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Sintesi
Filosofia: Apollineo e dionisiaco (Nietzsche), critica alla società consumista (Scuola di Francoforte)
Inglese: The interior monologue
Italiano: Pirandello
Arte: Lucio Fontana, Andy Warhol
Latino: Giovenale
Storia: Boom economico
Estratto del documento

Introduzione

Il tema centrale del mio breve saggio è costituito dal confronto

tra la concezione dell'artista nell'antichità e quella dell'artista

nel mondo contemporaneo. Mi propongo, dunque,

servendomi di interpretazioni estetiche molto differenti tra di

loro, di delineare la mia personale considerazione dell'artista

nella realtà attuale. A tal proposito, ho individuato tre

tematiche, all'interno delle quali è possibile collocare la

seguente personale tesi sull'artista: per quanto egli abbia

inseguito, nel corso dei secoli, “l'arte per l'arte”, cioè la

purezza e la libertà espressiva, l'autonomia e l'originalità,

nella maggior parte dei casi ha tradito la sua natura.

Nella prima tematica cercherò di descrivere ed analizzare, in

termini utopico-filosofici, il concetto di artista e di espressione

artistica; nella seconda, mi soffermerò su alcune particolari

figure dell'arte e della letteratura contemporanea; nella terza,

porrò attenzione sulle condizioni passate e presenti in cui

versava e versa l'artista.

1 L'espressione artistica

1.1 Nietzsche: apollineo e dionisiaco

La nascita della tragedia,

Nel suo primo libro, Nietzsche

aveva riconosciuto a fondamento dell'arte la dualità dello

apollineo dionisiaco:

spirito e dello spirito il primo dei quali

domina l'arte plastica che è armonia di forme, l'altro la

musica, che è invece priva di forma perché ebbrezza ed

esaltazione entusiastica. Soltanto in virtù dello spirito

dionisiaco, secondo Nietzsche, il popolo greco riuscì a

sopportare la drammaticità dell'esistenza. Sotto l'influenza

della verità contemplata, l'uomo greco vedeva dappertutto

l'aspetto orribile e assurdo dell'esistenza. L'arte gli venne in

soccorso, trasfigurando l'orribile e l'assurdo in immagini ideali,

in virtù delle quali la vita fu resa accettabile. Queste immagini

sublime,

sono il con il quale l'arte doma e assoggetta l'orribile

comico

e il che libera dal disgusto dell'assurdo. La

trasfigurazione fu compiuta dallo spirito dionisiaco, modulato

e disciplinato dallo spirito apollineo.

L'arte, nella prospettiva di Nietzsche, corrisponde agli stati di

vigore animale. E', da una parte, l'eccesso di una costituzione

florida che trabocca nel mondo delle immagini e dei desideri;

dall'altra, è l'eccitamento delle funzioni animali mediante le

immagini e i desideri di una vita intensificata. Essenziale

perfezione

all'arte è la dell'essere, il compimento, l'avviamento

dell'essere alla pienezza. Lo stato apollineo non è che la

risultanza estrema dell'ebbrezza dionisiaca: è il riposo di certe

sensazioni estreme di ebbrezza; una specie di semplificazione

e concentrazione dell'ebbrezza stessa. Lo stile classico

rappresenta questo riposo ed è la forma più elevata del

sentimento di potenza. Ciò non implica che l'artista si

abbandoni senza freno ai suoi istinti. Se egli non vuole essere

inferiore al suo compito, deve dominarsi e raggiungere la

sobrietà e la castità. Appunto il suo istinto dominante esige

questo da lui e non gli permette di disperdersi in modo da

restare inferiore alle esigenze dell'arte. L'espressione artistica,

secondo Nietzsche, deve puntare alla sterilità come la formula

dell'arte per l'arte e al cosiddetto disinteresse estetico. In

”i due istinti, tanto diversi tra loro, vanno l'uno

conclusione:

accanto all'altro, per lo più in aperta discordia, ma pure

eccitandosi reciprocamente a nuove parti sempre più

gagliardi, al fine di trasmettere e perpetuare la dinamica di

quel contrasto, che la comune parola «arte» risolve solo in

apparenza; fino a quanto, in virtù di un miracolo metafisico

della «volontà» ellenica, compaiono in ultimo accoppiati l'uno

con l'altro, e in questo accoppiamento finale generano

l'opera d'arte.” La nascita della tragedia,

(Cfr. F. Nietzsche,

Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari, 2006, p. 21).

1.2 Stream of consciousness and the interior

monologue

One of the most important literary techniques adopted during

Interior Monologue.

the twentieth century is the This particular

technique is the expression of the stream of consciousness,

which is a continuous flow of thoughts, feelings, sensations

and emotions. At the beginning of twentieth century, writers

gave more and more importance to subjective consciousness

and they understood it was impossible to reproduce the

complexity of the human mind using traditional techniques.

They adopted the interior monologue to represent, in a novel,

the unspoken activity of the mind before it is ordered in

speech. The important innovations of this way to make

literature are the freedom from introductory expressions like “he

thought, he remembered, he said”, the two levels of narration

(external and internal), the lack of a chronological and logical

order and the presence of the subjective time. The leading

exponents of this type of writing are James Joyce and Italo

Svevo which were able to express and to externalize the

characters' mind, defining it as a person with its own story. An

example of interior monologue is the Eveline's monologue in

“Dubliners”, a short story that describes the life of a nineteen

years old girl who has the opportunity of changing her routine

life but she is unable to leave her familiar community in Dublin.

2 Gli artisti

2.1 Pirandello: l'arte della realtà

Luigi Pirandello nasce ad Agrigento il 28 giugno 1867. E'

stato un drammaturgo, scrittore e poeta italiano, vincitore del

Premio Nobel per la letteratura nel 1934. Con lui entrano

nella letteratura italiana alcuni dei caratteri fondamentali della

ricerca dell'avanguardia europea del primo Novecento: la

crisi delle ideologie e il conseguente relativismo, il gusto per il

paradosso, la tendenza alla scomposizione e alla

deformazione grottesca ed espressionistica, la scelta della

dissonanza, dell'ironia, dell'umorismo, dell'allegoria. E' il

primo autore italiano, inoltre, a introdurre il concetto di

forma,

“maschera”: il soggetto, costretto a vivere nella non è

persona

più una integra, coerente e compatta, fondata sulla

corrispondenza armonica fra desideri e realizzazione,

maschera

passioni e ragione, ma si riduce a una (o a un

personaggio) che recita la parte che la società esige da lui.

teatro

Pirandello divenne famoso grazie al teatro che chiama

dello specchio, perché in esso viene raffigurata la vita vera,

quella nuda, amara, senza la maschera dell'ipocrisia e delle

convenienze sociali, di modo che lo spettatore si guardi come

in uno specchio così come realmente è, e diventi migliore.

teatro nel teatro

Nella fase del le cose cambiano

radicalmente, secondo Pirandello il teatro deve parlare anche

agli occhi e non solo alle orecchie, a tal scopo ripristinerà

una tecnica teatrale in cui vi può per esempio essere una casa

divisa in cui si vedono varie scene fatte in varie stanze

palcoscenico

contemporaneamente, ovvero quella del

multiplo. quarta parete,

Egli abolisce anche il concetto di cioè

la parete trasparente che sta tra attori e pubblico: in questa

fase, infatti, Pirandello tende a coinvolgere il pubblico che

non è più passivo ma che rispecchia la propria vita in quella

messa in scena dagli attori. al di là

2.2 Lucio Fontana: la realtà

Il tema affrontato da Lucio Fontana è un diverso modo di

concepire e realizzare lo spazio. Lo spazio in pittura è sempre

stato fittizio, poiché essa genera solo la sensazione della sua

esistenza. Fontana va oltre. Forse perché anche scultore, vuole

dare alla pittura la possibilità di essere penetrata dallo spazio,

come accade per ogni forma scultorea. Intorno al 1950

l'artista disegna leggere trame di linee circolari, quasi

immateriali e galleggianti, prive di appoggio, in uno spazio

non definito da intelaiature prospettiche, e, quindi,

potenzialmente continuo sia lateralmente, sia anteriormente

che in profondità. Ma è pur sempre una sensazione di

spazio: un'illusione rappresentativa tratta dalla

bidimensionalità del foglio. Dopo diverse esperienze di

ricerca, il vero spazialismo di Fontana si realizza negli anni

Sessanta, quando l'artista «ferisce» la superficie del quadro

con fori o tagli. Il taglio soprattutto, netto, come inferto da un

dell'action painting,

colpo di rasoio, è il «gesto» il gesto che

lascia il segno ed esprime ed eterna il modo di essere

dell'artista in quel momento, e in quello solo. Ma è anche la

penetrazione entro la superficie della tela, finora limite

invalicabile dell'opera pittorica, secondo un percorso mentale

che richiama i fori nelle sculture di Moore. Lo spazio è «di

qua», dove siamo noi, ed è «al di là» del varco che viene a

crearsi. Al tempo stesso la superficie tagliata si inflette, avanza

o arretra; ed accentua, con le sporgenze, l'ombra nera del

Concetto

taglio, che tanto più risalta sul fondo uniforme.

spaziale è il titolo, del tutto pertinente, che Fontana dà a

queste opere «non oggettive», caratterizzate da un'astrazione

alla cui base non è alcun riferimento, neppure lontano, a

«oggetti» reali.

2.3 Andy Warhol: dall'arte alla realtà

Andy Warhol nacque a Pittsburgh, in Pennsylvania, il 6

agosto del 1928. Egli mostrò subito il suo talento artistico, e

studiò arte pubblicitaria al Carnegie Institute of Technology,

l'attuale Carnegie Mellon University di Pittsburgh. Dopo la

laurea, ottenuta nel 1949, si trasferì a New York. La "grande

mela" gli offrì subito molteplici possibilità di affermarsi nel

mondo della pubblicità, lavorando per riviste come Vogue e

Glamour. La sua attività artistica conta numerosissime opere,

che produceva in serie con l'ausilio dell'impianto serigrafico.

Le innovazioni artistiche apportate da questo eccentrico artista

hanno particolarmente caratterizzato tutta la seconda metà del

ventesimo secolo. Attraverso il celere successo ottenuto da

Warhol l'arte ha ricevuto svolta decisiva nell'ambito della sua

riproduzione: dagli inizi del 1960, essa diventa un prodotto

di serie (Pop art). Ciò che ha fatto di Andy Warhol l'artista

che noi tutti oggi conosciamo, non sono state solo le sue

opere che hanno saputo catturare la curiosità delle grandi

masse, bensì il suo essere artista, la sua brillante mente che è

riuscita ad andare oltre la realtà per catturare l'essenza di ciò

che riproduceva. Le sue opere “giocano”, principalmente, sui

contrasti e sulla forza dei colori, cosicché possano catturare

l'attenzione dell'osservatore, e rappresentano divi

cinematografici, politici celebri, simboli universalmente noti,

animali o fatti di cronaca, ai quali Warhol riesce ad attenuare

la drammaticità proprio grazie alla ripetizione delle immagini.

La sua arte, che portava gli scaffali di un supermercato

all'interno di un museo o di una mostra d'arte, era fortemente

provocatoria e fuori dagli schemi convenzionali: infatti,

secondo quello che, fino ad oggi, è considerato il più grande

esponente della Pop Art, l'arte doveva essere “consumata”

come un qualsiasi altro prodotto commerciale.

3 Le loro condizioni

3.1 Giovenale: clientes in cerca di patroni

Grazie a Giovenale siamo in grado di definire precisamente il

ruolo e le condizioni in cui versava l'artista già dalla seconda

metà del primo secolo dopo Cristo. Egli, infatti, con la stesura

della settima satira, descrive e lo stato sociale e le condizioni

non favorevoli in cui erano costretti a vivere i poeti del suo

clientes patroni.

tempo, definendoli: continuamente in cerca di

Giovenale riporta, inoltre, che anche lo stesso imperatore è

ormai paragonabile a un patrono, che concede i suoi favori

ai giovani artisti in cambio di adulazioni e riconoscimenti

tangibili. La sua critica coinvolge anche gli ambienti

frequentati dai poeti della sua età. Delle sale di recitazione

offre un quadro desolante, gestite da ricchi avari, che non

fanno nulla per alleviare le infelici condizioni economiche

degli artisti. Di conseguenza gli artisti sono obbligati a

produrre un'arte volgare per vivere, essi non hanno tempo e

forze sufficienti per dar vita a opere di altezza pari a quelle di

un tempo. Antonio La Penna afferma a proposito degli

intellettuali-clientes imperiale:”A Roma si legge, si

in epoca

recita, si declama spesso, sia alle cene dei nobili e dei ricchi

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