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Italiano: Giovanni Verga
Filosofia: Arthur Schopenhauer
Biologia: l'occhio
Sito WEB associato:
http://tesinafotografia.altervista.org
Introduzione
La fotografia è una forma d’arte delle più recenti. Permette di esprimere un’emozione,
un’impressione o semplicemente di fissare un ricordo, cogliendo attimi dalla realtà
esattamente come apparivano in quel determinato istante.
La sua utilità nella vita quotidiana è innegabile, dato l’ampio uso che se ne fa in ogni
momento.
Da anni è uno dei mezzi più utilizzati per la documentazione giornalistica; per non
parlare del suo uso in campo pubblicitario.
Inizialmente fu criticata, in quanto non era per molti accettabile che entrasse a far
parte delle forme artistiche. Per esempio Gauguin, noto pittore, affermò :
“Sono entrate le macchine, l'arte è uscita... Sono lontano dal pensare che la fotografia
possa esserci utile. “
Invece l’opinione cambiò, come asserì Helmut Newton, fotografo tedesco:
“Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare, tre concetti che
riassumono l'arte della fotografia.“
Le prime intuizioni sulla fotografia le ebbe già Aristotele, che nel 350 a. C. descrisse
come alcune sostanze fossero particolarmente sensibili alla luce. Lo stesso Leonardo
da Vinci verso il 1520 riuscì a parlare approfonditamente del funzionamento della
camera oscura (che servirà a sviluppare le fotografie).
Quelle che furono poi le vere ricerche a riguardo cominciarono nel XVIII secolo, quando
il progresso scientifico consentì la messa a punto delle prime camere ottiche. Nel corso
dell’Ottocento, grazie al progresso della chimica, agli approfonditi studi sulla
sensibilità della luce e alla creazione di nuovi materiali si arrivò alla nascita della vera
e propria fotografia.
Questa avvenne precisamente nel 1826, quando per la prima volta si riuscì a fissare
un’immagine su una pellicola trattata con cloruro d’argento dopo una posa di otto ore.
Nella seconda metà dell’ottocento, le fotografie erano diventate una mania, tanto che
solo a Parigi esistevano già 150 studi fotografici.
Tutto questo avveniva nel periodo della storia contemporanea più gravido di scoperte
ed innovazioni: la seconda rivoluzione industriale.
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Storia
La Seconda Rivoluzione Industriale fu un periodo di grandi innovazioni, che cominciò
nei primi anni dell’800 ed ebbe la sua massima evoluzione intorno alla metà dello
stesso secolo. Interessò l’Europa, ma soprattutto gli Stati Uniti, che cominciarono a
sostituire l’Inghilterra nel ruolo di maggior potenza mondiale.
Dal punto di vista politico, si passò da un sistema di liberoscambismo a uno
protezionista; questo mandò in crisi la libera concorrenza e fece emergere trust
(concentrazioni di industrie) e consorzi (detti cartelli, erano associazioni di aziende
dello stesso settore che si accordavano sulla produzione e sui prezzi).
Durante il XIX secolo, inoltre, ebbe luogo un “boom demografico”, dovuto soprattutto
alle migliori condizioni di vita della borghesia. Questa era data da molti fattori,
influenzati dalle varie innovazioni. Tra queste ricordiamo le più importanti:
Elettricità:
Il perno della Seconda rivoluzione industriale fu l’elettricità. L’elettricità era stata
scoperta da Alessandro Volta alla fine del settecento.
Thomas Edison fu l’inventore delle centrali idroelettriche e della lampadina (1800); la
contemporaneità delle due invenzioni permise l’illuminazione di interi quartieri urbani,
fornire energia a macchine industriali e rivoluzionare i mezzi di trasporto. L’uso
dell’elettricità consentì inoltre l’invenzione del telefono da parte di Meucci, mentre
Marconi aprì l’era del telegrafo senza fili.
Petrolio:
Intorno al 1800 negli Stati Uniti e in Russia si iniziò l’estrazione del petrolio, destinato a
sostituire il carbone.
Grazie ad un suo derivato, la benzina (chiamata così da Karl Benz), fu inventato il
motore a scoppio, che nel 1885, permise la nascita della prima automobile, costruita
dal Kerl Benz e da Gottlieb Daimler.
Grazie al motore a scoppio, negli Stati Uniti i fratelli Wright riuscirono nel 1903 a far
volare il primo aeroplano.
La chimica, dalla fotografia al cinematografo:
Come ho già detto, in questo periodo nacque la fotografia. Da essa non fu facile
passare alla pellicola cinematografica. Il principio fu scoperto da Edison che, facendo
scorrere su uno schermo 16 immagini al secondo di uno stesso soggetto in
movimento, constatò che l’occhio non coglieva la discontinuità tra un’immagine e
l’altra. Questo bastò ai fratelli Lumière per costruire un meccanismo simile a quello
della macchina da cucire, capace di fare scorrere la pellicola e per produrre nel 1895 il
loro primo film.
La medicina Moderna:
Durante la seconda rivoluzione industriale ci furono strabilianti progressi nel campo
della ricerca biologica e della medicina, per esempio nel 1885 Louis Pasteur scoprì il
vaccino contro la rabbia. Il successo delle vaccinazioni di Pasteur ebbe il merito di
diffondere anche il vaccino contro il vaiolo, scoperto nel 1794 da Edward Jenner.
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Libro di testo “Il Manuale” secondo volume
Letteratura
Per quanto riguarda l’aspetto letterario, durante il 1800 troviamo principalmente due
diverse tendenze, entrambe sviluppatesi in Francia: Decadentismo e Naturalismo.
Quella che prevalse in Italia fu il Naturalismo, che subì alcune modifiche e prese
dunque il nome di “Verismo”. Il capostipite di questa tendenza fu Giovanni Verga.
Egli venne definito fotografo sotto due aspetti: uno quello classico del termine, in
quanto fu effettivamente appassionato all’arte fotografica, e l’altro per il suo metodo
di scrittura totalmente impersonale, da osservatore esterno che ricorda appunto il
fotografo che è esterno all'immagine e riprende la realtà esattamente come appariva.
Questi due aspetti, nell’opera di Verga si fondono continuamente: nelle sue opere
veriste paesaggi, ambienti e personaggi vengono descritti facendo ricorso, proprio
come nelle foto d'autore rigorosamente in bianco e nero, al sapiente gioco di luci ed
ombre, del sole, della notte, dei fuochi, e via dicendo. Inoltre le trame dei racconti
sembrano una sequenza di brevi scene, paragonabili a scatti fotografici distinti.
All'interno di tali scene i personaggi, quasi sempre umili, di bassa classe sociale,
risaltano sullo sfondo di un paesaggio rurale e umano, grezzo e spesso ostile, ritratto
fedelmente come nelle fotografie che ci ha lasciato. E proprio perché la struttura di
ogni racconto è immaginata come una sequenza di "istantanee", chi "ritrae", cioè lo
scrittore, riesce a restarne più facilmente al di fuori, come dietro la sua macchina.
Pare proprio insomma che la fotografia dovesse costituire per il Verga - ne fosse
cosciente o meno - un modello ideale a cui ispirare lo stile dei propri racconti: la sua
visione del mondo e degli uomini risentì della suggestione della camera oscura, fino a
suggerirgli di scegliere uno stile narrativo che "fotografasse" la realtà con le parole, in
una forma obiettiva, impersonale, ed priva di qualunque coinvolgimento emotivo.
Libro “La scrittura e l’interpretazione” volume 3 tomo I
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