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Introduzione Probitas laudatur et alget, morale tesina
In questa tesina ho deciso di proporre il tema della morale e dell’etica, analizzando alcune particolari posizioni prese da parte di diversi intellettuali. Questa decisione è dovuta ad una discussione che abbiamo avuto durante questo anno scolastico, che riguardava proprio la definizione della morale e le sue caratteristiche, che mi ha portato in diverse occasioni a ripensarci.
Infatti ciò che mi chiedevo era se esistesse una morale universale, valida quindi per tutti gli uomini, o se vi siano diversi modelli di morale. Inoltre, un’altra questione che mi ha interessato per lo sviluppo della mia tesina di maturità è stata il rapporto tra la morale e l’etica: infatti mi sono spesso chiesto quale potesse essere la differenza tra morale ed etica, sempre che esista una differenza.
Collegamenti
Probitas laudatur et alget, morale tesina
Filosofia: I sofisti, Socrate, Aristotele, Platone, l'etica religiosa, l'etica utilitaristica e altri filosofi.
Scienze: Biotecnologie moderne e il caso OGM .
Letteratura inglese:Aesthetic morality.
Nietzsche imputa principalmente agli ebrei e ai loro eredi cristiani di aver inquinato ogni visione positiva e
terrena della vita, con promesse ultramondane illusorie. In particolare, è stata la diffusione del cristianesimo
ad aver portato alle estreme conseguenze questo processo di disgregamento della morale affermativa.
Infatti, secondo Nietzsche, la decadenza della morale aristocratica ha radici ben radicate nella cultura stessa
e, in particolare, nella concezione filosofica e religiosa che ha dominato l’Occidente: l’etica socratico-
platonica e la morale giudaico-cristiana. Queste due morali non si sono poste in antitesi ma, piuttosto, in
compenetrazione, giacché Nietzsche considera la morale cristiana un surrogato popolare della morale
socratico-platonica, definendola come platonismo per il popolo. 10
Socrate è infatti colui che uccide il mito e vanifica la soluzione artistica che aveva consentito al popolo greco
di mantenersi a contatto con il sapere tragico dell’assurdità dell’esistenza e di trasfigurarne l’orrore
originario nella perfezione delle sue creazioni artistiche.
All’accettazione della vertigine vitale, Socrate sostituisce la fuga in un menzognero mondo razionale, retto
da un’idea di bene che altro non è se non la sanzione della rinuncia a vivere, per rifugiarsi in un supposto
mondo ideale ed eterno (il platonico mondo delle idee), fuggendo dal mondo caduco e inessenziale (il
platonico mondo della corporeità come “prigione” dell’anima).
Ora, di fronte al palesarsi della crudele realtà della vita, l’uomo moderno non ha più neppure la consolazione
e il sostegno del mito, dell’arte, definitivamente spazzati via proprio da quella “ricerca della verità” senza di
cui, secondo la nota espressione socratica, la vita stessa non sarebbe degna di essere vissuta.
La separazione tra corpo e anima inaugurata da Socrate, sviluppata da tutta la filosofia successiva e infine
assunta a fondamento della scienza moderna, costituisce anche, agli occhi di Nietzsche, l’atto d’origine della
morale intesa come conoscenza del bene e del male, alla quale la vita degli uomini è stata assoggettata per
millenni.
Anche Platone ci ha insegnato che esistono due mondi, uno fisico e uno metafisico (il mondo delle idee):
Nietzsche rivendica invece il fatto che il mondo sia unico, e che questo mondo sia falso, crudele, corruttore,
contraddittorio, senza senso.
Il sapere costruito dall’Occidente, nonché la grande bugia qui costruita, va messo in discussione, secondo
Nietzsche, attraverso l’opera di demistificazione, attraverso cioè un processo di critica radicale alla cultura
occidentale.
Nietzsche individua perciò due possibili atteggiamenti di fronte alla vita, di fronte al palesarsi della realtà:
Il primo è quello della rinuncia e della fuga, che mette capo all’ascetismo; questo è l’atteggiamento
che Schopenhauer derivò dalla sua diagnosi ed è l’atteggiamento, secondo Nietzsche, proprio della
morale cristiana e della spiritualità comune.
Il secondo è quello dell’accettazione della vita come essa è, nei suoi caratteri originari e irrazionali,
ed è l’atteggiamento che mette capo all’esaltazione della vita e al superamento dell’uomo.
Questo è l’atteggiamento di Nietzsche: tutta la sua opera è infatti intesa a difendere e a chiarire
l’accettazione totale ed entusiastica della vita.
Secondo Nietzsche, l’accettazione integrale della vita trasforma il dolore in gioia, la lotta in armonia, la
crudeltà in giustizia, la distruzione in creazione: essa rinnova profondamente la tavola dei valori morali.
Tutti i valori fondati sulla rinuncia e sulla diminuzione della vita, tutte le cosiddette virtù che tendono a
mortificare l’energia vitale, a spezzare e a impoverire la vita, appaiono a Nietzsche come un abbassamento
dell’uomo al di sotto di sé e quindi come indegne dell’uomo.
Nietzsche dà quindi alla virtù un significato amorale: è virtù ogni passione che dice sì alla vita e al mondo: la
fierezza, la gioia, la salute, l’amore sessuale, l’inimicizia, la guerra, le belle attitudini, le buone maniere, la
volontà forte, la volontà di potenza, la riconoscenza verso la terra e verso la vita.
Queste passioni, che non hanno più nulla di primitivo, in quanto sono il ritorno consapevole dell’uomo alle
fonti originarie della vita, costituiscono la nuova tavola dei valori fondata sull’accettazione della vita.
Dunque l’idea eroica di Nietzsche è quella di tornare alla visione greca precedente a Socrate, poiché i greci
hanno visto l’abisso: questo ritorno ai valori autentici corrisponde alla morte di Dio, intesa come morte di
tutti i surrogati della religione, come il positivismo, la scienza, il socialismo, ovvero al tramonto di tutti i
valori trascendenti.
Il sapere della morte di Dio è a un tempo il sapere della catastrofe di un intero sistema di valori: il crollo
della vecchia tavola dei valori porterà al nichilismo (assenza di valori), il quale è un momento necessario per
il suo stesso superamento. Tuttavia non si tratta di un superamento dialettico sulla base del modello
hegeliano: il superamento del nichilismo, dello scetticismo, del disinteresse e del cinismo che caratterizzano
la moderna società borghese è, secondo Nietzsche, la condizione necessaria perché l’uomo possa finalmente
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aderire con rinnovata forza creativa all’imperscrutabile vitalità dell’esistenza, amando quella stessa
insensatezza come il vero “senso della terra”, cioè quel sapere dionisiaco della vita che è in grado di
trasformare l’insensatezza dell’esistenza in senso rinnovato, senza fuggirne gli aspetti più inquietanti, e
accettandone quindi ogni aspetto.
Tuttavia, Nietzsche afferma che dopo il superamento del nichilismo, sarà difficile per l’umanità tollerare la
caduta di tutti i valori, sopportare il baratro del nichilismo, essere in grado di istituire nuovi valori, ma colui
che riuscirà a fare ciò viene definito da Nietzsche come il superuomo.
Nietzsche si è però spinto addirittura verso una considerazione ulteriore: il superuomo, in realtà, desidera la
vita in ogni suo istante e vuole l’eterno ritorno dell’identico. Infatti, se negasse anche solo un momento della
sua vita sarebbe roso dal senso di colpa, mentre invece la vita va accettata in tutte le sue sfaccettature, nel
suo orrore come nella sua gioia.
Nell’opera di Nietzsche Così parlò Zarathustra, l’antico profeta persiano ama tutti gli aspetti della vita e
desidera che ogni momento del tempo trascorso ritorni per sempre; questa immagine suggerisce l’assenza di
negazione assoluta e di totale asservimento alla vita. L’eterno ritorno dell’identico, dunque, come oggetto
della volontà, però non più nichilista, in quanto essa esprime sempre il desiderio per ciascun momento vitale
senza mai rifiutarla.
L’eterno ritorno è il sì che il mondo dice a se stesso, è l’autoaccettazione del mondo; è l’espressione cosmica
di quello spirito dionisiaco che esalta e benedice la vita; è una verità terribile che può distruggere l’uomo o
esaltarlo: di fronte ad esso si misura la forza dell’uomo, la sua capacità di superarsi.
Perciò il superuomo, superando il nichilismo, l’assenza di valori, riacquisirà i valori autentici, primo fra tutti
l’amore per la vita, e questo amore sarà così forte che desidererà rivivere la sua vita più e più volte,
accettando e desiderando questo eterno ritorno.
Aesthetic morality
7.
With the term “amorality” we mean the absence of, indifference towards, or disregard for morality.
Amorality is an intrinsic property of an object, because while morality is determined relatively to a moral
code, amorality can exist independently, especially by default in the absence of morality.
One of the most famous and most frequently quoted statements about the moral responsibility of artists can
be found in Oscar Wilde’s preface to his novel The Picture of Dorian Gray: “There is no such thing as a
moral or an immoral book,” writes Wilde, “Books are well written or badly written. That is all.”
Wilde added this preface when the novel was reprinted a year after its initial publication in a literary
magazine.
The preface was Wilde’s considered response to various reviewers who had found his book to be immoral.
His claim is that works of art are legitimate objects of aesthetic judgement, but not of moral judgement.
Wilde affirmed not only that the spheres of art and morality are distinct, but that there is a hierarchy between
them. When anyone learns to perceive aesthetically, ethics will seem of less importance.
It is, in fact, on such principles that Wilde founded his aesthetic position and became acknowledged as the
most outstanding representative of the English movement.
The proponents of Aestheticism extended its principles to life itself: to the aesthete, the ideal life imitates art.
Art is beautiful, but quite useless beyond its beauty, concerned only with the individual living it.
In Wilde’s The Picture of Dorian Gray the aesthetic lifestyle is perfectly embodied in the main character.
In the novel, Lord Henry Wotton expressed the aesthetic philosophy with an elegance that persuaded Dorian
to trust in the principles he exposes: according to the aesthetes, there is no distinction between moral and
immoral acts, but only between those that increase or decrease one’s happiness. This can be considered a sort
of hedonistic conception of life, where all human actions should be directed to pleasure.
Initially, Dorian Gray refuses this idea, presenting a strong case for the inherent immorality of the purely
aesthetic life. 12
In Dorian Gray, a most peculiar event can be observed: the aesthetic splitting of personality, splitting
between the real man, with his amoral life, and the portrait, which lives a moral life.
This splitting of personality is allowed by the Faustian pact between the protagonist and the work of art
hidden in the ‘mad wish’ expressed by Dorian to live in eternal youth, which would be fulfilled in the amoral
existence led from then on.
When Dorian Gray starts practising the aesthetic principles, his behaviour kills his moral self as much as real
human beings, and he dies unhappier than ever.
We can say that Dorian Gray is a cautionary tale in which Wilde illustrates the dangers of the aesthetic
philosophy when not practiced with prudence.
In fact, there is a slight difference between immoral and amoral life, and is difficult to distinguish an amoral
behaviour from an immor