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Sintesi

Introduzione Artista all'inizio del 1900 tesina



Ripercorrendo alcuni passi del testo "L'occhio e lo spirito‟, scritto da Maurice Merleau-Ponty (1964), esponente dell‟ esistenzialismo francese, vorrei porre l'attenzione all'interno della mia tesina sulla figura dell'artista nel clima culturale del post positivismo e, quindi, sul significato che assume l'arte, intesa nel senso generico di creazione di un'opera che può essere sia un romanzo sia un quadro sia un testo musicale. Questo tema verrà sviluppato in tre sezioni ognuna delle quali comprenderà un aspetto della filosofia bergsoniana e uno della concezione artistica di Paul Klee significativi per quanto proposto. Nella terza sezione sarà presente anche un rimando alla tecnica narrativa di Svevo, esemplificata ne "La Coscienza di Zeno‟ (1923).
La prima parte considera il passaggio dall'arte positivista, che manipola la realtà riproducendone una perfetta copia, all‟arte spiritualistica - esistenzialista che si preoccupa di abitare quella realtà non solo con gli occhi, ma anche con lo spirito. Si esaminerà quindi il processo di creazione dell'opera d'arte: dalla percezione di un dato reale o di un'esperienza concreta, punto di partenza imprescindibile, alla interiorizzazione di essa da parte dell'artista in base a come egli è oggi e a come egli era ieri (memoria e ricordo)per giungere, infine, alla creazione dell'opera stessa che, dunque, sarà diversa dalle radici che le hanno permesso di vivere in quanto fonti di ispirazione. Infine, si porrà l‟attenzione sul concetto di incompiutezza ed eternità dell'arte: come la realtà è un continuo divenire, così anche l'io dell'artista è un io mai uguale a quello che era prima poiché la crescita comporta un mutamento e, quindi, non sarà mai possibile che l'opera d'arte segni una tappa conclusiva racchiudendo in sé il senso della vita e del mondo. Questo è sottolineato anche dal fatto che l'opera è destinata a un fruitore, un lettore o un ascoltatore e, dunque, sarà a sua volta interpretata da questo e dalla sua interiorità. Impossibile è credere, dunque, all'arte come una realtà chiusa. Essa è una ricerca costante, un continuo approfondire e indagare nella realtà attraverso la coscienza e lo spirito. Un continuo guardarsi dentro per vedere oltre. La tesina maturità classica inoltre permette anche collegamenti con alcune materie.

Collegamenti


Artista all'inizio del 1900 tesina



Filosofia - Bergson: io fondamentale e io superficiale, materia e slancio vitale, percezione-memoria-ricordo.
Storia dell'arte - Paul Klee.
Italiano - La coscienza di Zeno, Svevo.
Estratto del documento

1. Dal MANIPOLARE all’ ABITARE

“La scienza manipola le cose e rinuncia ad abitarle"

Il binomio manipolare, simbolo del contatto tra soggetto operativo e

oggetto operabile, ed abitare, il prendere parte con il corpo e

l‟anima alla realtà esterna, è funzionale a descrivere il clima di

passaggio dal positivismo, tempo del manipolare, all‟esistenzialismo,

tempo dell‟abitare. In quest‟ultimo, infatti, si critica il pensiero da cui

nasce lo scientismo moderno di manipolare le cose riducendole,

attraverso l‟uso di modelli simili pur in differenti circostanze, a “oggetti

in generale”, anziché abitarle nella loro concretezza e opacità. La

dimensione del manipolare e dell‟abitare è da riferirsi allo stare al

mondo dell‟artista, figura il cui compito è proprio quello di leggere la

realtà per poi tradurla in parole, colori e suoni. Egli può dunque

scegliere se guardare quella realtà solo con l‟occhio, dimensione

esteriore, o anche con lo spirito, dimensione interiore, unica capace

di avere uno sguardo totale sul reale e sulla sua vera essenza.

Bergson distingue questi due modi di rapportarsi con il mondo come

BERGSON: essere io superficiale, colui che manipola, e essere io fondamentale,

IO SUPERFICIALE colui che abita.

e IO Il primo è portato a percepire mediante il supporto

FONDAMENTALE dell‟intelligenza, facoltà cosciente, tutto ciò che è materia, “slancio

vitale depotenziato, irrigidito e mummificato” e, dunque, la

spazialità. E‟ questo l‟io del positivismo, il cui unico fine è quello di

riprodurre e organizzare in ordini logici razionali il tempo della scienza,

tempo omogeneo, quantitativo, reversibile e discontinuo, un

qualcosa di esclusivamente astratto ed esteriore, dopo averne

studiato le leggi interne.

Mentre il secondo è in grado di giungere al cuore della realtà

stessa comprendendone la vera essenza senza più pretendere di

organizzare ogni realtà fisico fenomenica in leggi deterministiche,

meccanicistiche e finalistiche. Il vero senso dell‟essere che viene

colto è quello dello spirito, della durata reale: un divenire puro

sospinto dallo slancio vitale a continue espansioni, imprevedibili e

libere, un processo continuativo che, muovendosi dal passato e

volgendosi all‟avvenire, si accresce istante per istante con una

creatività libera poiché ogni istante della vita psichica è il risultato di

tutti gli istanti precedenti ma è anche nuovo rispetto a essi. Questo

corrisponde al tempo della coscienza, un tempo concreto e interiore

che è qualitativo, eterogeneo, irreversibile e continuo caratterizzato

dalle idee della conservazione totale (il passato – la memoria- vive

nel presente insieme al futuro – speranza-) e della creazione totale (

ogni momento, pur essendo il risultato di tutti i momenti che lo hanno

preceduto, è assolutamente nuovo rispetto ad essi). Per giungere

alla comprensione della durata reale che corrisponde all‟ èlan vital,

“esigenza di creazione che si impadronisce della materia e

introduce in essa la maggior somma possibile di indeterminazione e

libertà”, l‟io fondamentale si serve dell‟ intuizione, organo della

filosofia bergsoniana, che è istinto divenuto disinteressato e

consapevole di se stesso, capace di un indefinito processo di

autoriflessione. Dunque è proprio questo io che caratterizza il clima

culturale del post positivismo: l‟attenzione dell‟uomo e dell‟artista si

sposta dalla dimensione della scienza, dell‟occhio, a quella della

coscienza, dello spirito, così da poter giungere al vero essere non più

parziale, ma totale dell‟uomo e dell‟artista che dunque dovrà

rivelare il vero senso della vita, che non è più solo esteriorità. Infatti:

… per giungere al

cuore del reale: “È necessario comparare la vita ad uno slancio, perché nessun'altra immagine,

SLANCIO VITALE tratta dal mondo fisico, vale a esprimerne con altrettanta approssimazione

CHE TUTTO l'essenza. Tale è la mia vita interiore e tale è pure la vita in generale. Se, nel suo

MUOVE IN contatto con la materia, la vita è paragonabile a un impulso o a uno slancio,

QUANTO considerata in se stessa, essa è un'immensità di virtualità, un compenetrarsi

ESIGENZA DI reciproco di migliaia di tendenze: le quali, tuttavia, saranno " migliaia " solo

CREAZIONE … quando verranno rese esteriori le une alle altre, ossia spazializzate. Allo stesso

modo, di un sentimento poetico esprimentesi in strofe, in versi, in parole

distinte, si può dire che esso conteneva in sé tale molteplicità di elementi

particolari, e che tuttavia, chi l'ha prodotto è stata la materialità del

linguaggio. Ma attraverso le parole, i versi, le strofe, circola l'ispirazione

indivisibile che costituisce l'unità del poema” ( Bergson, L’evoluzione creatrice )

E‟ chiaro dunque il ruolo dell‟arte: rispondere all‟esigenza di

ricondurre il pensiero a quel “c‟è” di originaria coappartenenza di io

e mondo mediata dal corpo per affidarsi a uno sguardo puro sul

reale, riuscendo ad essere sovrana di ogni essere con i soli occhi che

abitano il mondo facendolo proprio per poi utilizzare il corpo come

mezzo per creare l‟opera d‟arte, un‟ esteriorità concreta in cui il

visibile colto dagli occhi si svela e emerge l‟invisibile colto dal

pensiero. Come dice Klee, infatti:

.. e riprodurlo

nell’opera d’arte, “L’arte non riproduce il visibile, essa rende visibile”

il cui soggetto

diviene

L’INVISIBILE E‟ l‟invisibile che diviene soggetto: il fluire autocreativo della vita. La

(Klee) sua opera è, infatti, una sorta di diario di vita interiore dettata da un‟

emozione poetica che Klee traduce in espressione plastica

attraverso gli elementi formali del disegno – punto, linea, superficie,

spazio – esaltati dalla relazione col colore. “Il colore è in me. Non

devo cercare per afferrarlo. So che mi possiederà per sempre, lo so.

Tale è il significato di questo meraviglioso momento: il colore e io

saremo sempre una cosa sola. Io sono un pittore.”

Quindi, da un lato, l‟artista di ieri “forniva eccellenti immagini della

superficie dell’oggetto, ma l’arte di contemplare e rivelare

impressioni e rappresentazioni non ottiche era completamente

negata”; dall‟altro, l‟arte di oggi è espressione di un nuovo rapporto

con l‟oggetto, approfondito e ampliato, non limitato alle apparenze.

Ne è un esempio “Senecio” (1922, olio su lino, 41 x 38 cm):

straordinario è l‟utilizzo dei mezzi formali che creano l‟immagine,

costruita su una linea di tensione tra l‟astratto e il figurativo. La figura

non si limita a essere una forma su uno sfondo; il viso si espande nello

spazio-colore, attraverso interruzioni nel contorno. Il naso piatto che

può essere visto sia frontalmente come di profilo, e il leggero

spostamento degli occhi, marcato dal sopracciglio verde,

conferiscono all‟immagine un continuo alternarsi di frontalità e

profilo, probabile visualizzazione simbolica della gioventù che passa

e dell‟età adulta che sopraggiunge.

ARTE E’ DUNQUE MEZZO DI ESPRESSIONE DELLA CONVIVENZA

ARMONIOSA DEL MANIPOLARE E DELL’ABITARE NELL’ARTISTA.

2. L’OPERA D’ARTE: AZIONE e PASSIONE,

PENETRARE e ESSERE PENETRATI

“E’ prestando il suo corpo al mondo

che l’artista trasforma il mondo in arte”

Il corpo inteso come “un fascio di funzioni, un intreccio di visione e

movimento” resta vivo grazie a tutte quelle percezioni sensibili che lo

animano e da cui si lascia trasportare così da giungere a diventare

parte fondamentale del mondo che tiene legate a sé tutte le altre

cose rendendole, a sua volta, parte della sua essenza. Da questo

impatto tra corpo e mondo nasce l‟arte. L‟ elemento principale

dell'esperienza è, dunque, il corpo, "lo spazio natio e matrice di ogni

altro spazio esistente" per l'anima, la cui connessione con il visibile è

testimoniata dal pensiero. La visione, dunque, non è più un pensiero

totalmente autonomo in quanto in stretta sottomissione del corpo:

l‟anima, che abita il corpo e lo vede come il “suo” spazio, pensa

secondo il corpo e nel suo intimo c‟è come “un mistero di passività”.

Questo patto tra anima e corpo permette all‟uomo che si immerge

dentro lo spazio, vedendo un mondo che lo circonda, di percepire

lo spazio esterno, captato dal corpo e pensato dall‟anima.

Punto di partenza imprescindibile per la creazione di un‟opera d‟arte

è dunque la concretezza dell‟esperienza vitale: lo stare al mondo e

la percezione di una parte di esso. Come, infatti, afferma Klee:

“L’artista si preoccupa di questo mondo complesso e in qualche modo vi si è

IMPATTO orientato, possiamo crederlo, abbastanza bene. Così gli è diventato possibile

MONDO E ordinare la serie dei fenomeni e delle esperienze.

CORPO Quest’ordine diverso e multiplo, questa sua conoscenza delle cose della natura e

della vita, vorrei paragonarlo alle radici dell’albero. Dalle radici affluisce nell’

artista la linfa, che attraversa lui e i suoi occhi. In tal modo egli adempie alla

funzione del tronco. Premuto e commosso dalla potenza del flusso della linfa,

LE RADICI dell’ egli lo dirige nell’ opera secondo la sua visione. Come si vede il fogliame degli

ESPERIENZA e alberi allargarsi in tutte le direzioni, nel tempo e nello spazio, allo stesso modo

della accade anche per l’opera.

PERCEZIONE Nessuno si sognerà di pretendere che l’albero formi il suo fogliame sul modello

delle sue radici. E’ facile capire che non può esservi uguale corrispondenza tra la

parte inferiore e quella superiore: funzioni diverse, che si esercitano in due campi

distinti, devono per forza provocare forme diverse.’’

Dunque l‟artista, che è il tronco dell‟albero, si lascia ispirare dalle

radici di esso, il mondo come egli lo vede, per poi lasciarsi

attraversare dalla linfa e creare la chioma, l‟opera d‟arte. Ma cosa

rappresenta la linfa? Essa è la dimensione interiore, lo spirito

dell‟artista che gli permette di far sua la percezione delle radici per

trasformarle in altro. Ma questa percezione del mondo esterno al

soggetto non è solo quella del corpo e dell‟anima dell‟artista di

quell‟istante, in quanto egli è quello che è ora poiché è cresciuto ed

LA LINFA DELLO è mutato e in lui permane tutto ciò che era. Come dice Bergson,

SPIRITO DI OGGI

UNITO AL infatti “ esistere significa mutare, mutare significa maturarsi, maturarsi

RICORDO significa creare indefinitivamente se stessi”. Anche il suo passato,

DELL’ESSERE DI quindi, è linfa presente in lui. In che modo?

IERI “E’ dal presente che parte il richiamo al quale risponde il ricordo, ed è dagli

elementi sensorio-motori dell’azione presente -visione e esperienza

dell’artista- che il ricordo prende il calore che dà la vita –opera d’arte”

( Bergson, l’ Evoluzione creatrice )

Secondo Bergson, infatti, la percezione agisce come un filtro che

seleziona i dati in vista delle esigenze dell‟azione e permette alla

memoria di divenire ricordo. E‟ dunque opportuno definire cosa sia

la memoria e cosa sia il ricordo. Per memoria Bergson intende la

stessa coscienza che registra automaticamente tutto ciò che

accade, anche ciò di cui l‟uomo non ha consapevolezza. Due

sono i tipi di memoria: la memoria abitudine e la memoria pura. La

prima rappresenta l‟insieme delle azioni motorie che l‟organismo

compie per rispondere a determinati stimoli ed è espressione

organica e materiale dell‟attività cerebrale: è l‟Io superficiale. La

seconda, invece, coincide con il tempo della coscienza, con la sua

durata reale (“il passato che ci segue, tutt‟intero, in ogni

momento”), comprendente tutte le diverse impressioni connesse a

una data situazione: è la dimensione spirituale, l‟Io fondamentale. Il

ricordo, invece, è la materializzazione in un‟immagine, operata dal

cervello, di un evento del passato. Tale materializzazione non

avviene sempre e ciò spiega in che senso la coscienza, pur essendo

memoria, non sia necessariamente ricordo. Quindi la percezione

consente ai ricordi puri, depositati nei luoghi più lontani e profondi

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