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La seguente tesina parla degli aspetti più salienti della famiglia nel periodo 1917-1945 trattando di 3 eventi che hanno caratterizzato questo periodo. Basandomi sempre su questo periodo ho cercato degli autori italiani.
Storia: Rivoluzione russa, periodo del Fascismo e periodo del Nazismo
Italiano. La coscienza di Zeno
Francese: Colette "La Chatte" e Mauriac "Le noeud de vipères"
Mauriac fu uno scrittore francese celebre e in molte sue opere, oltre a criticare la società borghese, criticò la
famiglia e i rapporti familiari. Mauriac fu capace, come si può vedere nel suo celebre romanzo del 1932 “Le
Noeud de vipères”, di penetrare nell'anima dei vari membri della famiglia del protagonista principale, un
uomo di 68 anni, così avido da non avere un rapporto con i suoi familiari.
L'anno successivo, Colette pubblicò un romanzo “La Chatte”, nel quale si può vedere un esempio di
famiglia, che ha avuto però una breve durata a causa dell'immaturità di Alain, il protagonista principale di
quest'opera e a causa anche della presenza della gatta del giovane. Infatti, la gatta, che è il simbolo del
passato di Alain, farà di tutto per far separare il giovane dalla moglie e alla fine ci riuscirà.
I motivi che mi hanno spinto ad elaborare il mio percorso intorno al tema della famiglia, riguardano
soprattutto la sua importanza affettiva e morale. Molti giovani della mia generazione danno poca importanza
al valore della famiglia e il più delle volte la disprezzano, ignorando completamente il fatto che la famiglia è
il nostro punto di partenza più sicuro. Per me, la famiglia non è solo un punto di partenza, ma anche il punto
di arrivo, su cui io posso sempre contare.
Alla mia nascita, la mia famiglia mi ha dato tutto l'amore e l'affetto possibile e ora, che sto piano piano
maturando e sopratutto sono più cosciente su alcuni valori veramente importanti della vita, cerco anch'io di
dimostrargli tutto il mio amore. Spero che molti giovani, rivalutino questo valore, perché è essenziale per la
vita di ognuno. Inoltre, spero che quando mi creerò anch'io una famiglia, sarò in grado di trasmettere ai miei
figli lo stesso amore che la mia famiglia mi ha dato. 4
5
Primo capitolo: La famiglia nella Rivoluzione russa
1.1 La famiglia contadina
Grazie allo studio demografico di Peter Czap jr, abbiamo un quadro preciso delle strutture delle tradizionali
famiglie contadine nella Russia della Rivoluzione. Le tradizionali famiglie contadine erano gruppi domestici
molto numerosi.
La famiglia come gruppo e l'ambiente domestico come spazio fisico erano chiamati con il termine dvor. Il
dvor vantava una struttura complessa e ospitava sotto il suo tetto più di una famiglia coniugale. I membri di
questi ampi nuclei plurifamiliari erano legati tra loro da schemi di parentela ed è a dir poco sorprendente
come questi gruppi domestici restassero coesi nel tempo. Di conseguenza, la separazione dei vari nuclei
domestici era cosa rara.
Il ciclo vitale degli individui in queste famiglie era estremamente precario. L'aspettativa di vita non superava
i 31 anni per gli uomini, i 33 per le donne. I matrimoni erano precoci e così anche le gravidanze.
Normalmente le contadine diventavano madri tra i 18 e i 20 anni, nonne a 38-40 anni.
Inoltre, per affrontare la piaga della mortalità infantile, serviva il maggior numero possibile di figli,
soprattutto maschi. Si affermava, infatti << Un figlio non è un figlio, due figli equivalgono a mezzo figlio,
1
tre figli sono un figlio >>
All'interno della famiglia le donne venivano trattate molto spesso con grande brutalità. Le percosse erano
d'abitudine e non c'è da stupirsi se le ragazze non guardavano con entusiasmo al matrimonio. I matrimoni
combinati erano la norma e una volta sposata, il compito principale della giovane moglie era la riproduzione
e, se sopravviveva al parto, poteva attendersi di andare incontro a sette-otto gravidanze.
Inoltre la figura materna, non solo doveva occuparsi della gestione domestica, ma doveva anche lavorare nei
campi. In questi anni i medici inviati dalle autorità locali nelle tenute rimasero sconvolti da come le madri
trascuravano i neonati per andare a lavorare, ma avevano ben poche alternative.
Il patriarca poteva esercitare sui componenti maschili del dvor quasi lo stesso potere arbitrario esercitato
sulle donne. Poteva rifiutare ai figli maschi il lasciapassare per abbandonare il villaggio e poteva anche usare
violenza ai loro danni.
Con il tempo i figli maschi e le giovani mogli cercarono di sfruttare tutte le opportunità loro concesse per
sfuggire dal luogo di oppressione e costruire piccole famiglie nucleari autonome.
Infine per quanto riguarda la trasmissione dei beni, i figli maschi ereditavano dal padre l'eredità in parti
uguali, invece la moglie del patriarca deceduto aveva diritto a un settimo delle sue proprietà.
1 Peasant Russia, Family and Community in the Post-Emancipation Period. Princeton University Press, Princeton. 6
1.2 Le famiglie operaie
Parlare di “famiglie operaie” nella Russia europea di questo periodo è un po' una contraddizione. In gran
parte delle aree industriali le condizioni degli operai, sia maschi che femmine, erano proibitive quanto alla
possibilità di creare una famiglia.
I dormitori della fabbrica, dove i lavoratori erano costretti a vivere, erano squallidi e quindi, se gli operai
tenevano con sé le famiglie lo facevano in condizioni abitative e igieniche molto disperate.
Nelle manifatture del feltro, gli operai in genere dormivano sul pavimento sotto il loro telaio a mano e i loro
figli entravano a far parte della forza lavoro a partire dai cinque anni d'età.
Di conseguenza, un quarto dei figli dei contadini e due terzi dei figli degli operai morivano nel primo anno
di vita.
Si può quindi capire che in queste condizioni, la vita familiare era pressoché impossibile.
Effettivamente, i lavoratori russi maschi di questo periodo cercarono una soluzione al problema, separando
la vita familiare dal lavoro e loro stessi dalle loro famiglie. I contadini operai si sposavano giovani,
lasciavano mogli e figli nel villaggio d'origine ed emigravano per molti mesi nella città più vicina.
Cercavano di tornare a casa per le festività e in altre occasioni importanti della vita della famiglia, anche se a
dir la verità questi “capifamiglia” riuscivano a trascorrere un tempo assai limitato assieme alle moglie e ai
figli.
Ad inizio secolo molte donne divennero operaie stagionali nelle industrie rurali, in gran parte nelle tessiture.
I luoghi di lavoro della manodopera femminile si trovavano molto spesso dalla parte opposta della città,
rispetto al luogo di lavoro dei loro uomini. Si andava al lavoro a piedi, partendo anche alle cinque della
mattina e se c'erano figli, l'organizzazione familiare diventava ancora più complicata.
Ma per farsi una famiglia e garantirne la sopravvivenza, molte donne lasciavano il lavoro in fabbrica per
dedicarsi esclusivamente alla cura dei figli e della casa.
I dati testimoniano una cospicua riduzione del tasso di mortalità infantile nei casi in cui la donna
abbandonava la fabbrica. 7
1.3 Il ruolo della Chiesa Ortodossa
La Chiesa Ortodossa, con i suoi dettami e codici, esercitava un influsso intimamente collegato al potere
patriarcale. La società contadina russa era permeata di superstizioni e riti religiosi: il pane non andava mai
tagliato, bensì spezzato, né bisognava poggiarlo rovesciato sul tavolo.
Bisognava difendersi dal malocchio in mille modi. Ad esempio, per evitare che gli spiriti rapissero i bambini
nelle culle, le donne lasciavano delle forbici e un fuso in un sacchetto sopra una vecchia scopa con rami
secchi.
Per quanto riguarda invece, l'”ideologia misogina” del mondo contadino era sostenuta fermamente dalla
Chiesa. Molti dei principali testi sacri mettevano in guardia contro la perfidia delle donne che, erano
diventate gli “strumenti malvagi del demonio”. Le donne erano considerate sia inferiori che impure.
Ciò nonostante esisteva un rapporto teso e complesso tra questa evidente misoginia e l'onnipresenza delle
icone della “Madre di Dio”, che erano collocate su ogni mensola di ogni dvor e venivano considerate come
protettrici di ciascuna famiglia.
La religione nelle campagne divenne principalmente un “culto familiare”. Infatti, il prete doveva presentarsi
al dvor per celebrare i vari riti richiesti dalla tradizione e, in sua assenza, il capostipite maschile poteva
guidare la preghiera davanti alle icone della famiglia. Le donne anche se erano escluse e penalizzate dalla
Chiesa, erano le principali devote; infatti i dati ecclesiastici testimoniano che ben il 91% delle donne
partecipava abitualmente ai riti della confessione e dell'eucarestia. 8
1.4 La concezione della famiglia secondo i bolscevichi
Prima di parlare della concezione della famiglia dei bolscevichi, bisogna accennare brevemente alla
tradizione marxista da cui esse traevano origine. Marx (1818-1883) dedicò scarsa attenzione al ruolo della
famiglie nella storia. Nella sua prima critica alla “Filosofia del diritto” di Hegel (1770-1831),
Marx preferì concentrarsi solo sulla parte relativa allo Stato, ignorando i
capitoli precedenti, riferiti alla famiglia e alla società civile.
Le famiglie dovevano occupare un ruolo secondario ed erano prive di
qualsiasi ruolo storico.
Di conseguenza, le famiglie nel pensiero di Marx, nelle rare occasioni in
cui compaiono, non sono considerate come soggetto ma come entità
sociali, specchio di altre realtà.
La posizione subordinata della famiglia nella teoria marxista fece sì che i
rivoluzionari marxisti, inclusi i bolscevichi, non avessero un'idea precisa della possibile evoluzione della vita
familiare in epoca post-rivoluzionaria.
I bolscevichi, Lenin incluso, non nutrivano il minimo interesse per le problematiche della famiglia, perché
secondo loro c'erano cose più importanti da dibattere e analizzare.
A differenza, il tema dell'emancipazione della donna era più radicale sia nella tradizione bolscevica che in
quella marxista. Infatti secondo essi, le donne dovevano essere liberate dalla schiavitù domestica e avere la
possibilità di lavorare, godendo di pari diritti rispetto ai colleghi maschi. Il primo passo di socializzazione
per le donne doveva quindi essere la fabbrica e non la famiglia. 9
1.5 La famiglia secondo Trockij
Nel 1921 fu introdotta da Lenin la “Nuova politica economica” (NEP). La NEP riguardava un sistema di
riforme economiche, orientate in parte al libero mercato e aveva come intento trovare una soluzione
temporanea e di riparazione, dopo i disastri economici del comunismo e della guerra civile.
I primi anni della NEP furono caratterizzati, oltre agli ingenti risultati economici, anche alle riflessioni più
interessanti sulla famiglia, le quali si devono a Lev Trockij.
Lev Trockij (1879-1940) fu tra le personalità più influenti della Russia post-rivoluzionaria, dapprima come
commissario del popolo agli Affari esteri e in seguito, come comandante dell'Armata Rossa. Nel Luglio 1923
Lev Trockij pubblico sulla “Pravda” una serie di articoli aventi come soggetto la vita quotidiana.
Trockij osservava che mentre nel periodo prerivoluzionario tutto era dominato dalla politica, dopo la
rivoluzione l'accento si spostò sui bisogni culturali e la ricostruzione economica. In quest'ambito, però, lo
sguardo di Trockij si posò anche sulle problematiche familiari.
In contraddizione con il tradizionale pensiero marxista, egli partiva dal presupposto che la famiglia non
poteva considerarsi semplicemente una delle tante istituzioni destinata a cambiare o a scomparire, a seguito
della svariate trasformazioni rivoluzionari politiche ed economiche. Trockij, invece, accordava alla famiglia
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un primato inedito e una capacità unica di sopravvivenza .
Nell'articolo del 13 Luglio 1923, Trockij scrisse:
“è ovvio che a meno che non si raggiunga una eguaglianza reale fra uomo e donna in seno alla famiglia, sia
in senso generale sia nelle condizioni di vita, non possiamo parlare seriamente di uguaglianza sociale e
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nemmeno di eguaglianza politica”
Così, secondo Trockij, i rapporti familiari non erano prodotti di processi economici e politici; ma erano
piuttosto le fondamenta su cui poter costruire ulteriori trasformazioni strutturali.
La sua idea di famiglia aveva due necessari presupposti: la crescita di livello culturale e di istruzione della