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Tesina che tratta del cinema e del neorealismo.
Italiano - neorealismo, vittorini
latino - petronio
filosofia - marx
storia - la resistenza
inglese - orwell
Buñuel e Salvador Dalí, i russi Dziga Vertov e lo stesso Ejzenstein, i
francesiRené Clair e Fernand Léger, il danese Carl Theodor Dreyer.
Un discorso a parte merita la Germania, dove la presenza di alcuni tra
i migliori registi, attori, sceneggiatori e fotografi dell'epoca permise la
creazione di opere innovative ma anche apprezzate dal pubblico, oltre
che capisaldi del cinema mondiale.Tra i registi più famosi vanno
segnalati almeno Friedrich Wilhelm Murnau (Nosferatu il
vampiro, 1922), Georg Wilhelm Pabst e Fritz Lang (Metropolis, 1927).
Introduzione del sonoro
Già Thomas Edison aveva brevettato una maniera per aggiungere il
sonoro alle sue brevi pellicole (Dickson Experimental Sound
Film, 1895). Ma quando i vari esperimenti raggiunsero un livello
qualitativo accettabile, ormai gli studios e la distribuzione nelle sale
erano organizzati al meglio per la produzione muta, per cui l'avvento
del sonoro venne giudicato non necessario e a lungo rimandato. Lo
stato delle cose cambiò di colpo quando la Warner, sull'orlo della
bancarotta, giudicò di non avere ormai niente da perdere e rischiò,
lanciando il primo film sonoro. Fu Il cantante di jazz nel 1927, e fu un
successo ben oltre le aspettative: nel giro di un paio di anni la nuova
tecnologia si impose prima a tutte le altre case di produzione
americane, e poi a quelle del resto del mondo. La tecnica venne
perfezionata ulteriormente nel 1930, creando due nuove attività,
il doppiaggio e la sonorizzazione.
Questa novità provocò un terremoto nel mondo del cinema: nacquero
nuovi contenuti adatti a valorizzare il sonoro (come i film musicali) e
nuove tecniche (mancando ormai il sipario della didascalia). Con il
sonoro e la musica, la recitazione teatrale a cui si affidavano gli attori
del cinema muto risultava esagerata e ridicola: così, dopo alcuni
fiaschi le stelle del cinema muto scomparvero in massa dalle scene, e
salì alla ribalta una intera nuova generazione di interpreti, dotati di
voci più gradevoli e di una tecnica di recitazione più adatta al nuovo
cinema.
Il cinema classico
Dal 1917 in poi, si impone il concetto di film come racconto, come
romanzo visivo, e come nella narrativa, iniziano a emergere anche nel
cinema dei generi ben precisi: l'avventura, il giallo, la commedia, etc.
Questo salto qualitativo è reso possibile dall'evolversi delle tecniche
del montaggio, le quali, con il montaggio alternato, il montaggio
analitico ed il montaggio contiguo, permettono di saltare da una scena
all'altra e da un punto di vista all'altro, senza che il pubblico resti.
Tutte queste Regole del Buon montaggio verranno prescritte
nel Codice Hays, codici necessari per l'accettazione delle pellicole da
parte degli studios.
Intanto il cinema affermava sempre più la sua importanza come
mezzo di comunicazione di massa. Persino papa Pio XI volle
intervenire nel dibattito sull'utilità del cinema con l'enciclica Vigilanti
cura del 29 giugno 1936, sostenendo che gli spettacoli cinematografici
non devono «servire soltanto a passare il tempo», ma «possono e
debbono illuminare gli spettatori e positivamente indirizzarli al bene»
Il cinema e Hollywood
Nella calda e assolata Los Angeles, in California, verso la fine del
1910 si riuniscono affaristi desiderosi di investire nel cinema e registi
che preferiscono il clima mite della cittadina californiana per girare
pellicole. Nei primi anni venti Los Angeles continua a svilupparsi nel
campo industriale e agricolo, e in breve tempo nella zona si riuniscono
una serie di case di produzioni cinematografiche,
dalla Universal alla MGM, e così nasce Hollywood.
In breve tempo il cinema diventa un vero e proprio prodotto
commerciale: attori e vengono visti dal pubblico quasi come fossero
delle divinità (si pensi a Mary Pickford, Rodolfo Valentino e Douglas
Fairbanks); registi come David W. Griffith e Cecil B. DeMille, alternano
prodotti artistici ad altri comandati dagli Studios. E Charlie Chaplin,
indipendente sia come artista che come produttore, realizza le sue
comiche prendendosi gioco della società.
Negli anni trenta nasce lo studio system: gli Studios comandano a
bacchetta le star, e pur esaltandone l'immagine (si pensi a Greta
Garbo e Clark Gable), tendono ad intrappolarli in personaggi
stereotipati. Si parlerà del "periodo d'oro del cinema". Intanto generi
come la commedia e il dramma romantico impazzano, ma in seguito si
faranno strada generi più realistici e socialmente critici, come il
"gangster-movie" e il noir, genere quest'ultimo sviluppatosi
maggiormente durante la Seconda guerra mondiale. Ma in questo
decennio è il musical scacciapensieri a far da padrone, con Fred
Astaire e Ginger Rogers che allietano spettatori desiderosi di evasione.
Parte verso la fine del decennio inoltre la rivoluzione del technicolor,
ovvero dei film a colori, come il celeberrimo Via col vento di Victor
Fleming.
Negli anni quaranta lo studio system finisce a causa
delle leggi federali che privano gli Studios della proprietà delle sale
cinematografiche, ma durante la Seconda guerra mondiale essi non
smettono di far faville continuando a produrre film di grande valore.
Attori come Cary Grant, James Stewart, Gary Cooper e Henry
Fonda diventano in questo periodo veri divi e beniamini del pubblico o
registi come Frank Capra, e attori sciovinisti come John Wayne,
indimenticabile nei suoi western. Nel 1942 viene girato da Michael
Curtiz Casablanca, uno dei film più importanti e celebri della storia del
cinema, che pur essendo un film romantico, ha saputo affrontare
dignitosamente il problema della guerra, della resistenza partigiana e
dell'avanzata nazista e che ha lanciato nello star system Humphrey
Bogart e Ingrid Bergman.
Nel frattempo però nuovi artisti come Orson Welles stravolgono il
normale modo di fare cinema, e negli anni cinquanta anche la
concezione del "divismo" cambia, come nel caso di Marlon
Brando e James Dean, che portano sullo schermo un modo più
verisimile di rappresentare la realtà. Contemporaneamente esplode,
soprattutto grazie a registi quali Billy Wilder e George Cukor, la
«commedia all'americana», che ha i suoi capisaldi in capolavori
come A qualcuno piace caldo, Scandalo a Filadelfia e L'appartamento.
Negli anni sessanta e settanta ormai la vecchia Hollywood non è che
un ricordo, e il "New Cinema" si fa strada, per opera di registi audaci
come Francis Ford Coppola, Woody Allen, Stanley Kubrick e Martin
Scorsese e di attori come Dustin Hoffman, Jack Nicholson, Robert De
Niro e Meryl Streep. È una vera e propria rivoluzione all'interno della
"vecchia" Hollywood. Film come Easy Rider e Il laureatogirati con
budget bassi, fecero registrare incassi inimmaginabili.
Negli anni seguenti il cinema come contestazione sarà più una
prerogativa del cinema europeo e dopo gli anni '70 a Hollywood si fa
strada il cinema come puro intrattenimento, fino all'esaltazione
della fantascienza di Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven
Spielberg e Guerre stellari di George Lucas . Seppur con un modo
diverso di intendere il cinema e le star, Hollywood continua comunque
a regalare sogni ed emozioni.
Negli anni ottanta e novanta scende in campo una nuova generazione
di talentuosi registi, come Quentin Tarantino, Tim Burton e David
Lynch che hanno saputo creare film interessanti e innovativi, senza
mai dimenticare il passato.
Il cinema e l'Europa
Se in America Hollywood era la capitale del cinema, in Europa, in
seguito alla Seconda Guerra Mondiale nacquero in molte nazioni
diverse scuole di cinema, ma tutte accomunate dalla voglia di
rappresentare la realtà. Diviene quindi importantissimo
il neorealismo italiano e i suoi registi principali: Luchino Visconti, Pietro
Germi, Alessandro Blasetti, Roberto Rossellini e Vittorio De Sica. Film
come Roma città aperta, Sciuscià e Ladri di biciclette ispirano e
affascinano diversi registi nel mondo, come il giapponese Akira
Kurosawa. Anche dopo il periodo prettamente neorealista, l'Italia ha
potuto vantare una nuova generazione di registi, ugualmente realisti,
ma in maniera diversa, come Federico Fellini, Mario Monicelli, Ettore
Scola, Dino Risi, Luigi Comencini.
Il cinema digitale
Sino ad alcuni anni fa, cinema e televisione erano due media ben
distinti: il cinema fondava la sua forza sulla qualità della pellicola e
sulla visione dei film in apposite sale dove la proiezione avveniva al
buio (favorendo l'attenzione degli spettatori); la televisione risultava
imbattibile per la sua capacità di rappresentare l'evento
contestualmente al suo verificarsi, pur se la qualità e la definizione
delle immagini erano appena sufficienti per una visione su uno
schermo domestico.
Lo sviluppo dell'elettronica ha mutato questo rapporto. Così come già
avvenuto in campo musicale, ove il CD ha soppiantato l'LP analogico
(ma non del tutto, visto che molti continuano a preferire il suono
dell'LP, giudicato più veritiero in quanto più ricco di frequenze e
dunque dotato di maggiore spazialità sonora), anche nel mondo del
cinema si sta tentando di imporre sistemi interamente digitali di
registrazione-riproduzione.
Nel cinema digitale l'informazione è raccolta da una cifra (in
inglese: digit): dato un certo spazio, si può stabilire che al numero "0"
corrisponda il bianco, ed al numero "1" il nero. In questo modo,
scomponendo un'immagine in punti, è possibile trasformarla in una
sequenza numerica. È ovvio che maggiore è la quantità di
informazioni numeriche raccolte, maggiore sarà l'accuratezza
dell'immagine ottenuta.
La registrazione e la riproduzione digitale delle immagini comportano
due ordini di problemi: il primo riguarda la raccolta di tutte le
informazioni necessarie per comporre l'immagine; il secondo attiene
alla gestione di queste informazioni; compito, questo, che compete al
dispositivo incaricato di trasformare le sequenze numeriche in unità
visibili (cd. matrice). Ogni singola unità visibile, che può assumere un
unico stato cromatico, si chiama pixel (contrazione
dell'espressione picture element).
Verso la fine degli anni 2000 si assiste all'avvento del cinema
in 3D che ha la sua consacrazione in Avatar di James Cameron, film
dagli effetti speciali straordinari e promotore di una nuova era di film
in cui tecnologia HD e film sono diventati una cosa sola.
NEOREALISMO IN ITALIA
Nel periodo che va dal 1924 al 1945, alcuni giovani intellettuali,
sicuramente antifascisti (Vittorini, Pavese, Moravia) maturano
l’esigenza di rinnovare la cultura italiana promuovendo una nuova
narrativa che ha come tema fondamentale la realtà sociale, c’è in
questi giovani scrittori un desiderio di rinnovamento che trova la sua
espressione particolarmente nel moto della Resistenza. La cultura cioè
dimostrava di volersi ricollegare alla vita e alla realtà in cui vivevano
gli italiani. Negli anni tra il 1943-45 si andava sviluppando la poetica
neorealista che certò di contrapporre ai contenuti intimisti ed
essenziali (Romanticismo, Decadentismo), una materia nuova
prendendo come soggetto gli uomini e i fatti della storia che si andava
vivendo. Tale materia nuova il Neorealismo intendeva rappresentare in
modi realistici ricollegandosi sotto certi aspetti a modelli ottocenteschi
come Verga.
Quindi la cultura che si sviluppava durante la seconda guerra
mondiale e nel periodo dell’immediato dopoguerra, è una cultura di
più ampio respiro in cui gli scrittori esprimono la consapevolezza del
ruolo dell’intellettuale nella società per cui alla formula crociana
secondo il quale “l’unico modo di fare politica per un intellettuale è
quello di fare cultura” sì sostituisce la formula gramsciana secondo il
quale “l’unico modo di fare cultura è quello di fare politica” cioè la
cultura ha il compito di trasformare la società e così diventa uno
strumento rivoluzionario volto a rinnovare la politica e a risolvere i
problemi sociali ed economici.
Con il termine Neorealismo indichiamo quella corrente artistica che,
anche se non ebbe vere e proprie caratteristiche di una scuola, si
affermò in Italia nell’immediato dopoguerra nella letteratura, nelle arti
figurative e soprattutto nel cinema. Alla base del neorealismo italiano