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1. Letteratura Italiana: Carlo Emilio
Gadda
Scrittore italiano, uno dei massimi innovatori della narrativa novecentesca.
1.1. Contesto storico
Dal 1939 al 1945 il mondo intero fu sconvolto dalla Seconda Guerra Mondiale. Al termine
del conflitto gli stati vincitori si sparirono le aree di influenza: tra Stati Uniti e Unione
Sovietica iniziò la cosiddetta Guerra Fredda, una forte tensione basata su concezioni
politiche opposte che non portò ad una guerra diretta tra i due stati, ma a nuovi conflitti
internazionali, come la guerra in Vietnam. Tra gli anni Settanta e Ottanta si concludeva il
lungo processo di delocalizzazione, lo smantellamento degli imperi coloniali in Asia e in
Africa iniziato nel dopoguerra. La caduta del muro di Berlino nel 1989 e la
frammentazione dell’Unione Sovietica hanno segnato la fine della Guerra Fredda.
Gli anni Sessanta • Nella Seconda metà del Novecento, i Paesi occidentali dovettero,
prima di tutto, alleggerire il peso delle privazioni e delle devastazioni della Seconda guerra
mondiale. A un periodo di grandi crisi subentrò, negli anni Sessanta, uno straordinario
boom economico: anche importanti Paesi sconfitti, come la Germania, riuscirono a
riprendersi, attivando nuove forme di produzione industriale.
Figure di rilievo furono Papa Giovanni XXIII, che aprì il rinnovamento della Chiesa col
Concilio Vaticano II; il preisdente Krusciov, nell’Unione sovietica, che incoraggiò in parte
il processo di “destalinizzazione”; il Presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy
e la sua aspirazione alla pace globale.
Nell’agosto del 196, i Sovietici iniziarono la costruzione del Muro di Berlino, che serviva
a dividere la Germania, al termine della Seconda guerra mondiale: Francia, Stati Uniti,
Gran Bretagna e Unione Sovietica, si "spartirono" la città di Berlino, dividendola in
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quattro zone. Ben presto quella parte di popolazione che viveva nella zona russa si rese
conto che il comunismo significava soprattutto mancanza di libertà e di democrazia e
quindi erano molto frequenti gli spostamenti di persone dalla zona russa alla Berlino Est.
L'amministrazione russa, quindi, costruì un muro per impedire la grande migrazione della
popolazione dalla zona est (dove la libertà era molto limitata) a quella ovest. I soldati russi
uccidevano a colpi d'arma da fuoco tutti coloro che tentavano di oltrepassare “la striscia
della morte” per raggiungere l’area opposta.
Nel 1963, Martin Luther King marciò pacificamente su Washington, chiedendo insieme ad
altre 200.000 persone l'integrazione razziale
Il boom economico degli anni Sessanta portò alla cosiddetta “società dei consumi”, che è
stata poi contestata dagli studenti del “Sessantotto”, il movimento di rivolta giovanile che
dalle università della California si è diffuso in Europa. I giovani chiedevano più libertà e
giustizia sociale e criticavano il governo degli Stati Uniti che, in Vietnam, stava
combattendo una guerra che pareva senza fine. Il Sessantotto ha portato a una rivoluzione
nei costumi delle giovani generazioni che ha influenzato arte, musica, cinema e letteratura,
ed è da allora che si sono sviluppate nuove forme di protesta e di movimenti sociali.
Nascono importanti movimenti femministi.
Una data che ha segnato una svolta epocale è il 1969, quando l’arrivo del primo uomo
sulla Luna sembrò un avvenimento da fantascienza, ma da allora il progresso scientifico e
tecnologico non ha conosciuto soste. Numerose, infatti, sono le nuove conquiste al livello
tecnologico e scientifico: la scoperta dei Raggi X, l’invenzione dei primi videogiochi, il
primo trapianto di cuore…
1.2. Movimento Culturale: Espressionismo PAGINA 4
Negli anni del primo Novecento si afferma un nuovo movimento culturale:
l’Espressionismo.
Il carattere essenziale di questa tradizione risulta essere la forza e la vivacità espressiva
con cui gli autori portano in scena le problematiche più varie della psicologia umana in un
periodo storico di grande rilievo e di crisi profonda. Una di queste è sicuramente il
rapporto padre-figlio, il conflitto generazionale vissuto in prima persona dagli autori e
riflesso nelle loro opere con tratti tipicamente espressionisti: forti, mostruose, al limite
dell'ignoto. Non si tratta, infatti, di semplici romanzi d'autore: sono opere introspettive,
che nascondono dietro le parole i segreti dell'inconscio e la lotta contro i desideri repressi.
È la crisi del Super Io freudiano e la supremazia dell'inconscio, dove che risiede l'essenza
dell'uomo.
I temi dominanti sono quelli della città mostruosa e tentacolare, della civiltà delle
macchine sentita come caos convulso oppure come agghiacciante geometria, dell’angoscia
che si esprime direttamente nel “grido” espressionista, oppure nell’onirismo, nella visione
drogata e allucinata. Il personaggio espressionista è un uomo degradato in un mondo
degradato. In polemica con il Simbolismo e il Decadentismo, viene rifiutata qualunque
concezione estetizzante ed elitaria. L’arte è vista, invece, in rapporto con la vita, come
espressione diretta di un impegno totale e vitale. Anche la figura del poeta subisce un
mutamento. Egli non è più il genio isolato ed eccezionale, caro a d’Annunzio, ma un uomo
della folla, un piccolo-borghese come tanti. Le forme e le modalità stilistiche
dell’Espressionismo devono essere densamente sintetiche, scorciate, ellittiche. Devono
tendere a «rapidità, simultaneità, tensione estrema», in modo da cogliere la
interdipendenza fra i diversi fenomeni. Predomina la paratassi; i periodi sono secchi, brevi,
nervosi, spesso nominali o verbali. Il lessico è antiaccademico, desunto da ogni ambito
sociale e da ogni registro (anche quello della propaganda commerciale, per esempio), e
può spaziare dall’alto al basso, con prevalenza però di quest’ultimo e quindi dei modi
gergali e dialettali, scelti per il loro valore provocatorio e demistificante, per la loro
capacità d’irrisione e di polemica. In poesia si opta per il verso libero, che rompe
decisamente con la metrica tradizionale. Lo stile può tendere a esiti corposi, grotteschi,
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fortemente “materiali”, oppure può mirare all’astrazione, alla costruzione concettuale, al
montaggio freddo e allegorico di pezzi o frammenti diversi.
Con l’avvento dell’Espressionismo in Germania, cominciò la crisi dei linguaggi artistici
che caratterizzò il 20° secolo. Contro l’Impressionismo, «arte dell’istante»,
l’espressionismo fa valere l’istanza soggettivistica: il mondo è una proiezione del
soggetto, lo spazio è visione. La visione, dunque, s’installa al posto dell’analisi, della
descrizione, della psicologia. La parola deve non più rendere un oggetto, ma identificarsi
col sentimento. Di qui un dinamismo estremo con conseguente rafforzamento del verbo e
accorciamento del periodo per via dell’indebolimento o soppressione dell’articolo,
dell’aggettivo, degli elementi intellettuali del discorso. I valori formali espressionistici
sono, perciò, visionari, fantastici, astratti: i più lontani che si possano immaginare da quelli
tradizionali.
In Italia lo scrittore che maggiormante rispecchia tale corrente letteraria è Carlo Emilio
Gadda.
In Sintesi:
un rifiuto dei valori e del materialismo della società borghese e capitalistica, in
- nome di un ritorno all'uomo primitivo, inteso come individuo consapevole della
propria libertà originaria e delle proprie possibilità; a ciò si ricollega anche il
rinato interesse per la cultura popolare e di massa;
da tale rifiuto deriva la rottura con le forme tradizionali dell'arte e della
- letteratura, nella ricerca di un'espressione diretta delle angosce e dei desideri
umani. Crollano gli equilibri delle abituali forme di comunicazione, a favore
dell'astrazione, della deformazione delle figure e dei linguaggi;
nell'ambito letterario ciò si traduce in uno sconvolgimento del linguaggio
- tradizionale, di cui vengono sovvertite le strutture a tutti i livelli: sintattico,
lessicale, metrico, narrativo. Gli ambiti maggiormente interessati dall'E. sono la
lirica e il teatro, mentre minore fu l'influenza sulla narrativa. In Italia, in
particolare, il termine Espressionismo ha indicato, in anni più recenti, qualunque
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tendenza a rompere gli schemi comunicativi abituali a favore di una mescolanza
linguistica tra lingue e dialetti diversi (Espressionismo linguistico).
1.3. Biografia e opere
Figlio primogenito delle seconde nozze di Francesco Ippolito, risposatosi con l'ungherese
Adele Lehr, Carlo Emilio Gadda nacque a Milano il 14
novembre 1893. Il padre, industriale tessile, e la madre,
insegnante di lettere e poi direttrice in alcune scuole lombarde,
assicurarono alla famiglia notevoli agi, non immuni da alcuni
vezzi esteriori della media borghesia lombarda, come l'oneroso
acquisto di una villa a Longone, in Brianza, contro la quale si
indirizzarono subito l'odio e il sarcasmo di Gadda, che in essa
vide l'origine di tutte le disgrazie familiari: infatti le spese
sostenute in questa circostanza, nonché alcuni azzardati
investimenti paterni nell'allevamento dei bachi da seta, uniti alla
concorrenza dell'industria tessile giapponese, e, da ultimo, alla morte stessa del padre
segnarono il passaggio, traumatico per il giovane, a una difficile condizione economica, a
cui solo il lavoro e i sacrifici materni riuscirono a far fronte. Conseguita la maturità al
Liceo Classico Giuseppe Parini in obbedienza alle aspirazioni materne, Gadda si iscrisse
alla facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano rinunciando alle proprie inclinazioni
letterarie.
Da convinto interventista qual era, allo scoppio della prima guerra mondiale partì come
volontario nei reparti territoriali delle truppe alpine. Fu fatto prigioniero e deportato a
Celle.
L'esperienza della guerra e della prigionia diede il primo impulso alla stesura del Giornale
di guerra e di prigionia, pubblicato solamente nel 1955. Scritto come un diario e senza un
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preciso impianto letterario, l'opera è una denuncia forte e amara dell'incompetenza con cui
era stata condotta la guerra e del degrado della vita dei prigionieri. L'opera gaddiana
riporta in differenti occasioni alcuni dei temi che diventeranno il fondamento delle
maggiori: il disordine oggettivo del reale, l'affetto dell'autore nei confronti del fratello,
l'orrore della guerra, il disprezzo delle gerarchie.
Al rientro in Italia è funestato dalla notizia della morte in un incidente di guerra dell'amato
fratello Enrico, aviatore, "la parte migliore e più cara di me stesso", come annota nel
Giornale.
Tornato a Milano, nel 1920 ottenne la laurea in ingegneria elettrotecnica. Nel 1921 si
iscrisse al Partito Nazionale Fascista. Nel 1924 decise di iscriversi alla facoltà di Filosofia
e dedicarsi alla passione a lungo rimandata: la letteratura. Nel 1926 iniziò la sua
collaborazione alla rivista fiorentina Solaria, esordendo sulle pagine di critica con il saggio
dal titolo Apologia manzoniana (in onore di Alessandro Manzoni).
Nel 1928-1929 scrisse il trattato filosofico, la Meditazione milanese, che trattava di una
gnoseologia, e nel quale si manifestava il suo interesse per Leibniz. Nello stesso anno si
dedicò al romanzo La meccanica.
Nel 1931 iniziò la sua collaborazione al quotidiano milanese L'ambrosiano, e pubblicò
presso le Edizioni di Solaria una raccolta di racconti e prose varie (definite “schegge di
romanzo”) intitolata La Madonna dei filosofi, la sua prima opera pubblicata.
Dal
1934 al
secondo PAGINA 8
dopoguerra scrisse i suoi testi maggiori. Del 1934 è Il castello di Udine (premio Bagutta).
Al 1937, l'anno seguente a quello della morte della madre, risale il primo nucleo della
Cognizione del dolore, pubblicato incompleto tra il 1938 e il 1941 su "Letteratura" e nel
1963 in volume, ampliato ma non concluso (ottenne il Prix International de la Littérature),
opera al cui centro stanno i rapporti autobiografici madre-figlio e i traumi dell'infanzia,
trasposti in un fantastico paesaggio sudamericano-brianzolo, e insieme opera che diventa