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Filosofia: il superuomo di Nietzsche
Storia: Hitler e il Nazismo
St.Arte: Guernica di Picasso
Fisica: Termodinamica
Matematica: Successioni numeriche
Chimica: I veleni
STORIA
L’opera è strettamente connessa alla guerra civile spagnola e in particolare al
bombardamento franchista della città basca di Guernica, che venne rasa al
suolo in poche ore il 26 aprile 1937.In quel periodo la Spagna era agitata da
una guerra civile tra fronte popolare e Falange nazionalista, filo fascista,
militarista, capeggiati dal generale Franco. La guerra finì solo nel 1939 con la
vittoria di Franco e un milione di morti. L’impegno civile di Picasso aveva
avuto momenti alterni e non si era mai espresso in modo tanto esplicito come
in quest’opera, concepita come la descrizione di un dramma locale, ma anche
come un manifesto universale contro la forza cieca delle guerre che
coinvolgono la popolazione inerme .In un’atmosfera mondiale estremamente
tesa, torbida e instabile si apre nel 1937 a Parigi una grande Esposizione
Internazionale. La Spagna vi partecipa con lo scopo di sensibilizzare l’opinione
pubblica sulla guerra civile che dilania il proprio paese e affida a Picasso il
compito di rappresentarla con un grande dipinto murale. Ma quando il 26
aprile si diffonde la notizia dell’atroce eccidio del popolo basco di Guernica a
opera di bombardieri tedeschi, Picasso decide di rispondere con coraggio
straordinario, alla viltà di un gesto assurdo quanto inutile e cambia il soggetto
in preparazione. Nasce così, dalla febbrile attività svolta dall’artista in poche
settimane, il capolavoro assoluto di Guernica. L’opera prende le mosse dalla
convinzione di Picasso che il bombardamento a tappeto di Guernica non sia un
isolato e raccapricciante episodio della guerra civile spagnola, ma l’avvio di
una tragedia collettiva. Per questo motivo il dipinto non rappresenta un fatto
storico ma è di per sé un fatto storico che trascina uno stuolo di intellettuali e
di democratici a difendere la democrazia.
IL QUADRO 1937
La grande tela, realizzata nel nel pieno della guerra civile spagnola su
all’Esposizione
incarico del Governo repubblicano ed esposta
internazionale di Parigi, esprime la protesta rabbiosa di Pablo Picasso
contro il bombardamento della cittadina basca di Guernica y Luno. Il senso
della drammaticità delle figure, della tensione delle opposizioni formali,
dell’assenza del colore e evocazione di un mondo che esita tra le tenebre e la
luce, si estende alla visione più ampia di una umanità sospesa tra la vita e la
morte. Gran parte degli elementi presenti nella tela appartengono all’universo
simbolico della corrida, che diviene dunque lo strumento metaforico ideale per
la rappresentazione del dramma bellico. Sebbene le forme spezzettate ed il
loro sovrapporsi suggeriscono un assemblaggio caotico degli elementi, la
rappresentazione è in realtà strutturata in base ad un impianto dal rigore
quasi classico. Lo spazio della tela si divide verticalmente in quattro parti
uguali e si compone su un triangolo che culmina al centro della stessa. Con
una serie di quinte giustapposte, su un suolo appiattito, senza prospettive ne
spessore, Picasso costruisce uno spazio che è allo stesso tempo aperto e
chiuso, privato e pubblico, diurno e notturno. La luce fredda della lampada
suggerisce uno spazio piramidale, al vertice del quale domina, la figura
scalpitante del cavallo ferito, la cui testa ruota in un grido di dolore. L’animale
dal ventre squarciato, strumento dell’uomo nella battaglia contro la forza
bruta, assurge a simbolo della tragedia umana. Il toro paradigma di serenità,
forza, fierezza, nobiltà, è in realtà una figura estremamente ambigua: ispirato
alla figura mitologica del Minotauro, in cui la passione fisica animale si fonde
alla sensibilità umana, il toro diventa qui spettatore della tragedia del valore
di fronte alla morte, assumendo un ruolo quasi protettivo nei confronti della
donna col bimbo morto tra le braccia. I capi scultorei, ovoidali, nudi del
guerriero morto evidenzia occhi allucinati, diversamente orientati, in modo da
suggerire un’idea di stasi e al tempo stesso di tensione dinamica. Il suo corpo
svuotato, martoriato, con il braccio destro legato alla mano sinistra, si
costituisce come vertice di triangolo rovesciato che lo lega al toro e al cavallo.
Infine i soggetti femminili, figure ricorrenti della figurazione picassiana: la
donna con la lampada che sporge dalla finestra; la donna in fiamme, che fa da
perfetto contrappunto della donna con il bambino, anch’essa dagli occhi a
forma di lacrima: la donna nuda in fuga, con lo sguardo angosciato rivolto
verso l’alto, verso la morte che cola dal cielo. In realtà si lavora con pochi
colori quello che dà l’illusione dell’umano dell’essere stati messi al posto
giusto (Pablo Picasso).
LA PIRAMIDE
La costruzione di Guernica si basa su una struttura piramidale di tipo
tradizionale che affonda le sue radici nel cinquecento e che è stata sempre
largamente utilizzata da artisti come Leonardo, Raffaello, sia per le scene
sacre che per quelle profane. Ciascuno di questi elementi è rafforzato da una
linea verticale che ne dipende: il collo del toro, il bastone del cavallo, la
lampada della donna, il braccio sinistro dell’uomo urlante.
Il raggruppamento di figure che crea un triangolo isoscele fortemente
centrale, evidenziato attraverso il colore chiaro. Il suo vertice è nel polso della
donna, mentre si chiude da entrambi i lati, sulle due parti basse della tela, con
il braccio del caduto a sinistra e il ginocchio della donna a destra. Le parti
chiare che stanno fuori da questo triangolo assumono, così, l’effetto di
frammenti esplosi dal centro, aumentando la drammaticità della scena e quasi
creando un rumore visivo. Il caduto, del resto, ha in mano un frammento di
spada e il cavallo, nel suo moto circolare, mostra di avere perso
l’orientamento come in un labirinto. Quasi tutte la figure, inoltre, sono
descritte come spinte verso sinistra da una sorta di vento: la forza d’urto delle
bombe che sospinge verso la fuga. Guernica, come un quadro classico, si
sviluppa sui principi della simmetria (all’asse mediano del muro corrispondono
i pilastri verticali del toro, a sinistra, e della figura con le mani alzate, a
destra), della prospettiva (Le figure dei caduti in primo piano, i piani
prospettici del fondo, lo strombo della finestra), del ritmo crescente dei toni:
dall’elemento classico e oratorio rappresentato dal braccio del soldato che
impugna una spada spezzata, al lacerante nitrito lanciato dal cavallo ferito,
che costituisce il momento più drammatico, il culmine dell’intera
composizione.
URLO COSMICO
Orrore e furore sono dietro l’ispirazione dell’artista e il nitrito che il cavallo
lancia con la testa all’indietro assume in sé tutto il dolore del mondo. Violenza
e morte geometrizzano i volti, le membra, le figure. L’analisi conoscitiva che
Picasso mette in campo diventa frantumazione violenta e distruttiva, così
come lo sono stati i mezzi di distruzione che il nemico ha usato a Guernica. Le
bestie, in realtà sono concepite come generose compagne dell’uomo e ne
condividono lo stesso destino: l’universo della vita civile, offeso, si
contrappone alla violenza di quello militare indiscriminata. La luce fredda
della lampada domestica suggerisce uno spazio piramidale, al vertice del
quale domina, la figura scalpitante del cavallo ferito, la cui testa, con gli occhi
stravolti e folli, ruota all’indietro in un grido di dolore; grido che assume in sé
tutto il dolore del mondo. L’animale dal ventre squarciato, strumento
dell’uomo nella battaglia contro la forza bruta, assurge a simbolo della
tragedia umana. Il capo scultoreo, ovoidale, nudo del guerriero morto
evidenzia occhi allucinati, diversamente orientati, in modo da suggerire
un’idea di stasi e al tempo stesso di tensione dinamica. Il suo corpo svuotato,
martoriato, con il braccio destro legato alla mano sinistra, si costituisce come
vertice di triangolo rovesciato che lo lega al toro e al cavallo.
MORTE E SPERANZA
La morte stessa si trasfigura e nella tragedia accenna a un raggio di speranza;
il braccio martoriato dal guerriero stringe ancora il ferro, ma da questo già
germoglia un fiore.Il classicismo dei volti è desunto da modelli greci e romani,
che Picasso ebbe modo di studiare nel suo viaggio in Italia.
DISPERAZIONE
L’ultima figura a destra, l’uomo in fiamme, con gli occhi a forma di lacrima e le
braccia rivolte al cielo, ricorda, nella posizione straziante, la Maddalena di
molte crocifissioni, dove la disperazione non si domina, ma anzi si manifesta in
modo spettacolare.
COLORE
In Guernica non c’è colore: solo nero, bianco e grigio. E’ escluso che Picasso si
sia servito del monocromato per dare al dipinto una tonalità cupa, tragica:
tutto è chiaro, le linee disegnano con precisione i piani destinati a colmarsi di
colore, ma il colore non c’è, è andato via. E’ escluso che il monocromato serva
ad accentuare l’effetto plastico-volumetrico: il rilievo non c’è, è andato via. Il
colore ed il rilievo sono due qualità con cui la natura si fa conoscere.
Eliminare il colore e il rilievo è tagliare il rapporto dell’uomo con il mondo:
tagliandolo, non c’è più la natura o la vita. Nel dipinto c’è, invece la morte
non rappresentata con le sembianze della natura o della vita, perché quella
morte non è il termine naturale della vita, è il contrario. Il senso della
drammaticità delle figure, della tensione delle opposizioni formali,
dell’assenza del colore e evocazione di un mondo che esita tra le tenebre e la
luce, si estende alla visione più ampia di una umanità sospesa tra la vita e la
morte.
La vigilia della guerra mondiale
La politica imperialista tedesca si fece strada quasi indisturbata.
• Nel 1938 venne annessa l'Austria.
• Fu reclamata la regione cecoslovacca dei Sudeti , dove la popolazione
era in maggioranza tedesca. Il braccio di ferro con il governo ceco portò i due
Stati SIIIÎÌIPIG) della guerra. Mussoli, Hitler, il premier britannico
Charnberlain e il Primo ministro francese Daladier si incontrarono a Monaco,
dove le decisioni dei nazifascisti vennero supinamente sottoscritte da Francia
e Inghilterra. In cambio dell’annessione dei Sudeti il Reich garantiva
l’indipendenza della Cecoslovacchia.
• Nel marzo 1939 i nazisti infransero il patto, occupando Boemia e
Moravia e formando con esse un protettorato tedesco.
Quando Hitler chiese Danzica alla Polonia, finalmente Francia e Gran
Bretagna si dichiararono pronte a intervenire anche con la guerra. Intanto
l’Italia occupava l’Albania e rivendicava altri territori. Il 22 maggio 1939 Italia
e Germania firmarono il Patto d'acciaio di aiuto reciproco in caso di guerra. A
sorpresa, il 25 agosto 1959, Hitler e Stalin firmarono un patto di non
aggressione (detto Patto Melotov-Ribbentrop): la Germania si garantiva la
neutralità dell’URSS in caso di attacco alla Polonia. Il patto includeva un
protocollo segreto sulla spartizione della Polonia e delle reciproche sfere di
influenza nella regione baltica.
La Seconda Guerra Mondiale
L’1 settembre 1939 la Germania attaccò la Polonia, provocando l’entrata in
guerra di Francia e di Gran Bretagna. Per alcuni mesi Franco-Inglesi e
Tedeschi si scontrarono lungo le loro linee difensive (la Sigfrido tedesca e la
Maginot francese),praticamente senza combattere, in quella che venne
chiamata la “strana guerra”. Poi, il 9 aprile 1940 la Germania attaccò
Danimarca e Norvegia. I Tedeschi intendevano condurre una «guerra lampo»:
un offensiva massiccia e rapidissima condotta con aerei e carri armati. Il 10
maggio del 1940 ,Hitler decise di attaccare a sorpresa la Francia. Passando
per il Belgio e l’Olanda, entrò a Parigi il I4 giugno ;il governo si trasferì prima
a Tours e poi a Bordeaux. La Francia si arrese e firmò un armistizio:
•il Centro-Nord rimase sotto l’occupazione tedesca;
•al Centro-Sud si instaurò il governo collaborazionista del generale Petain
con sede a Vichy.
La vittoria tedesca sembrava prossima: Mussolini pensò di poterne
approfittare e il IO giugno 1940 entrò in guerra con i nazisti. Ma le forze