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Cento anni d'amore, tesina



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Anche dopo la disfatta di Dunkerque Churchill non perde il suo spirito indomito e dichiara:“We are

faced with many long months of struggle and suffering, and our goal is to win at all costs ” the

population supports him unconditionally to victory in 1945.

"The British Empire and the French Republic will defend unto death their native soil as well as

companions to the extreme of their force ... We can not falter or fail. We shall fight on the beaches ,

we shall fight on the landing sites, in fields, in the streets and mountains. we shall never surrender ...

" E inoltre..."If we are able to courageously confront Hitler, all Europe may be free, but if we fail,

then the whole world will sink into the abyss of a new dark age."

Mentre sui fronti della guerra si spargeva sangue innocente, sul fronte della letteratura in Italia si

affermava il filone del Neorealismo, movimento culturale che ebbe riflessi importanti sul cinema

contemporaneo, caratterizzato da trame ambientate fra le classi disagiate e lavoratrici, trattando la

situazione economica e morale del dopoguerra, come la CIOCIARA, film del 1960, tratto dal

romanzo di Alberto Moravia, recitato da Sofia Loren, la quale interpreta il ruolo di Cesira, una

giovane che vive durante la seconda guerra mondiale con la figlia Rosetta a Roma; città dalla quale

fugge per insediarsi a Sant’Eufemia, dove conosce Michele, un comunista che, pochi giorni prima

della Liberazione viene preso dai tedeschi. Cesira dunque mentre sta per ritornare a Roma sosta

insieme, alla figlia, in una chiesa e vengono assalite dalle alleate truppe marocchine che le

violentano. Rosetta ne uscì traumatizzata, chiudendosi in un freddo silenzioso. Questo film è

considerato “il simbolo di tutte le guerre” e della crudele logica che spesso muove azioni militari

contro i civili proprio per terrorizzarli e per innescare reazioni destabilizzanti. Una triste realtà che

rende attualissimo la storia della Ciociara. Basterebbe cambiare lo scenario: Afghanistan, Bosnia,

Cecenia, Iraq, Ruanda, Congo e, giusto per citare le ultime orribili notizie che giungono dal sud-

Somalia; facendo così riferimento ad oltre trecento guerre che hanno insanguinato e continuano ad

insanguinare gli “anni di pace”, dal dopoguerra ad oggi, mietendo vittime tra la popolazione civile.

Nella primavera del 1944 gli Alleati liberarono Roma.

In Italia molte città del centro-nord erano state liberate dai partigiani e sotto il controllo dei

Comitati di liberazione nazionali, in cui erano confluiti tutti i partiti antifascisti che il 25 aprile

proclamarono l’insurrezione popolare. Tre giorni dopo i partigiani fermavano e fucilavano

Mussolini, mentre tentava di fuggire in Svizzera.

Alla fine della guerra l’Italia presentava una situazione difficile: l’agricoltura aveva subito danni e

la maggior parte della popolazione si ritrovava al limite dell’indigenza a causa della mancanza di

lavoro e di abitazioni. De Gasperi fu il protagonista assoluto della politica italiana fino alla sua

morte nel 1954.

Nella primavera del 1946 si svolsero le elezioni amministrative da cui emerse la divione del paese

tra la DC, che rappresentava il mondo cattolico, e i partiti di sinistra (PCI e PSI).

Finita la tragedia della guerra occorreva riparare i danni umani, morali e materiali. Pertanto, venne

indetto un referendum sia per eleggere un' assemblea costituente con il compito di riscrivere la

Costituzione, sia per scegliere la nuova forma istituzionale. Il 2 giugno 1946, con la partecipazione

al voto per la prima volta in Italia, delle donne, gli italiani ripresero il lungo e difficile cammino

democratico. I risultati ufficiali del referendum diedero la vittoria alla scelta repubblicana.

I Costituenti hanno voluto la Costituzione Italiana, oltre che scritta e votata, rigida e lunga.

É stata promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947. Fu

pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 298, edizione straordinaria, del 27

dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1º gennaio 1948.

In particolare, il carattere della rigidità fu frutto della passata esperienza del fascismo che

attraverso semplici leggi ordinarie praticamente stravolse l'impianto dello Statuto Albertino. Infatti,

a causa della mancanza di rigidità dello Statuto, col giungere del fascismo lo Stato fu deviato verso

un regime autoritario dove le forme di libertà pubblica vennero stravolte: le opposizioni vennero

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bloccate o eliminate, la Camera dei deputati fu abolita e sostituita dalla «Camera dei fasci e delle

corporazioni», il diritto di voto fu cancellato; diritti, come quello di riunione e di libertà di stampa,

furono piegati in garanzia dello Stato fascista, mentre il partito unico fascista non funzionò come

strumento di partecipazione, ma come strumento di intruppamento della società civile e di

mobilitazione politica pilotata dall'alto. Tuttavia lo Statuto albertino, nonostante le modifiche, non

fu formalmente abolito. Per questo motivo i Costituenti formularono l’art. 138 Cost. che ha

introdotto un procedimento aggravato per la revisione costituzionale, rendendolo più complesso e

meno esposto ai colpi di mano di gente poco responsabile.

Oltre che all’impianto costituzionale, all’Italia post-bellica occorreva anche la ricostruzione

economica. La scelta fondamentale di politica economica che influenzò tutti i periodi successivi al

1945 é quella di liberalizzare gli scambi di merci e servizi, aprendo la nostra economia ai mercati

del mondo occidentale. Tale scelta cambiava senso alla politica del fascismo: corporativa e con un

forte intervento statale nell’economia, sul piano interno; protezionistica e autarchica nei rapporti

economici con l’estero. Riguardo alla questione dell’apertura o meno dell’economia italiana verso il

resto del mondo si sviluppò un intenso dibattito tra i liberisti, sostenitori della supremazia del libero

mercato, e i partiti di sinistra, che prediligevano invece regimi di programmazione economica. Con

la vittoria dell’orientamento liberista si procedette allo smantellamento dei controlli esistenti e alla

restaurazione dell’iniziativa privata.

Gli anni postbellici furono caratterizzati anche da un’elevata inflazione, a causa della fine della

guerra, una consistente immissione di moneta cartacea da parte delle autorità militari alleate, venne

effettuato un brusco adeguamento del cambio lira-dollaro con una svalutazione implicita della

nostra moneta di circa cinque volte. Fondamentale fu la posizione autorevole di Luigi Einaudi.

Inizialmente egli propose di eliminare i prezzi politici che gravavano sul bilancio dello Stato e di

effettuare una drastica riduzione della spesa pubblica; nonostante ciò, però, l’inflazione continuava

a crescere in maniera vertiginosa e decise di applicare una drastica misura di restrizione monetaria:

con l’introduzione di un nuovo sistema di riserva obbligatoria per le banche si pose un limite

notevole all’espansione del credito bancario; tale intervento riuscì ad arrestare la spirale

inflazionistica. Nel periodo 1956-1963 si assiste al miracolo economico caratterizzato da una

crescita del reddito molto elevata. L’Italia riesce a raggiungere tre obiettivi: investimenti produttivi

elevati, stabilità monetaria, equilibrio della bilancia dei pagamenti. Fu quindi possibile una rapida

industrializzazione senza inflazione e senza disavanzi nei conti con l’estero. Nel contempo, il

problema della disoccupazione aveva trovato una soluzione alternativa: il capitalismo italiano

poteva dedicarsi all’investimento intensivo nel settore industriale, sviluppare le esportazioni,

inserire l’economia nazionale nel contesto europeo; si verificò quindi un’accelerazione eccezionale

nella crescita del reddito.

La prima guerra mondiale chiude un periodo della nostra storia civile, politica e letteraria. Nel clima

dell’immediato dopoguerra si registrò un collasso di energie spirituali, una crisi di delusione vuota e

amara.

Le pressioni di controllo e censura operata dal regime fascista costrinse i letterati a scegliere tra due

possibili strade: o fare arte-propaganda per conto del regime e così venire in contatto con il grande

pubblico, oppure ritirarsi in un atteggiamento di distacco e di “purezza” . Non sembra giustificato

considerare l’Ermetismo come una conseguenza della situazione di censura intellettuale tipica della

dittatura fascista. Infatti l’Ermetismo deve essere piuttosto riallacciato alle esigenze espressive della

contemporanea lirica decadentistica europea che ha assunto il nome di poesia pura.

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Il centro dell’Ermetismo fu, dal punto di vista geografico, Firenze, in quanto nella città si trovavano

gli scrittori più liberi, e dal punto di vista cronologico, la seconda metà degli anni Trenta (fra il 1932

e il 1942).

Il termine fu coniato da Francesco Flora nel 1936; deriva da Ermete (o Mercurio), dio delle

scienze occulte e misteriose.

Sul piano letterario con il termine ermetismo si sottolinea una poesia dal carattere chiuso (ermetico)

e volutamente complesso, solitamente ottenuto attraverso un susseguirsi di analogie di difficile

interpretazione. Alla base di questo movimento, che ebbe come modello i grandi del decadentismo

francese come Mallarmé, Rimbaud e Verlaine, si trova un gruppo di poeti, chiamati ermetici, che

seguirono il modello di Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo e Eugenio Montale. Il poeta è

sempre stato visto come un individuo solitario, distaccato dalla realtà, simbolo di una certa

emarginazione e di un certo rifiuto o disprezzo nei confronti di un pubblico vasto.

Questo è quanto accade alla poesia del primo Novecento, in un periodo storico difficile e tormentato

dalle esperienze negative delle guerre mondiali e del fascismo. Proprio durante il ventennio fascista,

una poesia chiusa e “in codice” come quella ermetica ha permesso ad alcuni intellettuali di

esprimere in modi indiretti e destinati a pochi lettori la propria polemica o la propria indifferenza

nei confronti del regime fascista. Così hanno potuto evitare di compromettersi con il potere politico

e con il fascismo e di chiudersi nel proprio mondo a meditare sull’esistenza e sul destino dell’uomo.

Per questo spesso la poesia ermetica è stata accusata di egocentrismo, di esaltare i problemi

individuali e di trascurare quelli reali dell’umanità, di essere estranea alla vita del proprio tempo

anziché partecipare con l’azione e l’impegno al regime fascista vigente. La poesia ermetica sorvola

sugli avvenimenti della cronaca quotidiana, ma non ignora i problemi più vasti e universali, come

quelli riguardanti il destino e l’esistenza dell’uomo: forse questo chiudersi in se stessi costituiva per

gli ermetici di quegli anni l’unica difesa contro il regime e la sua politica rumorosa e dispotica.

É una poesia concentrata ed essenziale, tormentata dal bisogno di aderire all’inesprimibile. Ma ne

risultò anche una poesia di difficile comprensione e interpretazione, che, per tale ragione, in Italia fu

detta ermetica: il poeta si limita a suggerire, a stimolare, ad accennare, rivelando una sofferta

espressione di angoscia, un tormento di solitudine, un dramma morale, un deluso ripiegamento sulle

proprie sconfitte di uomini, derivanti principalmente dal rapporto tra le costrizioni del regime e la

figura del poeta; un uomo che ha perduto la fede negli antichi valori, nei miti della civiltà romantica

e positivista. All'interno dell'ermetismo sono presenti due filoni: cattolico o purista e laico o

storicista. Nel primo filone è presente il tema dell'"assenza" che è anche "attesa" verso una figura

salvifica, nel filone purista l'analogia risulta essere complessa, in quanto è più lontana dalla realtà.

Nel filone storicista, invece, l'analogia è più vicina alla realtà. Questi due filoni non sono

contrapposti ma vicini. Nella storia della letteratura italiana il pubblico di lettori è diventato sempre

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