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Sintesi
Sintesi Tesina sull'Arma dei Carabinieri


La seguente tesina di maturità ha come obiettivo principale quello di analizzare l'Arma dei Carabinieri italiana, con collegamenti vari alle seguenti discipline di studio: in Italiano viene descritta l'opera di Giovanni Verga, "L'Amante di Gramigna", in Matematica invece si ha l'analisi del teorema dei carabinieri, in Storia è presente la descrizione di una figura eroica e importante per la storia italiana, quella di Salvo D'Acquisto che aveva sacrificato la propria vita per salvare quella di molte persone; in Francese invece viene analizzata l'opera "Le Rouge et le noir" di Stendhal. Infine la tesina permette un collegamento con l'opera artistica In vedetta di Fattorie con il G.P.S in Scienze.

Collegamenti

Tesina sull'Arma dei Carabinieri


Italiano - Verga, l'Amante di Gramigna.
Matematica - il Teorema dei Carabinieri.
Scienze - Il G.P.S..
Storia - Salvo d'Acquisto.
Francese - Le Rouge et le Noir (Stendhal).
Arte - In Vedetta (Fattori).
Estratto del documento

Dalle origini alla Grande

Guerra…

Con le Regie Patenti del 13 luglio 1814, integrate con altre emanate il 15 ottobre 1916, il Re di Sardegna Vittorio

Emanuele I di Savoia istituì i Carabinieri Reali, un corpo armato che, sul modello della gendarmeria francese, aveva

compiti sia civili (ordine pubblico e polizia giudiziaria) che militari (difesa della Patria e polizia militare).

I suoi primi effettivi furono scelti fra quelli dell'Armata Sarda che più si distinguevano per buona condotta e saviezza e

che sapessero anche leggere e scrivere. Gli ufficiali furono scelti per la gran parte dall'Arma di Cavalleria, la più

prestigiosa dell'Esercito. Il primo Comandante in capo del Corpo fu il Generale Giuseppe Thaon di Revel di

Sant'Andrea.

Prima dei Carabinieri, i compiti di polizia erano affidati dai Savoia ai Dragoni di Sardegna, corpo creato nel 1726 e

composto da volontari.

Passata la Rivoluzione e Napoleone, per affermare la Restaurazione, i Savoia sentirono la necessità di una istituzione

affidabile e capace di assicurare il controllo del territorio contro le influenze interne (le idee dell'illuminismo erano

ancora molto diffuse ed occorsero decenni per assimilarne gli ideali di libertà) ed esterne (l'Austria era un vicino

potente, influente e pericoloso).

Il 1822, anno importante: viene emanata la prima edizione del Regolamento Generale dove già sono affermati i 3

principi fondamentali che ancora oggi caratterizzano il Corpo

1. i Carabinieri devono considerarsi costantemente in servizio, in qualunque circostanza ed a qualunque ora;

2. i Carabinieri devono sempre svolgere i servizi di istituto almeno in coppia, eccezion fatta per quelli d'ordinanza quali

la trasmissione di dispacci urgenti;

3. i Carabinieri devono sempre avere un contegno distinto, urbano, fermo, dignitoso e calmo, oltre che imparziale ed

umano.

Nel 1861 l'unità politica era largamente conseguita (Veneto e Stato della Chiesa a parte) e si riunificò anche

formalmente la struttura militare e di pubblica sicurezza: il 4 maggio quando l'Armata Sarda divenne Regio Esercito, i

diversi corpi di Carabinieri confluirono nell'Arma dei Carabinieri Reali che ne divenne la Prima Arma.

In quegli anni i Carabinieri si trovarono impegnati soprattutto nel contrastare i briganti, un fenomeno a metà tra il

malavitoso e la lotta contro le nuove istituzioni, particolarmente diffuso nei territori che erano stati del Regno delle Due

Sicilie, del Granducato di Toscana e della stessa Sardegna. Negli anni che precedettero la Prima guerra mondiale

l'Arma continuò a dividersi tra compiti militari e civili, in patria ed anche all'estero.

L'Italia arrivò alla Prima guerra mondiale. I Carabinieri anche in quest'occasione furono protagonisti di atti di valore e

sacrificio rimasti celebri. Ma più ancora che come corpo combattente, i Carabinieri furono fondamentali nel loro ruolo di

Polizia Militare nel momento più buio della guerra: la rotta di Caporetto dell'ottobre 1917. Per scagionarsi, Cadorna (Il

comandante supremo) non esitò a diffondere un disonorante comunicato che attribuiva la disfatta alla viltà dei soldati,

ordinandone la decimazione sul campo, la cui esecuzione ricadde a volte nuovamente sulle spalle dei Carabinieri.

I primi anni del dopoguerra furono caratterizzati da un'accesa contrapposizione politica fra la sinistra che sognava la

Rivoluzione russa dell'ottobre 1917 e la destra fascista che nasce come reazione al Settembre Rosso del 1920.

Per far fronte ai tumulti, i Carabinieri costituiscono nel 1921 i battaglioni mobili, reparti specializzati per affrontare

situazioni in cui l'ordine pubblico è minacciato da folle di dimostranti.

Venne poi la presa del potere da parte di Mussolini, consolidato nel 1924 con l'emanazione delle leggi che concessero

un potere illimitato al Gran Consiglio del Fascismo (le cosiddette Leggi Fascistissime).

Non fidandosi dei Carabinieri, la cui fedeltà al Re era fuori discussione, Mussolini cercò di limitarli istituendo una Milizia

Volontaria per la Sicurezza Nazionale ed infiltrando lo stesso Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza. Impose, inoltre,

lo scioglimento dei Battaglioni mobili (1923) e, nel tempo, una diversa distribuzione delle competenze: accrescendo la

consistenza di Milizia e Polizia nelle città, relegò sempre più i Carabinieri nelle zone rurali.

All'interno dei confini nazionali questi furono anche gli anni della guerra alla mafia siciliana .

… dal primo Dopoguerra a

Nassiriya.

Con la sconfitta della guerra arrivò anche la fine del fascismo: quando Mussolini rassegnò le sue dimissioni nelle mani

del Re Vittorio Emanuele III, il 25 luglio 1943 dopo essere stato messo in minoranza nella seduta del Gran Consiglio

del Fascismo della notte precedente, uscendo dal Quirinale trovò i Carabinieri ad attenderlo per arrestarlo.

Il Comando Generale dell'Arma, prevedendo i tempi difficili che si stavano avvicinando, già il 10 luglio aveva emanato

una direttiva che, richiamando il Diritto Bellico Internazionale, ricordava che in qualsiasi circostanza:

1. i Carabinieri della territoriale devono espletare i loro compiti istituzionali rimanendo al loro posto a fianco della

popolazione civile ed assicurare la protezione degli impianti industriali e di pubblica utilità

2. i Carabinieri assegnati alle Unità delle Forze Armate devono seguirne la sorte.

Ligi al dovere e consci delle responsabilità che il loro ruolo imponeva, i Carabinieri rimasero, dopo l’Armistizio, al loro

posto. Tantissimi però, dietro la veste istituzionale portata sempre con dignità, erano anche partigiani e

fiancheggiavano o capeggiavano intere formazioni ed esempi del loro spirito di abnegazione sono innumerevoli, un

nome fra tutti: Salvo D'Acquisto. Alla fine della Guerra tra i Carabinieri si contarono 4.618 caduti, 15.124 feriti e 578

dispersi.

Purtroppo la fine della Guerra portò strascichi di odio che, per via delle tante armi ancora in circolazione, facilmente si

trasformavano in efferata violenza. Nella loro lotta quotidiana per il mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblici,

nel 1946 ben 101 Carabinieri furono uccisi in servizio ed altri 757 furono i feriti. Per far fronte a queste nuove sfide, i

Carabinieri cominciarono a riorganizzarsi e ben presto ricostituirono i loro Battaglioni mobili, forti di ben 9.000 uomini.

Placatosi negli anni cinquanta il separatismo siciliano e negli anni sessanta anche quello altoatesino, a partire dalla fine

degli anni sessanta l'Italia ha dovuto fare i conti con quello eversivo, con i Carabinieri sempre in prima linea.

L'8 dicembre del 1949 è un'altra data simbolica per i Carabinieri: Papa Pio XII proclama la Madonna Virgo Fidelis

patrona dei Carabinieri e fissa al 21 novembre la ricorrenza (anniversario della Battaglia di Culquaber). Per contrastarlo

adeguatamente l'Arma adeguò la sua struttura organizzativa e così nacque il Nucleo Antiterrorismo dei Carabinieri (22

maggio 1974).

Il Carabiniere più noto tra quelli impegnati nel contrasto al terrorismo eversivo di quegli anni è certamente Carlo Alberto

dalla Chiesa che ebbe, tra l'altro, il merito di intuire che, per combattere i terroristi, occorreva conoscerne i metodi ed

adeguare le tecniche di contrasto. Si cominciò con la creazione del Nucleo Antiterrorismo dei Carabinieri con sede a

Torino e da lui diretto che ben presto ampliò il suo raggio di azione prima sul Piemonte e poi sulla Liguria. Con pazienti

attività di indagine, infiltrando carabinieri nei gruppi fiancheggiatori e simpatizzanti (centri sociali, università, collettivi,...)

e dopo aver ottenuto il pentimento di Patrizio Peci, in pochi mesi azzerò GAP (Gruppi d’Azione Partigiana) e NAP

(Nuclei Armati Proletari) e scompaginò l'organigramma brigatista arrestandone anche i capi storici (Renato Curcio ed

Alberto Franceschini) già nel settembre 1974.

Sul fronte della lotta alla criminalità organizzata sempre i Carabinieri arrestarono prima Roberto Cutolo, fondatore e

capo della Nuova Camorra Organizzata, e poi anche Totò Riina, capo indiscusso della Mafia Siciliana. Il Generale

Carlo Alberto Dalla Chiesa, nominato Prefetto di Palermo per contribuire alla lotta alla Mafia con tutta la sua

esperienza, è certamente il Carabiniere più illustre vittima della mafia.

Nel dopoguerra, ed in special modo negli ultimi anni, i Carabinieri sono stati chiamati frequentemente a partecipare a

missioni operative all'estero rinnovando una tradizione che risale al lontano 1855, distinguendosi sempre per la loro

capacità di assolvere compiti sia militari che di polizia. Particolarmente significativo è il contributo assicurato dall'Arma

con i Reggimenti MSU (Multinational Specialized Unit) operanti nei Balcani nell'ambito delle missioni NATO, la cui

origine risiede nella necessità di colmare il security gap, ovvero l'area grigia tra la missione militare e le forze di polizia

civile che spesso non sono in grado o non intendono intervenire in operazioni di ordine pubblico. A partire dal 1982

sono stati in Libano, Somalia, Bosnia, Kosovo, Cambogia, Timor Est, Mozambico, Afghanistan ed Iraq, solo per citare

la missioni più importanti. Oggi i Carabinieri impegnati all'estero sono ben oltre mille. Anche in questo tipo di attività il

debito di sangue pagato è stato notevole, cito uno tra i più alti tributi: la strage di Nassyrya in cui caddero, a seguito di

un attentato kamikaze il 12 novembre 2003, 28 persone, di cui 19 italiani e 12 erano Carabinieri. I militari italiani

stavano partecipando alla missione militare “peace-keeping” “Antica Babilonia”, in Iraq. Si tratta del primo grave

attentato di Nassiriya. Un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò davanti la base militare italiana, provocando

l'esplosione del deposito munizioni della base e la morte di diverse persone tra militari e civili. Il tentativo del militare di

guardia all'ingresso della base "Maestrale" di fermare, con il mitragliatore pesante in dotazione, i due kamikaze che

erano alla guida del camion risultò vano, anzi, gli attentatori risposero al fuoco con i kalashnikov. I primi soccorsi furono

prestati dalla nuova polizia irachena e dai civili del luogo.

Teorema del confronto o dei

MATEMATICA:

“Carabinieri”.

Se si hanno tre funzioni, la prima maggiore delle altre due, la terza

minore delle altre due e se sia la prima che la terza funzione tendono

“l”

ad un limite finito allora anche la seconda deve tendere allo

stesso limite.

FORMA MATEMATICA ALLEGORIA

L’allegoria vuole che la prima e

Se abbiamo tre funzioni: la terza funzione fanno da

y=f(x); y=g(x); y=h(x) Carabinieri e prendono in mezzo

la seconda per portarla in

tali che prigione.

f(x) g(x)

≥ h(x) ≥

se abbiamo inoltre che

( )=l ( )=l

lim f x e lim g x

∘ ∘

x→x x →x

allora vale anche

( ) =l

lim h x

x→x Giovanni

ITALIANO:

Verga.

Vita.

Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840 da una famiglia della piccola proprietà terriera. Nella giovinezza

frequenta la facoltà di giurisprudenza, ma non conclude gli studi, avendo deciso di seguire la sua vocazione

letteraria. Partecipa con passione alle vicende della seconda guerra d'indipendenza arruolandosi nella

Guardia Nazionale. Nel 1869 si trasferisce a Firenze, allora capitale d'Italia, dove diventa amico dello

scrittore Luigi Capuana. Poi, dal 1872 stabilisce la propria residenza a Milano da cui si allontana solo per

brevi viaggi; fondamentale per la sua formazione di autore verista è il viaggio a Parigi dove incontra lo

scrittore Emile Zola, uno dei più importanti esponenti del Naturalismo. Durante il soggiorno milanese, Verga

scrive tutte le sue opere più importanti. Nel 1893 ritorna a Catania dove muore nel 1922.

Verga ebbe una concezione dolorosa e tragica della vita. Pensava che tutti gli uomini fossero sottoposti a un

destino impietoso e crudele che li condanna non solo all’infelicità e al dolore, ma ad una condizione di

immobilismo nell’ambiente familiare, sociale ed economico in cui sono venuti a trovarsi nascendo. Chi cerca

di uscire dalla condizione in cui il destino lo ha posto, non trova la felicità sognata, ma va incontro a

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