vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Cappuccetto rosso agli occhi di una liceale!
Autore: Alessandra De felice
Descrizione: tramite la storia riadattata di Cappuccetto Rosso ci si ricollega a diversi argomenti relativi ai bambini ed all'infanzia
Materie trattate: italiano,geo. astronomica,inglese,storia,attualitÃÂ ,filosofia,fisica,latino,ed.fisica
Area: umanistica
Sommario: C 'era una volta una bambina, bella, sorridente e dolce, una bambina come tante, una bambina come le nostre, figli, fratelli, nipoti...Il suo nome era Cappuccetto Rosso. Cappuccetto voleva molto bene alla sua mamma ed anche alla sua nonnina che viveva nel bosco vicino alla sua casetta. Tutti i giorni la mamma di Cappuccetto preparava una deliziosa torta di mele e mandava la bambina dalla nonna con un cestino colmo di provviste. Quel giorno come di consueto la mamma porse il cestino alla dolce bimba e le chiese di andare nel bosco, ma si raccomandò affinché la piccolina passasse per la strada principale, poiché un lupo pericoloso era stato avvistato nel bosco. Una volta nel bosco, però, Cappuccetto intravide non molto distante dalla strada che stava e doveva seguire una stupenda aiuola di tanti fiori dai colori sgargianti. Stupita da quello spettacolo, abbandonò il sicuro sentiero per raccogliere quei fiori profumati e portarli alla nonna. Come tutti i bambini Cappuccetto guardava tutte le cose con stupore e meraviglia, possedeva una speciale sensibilità , quella sensibilità che solo un fanciullo può avere. E così che Pascoli definì il "fanciullino" quel bambino che è dentro ognuno di noi da sempre e per sempre. Quello che in tenera età confonde la sua voce con la nostra, ma che "rimane piccolo anche quando noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce" mentre "egli fa sentire il suo tinnulo squillo come di campanella", quello che "piange e ride senza un perché di cose, che sfuggono ai nostri sensi ed alla nostra ragione", che guarda tutte le cose con stupore e meraviglia senza cogliere i rapporti logici di causa-effetto, ma intuendo; il fanciullino è colui che "scopre nelle cose le relazioni più ingegnose", che riempie ogni oggetto della propria immaginazione e dei propri ricordi, trasformandolo in simbolo. Il poeta per Pascoli è colui che riesce ancora ad udire la voce del fanciullino che vive dentro di noi, che riesce a tenerlo vivo. Il poeta è colui che pur mantenendo una razionalità di fondo, organizzatrice della metrica poetica, possiede una sensibilità speciale, che gli consente di caricare di significati ulteriori e misteriosi anche gli oggetti più comuni; il poeta deve saper combinare il talento della fanciullezza (saper vedere), con quello della vecchiaia (saper dire). Infatti, il fanciullino riesce a cogliere negli oggetti quel qualcosa che agli occhi di un adulto sembra futile, mentre "noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare", egli vi tiene fissa "la sua antica serena meraviglia".
parla sempre senza mai fermarsi. Senza il fanciullo noi non vedremmo tante cose a cui di
solito non badiamo neppure e non potremmo poi nemmeno pensarle e ridirle, perché per
Pascoli il fanciullo è “l’Adamo che mette il nome a tutto ciò che vede e sente”. Chi non ha mai
sentito parlare di tutto ciò forse conserva al suo interno un fanciullo che tace o che non ha
mai voluto udire, che tiene il broncio o che dorme con i pugni chiusi, ma c’è sempre un
fanciullo!
C appuccetto quindi cominciò a raccogliere i tanti fiori colorati, allontanandosi
ingenuamente sempre più dal sentiero indicatole dalla mamma. Quando
Cappuccetto finalmente si ricordò della nonna, subito fece per tornar indietro,
ma ormai nel fitto bosco era entrata e la sera era vicina. Perso il sentiero,
Cappuccetto cominciò a camminare nella speranza di ritrovare la giusta via, ma alzando gli occhi al
cielo, notò che il sole era ormai tramontato ed il cielo era buio, illuminato soltanto da qualche bella e
brillante stellina. Si ricordò di quando la sua mammina, guardando quelle stesse stelle, le raccontò
che le stelline erano in realtà occhi di bimbi che in tempi assai lontani erano giunti fino in cielo e non
erano stati più capaci di venirne giù.
Cappuccetto, piccola com’era, non poteva sapere che in realtà le stelle hanno origine dalla
materia interstellare presente nelle galassie e subiscono un’evoluzione differente a seconda
della loro massa iniziale. Le stelle con massa pari a quella del Sole, o di poco superiore,
probabilmente si formano da globuli di materia relativamente fredda, i globuli di Bok; le
stelle massicce, invece, si
produrrebbero tramite un
innesco operato da onde d’urto,
che creano un’instabilità
gravitazionale nella materia
interstellare. In entrambi i casi
abbiamo la formazione di una
protostella, cioè una nube di
gas approssimativamente
sferica, nella quale le
interazioni gravitazionali tra le
particelle di materia si fanno
sempre più intense. L’evoluzione
di una protostella dipende da due forze contrapposte:
la contrazione gravitazionale;
-la tendenza all’espansione del gas che si riscalda.
Quando la forza gravitazionale prevale, la nube si contrae e la durata di questa fase dipende
dalla massa. Maggiore sarà la massa, minore sarà la durata. Il tempo necessario ad una
protostella per divenire stella dipende anch’esso dalla massa. Le stelle più massicce del
sole si formano in un tempo relativamente breve (300.000 anni), quelle grandi come il Sole
richiedono trenta milioni di anni. Quando la temperatura del nucleo stellare raggiunge i 10
milioni di gradi, viene innescata la fusione nucleare dell’idrogeno in elio. Durante questa fase
la stella si colloca sulla sequenza principale del Diagramma HR. Il diagramma HR mette
in relazione la magnitudine assoluta con la temperatura superficiale e la sequenza principale
è una fascia che attraversa l’intero diagramma. Ora la stella è stabile ed anche questa
stabilità dipende dalla massa, maggiore è la massa minore è la fase di stabilità.
Da una stella di massa pari a quella del sole o di poco superiore, avrà origine una gigante
rossa, infatti, avremo l’espansione degli strati esterni della stella, con conseguente aumento
delle dimensioni di quest’ultima. Da una gigante rossa avremo una nebulosa planetaria, che
si forma in seguito al collasso del nucleo della gigante rossa ed alla conseguente
liberazione di energia che spazza via gli strati esterni della stella. Una nebulosa planetaria è
quindi un guscio di gas caldissimo, con al centro una stella caldissima e piccola. La stella è
così divenuta una nana bianca.
Nelle stelle invece di massa superiore a quella del sole, avremo la formazione di una
supergigante rossa che esploderà in una supernova, liberando in pochi istanti l’energia che una
stella di massa solare produce in miliardi di anni. Da una supernova può aver origine sia una
stella di neutroni che un buco nero. La prima rappresenta la “cenere” che rimane dopo lo
scoppio di una supernova. Un buco nero si forma invece in seguito allo scoppio di stelle
molto molto grandi. Nel buco nero la gravità assume un valore infinito ed al di la di esso il
tempo si ferma, nemmeno la luce riesce a sfuggirgli. La materia che cade su di esso è
sottoposta a condizioni così estreme, e temperature così elevate, che emette raggi X. I fisici
amano definire questa emissione come “l’urlo di agonia” della materia inghiottita dal buco
nero.
L a piccola Cappuccetto continuava a vagare, nella speranza di ritrovare la strada e
spaventata ormai dalle fitte tenebre che avvolgevano il bosco. Ripensava alla sua
mammina, sapeva quanto poetesse essere preoccupata in quel momento, non
vedendola tornare al tramonto come faceva di solito. Così la piccola, afflitta cominciò a
singhiozzare…
Un lupo cattivo che passava di li sentì quei tristi gemiti ed intuì che un dolce e tenero fanciullo, doveva
trovarsi nelle vicinanze. Ascoltando quei lamenti giunse fino alla bimba che tra le lacrime e lo
spavento non ricordò l’avvertimento della mamma, stare lontana dal lupo. Il lupo vide nella bimba
la miglior cenetta di tutta la sua vita e le saltò addosso con un balzo, divorandola in un sol boccone.
C’è sempre un lupo cattivo nei paraggi di un bambino, un lupo cattivo a cui non importa se
quello è un bambino, che non si vergogna se colui che ha davanti non solo non può difendersi,
ma non può nemmeno capire il male che gli si sta per fare. Che sorride con i suoi occhioni
grandi e puri anche quando gli si sta per fare male, male che non merita. Tante volte i bambini
sono vittime della cattiveria degli adulti, vittime delle loro scelte sbagliate, vittime innocenti
che pagano per gli errori di grandi che non sanno scegliere. In ogni epoca, c’è un bambino che
piange dietro un adulto che vince o che
perde. Vittime di guerre, di sfruttamenti, di
violenze. Ho così deciso di prendere in
considerazione tre epoche e per ognuna di
queste epoche dare omaggio ad un
bambino che ha sofferto, innocentemente.
The first is The Victorian Age, with “Oliver
Twist”. “Oliver twist” is one of the most
important works of Dickens. Oliver is a
poor boy and he hasn’t got parents. So he
must work in a workhouse in an inhuman
way.
Then he is sold to an undertaker, but then
he decides to escape from him for the badness of the man and of his wife. Oliver decides to go
to London. There, he falls into the hands of a gang of young pickpockets, but the boy is helped
by an old gentleman. Oliver now is happy, but during his job he is shot and wounded by the
gang. Then, The gentleman found him and decides to adopt him.
The importance of this story is that this is autobiographical. Infect Dickens worked in a
workhouse too. And he had an unhappy childhood.
Oliver Twist rappresenta quindi lo sfruttamento minorile. Centinai di minori in tutto il mondo
ancora oggi vengono privati dei loro diritti, vivono in condizioni di disagio fisico e psicologico
e non conoscono, spesso l’affetto di una famiglia. Il secondo esempio che vorrei ricordare è
quello di Anna Frank. Anna Frank è
stata una scrittrice olandese ebrea, morta
all’età di circa sedici anni, vittima insieme
alla sua famiglia delle persecuzioni
naziste, condotte contro gli ebrei nel
periodo della seconda guerra mondiale.
Anna passò gran parte della sua
infanzia (dai 13 ai 15 anni), ad
Amsterdam nascosta con la sua
famiglia nell’Achterhius, un piccolo
spazio a due piani posto sopra i locali
della compagnia del padre. Nel
nascondiglio oltre alla sua famiglia trovarono rifugio anche un dentista ebreo con la moglie
scrisse un diario, descrivendo
ed il figlio Peter, di cui Anna si innamorò. In quegli anni, Anna
con considerevole talento le paure causate dal vivere in clandestinità, i sentimenti per
Peter, i conflitti con i genitori, e la sua aspirazione di diventare scrittrice. Dopo più di due
anni, una soffiata di un informatore olandese portò la Gestapo al loro nascondiglio, vennero
così arrestati tutti e trasferiti al campo di smistamento di Westerbork. Furono poi trasportati
ad Auschwitz. Anna Frank e la sorella maggiore, Margot, passarono lì un mese, per poi
essere spedite al campo di concentramento di Belsen, dove morirono di tifo esantematico un
mese prima della liberazione del campo. Solo il padre di Anna sopravvisse ai campi di
concentramento, e tornato ad Amsterdam, ritrovò il diario e decise di pubblicarlo.
Anna nel suo diario, descrive candidamente la sua vita, la propria famiglia ed i propri
amici, nonché appunto la sua vocazione a diventare un giorno scrittrice affermata di
racconti. Sogno che purtroppo non ha potuto vedere realizzato in vita.
Della nostra epoca, sono innumerevoli gli esempi da riportare. Ho scelto, però Tommy,
ovvero Tommaso Onofri, che poco più di due anni fa ha commosso tutto il nostro paese.
Tommy era un bimbo di diciotto mesi, che viveva felice con la sua famiglia in una casa di
campagna a Casalbaroncolo, in provincia di Parma. La sera del 2 marzo 2006, viene rapito
e portato via da casa sua, per poi essere barbaramente ucciso dai suoi rapitori poche ore
più tardi. Tommy era un bambino come tanti, bello con gli occhioni blu dolci quanto il
miele se non di più. Quella sera, però, è stato ucciso quasi come un animale, anzi forse
peggio perché nessun essere vivente
meriterebbe di morire in quel modo. Ucciso
perché piangeva troppo. Perché in quel
dannato bosco buio, quella sera, mostrava
la sua volontà di tornare a casa. Perché
piangeva spaventato, e questo, avrebbe fatto
scoprire i suoi rapitori, che non pensandoci
due volte gli hanno portato le mani alla
gola per poi ucciderlo con uno, o forse due,
colpi di pala. E’ morto così Tommaso,
racconta uno dei due rapitori. Fa paura la
stessa freddezza del racconto mostrata
dall’uomo, se così lo si può definire.
Freddezza mostrata per tutto il giorno,
mentre negava di aver preso il bambino e di
averlo ammazzato. “Che la sua morte scuota le coscienze” è stato l’appello e
l’invocazione del vescovo di Parma, che ha celebrato nel Duomo di Parma i funerali del
piccolo Tommy. Oltre 50mila persone presenti. L’Italia si è stretta così attorno al
piccolino ed alla sua famiglia. Da ricordare inoltre è l’invito a firma Tommy scritto sul
retro della fotografia di Tommaso Onofri:
Ciao grande uomo che mi facevi arrabbiare con la barba pungente e ti segnavo di no quando minacciavi
di baciarmi, ma a cui affidavo fiducioso la mia protezione.
Ciao piccola grande donna che sapevi sempre come consolarmi, di cui cercavo ancora il seno, a cui
affidavo fiducioso la mia cura.
Ciao grande fratellone che avevo adottato come compagno di giochi e mi illuminavo quando ti vedevo
tornare a casa.
Ciao piccolo grande fratellino che mi facevi fare le cose più strane, spaventando la mamma, ma mi
divertivo da matti quando giocavo con te e ti piantavo dei bei morsacchi quando mi facevi i dispetti.
Oggi vi saluto tutti e insieme a voi saluto tutti i grandi uomini, e tutte le piccole grandi donne e tutti i
fratelloni e i fratellini di buona volontà, accingendomi a diventare l’angelo che già avevo dimostrato
di essere in terra. Non mi sono sottratto alle sofferenze, non mi sono sottratto al sacrificio estremo.
Il messaggio che voglio lasciarvi, grandi uomini, piccole grandi donne e piccoli grandi fratellini: fate
che il mio sacrificio non si perda nell’oblio, fate che il mio sacrificio sia utile ai vostri cuori, fate che il
mio sacrificio vi renda consapevoli della sacralità della vita umana con cui non si può giocare... e a
me piaceva molto giocare.
Ciao mamma, ciao papà, ciao Abo, ciao Dado, e un grande sorriso solare come sapevo fare a tutti voi
che vi siete stretti a sorreggere la mia famiglia.
Tom m y
“Fate che il mio sacrificio vi renda consapevoli della sacralità della vita umana, con cui
non si può giocare…e a me piaceva molto giocare.”
C appuccetto Rosso non fece nemmeno in tempo a pensare di difendersi, che il lupo
cattivo l’aveva già inghiottita. Tanto vorace era stato il lupo, che l’aveva ingoiata