.
L’esasperazione popolare si esprimeva anche con l’ironia: in Italia l’ultimo buco della
cintura venne battezzato “buco Mussolini”, mentre a Parigi si diceva che la razione di
carne poteva essere avvolta in un biglietto di metropolitana a condizione che questo
non fosse ancora usato, in caso contrario la carne sarebbe caduta attraverso il buco
praticato dal controllore. In Inghilterra la situazione era differente, poiché il cibo era
molto più difficile da trovare che in America. La maggior
parte delle vettovaglie richieste dagli Inglesi doveva essere
importata via mare e le navi mercantili venivano sistema-
ticamente affondate dai sommergibili. Le casalinghe inglesi
preferivano consumare cibi più raffinati. Un rigoroso razio-
namento ebbe inizio nel gennaio 1940 e finì nove anni dopo
la guerra, nel 1954. Tutto ciò che si poteva desiderare di
mangiare o di bere era reperibile solo in quantitativi ridot-
ti. Alcuni generi invece
erano così rari da essere
praticamente introvabili
e per parecchie persone del tutto sconosciuti. I soli
generi di solito disponibili erano il pesce, la farina
di avena, le patate, le carote, la pastinaca e le rape.
Regista di questa rappresentazione era uno degli
eroi della guerra britannica, Lord Woolton, che si
meritò il rispetto generale per la sua onestà, per la
suaingegnosità e per la sua serenità nell’affrontare
delle difficoltà tremende. In particolare il suo mini-
stero fu infaticabile nel promulgare consigli e nel
proporre alternative come la marmellata di carote,
l’insaccato di soia, il caffè Vittoria, fatto con ghian-
de secche. 7
V^RF Francesco Guerra A.S. 2013/2014
Ben più grave era la situazione per i prigionieri dei campi di concentramento che vive-
vano in condizioni disumane, non solo per quanto riguarda l’alimentazione.
La sottile casacca carceraria non proteggeva gli internati dal freddo. I cambi di bian-
cheria si succedevano ad intervalli pluri-settimanali e persino mensili e gli internati
non avevano la possibilità di lavarla. Ciò era causa di diffusione di epidemie e di diver-
se malattie. Molti malati non venivano accettati in ospedale per il troppo affollamento.
I più deboli e coloro che non avevano speranze di pronta guarigione erano portati nelle
camere a gas oppure soppressi in ospedale con iniezioni di fenolo al cuore.
Oltre alle esecuzioni e alle camere a gas, un efficace mezzo di sterminio era il lavoro,
come ad esempio l’ampliamento
del campo di concentramento,
la costruzione di baracche,
strade, canali di prosciugamen-
to.
Il valore energetico della razio-
ne quotidiana di un detenuto
nel campo doveva essere di
1700-2500, ma la realtà era ben
diversa. La distribuzione dei
pasti e degli alimenti era effet-
tuata da Tedeschi senza scrupo-
li che portavano via dalle cucine
i pentoloni con la zuppa, il "caf-
fè", il "tè" ed altri alimenti, per poi distribuirli tra i prigionieri, non prima di averne
prelevato per sé una buona parte. Così il reale valore energetico era di circa 1300-1500
calorie. A colazione il detenuto riceveva circa mezzo litro di “caffè”, ovvero un decotto
di erbe; a pranzo circa un litro di minestra senza carne, spesso con verdure avariate.
La cena consisteva in circa 300-350 grammi di pane nero, duro come pietra, in quanti-
tà irrisorie di un altro alimento e in una bevanda d'erbe. Il lavoro pesante e la fame
causavano l'esaurimento totale dell'organismo. E’ noto, come sostengono gli scienziati
dell’alimentazione, che un uomo sottoposto ad un lavoro gravoso e prolungato come
quello svolto dai prigionieri di Mauthausen a-
vrebbe avuto bisogno di poter usufruire di al-
meno 3500-5000 calorie giornaliere. Con il vitto
fornito dalle SS e con un apporto calorico che
nel 1945 non superava le 700 calorie giornalie-
re, la media di vita dei prigionieri, che sino
all’autunno 1939 era di circa 15 mesi, si abbas-
sò di anno in anno fino a 5 mesi. Sempre che le
malattie non ne anticipassero, ancor più tragi-
camente, la morte.
Alcune fotografie scattate dopo la liberazione
del campo mostrano detenute divenute quasi
cadaveri e con un peso variabile dai 23 ai 35 Kg.
La fame nei campi diventava un incubo e un’ossessione, dalla quale era impossibile-
scappare. 8
V^RF Francesco Guerra A.S. 2013/2014
Primo Levi e il Neorealismo
PRIMO LEVI (1919–1987) visse in prima persona
l’abominio dell’internamento in un campo di con-
centramento nazista. Laureato in chimica, nel
1943 venne catturato dalla milizia fascista in se-
guito alla sua adesione a una banda partigiana.
Internato in un campo di concentramento a Mode-