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Gli Anni Gli Europei
Sessanta in di Calcio del
Italia 1968
(Storia) (Ed. Fisica)
Peppino La Mafia
Impastato Il Giorno
della
Radio Aut Civetta di
Il Suono Sciascia
(Fisica) (Italiano)
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Cento sono i passi che occorre fare nella piccola Cinisi, per colmare la distanza tra la casa degli Impastato e quella del boss mafioso
Tano Badalamenti. Racconterò di un uomo che ha provato a cambiare le cose, un uomo, o meglio un ragazzo, morto proprio per mano
dalla mafia. Il ragazzo di cui voglio parlare si chiama Giuseppe Impastato, non ne parlo al passato solo perché nel viaggio in Sicilia
(viaggio intrapreso con il Parlamento Regionale degli Studenti della Toscana) ho avuto modo di vedere che egli vive ancora nella sua
città, è nel cuore di molte persone, e anche se non ho avuto il piacere di conoscerlo, è anche nel mio cuore. Molte sono le persone che
fanno finta niente e anche quando un gruppo di ragazzi comincia a contare per strada quei cento passi, i cento passi che dividevano la
casa di Giuseppe da quella del mafioso Tano Badalamenti, tutti voltano le spalle, come se fosse una cosa da niente, una cosa
insensata. Comincerò trattando quel periodo storico, gli anni ’60, che in tutto il mondo fece sentire la sua voce. Manifestazioni,
occupazioni e scioperi si susseguono in tutti i continenti, tra cui l’Italia. In Sicilia a manifestare c’è anche lui, Peppino, che si batte con gli
operai, che si batte contro la mafia.
GLI ANNI ’60
Nell’Italia del “boom” e del “miracolo economico”, fra la fine degli anni cinquanta e gli anni sessanta, una gran massa di italiani, che
aveva in precedenza sperimentato i disastri della guerra e la povertà degli anni dell’immediato dopoguerra, scoprì per la prima volta il
benessere e con esso l’abitudine a nuovi consumi.
Gli anni Sessanta o, se preferite, i "mitici" anni Sessanta come spesso molti amano definirli, hanno rappresentato certamente il
decennio caratterizzato dal più importante rinnovamento generazionale che il secolo scorso abbia mai visto. Gli eventi socio-politici e
culturali di quegli anni avrebbero infatti inevitabilmente influenzato e modificato profondamente valori, aspirazioni e stile di vita delle
future generazioni. Sono gli anni in cui si affermano i media, la cultura pop e la minigonna(1965), che fa emergere una nuova figura
femminile che abbandona gradualmente l'etichetta formale in favore di una maggiore espressione di libertà. Nella prima parte del
decennio l'Italia risente ancora dei benefici del boom economico, che favorisce le attività economiche ed il progresso della tecnologia.
L’avvento della televisione ebbe effetti rivoluzionari in tutti i campi, offrendo la possibilità di mostrare le immagini di un evento, in tempo
reale. Essa portò lo spettacolo dentro le case, creando nuove abitudini familiari e una nuova cultura di massa: una cultura in cui
l’immagine tende a prevalere sulla parola scritta. Questi sono anche gli anni del Carosello (3 febbraio 1957 - 1 gennaio 1977)uno spazio
pubblicitario, che è stato per molti bambini della generazione degli anni '60 lo spartiacque fra la giornata dei doveri e dei compiti, e il
momento dello svago e dei sogni ad occhi aperti; fu successivamente eliminato dalla RAI e sostituito da emissioni pubblicitarie più
dirette. Nascono le prime cassette audio (1961), mentre le case discografiche aumentano considerevolmente la produzione dei dischi in
vinile. Compare la Polaroid (1965), la prima macchina fotografica in grado di sviluppare subito le foto, destinata ad un grande successo.
Nelle case fecero il loro ingresso frigoriferi, lavatrici e radio a transistor; la società italiana, anche attraverso le nuove abitudini di
consumo, sembrò incamminarsi verso una definitiva “modernizzazione”. Tra il 1966 e il 1967 il calcio diventa sempre più un fenomeno
di massa.
L’Italia dei primi anni Sessanta era ancora interamente tesa a privilegiare una concezione del sesso principalmente legata al
cattolicesimo e di conseguenza fortemente inibita. La centralità del ruolo femminile, sia nell'ambito lavorativo che in quello inerente al
consumo, fa della donna un soggetto interessante e curioso, perfetto nell'indurre interesse e stupore nello spettatore. L'ambito che più
sembra caratterizzare la figura femminile e il suo mondo in divenire è il posto di lavoro. Presente sia come nuova produttrice, simbolo di
mutamento, che come consumatrice, bisognosa di tutto ciò che viene prodotto, compresi cosmetici e vestiti, la donna diviene la
protagonista indiscussa di una realtà che si apre su nuovi orizzonti. Alle giovani donne del periodo si presentava tutta una serie di nuovi
diversivi. Cosmetici, abiti, gioielleria a buon mercato, dischi, vacanze, ristoranti, caffè, sale da ballo e soprattutto il cinema, contribuirono
tutti insieme ad assorbire il modesto potere di acquisto di donne che si prevedeva lavorassero soltanto per quel breve periodo che
separava la fine della scuola dal matrimonio, sostenuto come obiettivo naturale, come conclusione romantica della vita di ogni donna. Il
lavoro, anche se portatore di “pericolosa” indipendenza, poteva e doveva essere accettato da fidanzati e mariti, all'unica condizione che
la donna non trascurasse o dimenticasse il suo consueto ruolo di moglie e madre. Se, già dal Secondo Dopoguerra, le donne avevano
iniziato a rivendicare il loro diritto al lavoro ed a richiedere un trattamento egalitario del loro operato, con gli Anni '60, si sviluppò una
nuova ondata: il Femminismo. Questo movimento mise in discussione tutti i modelli culturali incentrati su ideali "maschilisti", esaltando i
valori legati alla donna, concepita come essere totalmente indipendente dal "maschio", e fondando nuovi luoghi di aggregazione
femminile, denominati "collettivi femministi", in cui si rivendicava il riconoscimento dei diritti fondamentali ed una nuova posizione della
donna nella famiglia, nella politica e nel lavoro. Pillola(1961), lavatrice e più recentemente la tv, sono probabilmente i tre ingredienti che
maggiormente hanno contribuito alla liberazione sessuale delle italiane dai condizionamenti della tradizione patriarcale e oscurantista.
La lavatrice ha liberato il tempo, la tv i desideri, la pillola ha liberato il corpo.
Nel 1963 viene costituito dalla DC il primo governo con i socialisti, detto di centrosinistra, presieduto da Aldo Moro. Ne fanno parte
anche i repubblicani e i socialdemocratici. Riforme: introduzione della scuola media unica, elevato obbligo scolastico a 14 anni,
nazionalizzate aziende che producono energia elettrica (viene costituita l’Enel), potenziata la Cassa per il Mezzogiorno, riformata la
sanità, migliorati i trasporti urbani; entra in vigore nella scuola superiore il diploma con voto in sessantesimi (1969), che durerà fino al
1998; istituita la scuola materna di stato (1969).
Le contestazioni
Questi sono anche gli anni in cui sono sempre di più gli Italiani che scendono nelle piazze per manifestare i loro ideali politici ed
esprimere il proprio dissenso; proprio le piazze saranno teatro verso la fine del
decennio, delle grandi contestazioni giovanili che culmineranno nella grande
rivoluzione culturale del '68. A Licata, Genova, Roma e altre città italiane si inizia,
nel 1960, a scendere in piazza e a manifestare contro il carovita. Quasi tutte
queste manifestazioni si concludono con gli scontri con le forze dell’ordine, che
causano numerosi feriti e alcuni morti tra i manifestanti. Gli studenti, uniti in
assemblee permanenti, contestavano il sistema universitario, in quanto
portavoce di una cultura reazionaria e schiva del sistema borghese, inteso come
gerarchico, burocratico, spersonalizzante, classista, tendente ad ingabbiare
l’individuo nell’unica logica del denaro e del benessere. Chiedevano, di contro,
una cultura basata sull’autogestione.
Nel 1967 cominciano le occupazione di molte facoltà universitarie da parte degli
studenti, manifestazioni in piazza e violenti scontri con forze di polizia, che si
protrarranno per tutto l’anno seguente, tra cui, il 7 febbraio, all’università di Pisa.
Il sessantotto italiano inizia con qualche mese di anticipo sul calendario e si
prolunga ben oltre il 31 dicembre. Il movimento iniziato in quell'anno durerà
infatti oltre un decennio, e coinciderà con una radicale modernizzazione complessiva del paese. Ad accendere la miccia sono gli
studenti universitari. Nell'autunno del 1967 occupano gli atenei di tutte le principali città del centro-nord, con la sola esclusione di Roma.
Nel mirino della contestazione ci sono sopratutto la connotazione classista del sistema dell'istruzione, denunciata anche da una parte
del mondo cattolico, e l'autoritarismo accademico, interpretato come addestramento a un consenso e a una passività globali, per nulla
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limitati allo specifico universitario. La critica del movimento studentesco, i cui principali testi teorici vengono elaborati nelle università di
Pisa, Torino e Trento, si appunta tanto contro il sistema capitalistico, quanto contro le organizzazioni della sinistra, accusate di aver
rinunciato a qualsiasi ipotesi di trasformazione radicale. Di fronte al dilagare delle occupazioni i rettori chiedono l'intervento della polizia.
Occupazioni, sgombri e nuove occupazioni si susseguono. A Torino, Palazzo Campana, sede delle facoltà umanistiche, viene
sgombrato e rioccupato più volte in un braccio di ferro che si concluderà con un diluvio di denunce ai danni degli occupanti. Il 2 febbraio
viene occupata l'università di Roma, la più grande d'Italia; alla fine del mese, il rettore fa intervenire la polizia. Il giorno dopo, primo
marzo, un corteo di protesta arriva a Valle Giulia, sede della facoltà di architettura, e forza i blocchi della polizia. Gli scontri durano per
ore. L'eco è enorme. I giornali, in edizione straordinaria, parlano di "battaglia". Con i fatti di Valle Giulia il movimento studentesco si
sposta definitivamente dal piano di una protesta universitaria a quello della contrapposizione frontale con l'intero assetto sociale.
Secondo la storiografia ufficiale, Il Sessantotto italiano comincia per l’appunto il primo marzo.
La stagione di proteste, ebbe come centro le università, e fu proprio con le prime occupazioni, da parte degli studenti, nelle Facoltà di
Trento, Pisa e Torino, che si diffuse un sommovimento più generale, che investì, in sequenza, le scuole superiori, il mondo della cultura,
le fabbriche, l'intera società insomma.
Il '68 è una delle rivoluzioni che ha scosso il mondo intero e grazie alla simultaneità e la vastità geografica delle rivolte si assistette a
forme di ribellione simili e contemporanee, senza che vi fosse stata alcuna forma di preparazione o di coordinamento.
Prendono origine le agitazioni per il rinnovo di molti contratti di lavoro; per l'aumento dei salari uguale per tutti, per la diminuzione
dell'orario, per le pensioni, la casa, la salute, i servizi, ecc. Per la prima volta il mondo dei lavoratori e il mondo studentesco unito fin
dalla prime agitazioni su molte questioni del mondo del lavoro, provocano delle tensioni nel Paese sempre più radicali e a carattere
rivoluzionario, sfiorando in alcuni casi l'insurrezione, visti i proclami, i giornali e i fatti che accadono in Italia. Il carattere unitario del
Sessantotto non va perciò ricercato in fenomeni di superficie, quali le occupazioni universitarie o le manifestazioni studentesche, bensì
in quell'atmosfera di idee e di sentimenti diffusa nel mondo giovanile fino a diventare culturalmente dominante. Si tratta, in altri termini,
di una Rivoluzione culturale.
L’eredità del 68’ sulle future generazioni è stata diversa, perché portava in sé una serie di innovazioni: un costume più aperto, rapporti
sociali più flessibili, una cultura più libera, più critica. La donna acquistava maggiore consapevolezza del proprio ruolo nella società.
Infatti, dopo le venate dell’estremismo femminista, otteneva la legalizzazione dell’aborto e si conquistava un suo posto nel lavoro, nei