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Italiano- Luigi Pirandello, così è (se vi pare)
Latino- Petronio, Satyricon
Inglese- Victorian age, Oscar Wilde, The picture of Dorian Gray
Arte- Giorgio De Chirico, Le muse inquietanti
Storia- Il primo dopoguerra e Gli “anni folli” americani; periodo delle avanguardie artistiche
Fisica: La Luce
Biologia- La percezione visiva, il punto cieco
Arthur Schopenhauer
Arthur Schopenhauer nasce a Danzica nel 1788. A differenza di Hegel e Schelling, egli non è figlio di pastori protestanti, nemmeno
di piccoli borghesi, ma di agiati commercianti. Il padre, un dotto anglofilo, lo indirizza al commercio: lo invia a studiare le lingue in
giro per l’Europa.
Nel 1805, il padre muore suicida; la madre, una donna molto eccentrica, scrittrice di romanzi d’avventura dallo stile popolare, si
trasferisce con il giovane Arthur a Weimar, dove tiene un circolo letterario alla moda e molto frequentato. Schopenhauer, grazie
all’eredità lasciatagli dal padre, diviene ricco e può così dedicarsi alla propria formazione culturale, che è di carattere umanistico e
scientifico. Studia a Gottinga con un maestro di Kant, Schulze, e a Berlino con il celebre teologo Schleiermacher.
Nel 1813 si laurea a Jena con una tesi sul “Principio di ragion sufficiente”. Fra il 1814 e il 1818 scrive il suo capolavoro, “Il mondo
come volontà e rappresentazione”, pubblicato nel 1818, che si rivela un grande insuccesso.
Insegna come libero docente a Berlino, ma le sue lezioni sono deserte: tutti vanno a seguire quelle di Hegel e dei professori di
stampo hegeliano, che egli inizia a odiare.
Si trasferisce a vivere a Francoforte solo con il suo cane; non si sposerà mai, fino alla morte, sopraggiunta nel 1860.
Nel 1844 pubblica una revisione de “Il mondo come volontà e rappresentazione”, ma il successo vero gli arriverà solo nel 1851,
grazie ad un’altra sua opera, i “Parerga e paralipomena”. Enorme sarà la sua influenza su grandi personaggi come Wagner,
Nietzsche, Tolstoj e Freud. Filosofia 4
Il velo di Maya
“È Maya, il velo ingannatore, che avvolge il volto dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né
che non esista; perché ella rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia
per acqua; o anche rassomiglia alla corda gettata a terra, che egli prende per un serpente” (Il mondo come volontà e
rappresentazione). Fu Arthur Schopenhauer a coniare il termine “velo di Maya”. Tale espressione, desunta dall’approccio del
filosofo al pensiero dell’estremo Oriente, indica la trama ingannevole dietro la quale si nasconde la “cosa in sé”, il “noumeno”.
Evidente è invece la rappresentazione, il fenomeno, che esiste solo dentro la coscienza. Due aspetti sono quindi essenziali ai fini
della conoscenza sensibile: il soggetto rappresentante e l’oggetto rappresentato. Nessuno dei due precede o può sussistere
indipendentemente dall’altro. La mente del soggetto è caratterizzata, nel processo gnoseologico da una serie di forme a priori
quali spazio, tempo e causalità. Quest’ultima categoria assume forme diverse a seconda degli ambiti di ricerca manifestandosi
quindi come principio del divenire, del conoscere, dell’essere e dell’agire. Le forme a priori sono però vetri sfaccettati che
deformano la realtà, la rappresentazione è dunque una fantasmagoria. Oltre il velo di Maya e quindi la trapunta arabesca del
fenomeno, vi è la realtà vera, accessibile dal filosofo che è nell’uomo il quale essendo un animale metafisico è portato a
interrogarsi sull’essenza ultima della vita. Filosofia 5
Luigi Pirandello
Luigi Pirandello nacque il 28 giugno 1867 ad Agrigento da famiglia borghese e con tradizioni risorgimentali. Il suo pensiero si
formò in seguito a studi filologici, letterari e filosofici condotti sia in Italia che all’estero. Si laureò a Bonn nel 1891 in filologia
romanza. Tale formazione europea lo rese uno dei protagonisti della crisi del positivismo nel passaggio tra Otto e Novecento
e fece maturare in lui una visione critica e relativistica della modernità. Il “velo di Maya Pirandelliano” è rappresentato dalla
maschera che egli attribuisce all’esistenza di ciascuno, ed è particolarmente ravvisabile nei personaggi del suo teatro. Teoria
derivante dagli studi della psicologia sperimentale di Alfred Binet, Pirandello concepisce la vita del soggetto come una
inconsapevole rinuncia alle pulsioni della libertà e al fluire della vita autentica continuamente soffocata dal complesso degli
vita e forma vita
obblighi e vincoli sociali. L’idea fu condensata nell’espressione coniata dal critico Tilgher, di . La è il fluire
forma, ’
incessante e libero dell’esistenza, opposta alla ossia l irrigidimento del flusso vitale entro i rigidi schemi della logica. Vi
sono però momenti della follia in cui la forza sotterranea della vita emerge. Si hanno quindi delle epifanie, ossia una visione
nuova dalla quale non si può più tornare indietro. I personaggi-filosofi Pirandelliani si vedono quindi dal di fuori, cogliendo la
loro condizione di maschere nude, cioè consapevoli degli inganni dell’identità sociale. Svelate quindi le illusioni, compito dello
scrittore sarà mostrare l’ombra, la saggezza nella follia. La rivelazione del vero proviene dunque dall’interno del soggetto ossia
non tramite luce rivelatoria, bensì “bujo pesto”. Il ruolo dell’arte sarà invece quello di svelare le contraddizioni, le molteplici
possibilità, la caoticità e l’assurdo dell’esistenza. Per questo deve farsi arte “grottesca e umoristica”, in cui la realtà si sdoppia
mostrandosi come visione e contemporaneamente riflessione. Tale punto di vista caratterizzerà la seconda fase della
produzione teatrale pirandelliana sviluppatasi in un arco temporale che va dagli ultimi anni dell’Ottocento fino alla morte
dello scrittore. Il “teatro del grottesco” nasce dall’aspetto critico e corrosivo nei confronti delle convenzioni borghesi, mettendo
quindi in scena il rovesciamento paradossale del dramma borghese, generalmente basato sui vincoli familiari, su adulteri e
triangoli amorosi, e ambientato nello spazio convenzionale del salotto. In questa nuova fase (1917-20) trovano piena
applicazione i principi della poetica umoristica, attraverso i quali Pirandello scardina le illusorie certezze del mondo borghese e
mette in scena una concezione relativistica dell’esistenza. La parola, molto più dell’azione svolge un ruolo determinante in
questo tipo di teatro. Si tratta però di una parola che non comunica, che gira a vuoto intorno a una verità inafferrabile perché
moltiplicata in rapporto ai punti di vista coinvolti. Italiano 6
Così è (se vi pare)
Così è (se vi pare) nasce nel 1917 ed è una sorta di manifesto del relativismo pirandelliano. La vicenda vede coinvolti tre
personaggi in un triangolo ambiguo e misterioso: il signor Ponza, la suocera di lui- la signora Frola - e la moglie di Ponza.
Vanamente la comunità borghese della città in cui i tre si sono da poco trasferiti cercherà di appurare la verità sui rapporti di
parentela che intercorrono fra loro e sulla reale identità della signora Ponza. La verità, non esiste. La donna, la sola che
potrebbe risolvere l’enigma, nell’unica scena in cui compare si aggira sul palco coperta da un velo, impenetrabile. La vicenda è
ambientata in un imprecisato «capoluogo di provincia» in un epoca contemporanea all’autore, nell’arco di tre giorni, tre sono
infatti gli atti del dramma. Da poco giunti in città, i membri di uno strano nucleo familiare attirano la morbosa curiosità dei
borghesi locali, che s’interrogano sul loro comportamento anomalo. Il signor Ponza si dichiara sposato con una donna che la
signora Frola afferma essere sua figlia; non le è però concesso vederla perché il marito la tiene segregata in casa. Il signor Ponza
afferma che colei che vive nella sua casa è in realtà la sua seconda moglie, sposata dopo la morte della prima, figlia della signora
Frola. Quest’ultima sostiene invece che sua figlia sia viva e sposata con il signor Ponza, che pazzo di gelosia le impedisce di
incontrare chiunque. I due personaggi, suocero e genero, vengono sottoposti a un’inchiesta dolorosa per stabilire sia l’identità
della donna segregata, sia la verità dei fatti. La follia si annida forse nella mente di Ponza, che afferma, nascondendo la
coniuge, di assecondare l’ostinazione della suocera a non voler accettare la morte della figlia? O in quella della signora Frola,
che addossa al genero impazzito l’impossibilità di vedere la figlia, costretta ormai da anni a fingere l’identità di seconda moglie?
Quando la donna, convocata in separata sede,apparirà vestita a lutto e velata, darà ragione a entrambe le versioni dei fatti.
Ella è solo «colei che [la] si crede». Un ruolo a sé nell’opera è assunto da Laudisi, alter ego dell’autore, che ne assume la
prospettiva disincantata e umoristica. Offre un punto di vista straniato, che dissemina dubbi, scompone, rimette in gioco
quanto sembrava fosse finalmente a posto. La sua risata, a conclusione di ogni atto, non è una risata liberatoria, ma si fa
scherno e beffe della pretesa conquista della verità da parte degli altri personaggi, svelando, al pari del «(se vi pare)» del titolo,
l’aleatoria e falsa oggettività del «Così è». Italiano 7
Così è (se vi pare): Atto Finale, Scena Nona
Tutti si scosteranno da una parte e dall'altra per dar passo alla dopo averli guardati attraverso il velo dirà con
SIGNORA PONZA (
signora Ponza che si farà avanti rigida, in gramaglie, col volto solennità cupa
) Che altro possono volere da me, dopo questo, lor
nascosto da un fitto velo nero, impenetrabile. signori? Qui c'è una sventura, come vedono, che deve restar nascosta,
cacciando un grido straziante di gioja
SIGNORA FROLA ( ) Ah! perché solo così può valere il rimedio che la pietà le ha prestato.
Lina... Lina... Lina... commosso
IL PREFETTO ( ) Ma noi vogliamo rispettare la pietà,
signora. Vorremmo però che lei ci dicesse -
E si precipiterà e s'avvinghierà alla donna velata, con l'arsura d'una con un parlare lento e spiccato
SIGNORA PONZA ( ) - che cosa? la
madre che da anni e anni non abbraccia più la sua figliuola. Ma verità? È solo questa: che io sono, sì, la figlia della signora Frola -
contemporaneamente, dall'interno, si udranno le grida del signor con un sospiro di soddisfazione
TUTTI ( ) - ah!
Ponza che subito dopo si precipiterà sulla scena. subito c.s
SIGNORA PONZA ( .) - e la seconda moglie del signor Ponza
PONZA Giulia!... Giulia!... Giulia!... stupiti e delusi, sommessamente
TUTTI ( ) - oh! E come?
La signora Ponza, alle grida di lui, s'irrigidirà tra le braccia della subito c.s.
SIGNORA PONZA ( ) - sì; e per me nessuna! nessuna!
signora Frola che la cingono. Il signor Ponza, sopravvenendo, IL PREFETTO Ah, no, per sé, lei, signora: sarà l'una o l'altra!
s'accorgerà subito della suocera così perdutamente abbracciata alla SIGNORA PONZA Nossignori. Per me, io sono colei che mi si crede.
moglie e inveirà furente: Guarderà attraverso il velo, tutti, per un istante; e si ritirerà.
Ah! L'avevo detto io si sono approfittati così, vigliaccamente, della In silenzio.
mia buona fede? LAUDISI Ed ecco, o signori, come parla la verità
volgendo il capo velato, quasi con austera
SIGNORA PONZA ( Volgerà attorno uno sguardo di sfida derisoria.
solennità
) Non temete! Non temete! Andate via. Siete contenti?
piano, amorevolmente, alla signora Frola
PONZA ( ) Andiamo, sì, Scoppierà a ridere.
andiamo... Ah! ah! ah! ah!
che si sarà staccata da sé, tutta tremante,
SIGNORA FROLA (
umile, dall'abbraccio, farà eco subito, premurosa, a lui ) Sì, sì...
andiamo, caro, andiamo...
E tutti e due abbracciati, carezzandosi a vicenda, tra due diversi
pianti, si ritireranno bisbigliandosi tra loro parole affettuose.
Silenzio. Dopo aver seguito con gli occhi fino all'ultimo i due, tutti si
rivolgeranno, ora, sbigottiti e commossi alla signora velata. Italiano 8
Petronio: Il Satyricon
Petronio fu uno Scrittore latino del 1º secolo d.C., dell'età neroniana. Viene identificato con l'aristocratico romano che fu
proconsole in Bitinia e morì suicida, coinvolto nella congiura pisoniana (66 d.C.), famoso per l'eleganza e la dissolutezza dei
Satyricon Metamorfosi