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Sintesi
Italiano: Giovanni Pascoli;

Storia: Nazismo;

Matematica: Alice nel paese delle meraviglie;

Inglese: Barrie.
Estratto del documento

Non solo cartoon

“ E’tempo di toglierla dalla stanza dei bambini!”: questa frase, pronunciata dal padre di

Wendy nel Peter Pan di Walt Disney, è la causa della fuga della bambina e dei suoi

fratellini verso l’ Isola che non c’è.

Wendy è una ragazzina che ama narrare ai fratellini, Gianni e Michele, le avventure di

Peter Pan, un bambino avventuroso, sempre pronto a giocare e che si rifiuta di crescere,

suscitando l’ira del padre Agenore Darling. La ragazza è fermamente convinta

dell’esistenza di Peter, poiché la sua stqsa madre è sempre stata certa dell’esistenza di

Peter Pan. La madre pensa che Peter sia lo spirito della giovinezza che ognuno di noi ha

dentro di sé.

In una notte stellata, Peter Pan, in cerca della sua ombra persa qualche giorno prima a

casa Darling, incontra Wendy, Gianni e Michele. Grazie alla polvere magica della gelosa

fatina Trilly, i bambini giungono all'Isola che non c'è, seguendo la seconda stella a

destra.

Intanto Capitan Uncino, acerrimo nemico di Peter, perché quest'ultimo gli ha tagliato la

mano, vuole scoprire dove si trova il covo del ragazzino rapendo Giglio Tigrato, la figlia

del capo indiano. Peter Pan fa conoscere ai suoi nuovi amici i Bambini Sperduti e tutti

fanno subito amicizia. Wendy viene nominata "Mamma" e deve gestire tutti i bambini,

accudendoli e raccontando loro delle storie. Capitan Uncino rapisce Giglio Tigrato e

Peter Pan si precipita dov'è Uncino e lo sconfigge; nel covo di Peter Pan, Wendy si rende

conto che i suoi fratelli si stanno scordando della loro vera mamma, così decide di

portarli a casa e con loro tutti i bambini sperduti. All'uscita del covo, però, i ragazzi sono

attesi dalla ciurma di Capitan Uncino che porta loro sul vascello dei pirati. Il pirata

lascia anche un "regalo" per Peter Pan, ovvero una bomba che esploderà poco tempo

dopo. Peter Pan, grazie a Trilly, scampa in tempo all'esplosione della bomba. Si reca sul

vascello di Uncino dove, con l'aiuto dei suoi amici, riesce a buttarlo in mare con gli altri

pirati e a farli inseguire dal coccodrillo. Alla fine Wendy e i suoi fratelli tornano a casa.

Quello “spirito della giovinezza”, citato dalla Signora Darling all’inizio del cartone, ha

diversi tratti in comune con Il fanciullino, opera di Giovanni Pascoli. Secondo Pascoli, il

fanciullino è un’entità primitiva che dà voce ai nostri istinti primordiali, un “sentimento

poetico” che si fa sentire maggiormente nell’età infantile, quando ancora la voce del

sentimento coincide con quella reale del bambino; nell’età adulta, quando le necessità

materiali e le responsabilità che il naturale corso della crescita ci impone si fanno

pressanti, questa voce si attenua, ma non cessa di esistere, rannicchiandosi in un angolo

nascosto di noi.

È una parte di noi che a volte viene trascurata, ma che riaffiora sempre come qualcosa di

stupefacente. È importante lasciar “parlare” il fanciullino, anche se spesso viene fatto

tacere dalla razionalità degli adulti: purtroppo l’adulto non sa che quella voce è la

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spiegazione a ciò che non capisce, nonché la chiave per rimanere giovani, la nostra

fantasia.

Non risulta perciò così strano che, alla fine della storia, Peter Pan e i bambini sperduti,

pur avendo la possibilità di avere una famiglia e di diventare adulti, non abbiano ancora

“voglia di crescere” e rimangano nell’Isola che non c’è. Diversamente da Wendy e dei

suoi fratellini, convinti, nonostante tutto, che crescere sia una tappa significativa della

loro vita. Ciò ci insegna che non bisogna vivere esclusivamente in un mondo infantile,

altrimenti si rischia di naufragare in una vita da “eterno bambino”.

Il simbolo che più ricorre lungo i capolavori pascoliani è il nido. Esso rappresenta la

casa e gli affetti ed è dunque capace di offrire un rifugio dal caos e dalla violenza del

mondo esterno, pur essendo anche un luogo intriso di esperienze di sofferenza.

Non a caso, in Peter Pan, Wendy cerca di convincere i suoi fratelli a tornare a casa

spiegando loro con una canzone cosa sia la mamma, definendola “il nido del cuore”.

La mamma, sostiene Wendy, è un qualcosa che ti protegge e ti sostiene nelle situazioni

più difficili, quel nido sicuro che per Pascoli ha il corrispondente nel nucleo familiare.

Un altro simbolo che ricorre nella poetica di Pascoli è la morte che tenta, invano, di

allontanare dalla propria coscienza. Si tratta di un tema che lo angoscia profondamente.

La paura di fronte alla morte è un emozione talmente violenta che l’uomo se ne sente

soggiogato, incapace di opporvi resistenza. Per questo Pascoli, attraverso la simbologia

del fanciullino, cerca di dare una risposta a questa paura, affermando che non si può

dominare la morte attraverso la ragione.

Anche in Peter Pan viene presentato il tema della morte, grazie all’introduzione di un

personaggio secondario: il coccodrillo. Una volta, Peter aveva dato in pasto al

coccodrillo la mano di Capitan Uncino; il coccodrillo l’aveva trovata così gustosa da

seguirlo in continuazione nella speranza di mangiarselo tutto. Ma per sbaglio aveva

ingoiato un orologio: per questo, da allora in poi, il suo

arrivo viene preannunciato da un “tic-tac” che raggela

subito il sangue a Uncino. Il capitano mostra una vera e

propria fobia per questo animale: si può dire perciò che

il coccodrillo rappresenti, per lui, la morte. L’orologio

gli ricorda il tempo che passa e il suo allontanarsi

inesorabile da una fanciullezza ormai irraggiungibile, o

piuttosto che non riesce a trovare dentro di sé.

Capitan Uncino e Peter Pan rappresentano il rifiuto della

Agenore, il padre di realtà, rispettivamente il non voler diventare adulto e il

Wendy quando vede il non volere morire, e in Pascoli questo concetto assume

vascello volante. la forma della fuga nell’infanzia o in una regressione al

mondo infantile. Questa regressione però non avviene in

tutti; la società odierna cerca in vari modi di cancellare

il fanciullino che è in noi. La vita è troppo frenetica, non

ci permette di far vivere anche la nostra parte infantile, ma non può venire annientata:

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resta assopita in fondo al nostro cuore per poi emergere nel momento in cui il

sentimento verso il prossimo o verso la natura in genere ci danno la possibilità di

fermarci un attimo ad ammirare quanto il mondo può ancora essere bello.

Il finale ci lascia la speranza che anche gli adulti possano riscoprire il fanciullino che

rinnegavano di avere o che avevano dimenticato. Quando Peter Pan e i suoi compari

lasciano Wendy e i suoi fratelli a casa e partono col vascello volante dei pirati, il padre

di Wendy, incitato dalla bambina a guardare come “Peter Pan pilota bene il vascello”,

osserva il cielo assieme al resto della famiglia e, con un filo di emozione, notando che il

vascello esiste e non è solo frutto della fantasia, esclama:

“ho la sensazione di averlo già visto quel vascello, tanto tempo fa quando ero bambino”.

Barrie, come Pascoli, credeva in uno spirito che restasse sempre giovane, senza mai

invecchiare e lo considerava proprio di tutti gli uomini. Mostrandone solo i lati positivi,

come il saper ascoltare e guardare con occhi sinceri il mondo; Pascoli dimentica come i

fanciulli sono anche crudeli e senza cuore. Barrie ha racchiuso quest’ultimo aspetto nella

figura di Peter Pan. Il bambino che non vuole crescere sembra l’opposto del fanciullino.

Quest’ultimo è in grado di occupare in silenzio il suo piccolo angolo di anima che gli è

riservato e ricorda con la stessa intensità ogni esperienza vissuta. Al contrario Peter Pan

è sempre in movimento, tanto che i suoi sogni sono sempre più agitati di quelli di un

altro bambino. Egli, inoltre, vive ogni istante come se fosse l’ultimo, dimenticandosi

dell’accaduto subito dopo. Più volte Wendy fu terrorizzata di questo suo atteggiamento,

senza poter far nulla per evitarlo.

Della produzione di Disney è molto importante anche “Alice nel paese delle meraviglie”

(1951) per la sua morale. Mentre si trova con la sorella maggiore e il suo gattino Oreste

a studiare nel parco cittadino, Alice, una bambina di 7 anni, nota un coniglio (il

Bianconiglio) vestito distintamente, con un grosso orologio da taschino e un ombrello,

che corre trafelato. Incuriosita, decide di seguirlo fino alla sua tana, la quale però si

rivela una profonda e strana voragine che sprofonda verso il centro della terra; essa

conduce Alice nel cosiddetto "Paese delle Meraviglie", un mondo fantastico e

mirabolante, pieno di folli personaggi e strambe creature, dove la bambina vivrà

avventure e situazioni allucinate, tra le quali: il suo continuo rimpicciolimento e

ingrandimento, che la porterà addirittura a rimanere incastrata all'interno della casetta

del Bianconiglio; l'incontro con lo Stregatto, un gatto soriano parlante con il potere di

rendersi invisibile che sarà la principale guida di Alice nello strano mondo; la

discussione con il Brucaliffo, un grosso bruco blu di aspetto e modi raffinati, che fuma

un narghilè e si rivela molto più saggio ed "assennato" rispetto ad altri personaggi; la

festa di "non-compleanno" con il Cappellaio Matto e il Leprotto Bisestile, due pazzi

buontemponi che bevono il tè tutto il giorno e pensano solo a far baldoria; la storia delle

ostriche raccontata da Pincopanco e Pancopinco, due fratelli gemelli litigiosi. Il tutto

porterà Alice fino al cospetto della Regina di Cuori, l'irascibile sovrana del Paese delle

Meraviglie, con l'inquietante mania di far decapitare chiunque le rechi ciò che possa

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sembrare un minimo torto, come purtroppo farà Alice dopo una sfida a crocket giocata

con fenicotteri e porcospini al posto di mazze e palle. Non appena viene ordinata

l'uccisione di Alice, quest'ultima prende a fuggire, inseguita da tutti i personaggi

incontrati nel suo conturbante viaggio; alla fine, fortunatamente, la bambina si risveglia,

scoprendo che si è trattato solo di un incubo (oppure un sogno?), ma facendo comunque

tesoro degli insegnamenti tratti dall'esperienza "vissuta" nel Paese delle Meraviglie.

Questo cartone vuole insegnarci che bisogna sempre ritrovare se stessi. Infatti Alice, nel

viaggio che affronta, incontra tutte creature strane che rappresentano la parte perduta di

se stessa e li interroga per trovarla. Il paese delle meraviglie per lei sarà il luogo dove si

creeranno le proprie sedimentazioni e variazioni.

Morale a parte, questa favola viene considerata

molto importante per un altro motivo. Il matematico

Dogson,, più conosciuto sotto lo pseudonimo di

Lewis Caroll, decise di fare una parodia sulla nuova

matematica per lui assurda (numeri immaginari,

radice quadrata di un numero negativo…).

Utilizzando una tecnica euclidea a lui molto

familiare, la reductio ad absurdum, considerando la

“semi-logicità” della nuova matematica astratta, Alice che, trovata la risposta

prese in giro la sua debolezza partendo da dell’indovinello, cerca di passare

determinate premesse per arrivare a delle dalla piccola porta.

conclusioni logiche con risultati veramente

pazzeschi. Il risultato furono le avventure di

Alice nel Paese delle Meraviglie. Alice, dopo

essere caduta nella buca di un coniglio, mangia

un pezzo di torta che la riduce fino ad un’altezza di soli 3 pollici. Avviene quindi

l’incontro con il brucaliffo, grande fumatore di narghilè, che le mostra un fungo che la

può riportare alle sue dimensioni originali. Il problema, naturalmente, è che un lato del

fungo allunga il collo, mentre un altro riduce il suo busto.

Avrebbe dovuto mangiare la quantità esatta per ritrovare la sue giuste dimensioni e

proporzioni. Mentre alcuni sostengono che questa scena, con il narghilé e il "fungo

magico", simboleggia l'uso di droghe (ma vi pare possibile che un reverendo puritano e

vittoriano pubblicizzi l'uso di droghe?), la nostra autrice crede che in realtà rappresenti

un primo attacco di Dogson all’algebra simbolica, colpevole di aver reciso il legame tra

l'algebra aritmetica e la sua amata geometria. Mentre negli altri capitoli, le analogie con

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