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M C -P
ICHELA ANNOVALE ALERMO
III L C - S B
ICEO LASSICO EZIONE
___________________________________________________________
IL MITO DI ANTIGONE
TRA LEGGE ETICA E LEGGE DELLO STATO
L G S «A M »
ICEO INNASIO TATALE LESSANDRO ANZONI
A 2009/2010
NNO SCOLASTICO
IL MITO DI ANTIGONE
TRA LEGGE ETICA E LEGGE DELLO STATO
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INDICE GENERALE
INDICE GENERALE pagina 2
L'Antigone di Frederic Leighton pagina 3
La vicenda pagina 5
Perché Antigone pagina 6
Rapporto fra legge etica e giuridica pagina 8
Il dramma più da vicino pagina 13
Antigone nell'Edipo a Colono pagina 20
Antigone ed Hegel pagina 22
FONTI UTILIZZATE - Bibliografia e Sitografia pagina 26
P 2 26
AGINA DI IL MITO DI ANTIGONE
TRA LEGGE ETICA E LEGGE DELLO STATO
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L'Antigone di Frederic Leighton (1830-1896),
scultore e pittore inglese di opere a soggetto storico, biblico e mitologico.
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TRA LEGGE ETICA E LEGGE DELLO STATO
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Piú non ti prego; né se ancor tu l'opera
partecipar volessi, io di buon grado
t'accetterei: sii tu quale esser brami.
Sepolcro io gli darò; bella, se l'opera
avrò compiuta, mi parrà la morte.
E cara giacerò presso a lui caro,
d'un pio misfatto rea: poiché piacere
piú lungo tempo a quelli di laggiú
debbo, che a quelli che qui sono. Là
giacer debbo in eterno. E tu, se credi,
disprezza pure ciò che i Numi pregiano. 1
1 Prima scena, dinanzi alla reggia sull'acropoli di Tebe.
(È l'alba. Dalla reggia escono Antìgone e Ismene)
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LA VICENDA
Si tratta di uno dei più antichi drammi di Sofocle. Risale forse al 442 a.C.
L'azione del dramma si svolge a Tebe, appena liberata dall'attacco dei
sette principi argivi. I due figli di Edipo, Eteocle e Polinice, si sono uccisi
vicendevolmente in duello. Il reggente della città, che è ora Creonte, ha
emanato un proclama secondo il quale il corpo di Eteocle, morto in difesa
della propria terra, dovrà ricevere tutti gli onori funebri, mentre quello di
Polinice, venuto in armi contro la patria, dovrà essere lasciato insepolto.
Contemporaneamente, è stata decretata la pena di morte per chiunque
tenti di violare il bando. Ci sono inoltre delle sentinelle che vegliano sul
cadavere abbandonato in pianura per impedire che qualcuno si avvicini
ad esso. , l'eroica figlia di Edipo, pur di dare - per ben due volte - pietosa
Ἀντιγόνη
sepoltura al cadavere del fratello Polinice, trasgredisce gli ordini del re
Creonte e va impavidamente incontro alla morte, asserendo che le eterne
leggi divine siano in assoluto superiori a quelle umane.
La misera fine di lei, che sarà condannata ad essere sepolta viva in una
caverna in cui lei stessa, alla fine, si impiccherà, determina il suicidio di
Emone, promesso sposo di Antigone e figlio di Creonte e quello della
moglie del re, Euridice, e da ultimo l'infelicità senza scampo di Creonte
stesso, insensato tiranno, schiacciato dal peso di tante sciagure, il quale
invoca la morte.
Questo è il futuro.
Noi dobbiamo agire nel presente.
Di ciò si occuperà chi deve. 2
è la risposta del coro.
2 Lamentazione, Antistrofe seconda, risposta del Coro a Creonte.
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PERCHÉ ANTIGONE
La figura di Antigone ricorre frequentemente nell’arte e nel pensiero
dell’Occidente.
L'opera del sommo tragediografo Sofocle è ancora oggi meravigliosamente
viva: Sofocle, d'altra parte, riflette ampiamente il dibattito ideologico a lui
contemporaneo, con un forte senso delle problematiche e dei contrasti.
È proprio con lui che la tragedia si umanizza: non è più un solenne rito
religioso, animato da uno spirito titanico che, muovendo numi ed eroi di
natura sovrumana, vuole far penetrare lo sguardo negli abissi della vita e
del mistero, ma è un'elevata azione poetica, nella quale agiscono uomini
o donne di tempra eccezionale, studiati fin negli angoli più nascosti della
loro psiche, e resi mirabilmente, in lotta con il fato, con loro stessi, con la
vita, che è sempre, per ognuno di loro, tristissima.
La scelta compiuta dall'eroe tragico sofocleo, comporta infatti,
contemporaneamente, una responsabilità d'azione del dilemma che vive,
perseguendo ciò che è migliore e non tenendo conto né dei pericoli, né
della morte. Il discorso assume ancor più significato se si tiene conto
che, per Sofocle, gli dei rimangono solo degli "spettatori", che non
intervengono mai nelle questioni umane. L'eroe si contrappone a tutti i
limiti della sua scelta, soffre in maniera incomprensibile e tuttavia
grandiosa.
In questo senso, caduta e vittoria, sofferenza e gloria vengono a
coincidere.
La stessa Antigone non scende a patti con nessuno, tiene fede a se
stessa, convinta che ciò che si debba fare sia seppellire Polinice: è
esattamente questa fedeltà, portata alle estreme conseguenze, a far di lei
un'eroina. Antigone agisce ed è anch'essa, come tutti gli eroi sofoclei,
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esempio di nella misura in cui pure l'ὕβρις è una scelta. Affronta
ὑβριστής,
il proprio destino e, nel momento di massima debolezza, comprende
l'impossibilità di potersi sottrarre ad esso.
Verosimiglianze e continuità della vicenda di Antigone si possono trovare
in molte opere dei grandi, da Hegel ad altri più recenti.
Dal momento che la vicenda racconta del suo gesto oltraggioso che viola
l’editto di Creonte, tiranno della città di Tebe, essa è spesso citata come
termine di confronto per la riflessione politica sulla possibilità d’azione
del singolo in opposizione al potere, sulla definizione della giustizia, sulla
questione femminile.
Donna di stirpe regale, con l’autorità, la forza e la debolezza che le sono
proprie, diventa il simbolo di una serie di contraddizioni che affliggono
l’uomo da quando hanno iniziato a sorgere problemi di contrasto fra
legge di una comunità particolare e ordine della giustizia universale, fra
chi detiene il potere e chi dovrebbe, ma non vuole subirlo, preferendo
una giustizia diversa, e, ancora, fra individuo da una parte e autorità
dall’altra.
Di "Antigone" affascina proprio l'ineguagliabile attitudine a riflettere sui
meccanismi di funzionamento della città-polis denunciandoli. Lo
spettatore, o il lettore, si trova al cospetto di una civiltà che pare
conoscere bene i principi ordinatori che presiedono alla polis e la sua
stessa fragilità.
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RAPPORTO FRA LEGGE ETICA E GIURIDICA
Lo scenario che Sofocle rappresenta a questo proposito è piuttosto
inquietante.
Nel dramma ci sono due sistemi coesistenti: il primo pre-esistente e pre-
potente, il secondo esistente e potente nell'adesso.
La città (luogo di Creonte) è uno spazio ricavato in uno spazio
preesistente (luogo di Antigone). All'interno della città tutto è stabilito da
leggi differenti da quelle valide al di fuori, nello spazio che circonda la
polis.
In questa logica, è inevitabile che gli dei pre-potenti e pre-esistenti (Ade,
Cronos Gea, Eros), siano in continuo conflitto con la città, che si è dal
canto suo creata i propri dei, i quali si trovano ad essere “divinità dei
viventi”, in contrapposizione alle “divinità dei morti” che dominano al di
fuori della città.
Ecco allora che la polis è in colpa e il peccato originale è essere nata e
aver stabilito nuove leggi; ecco che il morto non può essere sepolto,
perché la legge di Creonte è scritta sul corpo di Polinice; ecco che
Antigone rifiuta il giudizio dei vivi e vuole quello dei suoi morti; ecco,
infine, che la città è lo spazio dei sopravviventi, che sono cioè condannati
a vivere-sopra il mondo dei morti.
Il rapporto fra legge etica e giuridica si è strutturato e articolato nei
secoli, nei momenti di maggior crisi ed inquietudine, di tensioni, di leggi
e tradizioni che si incontrano e scontrano, tanto che l’Antigone si
conferma da sempre, oltre che tragedia, punto fra i più alti della
letteratura greca, paradigma e spunto di riflessione di una rivoluzione
morale e antropologica.
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La legge e la sua storia non sono altro che il prodotto del rapporto lex-
ius.
E non sembra essere mai stata così attuale come nel XXI secolo, in cui la
sacralità del diritto è stata rimpiazzata dall’esteriorità ingombrante della
legge.
Lo Stato è una macchina legislatoria. Le leggi hanno travolto ogni ambito
umano, pubblico, ma anche privato.
Dalle relazioni affettive - e quindi famiglia, convivenza e rapporti fra
persone - all’inarrestabile potenziamento delle applicazioni della
tecnologia, che vediamo oggi interessare persino i settori della lotta alle
malattie e all’invecchiamento, della procreazione, della vita.
E poi la comunicazione, la raccolta e l’elaborazione dei dati privati e
personali. L’intervento legislatorio sembra non potersi dare un freno.
τὰ δεινὰ”
“Πολλὰ dà inizio al celeberrimo primo stasimo di Antigone.
ὰ ὰ ὰ ὐ ὲ ἀ
Πολλ τ δειν κ' ο δ ν νθρώπου δεινότερον πέλει.
Molte sono le cose straordinarie, eppure nulla vi è di più straordinario
dell’uomo.
3
In questo celebre canto corale, cui peraltro fa seguito l'episodio centrale
del dramma, ossia l'agone tra Antigone e Creonte, il poeta sviluppa una
intensa riflessione sulla condizione dell'uomo, in cui si intrecciano
problematiche di natura etica e politica, mirabilmente evocate nel breve
spazio di due coppie strofiche. Notevole, in particolare, è la forza dei versi
iniziali, nei quali il coro esprime la meraviglia e, al contempo, lo
sgomento dell'uomo di fronte al mistero del suo stesso essere.
Il canto corale si sofferma innanzitutto sulle prerogative e sulle grandi
potenzialità dell'uomo, documentate dallo straordinario percorso che ha
3 Primo Canto intorno all’Ara, Strofa Prima.
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condotto il genere umano dalla condizione animale a quella di socialità,
ma ricorda che esse possono dar luogo a nuovi e minacciosi pericoli, se
non sono orientate da una giusta prospettiva etica. Nello stasimo si
potrebbe leggere la speranza di una composizione del contrasto sorto
nella reggia di Tebe, e quindi di una conciliazione tra norme etiche di
origine divina e diritto positivo.
Il coro si preoccupa inoltre di scongiurare ogni forma di nonostante
ὕβρις:
tale colpa sia prospettata in termini generali come un pericolo
incombente per l'uomo, l'avvertimento è evidentemente rivolto in
particolare ai due protagonisti, che mostrano entrambi la tendenza ad
assumere atteggiamenti di sfida.
δεινός