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La seguente tesina tratta dell'argomento Cinema e Pirandello
Italiano - Luigi Pirandello e il cinema
Storia - Il Fascismo
Meccanica - Il meccanismo biella-manovella
Tecnologia - Le proprietà meccaniche dei materiali e la prova di trazione
Inglese - CNC (computerized numerical control )
Sistemi - I trasduttori
Matematica - Gli integrali indefiniti e definiti
Tema: Il cinema
Il cinema è stato considerato la più importante invenzione dopo la stampa. Qualsiasi
altra forma di rappresentazione non può avere la stessa capacità diretta ed immediata
di rendere la realtà. Le sensazioni che riescono a darci certe immagini del cinema non
potrebbero essere provocate da nessun'altra forma di espressione artistica. La
comunicazione che esso riesce a stabilire tra autore e spettatore è profonda e
completa. La tecnica in questo campo ha compiuto progressi notevoli ed oggi questa
forma di espressione si può giovare di mezzi che permettono di raggiungere
possibilità di linguaggio perfette e complete. I mezzi di comunicazione nel mondo
moderno si sono moltiplicati, ma uno dei più efficaci si conferma ancora il cinema.
Esso del resto costituisce sempre una delle forme di divertimento più popolari e
diffuse, anche se oggi sta subendo la durissima concorrenza della televisione. Si va al
cinema perché si cerca un'evasione dalla vita quotidiana e si è come incanalati verso
questo genere di divertimento. Il contenuto artistico in genere non ha molta
importanza, si guarda molto più alla vicenda che interessi, al tema che sappia attrarre
e suscitare impressioni favorevoli. Il pubblico vuole il film per rompere la monotonia
della vita quotidiana, vuole una vicenda che offra qualcosa di diverso da quello che
offre la vita comune. Si cerca una realtà immaginaria che non è quella che noi
viviamo, ma quella che vorremmo vivere. Si rifugge comunque dal film che lascia
riflettere. Lo spettatore non vuole partecipare, vuole una distrazione piacevole che
non gli ponga problemi.
Per la maggioranza il cinema è dunque solo ricerca di divertimento ed evasione dalla
vita quotidiana, per un pubblico ristretto è invece desiderio di conoscere una nuova
realtà, di approfondire la conoscenza delle cose e delle persone. Il cinema deve
riuscire a rappresentare la realtà in modo integrale, non deve limitarsi alla sua
riproduzione convenzionale, quale si manifesta agli occhi di tutti, ma deve penetrarla
in modo critico e costruttivo. Spesso si sente ripetere che il cinema è nelle mani di
uomini privi di talento, che hanno l'unica preoccupazione di far denaro e che perciò
offrono al pubblico solo spettacoli di una volgarità e di una banalità senza limiti.
L'accusa è senz'altro vera almeno in parte, ma accorre fare una precisazione
fondamentale: il cinema offre agli spettatori quello che essi chiedono; anche in questo
caso sono i gusti del pubblico a determinare il livello della produzione. Certo le
accuse da muovere al mondo del cinema non sono poche, ma il problema
fondamentale è quello di riuscire ad educare e formare i gusti del grande pubblico e
questo compito gravoso dovrebbe essere affidato non solo alla scuola ed alla
famiglia, ma a tutte le istituzioni sociali. Il cinema deve dare il suo contributo, che
potrebbe rivelarsi di importanza senza pari, preparando films che, ad un contenuto di
un certo livello uniscano l'attrattiva di una vicenda avvincente ed interessante.
Abbiamo detto che il cinema riesce, meglio di qualsiasi altra espressione umana a
stabilire un contatto diretto con lo spettatore e, riuscendo nello stesso tempo ad
astrarlo dal suo mondo interiore, può portarlo ad uno stato di partecipazione e di
rapimento meglio di qualsiasi altra arte; ma anche l'influsso negativo sarà altrettanto 1
suggestivo e penetrante. Oggi purtroppo difficilmente vengono trattati temi che
abbiano un certo valore educativo e morale, difficilmente possiamo assistere alla
proiezione di un film che ci proponga, con la dovuta serenità, aspetti e problemi del
nostro tempo, tutt'al più si può assistere ad una satira più o meno sagace, che ha
sempre come scopo principale il divertimento dello spettatore. Autori, registi e
produttori cinematografici hanno un solo obiettivo, in genere quello di offrire qualche
ora di evasione senza turbare la nostra tranquillità e senza farci pensare. Questa
tendenza della cinematografia ed il conseguente livello scadente della maggior parte
dei film è incoraggiato non solo dalle preferenze del pubblico, ma anche
dall'atteggiamento della critica. Se assistiamo ad un buon film, che si stacca dalla
banale mediocrità imperante, difficilmente sarà uno di quelli che sono accompagnati
dal consenso della critica e dal favore del grande pubblico.
A questo punto potremmo rispondere alla domanda: il cinema è arte? Se il cinema
riesce ad esprimere con i suoi mezzi e con il suo linguaggio dei sentimenti è
senz'altro arte. Il problema si risolve cioè caso per caso, così come per le altre forme
d'espressione. Il film costituirà un'opera d'arte a seconda che abbia o meno raggiunto
i suoi scopi. Nel giudicare un film occorre affrontare le stesse questioni sollevate
dall'esame di qualunque altra creazione. Certamente la creazione cinematografica
deve soddisfare ben precisi principi e deve rispondere a dei canoni di una tecnica
specifica, ma non dipenderà da questo esame stabilire se la creazione è artistica
oppure no. Il problema è stato ed è tuttora dibattuto dalla critica cinematografica, ma
in sostanza è lo stesso problema che è stato affrontato e risolto per tutte le altre arti.
Un film va giudicato innanzitutto come mezzo di comunicazione tra l'autore e gli
spettatori e non in funzione della tecnica seguita dal regista.
Pirandello
Pirandello fu tra i primi a coglierne le caratteristiche industriali, di alienazione
che esso comportava (i "Quaderni di Serafino Gubbio operatore" 1915). Nel
dopoguerra, quando ormai il cinema si era affermato come fenomeno mondiale,
concesse più volte il diritto di sceneggiare suoi scritti: "Il fu Mattia Pascal" regia
di Marcel l'Herbier, "Acciaio" di Walter Rutmann, "Ma non è una cosa seria"
di Mario Camerini.
Cenni biografici
Luigi Pirandello nasce il 28 giugno 1867 ad Agrigento (l'antica colonia greca di
Akragas che si chiamerà Girgenti fino al 1927) in una tenuta paterna detta "il Caos",
da Stefano Pirandello, garibaldino durante la spedizione dei Mille, e da Caterina
Ricci-Gramitto, sposata nel 1863, sorella di un suo compagno d'armi, di famiglia
tradizionalmente antiborbonica . L'infanzia di Pirandello non fu sempre serena ma fu
caratterizzata anche dalla difficoltà di comunicare con gli adulti e in specie con i suoi
genitori, in modo particolare con il padre. Questo lo stimolò ad affinare le sue
capacità espressive e a studiare il modo di comportarsi degli altri per cercare di 2
corrispondervi al meglio. Dopo l'istruzione elementare impartitagli da maestri privati,
andò a studiare in un istituto tecnico e poi al ginnasio . Qui si
( a Girgenti) (a Palermo)
appassionò subito alla letteratura. A soli undici anni scrisse la sua prima opera,
"Barbaro", andata perduta. Conseguita la licenza liceale si iscrive
contemporaneamente sia alla Facoltà di Legge che a quella di Lettere dell'Università
di Palermo e nel 1887 si trasferisce alla Facoltà di Lettere dell'Università di Roma,
dalla quale è costretto, dopo un diverbio con il preside della Facoltà e docente di
Latino Onorato Occioni, ad allontanarsi. Si iscrive, allora, all'Università di Bonn in
Germania dove si reca con una lettera di presentazione del Professore di filologia
romanza Ernesto Monaci. A Bonn all'inizio del mese di gennaio 1890, conosce a una
festa da ballo in maschera Jenny Schulz-Lander, alla quale dedica il suo secondo
volume di poesie, dal titolo Pasqua di Gea, una ragazza ("una delle bellezze più
luminose che io mi abbia mai visto", scrive alla sorella Lina) di cui si innamora e che
rivestirà una parte importante nella sua vita anche sul piano spirituale, in quanto gli
rimarrà per sempre dentro l'amarezza di un amore non realizzato, l'unico vero della
sua giovinezza. Si laurea nel 1891 con una tesi su Suoni e sviluppi di suono della
parlata di Girgenti. Nello stesso anno rientra in Italia e si stabilisce a Roma con un
assegno mensile ottenuto dal padre. Qui conobbe Luigi Capuana che lo aiutò molto a
farsi strada nel mondo letterario e che gli aprì le porte dei salotti intellettuali dove
ebbe modo di conoscere giornalisti, scrittori, artisti e critici. Nel 1894 sposa Maria
Antonietta Portolano, figlia di un socio del padre, e l'anno seguente nasce il primo
figlio, Stefano. Il suo primo grande successo fu merito del romanzo Il fu Mattia
[9]
Pascal, scritto nelle notti di veglia alla moglie paralizzata nelle gambe Il libro fu
pubblicato nel 1904 e subito tradotto in diverse lingue. La critica non dette subito al
romanzo il successo che invece ebbe tra il pubblico. Numerosi critici non seppero
cogliere il carattere di novità del romanzo, come d'altronde di altre opere di
Pirandello.Perché Pirandello arrivasse al successo si dovette aspettare il 1922, quando
si dedicò totalmente al teatro . Nel 1926 pubblica l'ultimo romanzo, Uno nessuno
centomila e fonda a Roma, insieme al figlio Stefano, Orio Vergani e Massimo
Bontempelli il Teatro d'arte, nel quale debutterà Marta Abba, giovanissima interprete
che diverrà musa ispiratrice di alcune commedie, scritte appositamente per lei, con la
quale Pirandello stabilirà un rapporto d'affetti che durerà per tutta la vita. Nel 1934
riceve a Stoccolma il premio Nobel per la Letteratura. Grande appassionato
di cinematografia, mentre assisteva a Cinecittà alle riprese di un film tratto dal suo "Il
fu Mattia Pascal", si ammalò di polmonite. Muore nel 1936, il 10 dicembre
Pensiero
E’ lo scrittore più rappresentativo dei primi decenni del 900’. Per merito suo la
letteratura italiana acquistò dimensioni europea, anzi mondiale, come attesta il
premio Nobel conferitogli nel 1934. Il pensiero pirandelliano si fonda sul rapporto
dialettico tra vita e forma. La vita tende a calarsi in una forma in cui resta prigioniera
e dalla quale cerca di uscire per assumere nuove forme. Dal rapporto tra vita e forma
deriva il relativismo psicologico, che si svolge in due sensi:In senso orizzontale, 3
riguarda il rapporto dell’individuo con gli altri, e in senso verticale riguarda il
rapporto dell’individuo con se stesso.
Secondo Pirandello, gli uomini non sono liberi ma sono come tanti pupi nelle mani di
un burattino invisibile e capriccioso: Il caso. Inseriti in un determinato contesto ci
fissiamo in una forma, obbligandoci, in conseguenza, a muoverci secondo schemi ben
definiti che, accettiamo o per pigrizia o per convenienza senza avere mai il coraggio
di rifiutarli. Ma a volte capita che “l’anima istintiva” che è in noi esplode
violentemente in contrasto con “l’anima morale”, facendo saltare i freni inibitori e
lasciando via libera al desiderio a lungo represso. Ma anche in questo caso, dice
Pirandello, non abbiamo motivo di rallegrarci perché, una volta usciti dalla vecchia
forma, il senso di libertà che proviamo è di breve durata, in quanto il nuovo modo di
vivere ci imprigiona in un’altra forma, diversa dalla prima ma altrettanto provvisoria.
Questo contrasto tra la maschera e il volto cioè tra l’apparenza esteriore e la realtà
interiore, è un tema ricorrente in tutta l’opera di Pirandello e costituisce il motivo di
fondo del suo romanzo più famoso: Il fu Mattia Pascal (1904):
-Mattia Pascal è un impiegato alla biblioteca di un paese ligure chiamato Miragno.
Un giorno in seguito ad una lite con la moglie e con la suocera, decide di fuggire via
da Miragno con l’intenzione di imbarcarsi per l’America, ma durante una sosta a
Montecarlo, vince un grande somma di denaro e decide di ritornare a casa, ma una
volta in treno, legge sul giornale che a Miragno, è stato trovato un omo morto in un
mulino e che è stato riconosciuto come Mattia Pascal. Dopo un primo smarrimento,
pensò di potersi finalmente liberare della sua vecchia forma e ne assunse una nuova,
quella di Adriano Meis e si stabilì in una pensione a Roma dove si innamorò della
figlia del proprietario e volendola sposare, si rende conto che non può farlo perché
non ha una forma ufficiale, dopodichè un ladro lo deruba ma non può denunciare
l’accaduto perché non è riconosciuto ufficialmente, così stanco di questa nuova