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Storia: il Fascismo (l'uso politico dei simboli)
Arte: Vincent Van Gogh (post-Impressionismo)
Inglese: Oscar Wilde (The Picture of Dorian Gray)
Geografia: le donne-giraffa
che intendono la bellezza come un’oggettiva interpretazione
dell’artista, che poco ha a che fare
con i canoni dell’arte classica;
l’artista non si limita a fotografare
la realtà, ma fa un uso creativo
delle forme e del colore, per cui
nell’analisi della realtà emerge
sempre il personale puto di vista
dell’artista.
Come si può vedere nella storia
degli usi e costumi dei popoli, i
canoni estetici variano da luogo a
luogo. Emblematico è il caso della
Thailandia. In Thailandia, infatti, la
bellezza della donna non è mai
disgiunta da un’immagine
particolare che è quella del collo
lungo; per ottenere questa forma
estetica dettata dai canoni estetici
del luogo, la donna è costretta a patire grandi sofferenze.
OSCAR WILDE
“The picture of Dorian Gray”
Aestheticism was a literary movement originated in France
th
throughout Europe by the middle of the 19 century. It was a
reaction against the moralist and the utilitarian view of Victorian
society.
The message of this movement is “Living the beauty!”. The
aesthete refuse the moral rules too and the conventions.
In England the most important aesthete is Oscar Wilde.
Oscar Wilde was born in Dublin in 1854 then he was sent to Oxford.
As a disciple of Pater he accepted the theory of “Art for Art’s Sake”.
“The Canterville Ghost”
In 1880 he began to write short stories as
“The Picture of Dorian Gray”.
and in 1891 the novel In 1891 Wilde
was sent to prison for homosexual offences. When he was released,
the went into exile in France and died. Wilde adopted “the aesthetic
ideal”, he lived the double role of rebel and dandy, that for Wilde is
a symbol of a superiority of spirit. The concept of “Art for Art’s
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Sake” was to him a moral imperative. Wilde perceived the artist as
an alien in a materialistic world.
He did not want to be serious or write seriously because he believed
that seriousness was boring and was only an attitude adopted by
people who have little imagination. He felt that a writer could not
communicated important ideas as they are but had to suggest them
by comedy and paradox. When he spoke or write tired to make
people laugh, but also think, using things that were surprising and
provocative.
His most famous work is “The picture of Dorian Gray”.
Summary
Dorian Gray is a good looking man: one day he knew Basil who was
a painter. Basil propose him to paint his portrait. This portrait was
so beautiful that Dorian made the wish to remain forever young and
good looking as in Basil’s painting.
Lord Henry Watson, Basil’s friend, started his influence on Dorian.
With the theory of Hedonism, Dorian was in love with Sybil, a
young actress who performed in a theatre in London.
So one evening Dorian invited his friends to the theatre to watch
Sybil’s performance, but Basil and Watson criticized the girl. After a
few days, Dorian read the paper that Sybil had committed suicide
but he, with a really big cinism, went to the opera with his friends.
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When Dorian observed the portrait he saw that it was changing
while he remained good looking; so he decided to hide the portrait
in a locked room.
Sometime after he met Basil who wanted to see the portrait but
when he saw it he was shocked, and Dorian killed the painter. In
order destroy the body, Dorian asked for help the chemist. This
chemist destroyed Basil’s body.
After this fact Dorian saw again the portrait he was so disgusted
that he snowed with a knife and so doing he killed himself.
Comment
It’s a tragic melodrama about a young man of extraordinary beauty,
who becomes enslaved by his good looks to the point were he is
willing to sell his soul for the eternity of his attractive appearance. A
portrait painted by Dorian’s dear friend, Basil, somehow transform
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into Dorian’s conscience and posses his spirit. Dorian remain
forever young and beautiful while the painting shows the
degradation of his soul.
When “The picture of Dorian
Gray” appeared it was
definite as immoral but the
conclusion sounds like a
punishment of a life
completely of any realistic
description makes the work
as an himn to the hedonism.
FRANCESCO
PETRARCA E
LA DIVINA
BELLEZZA 6
Francesco Petrarca nacque ad Arezzo nel 1304.
Dopo un’infanzia trascorsa in Toscana, seguì il padre a Carpentras,
presso Avignone, allora sede papale; studiò diritto prima a
Montpellier e poi a Bologna. Ritornato ad Avignone, conobbe Laura,
la donna idealmente amata e che ispirò le sue poesie. Abbandonati
gli studi giuridici si dedicò con passione alla lettura degli autori
classici e abbracciò la carriera ecclesiastica che gli consentì di
viaggiare in Europa alla ricerca di testi letterari e nuove esperienze
umane e culturali. Determinante fu l’incontro con il frate Dionigi di
Confessioni
Borgo San Sepolcro, che gli donò una copia delle di
Sant’Agostino. Da quest’opera egli trasse ispirazione per il
Secretum (1342-1343), una profonda meditazione spirituale in
forma di colloquio con Agostino e alla presenza della Verità.
Nel 1337 si stabilì a Valchiusa, un luogo tranquillo dove lo condusse
il desiderio di una vita solitaria dedita allo studio e al De viris
perfezionamento della propria interiorità. Iniziò allora il
illustri bus Africa, all’Eneide
(1338) e mise mano al poema ispirato
di Virgilio. Intanto cresceva la sua notorietà di uomo di cultura e nel
1341 gli fu solennemente conferita, a Napoli, la laurea poetica.
Al 1343 risalgono le prime rime in volgare, poi confluite nel
Canzoniere; Rerum
successivamente si dedicò alla stesura dei
memoranda rum.
Dal 1345 al 1353, dopo u periodo d’intensa attività politica, ritornò
De
a Valchiusa. Qui di dedicò alle opere di meditazione filosofica:
vita solitaria (1346) che indica nella vita dedita allo studio il mezzo
De otio religioso
per trovare la serenità, e (1347), dedicato al
fratello Gherardo, monaco certosino.
In questi anni sollecitò il ritorno del papato da Avignone a Roma e
accolse con favore il tentativo, poi fallito, di Cola di Rienzo di
restaurare a Roma un governo ispirato all’antica repubblica.
Dal 1353 in avanti visse a Milano presso i Visconti; qui riprese la
Canzoniere De remediis utriusque
stesura del e iniziò il trattato
fortunae (1366). Lettere,
Risale a questo periodo la maggior parte delle sue raccolta
di scritti in latino indirizzati a personaggi del presente e del passato
dall’Epistula ad posteros.
e conclusa
Nel giugno 1361, per evitare la peste, si rifugiò a Venezia e più tardi
a Padova sotto la protezione dei signori della città, i Carrara.
Ricevuto in dono un modesto terreno ad Arquà, si costruì una casa
dove si trasferì nel 1370. Qui si dedicò allo studio, confortato da
Trionfi,
pochi amici, tra cui Boccaccio, e completò i iniziati nel 1352.
Morì nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374.
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Le caratteristiche dello stile
L’indeterminatezza. La personificazione
di Amore, la metafora delle
chiome d’oro, l’indeterminatezza
delle circostanze esteriori sono le
costanti della poesia di Petrarca,
che oggettiva la propria interiorità
ricomponendo nell’armonia della
forma il proprio intimo turbamento.
Le simmetrie. Il lessico evita termini realistici, la sintassi privilegia la
coordinazione e presenta un’accurata simmetria: nelle due quartine
si succedono tre interrogative dirette che esprimono la
contemplazione della donna; nelle terzine le antitesi e le
corrispondenze sintattiche sottolineano la tormentosa intensità del
sentimento d’amore.
La figura di Laura nel Canzoniere
Ciò che fa di Petrarca il primo poeta europeo con una visione
moderna del mondo è il fatto di aver posto l’attenzione
sull’interiorità dell’uomo e di aver concepito la poesia come
espressione della complessità dell’animo.
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La figura di Laura è al centro della sua opera poetica. Questo amore
terreno, avvertito nel Medioevo come fonte di peccato che allontana
l’uomo da Dio, unico e vero Bene diviene in Petrarca come
un’aspirazione insopprimibile dell’animo, cui egli esalta la bellezza
della donna e le sue doti morali, la descrive come una creatura
soave e splendente di giovinezza, vagheggiata per la luce dei biondi
capelli e dello sguardo, irraggiungibile e vicina, tormento e
consolazione nello stesso tempo.
La divina bellezza
In qual parte del ciel, in quale idea
Era l’essempio onde Natura tolse
Quel bel viso leggiadro, in ch’ella volse
Mostrar qua giù quanto lassù potea?
Qual ninfa in fonti, in selve mai qual dea,
chiome d’oro sì fino a l’aura sciolse?
quando un cor tante in sé vertuti accolse?
benchè la somma è di mia morte rea.
Per divina bellezza indarno mira,
chi gli occhi de costei già mai non vide,
come soavemente ella gli gira;
non sa come Amor sana e come ancide
chi non sa come dolce ella sospira
e come dolce parla e dolce ride.
L’amore per Laura fu un’esperienza reale della vita di Petrarca, ma
nei versi l’immagine della donna è trasfigurata in una versione in
cui esprime l’aspirazione del poeta a una felicità terrena
vagheggiata e irraggiungibile.
Egli si domanda da quale idea divina la natura abbia tratto il
modello del viso di Laura: infatti in quella bellezza e perfezione la
natura ha rivelato sulla terra la sua potenza creatrice.
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Il richiamo a immagini del mito (Laura è come una ninfa delle
sorgenti e una dea delle selve che scioglie al vento i capelli dorati)
conferisce dinamicità alla descrizione ed è un ulteriore omaggio alla
bellezza della donna: immersa in un alone di luce e di
indeterminatezza, ella appare una creatura sovrumana, piena di
virtù, ma colpevole della sofferenza del poeta per l’inappagato
desiderio d’amore. Segue la celebrazione degli occhi e dello
sguardo di lei, la cui soavità è propria della bellezza divina. Il
riferimento non ha un significato religioso e introduce al duplice
effetto dell’Amore: Laura sospira, parla e ride e con la sua dolcezza
rende bello non
solo essere
guarito
dall’amore ma
anche esserne
ucciso.
USO POLITICO DEI SIMBOLI: IL
FASCISMO
L’importanza della dimensione estetica per veicolare messaggi
politici e creare una condivisione del messaggio ideologico fu
immediatamente compresa dai regimi dittatoriali novecenteschi,
primo tra tutti il fascismo.
La dittatura di Mussolini in Italia inizia nel 1926 e si protrae fino al
10
1943.
Si tratta di una dittatura imperfetta per la presenza di due
importanti istituzioni nel paese: la Chiesa e la Monarchia.
Sebbene molti aderiscono al fascismo, in realtà molti italiani lo
accettano passivamente.
Alla fine degli anni 30 il numero degli oppositori aumenta a causa
delle leggi antiebraiche (leggi razziali del 1938) e della politica
estera aggressiva del regime fascista che porta alla conquista
dell’Etiopia e dell’Albania e che trascina l’Italia in guerra.
Mussolini per affermarsi usa la propaganda mediante i mezzi
d’informazione e d’istruzione (scuola, radio, cinema). Fa leva inoltre
sull’immaginario collettivo appropriandosi del mito di Roma e
utilizzando alcune immagini che entrano a far parte della
simbologia fascista.
Inizialmente Mussolini è critico nel confronti della città di Roma;
infatti, nel 1910, afferma: “Roma, città parassitaria di
affittacamere,di lustrascarpe, di prostitute, di preti e di burocrati;
Roma, città senza proletariato degno di questo nome, non è il
centro della vita politica nazionale, ma il centro e il focolare
d’infezione. Basta dunque con lo stupido pregiudizio unitario per cui
tutto tutto tutto dev’essere concentrato in Roma, in questa enorme
città-vampiro che succhia il miglior sangue della nazione”.
Nel 1917, in previsione del trasferimento a Roma del “Popolo
d’Italia”, il dittatore diventa improvvisamente un ammiratore di
questa città perché ha dato al mondo forza e bellezza con la
potenza dell’Impero, una Roma suscitatrice di guerra e conquista,
ispiratrice della violenza fascista.
L’idea positiva che ha della città possiamo notarla in questa
dichiarazione del 1924, nettamente in contrasto con la prima:
“Voglio una vota per sempre come capo del governo disperdere
questa imbecillissima menzogna: a Roma si lavora! A Roma ci sono
per lo meno centomila autentici lavoratori, forse più equilibrati, più