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Inglese: Transmission
Italiano: Ungaretti
Storia: il primo dopoguerra
contemporaneamente in modo da incrementare la velocità dell'albero di cambio al punto
giusto, e quindi inserire la marcia inferiore.
Cambio sincronizzato
I cambi manuali delle automobili prodotte dopo il '60 sono di tipo sincronizzato. Il
meccanismo del cambio è costituito da due alberi paralleli, quello di entrata connesso alla
frizione e quello di uscita, connesso all'albero di trasmissione. Sui due alberi sono montati
parallelamente gli ingranaggi. Tutti gli ingranaggi sono costantemente ingranati, ma
solamente una coppia è connessa all'albero di uscita. Tecnicamente il meccanismo di
innesto consiste in un collare (manicotto) che scorre lateralmente su di un supporto
coassiale all'albero, il manicotto viene fatto scorrere lateralmente dalle forchette di
comando azionate dal selettore del cambio. Il supporto del manicotto rimane solidale
all'albero motore grazie all'accoppiamento millerighe tra i due e agli ingranaggi e spessori
che non permettono il suo spostamento laterale, il manicotto che è esterno a questo
supporto ha sempre un accoppiamento millerighe con il suo supporto, ma con una
maggiore tolleranza, in modo da permettere la corretta lubrificazione e uno scorrimento più
fluido. Quando questo manicotto si sposta lateralmente rispetto alla sua posizione di
riposo, si ha il rientro delle piccole chiavette dentro al supporto del collettore (queste
chiavette vengono spinte da alcune molle contro il collettore), che servono per
stabilizzarne la posizione quando è in posizione neutra. Inoltre il manicotto ingrana il
sincronizzatore e lo spinge sull'ingranaggio della marcia, permettendo all'ingranaggio di
portarsi alla stessa velocità di rotazione dell'albero motore prima di essere ingranato e
facilitare l'innesto, a questo punto il manicotto si ingrana sulla corona laterale
dell'ingranaggio e inizia il trasferimento della coppia motore I sincronizzatori possono
essere quindi considerate come delle minifrizioni coniche o ad anello che portano il
manicotto (quindi l'albero di ingresso) e la corona solidale all'ingranaggio a girare alla
stessa velocità, quando si sente grattare durante un cambio di marcia, non sono i denti
degli ingranaggi a "grattare", ma quelli del manicotto e della corona dell'ingranaggio.
Inoltre la corona dell'ingranaggio è sensibilmente più sottile degli ingranaggi tra gli
ingranaggi, per il fatto che tra gli ingranaggi si ha il contatto con solo un dente per volta
(denti dritti), mentre la corona ingrana con tutti i denti. Il primo cambio sincronizzato fu
introdotto dalla Cadillac nel 1929, mentre l'attuale sistema a coni fu sviluppato dalla
Porsche nel 1952. Negli anni cinquanta solamente la seconda e terza marcia erano
sincronizzate, ed il manuale d'uso suggeriva, per passare dalla seconda alla prima, di
fermare prima completamente il veicolo. Nei cambi attuali, sono sincronizzate tutte le
marce, compresa la retromarcia per evitare la "grattata" nei casi in cui quest'ultima viene
inserita con il mezzo ancora in movimento. Il cambio sincronizzato presenta diversi
svantaggi, tra cui: l'usura dei sincronizzatori, il ritardo introdotto nella cambiata, maggiore
ingombro del cambio. Per questo motivo nei grandi camion, nei macchinari e nei cambi
speciali per corse automobilistiche si usa un sistema non sincronizzato. Nei cambi
impiegati in gara si usano anche cambi sincronizzati con un numero ridotto di denti sui
collari per avere una velocità di cambiata migliore, avendo però per contro un'usura molto
rapida.
Numero delle marce
Per essere chiamato tale, un cambio deve possedere almeno due rapporti mentre non
esiste un limite superiore a questo numero al di fuori di quello dettato da ragioni di costo,
utilità ed ingombro. Un cambio munito di un numero maggiore di rapporti è generalmente
più pesante, ingombrante e costoso di un cambio che ne possiede meno, tuttavia a
seconda delle caratteristiche del motore e dell'inerzia del carico a valle del cambio stesso
è in molti casi possibile ottenere maggiori efficienze globali con il frazionamento
dell'accelerazione su un numero maggiore di rapporti. Storicamente, il motore Minarelli
"Pettirosso" da 50 cm³, del 1955, in quanto veicolo relativamente economico, era munito di
un cambio a due velocità comandato dalla manopola, mentre la maggior parte delle
automobili già nella prima metà del '900 era dotata di cambio a tre o quattro rapporti, sia
per via del costo più elevato di acquisto che lo permetteva, sia per la maggiore utilità di
questo a fronte della grossa inerzia di cui le pesanti autovetture erano dotate. Con il
miglioramento dei processi produttivi e quindi l'abbattimento dei costi di produzione, i
cambi a maggior numero di rapporti sono diventati comuni. Tradizionalmente i cambi
meccanici moderni sono dotati di cinque o più rapporti. La quinta marcia fu introdotta con
l'aumentare delle velocità raggiungibili dai veicoli, per risparmiare combustibile. A valle del
cambio, anche il differenziale (rapporto pignone cambio/corona differenziale) incide sul
rapporto tra giri motore e giri ruota. Le macchine agricole ed i mezzi pesanti tendono ad
avere cambi dotati di molti rapporti, per via dei grossi carichi che devono poter affrontare.
Tali cambi hanno talvolta la possibilità di selezionare due ingranaggi di una serie, in modo
da avere quindi due cambi di velocità in serie. Il comando in quel caso avviene per mezzo
di leve distinte, comandi secondari sulla leva o elettronicamente. La retromarcia è
realizzata con l'ausilio di un terzo albero con un ingranaggio folle su di esso, che trasmette
il moto tra l'albero primario e secondario invertendone il senso di rotazione (ruota oziosa).
Un cambio può anche essere dotato di un numero multiplo di retromarce, uguale o diverso
da quello delle marce normali. Può essere presente, a monte o a valle del cambio, un
sistema con la sola funzione di invertire il senso di rotazione dell'albero condotto in tutte le
marce (di fatto un cambio di velocità a due rapporti, avanti e retromarcia) permettendo al
cambio principale di essere sprovvisto di retromarcia.
Schema della leva del cambio automobilistico
Il comando del cambio è solitamente una leva sporgente dal pavimento dell'auto.
muovendo questa leva lateralmente ed avanti o indietro si ingrana la marcia desiderata. In
posizione centrale si ha la posizione di folle, in cui nessun rapporto è inserito e le ruote
sono isolate dal motore.
Schemi standard
Gli schemi più diffusi attualmente prevedono due configurazioni
Gli schemi seguenti illustrano le posizioni di un classico/tipico cambio a cinque marce:
N sta per Neutral, ovvero Folle in inglese. A volte l'inserimento della retromarcia deve
essere sbloccato agendo su un comando supplementare, questo per ridurre i rischi di
inserimento accidentale. Nel caso dello schema a sinistra, ciò si potrebbe verificare
quando si scala dalla quinta alla quarta marcia oppure cercando di innestare una
inesistente sesta marcia; tuttavia questo rischio è spesso limitato da altri dispositivi che
impediscono l'inserimento della retromarcia ad alte velocità. Il problema è più insidioso per
lo schema a destra. In questo caso la possibile confusione è tra due marce inseribili con
vettura ferma (prima e retromarcia); inoltre la retromarcia si viene a trovare nella posizione
tradizionalmente occupata dalla prima. Un'alternativa è quella di posizionare la R dallo
stesso lato della prima e seconda marcia ma con un'escursione maggiore; nelle vetture
Opel la R sta in avanti (vedi figura), mentre nelle Mercedes sta in basso. Poiché con
questa disposizione è concreta la possibilità di innestare la R invece di una marcia in
avanti, in alcune vetture (per esempio Opel) per l'innesto della R viene richiesta la
contemporanea azione meccanica su una corona posta sulla leva del cambio.
Lo schema è di solito riportato sulla manopola stessa.
Posizione della leva
In alcune vecchie auto il comando del cambio era costituito da una leva posta sul piantone
dello sterzo. Il funzionamento era simile a quello a pavimento, ma con i movimenti riportati
sul piano verticale invece che su quello orizzontale. In tempi recenti su alcune auto
europee (in particolare su alcune FIAT), la leva del cambio è stata notevolmente
accorciata e posta sulla plancia, alla sinistra dell'autoradio. Tale configurazione viene
talvolta detta "leva all'americana", poiché ricorda la disposizione della leva del cambio
automatico nelle vetture d'oltreoceano.
Cambio a chiavetta scorrevole
Il cambio a chiavetta scorrevole chiamato anche a crociera per via della forma della
chiavetta scorrevole, e a volte ridenominato cambio a manopola, è stato usato su molti
scooter con il comando d'azionamento a manopola, tra cui Vespa e Lambretta, così come
il triciclo a motore Ape Piaggio, questo tipo di cambio è più vicino al cambio manuale delle
auto che al cambio sequenziale delle moto. Questo tipo di cambio nella versione a
manopola ha la peculiarità d'avere una leva che comanda la frizione e le marce del
cambio, infatti azionando (premendo) la leva si aziona la frizione e ruotandola in alto o in
basso si poteva scegliere la marcia, l'inconveniente di questo cambio è di dover trovare la
giusta posizione della leva, la quale per poter facilitare il suo posizionamento aveva un
dente che doveva essere ingranato in una gola del preselettore (un disco metallico al lato
della leva), ma permetteva di passare dalla marcia più alta alla più bassa o viceversa con
un semplice comando. Una caratteristica di questo cambio è quella di avere le marce
disposte in ordine crescente o decrescente, con la folle generalmente tra I e II marcia.
Sequenziale (cambio a innesti frontali)
Presente raramente su auto (sostituito dal semimanuale) e pressoché universalmente su
motociclette è il cambio sequenziale o a innesti frontali, dove non si usa lo schema della
leva del cambio ma la si aziona in due sole direzioni, con ritorno automatico in posizione di
neutro per poter cambiare la marcia, questo cambio rimane del tipo completamente
manuale, difatti l'azionamento della frizione e il comando del cambio sono manuali. In
questi cambi a innesti frontali, ogni ingranaggio del cambio ha dei pioli o risalti
perpendicolari alla sua superficie laterale oppure delle sedi e il selettore desmodronico
scanalato che è calettato su un albero, questo selettore muove delle forchette che
spostano sia ingranaggi flottanti che ruotano su cuscinetti, sia gli ingranaggi che sono
posti su alberi a millerighe, in modo che l'ingranaggio che scorre su cuscinetti, si vada a
ingranare (tramite i suoi innesti laterali) su un ingranaggio calettato sull'albero del cambio
tramite millerighe. Per far ruotare il selettore e quindi selezionare la marcia, tramite il
comando del cambio che ha solo tre posizioni (marcia su, marcia giù, neutra o riposo), il
selettore è munito di una ruota dentata o simili, che viene governata da due dispositivi, il
primo serve per evitare che il selettore si muova senza essere selezionato, il secondo è
dato dai rinvii del comando del cambio, i quali hanno una forma tale che agiscano solo in
una direzione (quella di comando), non agendo nell'azione di ritorno alla posizione di
riposo (conferita da una molla) della leva del cambio. La fluidità del cambio è determinata
sia dalla conformazione delle forchette, sia dal selettore, il quale inizialmente ruotava
sull'alluminio del carter, poi si è adottato una boccola sul lato in cui agivano i rinvii della
leva del cambio, mentre sull'altro si aveva sempre il contatto diretto con l'allumino del
carter, poi comparvero i rasamenti per questo lato, poi si adottarono delle sfere al posto
della boccola, che vennero velocemente rimpiazzate da cuscinetti, più recentemente su
modelli di alta gamma si stanno utilizzando dei cuscinetti su entrambi i lati del selettore. I
comandi per il cambio sequenziale possono essere:
Il pedale (nelle moto)
Una leva avanti-indietro
Al volante
Interruttore di cambiata
Con l'interruttore di cambiata o quick shifter, i cambi sequenziali che vengono muniti di