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Latino: Cicerone e il predominio della lex
Inglese: giusnaturalismo
Filosofia: Antigone secondo Hegel
Tedesco: L'antigone di Bertold brecht
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! Antigone e la legge sovrana
L’insanabile conflitto tra Ius e Lex
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Francesca Sironi De Gregorio
Liceo Daniele Crespi - Busto Arsizio
classe 5O- anno scolastico 2013/14
IUS ET LEX- ANTIGONE E LA LEGGE SOVRANA ! 1
Indice
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Introduzione………………………………………………….. pag. 3
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Cicerone: il predominio della lex…………………………..… pag. 6
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The principles of Natural Law and their application in
Northern American Society……………………………….… pag. 8
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Hegel: Antigone e Creonte tesi e antitesi…………………..… pag. 10
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Die Antigone von Bertolt Brecht…………………………….. pag. 12
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Bibliografia……………………………………………………pag. 14
IUS ET LEX- ANTIGONE E LA LEGGE SOVRANA ! 2
Introduzione
! ANTIGONE: Non posso non oppormi a una legge che sento ingiusta e a
qualunque costo mi devo ribellare… E se ti sembra che mi comporto come una
pazza forse è pazzo chi di pazzia mi accusa” Sofocle, da Antigone
!
Antigone, icona senza tempo della ribellione contro la tirannide, viene definita da
Hegel <<La più nobile figura mai apparsa sulla terra>>.
Antigone, infatti, rappresenta da duemila e cinquecento anni il conflitto tra la legge
dello stato ed un ordine morale superiore; ci ricorda che accanto, contro e sopra le
leggi scritte della (che oggi potremmo definire “La Costituzione”) vi sono delle
polis
leggi morali incrollabili, eterne e divine formanti un diritto naturale che a volte si
scontra, anche brutalmente, con il diritto positivo.
In questa tesina ho voluto raccogliere alcune delle innumerevoli interpretazioni che
sono state date da grandi pensatori sul contrasto tra diritto naturale e diritto positivo,
sul prevalere di uno rispetto all’altro nei vari contesti storici e sociali con le
implicazioni annesse. Tutto ciò ha infatti attirato nel corso dei secoli scrittori, filosofi e
intellettuali che hanno dibattuto sui significati più profondi e nascosti di questa
tragedia riportandola alle problematiche dei loro tempi.
Innanzitutto ho evidenziato come tale argomento emerge nella cultura romana e,
grazie ad alcuni frammenti esemplificativi di ho voluto sottolineare come
Cicerone,
nella filosofia ciceroniana vi fosse un predominio assoluto della e come per il
lex romana
grande oratore il bene dello Stato dovesse sempre prevalere sul diritto del singolo.
In secondo luogo, in un breve excursus storico e filosofico, mi sono concentrata sullo
sviluppo del filosofia inglese formulata da Thomas Hobbes e John
giusnaturalismo,
Locke nel corso del XVII secolo e base delle moderne istituzioni liberali statunitensi.
Di matrice nettamente opposta è la filosofia di Egli nella sua opera maestra
Hegel.
“Fenomenologia dello Spirito” sposa l’idea che il contrasto tra i due personaggi
sofoclei Antigone e Creonte, dunque tra il diritto naturale, la moralità (tesi) e il diritto
positivo, astratto (antitesi), deve necessariamente risolversi, dando vita ad una forma di
diritto superiore (sintesi), l’eticità.
Inoltre, sempre considerando la tragedia greca dell’Antigone con le due figure estreme
di Antigone e Creonte, nonché lo scontro tra le due opposte concezioni della legge,
della politica e della società, tra la legge del più forte che prevale sul più debole e su
tutto la rivolta personale in opposizione alla pretesa di obbedienza assoluta e di
tirannia, ho analizzato brevemente la riscrittura dell’Antigone di Bertolt Brecht,
nella quale lo scrittore tedesco ha contestualizzato tali conflitti con l’identificazione di
Creonte con il Führer e di Antigone con tutti quei cittadini tedeschi che hanno avuto
la forza del il coraggio di opporsi e ribellarsi al regime nazista.
IUS ET LEX- ANTIGONE E LA LEGGE SOVRANA ! 3
La tragedia sofoclea si fonda sul contrasto tra Antigone e Creonte, il nuovo tiranno di
Tebe. In seguito all’uccisione reciproca dei due fratelli Etocle e Polinice, narrata ne “I
sette contro Tebe”, Creonte proibisce la sepoltura di Polinice, colpevole di aver
attaccato la patria. Antigone disubbidisce al divieto del tiranno rendendo gli onori
funebri al fratello ma, scoperta, viene murata viva. Decide dunque di suicidarsi,
provocando così i suicidi del figlio di Creonte Emone, suo promesso sposo, e della
madre di quest’ultimo, Euridice. Alla fine della tragedia Creonte, la cui famiglia è
ormai distrutta, si ritrova annientato da questa serie di catastrofi, definiti da lui stesso
«disastri venuti dai miei stessi piani» e non aspira che a una morte rapida. Il coro
finale evoca la morale di tutta la tragedia: non bisogna contraddire le legge divine.
Nel primo stasimo dell’Antigone “Molte sono le cose straordinarie eppure nulla vi è
più straordinario e terribile dell’uomo”, Martin Heidegger vedeva la sintesi profetica e
premonitrice del sorgere e declinare della civiltà occidentale. Viviamo una crisi, non
solo economica ma soprattutto morale e culturale. Spesso la magistratura viene
accusata di essere corrotta dalla politica, al servizio non più della giustizia ma della
ricchezza. È per questo motivo che parlare della differenza tra legge etica e legge
giuridica oggi è più importante che mai. Come cittadini del nostro tempo abbiamo il
dovere di interrogarci su tematiche come l’eutanasia, la salvaguardia di diritti umani,
l’aborto o la fecondazione assistita. Tutto ciò ha il suo punto di partenza nella tragedia
di Antigone.
Il contrasto tra Antigone e Creonte si riferisce infatti alla disputa tra leggi divine,
naturali e leggi umane. Le prime, si possono equiparare alle consuetudini, alla morale
mentre le seconde al delle leggi dello stato. Il punto di forza del ragionamento di
corpus
Antigone si fonda appunto sul sostenere che un decreto umano non può non rispettare
una legge naturale. Al contrario, il divieto di Creonte è l'espressione di una volontà
tirannica, basata sul principio del ovvero della legge sovrana. Egli infatti
nomos basileus,
osa porre tali leggi al di sopra dell'umano e del divino.
Sofocle dunque illustra in questo dramma l'eterno conflitto tra autorità e potere, in
termini contemporanei il problema della legittimità del diritto positivo. Antigone è il
Diritto, Creonte è la Legge. L’unica fonte del diritto è la legge e ciò che stabilisce la
legge è diritto. Con il predominio nella società della (del come la indicavano i
lex nomos
greci) sullo si è creata una situazione pericolosa: dire che la legge è diritto equivale
ius,
a giustificare anche i peggiori regimi totalitari, poiché essi comunque si ammantano di
legalità, e, conseguentemente, di legittimità. Una pessima legge, in un tal sistema, è
pur sempre diritto.
Gli stati autoritari e totalitari hanno trovato il loro terreno fertile in sistemi di civil law,
basati sul diritto romano e su immensi corpi di leggi codificate. Al contrario i sistemi di
non hanno mai portato alla deriva totalitaria. Come diceva già nel XVII
common law
secolo il filosofo inglese John Locke, e come ribadisce Thomas Jefferson, se il contratto
sociale che lega e regola i rapporta tra gli individui non è più condiviso, è necessario
che sia Legge il diritto di poterlo recidere, riconoscendo e dando preminenza alla
libertà ed ai diritti degli individui.
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IUS ET LEX- ANTIGONE E LA LEGGE SOVRANA ! 4
”Dovunque vi siano discriminazioni razziali, lotte di classe, intolleranze religiose, dovunque una
minoranza oppressa levi la sua voce a reclamare giustizia, Antigone torna ad assumere il ruolo che da
pietas
sempre le è stato imposto, quella della giovane eroina che sfida i regimi totalitari in nome di una
universale che si estende dai fratelli di sangue a tutti gli uomini, superando ogni ethos tribale e
(C. Magris)
nazionale.”
Questo pensiero di Magris è a mio parere sintesi perfetta dell’importanza di Antigone
in tutta la storia del pensiero occidentale e testimone della continua attualità della
battaglia da lei combattuta.
In conclusione la storia del pensiero giuridico occidentale è dunque
sempre stata divisa (e sempre rimarrà) in diritto naturale e diritto
positivo. L’uno non può prescindere dall’altro. La legge e la sua storia non
ius-lex.
sono altro che il risultato del rapporto
Perché la scelta di Antigone?
Antigone è il simbolo di una serie di contraddizioni che affliggono l’uomo da quando
hanno iniziato a sorgere problemi di contrasto fra la legge di una comunità particolare
e l’ordine della giustizia universale, fra chi detiene il potere e chi non vuole subirlo,
preferendo una giustizia diversa, e, ancora, fra individuo e autorità. Di Antigone mi
affascinano la sua predisposizione a riflettere sui meccanismi di funzionamento della
polis e la sua forza nel denunciarli. In questa tesina non ho volutamente trattato molti
altri interrogativi che questa tragedia pone (il tema del femminismo, l’importanza dei
legami familiari..) volendo approfondire il problema etico e giuridico che ne emerge. Il
contenuto dell’Antigone, ricco di interpretazioni talvolta anch’esse in contrasto,
continua a rappresentare una sfida per il pensiero, per l’impossibilità di trovare una
risposta univoca agli interrogativi formulati. I due simmetrici e
protagonisti,
contrapposti, sono necessari l’uno all’altra poiché non ci sarebbe il mito di Antigone
senza un editto da violare e quindi senza la dicotomia dei due personaggi centrali.
Appare evidente che non vi può essere una risolubilità assoluta del conflitto tra questi
due assoluti, cioè tra l’assolutezza delle legge morale e l’assolutezza della legge
positiva. La storia del pensiero occidentale ha sempre cercato infatti di trovare punti di
equilibrio tra la necessità della legge positiva da un lato e la possibilità che ci si possa
ribellare alla legge positiva in nome di una legge più alta che può essere di natura o di
Dio per realizzare un ordine meno ingiusto.
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IUS ET LEX- ANTIGONE E LA LEGGE SOVRANA ! 5
Cicerone
Il predominio della lex
“Haec ad iudicandum sunt facillima. Nam si quid ab homine ad nullam partem utili utilitatis tuae
causa detraxeris, inhumane feceris contraque naturae legem, sin autem is tu sis, qui multam utilitatem
rei publicae atque hominum societati, si in vita remaneas, adferre possis si quid ob eam causam alteri
detraxeris, non sit reprehendendum. Sin autem id non sit eiusmodi, suum cuique incommodum
ferendum est potius quam de alterius commodis detrahendum. Non igitur magis est contra naturam
morbus aut egestas aut quid eiusmodi quam detractio atque appetitio alieni, sed communis utilitatis
derelictio contra naturam est; est enim iniusta “I
Questo passo è il nucleo dell’argomentazione del trattato in cui Cicerone
“De Officis”,
discute il caso della sottrazione di un bene da parte di un uomo a danno di un altro
uomo. Egli dichiara che si tratterebbe di un’azione contro la legge di natura, se venisse
compiuta per il particolare vantaggio del singolo. Viceversa, qualora tale azione
venisse compiuta esclusivamente per l’utilitas non si
rei publicae atque hominum societati,
tratterebbe più di un’azione da biasimare. Il perseguimento dell’utilitas dà
communis
dunque valore anche ad un’ azione che a prima vista sembra apparire La
contra ius.
parte finale del brano è emblematica: il trascurare la comune utilità significa agire
contro natura: il perseguimento della comune utilità è un principio del diritto naturale.
Sorge quindi il problema di delimitare i rapporti fra l’utilitas e lo Per
ius naturale.
Cicerone, il diritto naturale è la legge non scritta che scaturisce direttamente dalla
natura. Questo principio viene esposto enfaticamente nell’orazione Nella
Pro Milone.
difesa di Milone, dibattendo a proposito della legittima difesa, Cicerone sostiene che la
legge naturale (dalla quale scaturisce il diritto di tutelare se stessi contro una ingiusta
aggressione) si deve esclusivamente alla natura. È dalla natura che si attinge, si prende,
si ricava questa legge alla quale non si giunge attraverso insegnamenti, ma in forza
della natura stessa; non per educazione, ma per istinto.