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Una breve riflessione sul fatto che spesso ciò che comunichiamo agli altri non corrisponde a ciò che noi pensiamo di comunicare....
Materie trattate: letteratura italiana, letteratura inglese, filosofia, storia dell'arte
2. l’opera d’arte non è frutto di una creazione assoluta, ma un’operazione di maieutica, un
atto creativo dettato dalla fantasia che trascende l’autore.
Interessante è anche l’ottica sotto la quale Pirandello vede l’intera struttura teatrale: il luogo del
dramma vero non è più il palcoscenico, ma il teatro stesso, che imbriglia l’uomo all’interno della
tragica dialettica persona/personaggio.
Ecco un altro tema su cui si sofferma l’autore: nella trama dei Sei personaggi difatti coesistono vari
drammi:
1. quelli vissuti dai personaggi, che si vedono rifiutati dall’autore proprio per il carattere
scabroso del loro dramma;
2. quello dell’autore, che non riesce a definirli completamente e a dare un significato
universale alla loro vicenda.
Più in generale, vediamo come le disgrazie di questi personaggi siano universali. L’uomo moderno,
infatti, dal sogno della sicumera positivista si sveglia nudo, inerme di fronte ad una realtà che
mette in crisi l’identità e i valori sui quali la società si era fondata. Inoltre in questa nuova
concezione della vita e dell’essere umano la materia, vera e vitale, diventa prigioniera di una
forma che ne limita le potenzialità.
Tutto ciò viene espresso in uno dei passaggi finali della commedia, dove gli attori, dopo aver visto
sulla scena la vicenda dei personaggi, provano ad eseguirla: il risultato, nonostante agli altri attori
e al capocomico appaia sufficientemente verosimile, secondo i personaggi è decisamente alterato.
Ogni tentativo di riproduzione del dramma viene accolto con scherno ed incredulità da parte dei
personaggi, che non si riconoscono nelle stesse parole e negli stessi gesti degli attori.
Il conflitto tra materia e forma si manifesta quindi anche nel linguaggio. Il mezzo espressivo per
eccellenza, che ha narrato storie e contenuti immortali, è visto come una lente deformante
entro la quale la totale comprensione reciproca non è che un’utopia. Perfino la singola parola,
mattone con il quale si costruisce tutto il sistema comunicativo, mantiene in maniera
ineliminabile un valore connotativo che è soggettivo e varia da persona a persona.
l’incomunicabilità
Secondo Pirandello infatti tra gli uomini è un elemento inevitabile nella vita
dell’uomo moderno, fantoccio inconsapevole della sua essenza e della maschera che porta.
“IL PADRE: Ma se è tutto qui il male! Nelle parole! Abbiamo
tutti qui dentro un mondo di cose; ciascuno un
suo mondo di cose! E come possiamo
intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico
metto il senso e il valore delle cose come sono
dentro di me; mentre chi le ascolta,
inevitabilmente le assume col senso e col valore
che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha
dentro? Crediamo d’intenderci; non ci
intendiamo mai!”
(Sei personaggi in cerca d’autore,ed. Oscar Mondadori, pag 40)
Questa è la battuta della commedia sulla quale si impernia tutta la riflessione
pirandelliana sul linguaggio: il Padre, esasperato dalla situazione sempre più
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surreale e dall’incapacità di trasmettere ciò che vorrebbe al Capocomico, urla la sua frustrazione.
sente vivere.
Un urlo che esprime il dramma di chi, al contrario degli attori e del Capocomico, si Il
Padre – almeno in questa sua battuta – sente il flusso vitale dentro di sé e negli altri protagonisti.
Qualcosa di spontaneo, puro, essenziale che prova a manifestare sulla scena assieme agli altri
Personaggi, rivivendo le proprie passioni e cercando di comunicare la drammaticità insita in questa
forza vitale.
Un momento di epifania che tende ancor più a relativizzare il sistema dei personaggi dell’autore
siculo, il quale deve misurare le proprie capacità espressive con le limitazioni ineliminabili del
linguaggio.
Un linguaggio che mostra le problematiche sul significato esposte nella succitata battuta del
Padre: il significato non è qualcosa di univoco, consistente nel perfetto abbinamento tra una
parola ed il corrispettivo concetto, ma una struttura comunicativa che, nonostante tenda a
favorire la comunicazione tra due o più soggetti, presenta una componente soggettiva che
connota tutti gli enunciati che sentiamo, diciamo, scriviamo e non è – secondo Pirandello –
esprimibile.
Le parole dunque diventano elementi multiformi, inaccessibili nella totalità dei loro significati e
se ciò dovesse avvenire – evento impossibile – non si riuscirebbe ad abbinare l’aspetto
connotativo al rispettivo soggetto, dal momento che tutta la comunicazione si basa sulla vuota
astrazione delle parole. ogni vocabolo
Oltre che essere strumento non totalmente comprensibile,
diventa, forma che
per l’uomo che non sente la propria vita, qualcosa di simile ad un’etichetta,
serve a marchiare le persone, per costringerle ad indossare una maschera. Le parole ed i nomi, se
riportate entro i canoni dell’eterno scontro dialettico tra materia e forma, diventano quindi forme
che “concludono”, che non lasciano spazio agli ulteriori infiniti sviluppi della vita.
La gente, inconsapevole di tutto questo, ha bisogno di tali forme, per potersi aggrappare a
Le parole diventano
certezze che la vita, col suo continuo ed imprevedibile scorrere, non offre.
anche strumenti desueti, morti, in quanto il paradigma linguistico non riesce a tenere il passo
con il ritmo frenetico della vita.
Di conseguenza l’uomo è destinato a vivere chiuso nella sua soggettività, prigioniero dentro la sua
cella nella quale sta solo e non può comunicare con nessuno. Il momento di massima scoperta
dell’altro avviene quando noi ci affacciamo dalla nostra segreta ad osservare tutte le altre celle
dove tutta – o quasi – l’umanità è imprigionata, delineando così una sorte di eterna
incomunicabilità per l’uomo moderno.
Tuttavia Pirandello nei Sei personaggi – come del resto in tutte le sue opere – non rifiuta
l’elemento analitico per indugiare sugli aspetti più figurativi ed immediati di una storia e dei
relativi personaggi, anzi.
L’introspezione psicologica è una costante nei suoi romanzi e nei suoi testi per il teatro: per
esempio, nel testo che stiamo analizzando, sebbene la natura dei personaggi sia incompleta e la
caratterizzazione abbozzata in ogni entità la penetrazione psicologica da parte dell’autore è
notevole ed in ognuno si estrinseca un elemento distintivo: dal Padre – persona che reca in sé un
profondo travaglio emotivo – alla Madre – simbolo della naturalità immutabile, animata da un
movimento continuo che non richiede risposte – dal Figlio – vero personaggio in cerca d’autore,
che non riconosce il dramma vissuto dagli altri e dal quale cerca di discostarsi il più possibile a
favore di una diversa identità di personaggio – alla Figliastra – unica assieme al Padre a
riconoscere pienamente la sua natura di personaggio, cercando quindi disperatamente un
Pagina 8
dramma da interpretare – l’autore attua un raffinato labor limae sui suoi personaggi, svelandone
in modo funzionale all’economia dell’opera le varie caratteristiche psicologiche
Pirandello quindi sfrutta i limiti del linguaggio – che egli stesso vede – per sfumare i suoi
personaggi, renderli più evocativi – in maniera differente a ciascuno – ed affascinanti, arrivando a
creare figure profondamente indagate dal punto di vista psicologico che diverranno modelli per i
commediografi che a lui succederanno. Pagina 9
LETTERATURA INGLESE
George Orwell
T.S. Eliot
Una riflessione sul ruolo del linguaggio
nella società e sull’incomunicabilità fra
gli uomini
Pagina 10
GEORGE ORWELL
1984
I n 1984 Orwell creates a dystopian novel, i. e. a fictional world in which he describes a
nightmarish organization called Ingsoc, English Socialism. This expression contains a bit of
irony, because Great Britain – strictly linked to the freedom of expression and liberalism – in
this novel is governed by a totalitarian socialism. This party is an evolution of the previous
totalitarianism; also Ingsoc has a fascinating leader, the Big Brother, but it has got new devices to
control people.
The most useful ones are the Telescreen, the Thought Police, and mostly Newspeak. The
Telescreen is an instrument, set into all houses, that can broadcast and record simultaneously.
You can dim it, but you cannot turn off the Telescreen: you have to see the broadcasting prepared
by the party and when you are visible to the instrument your actions are recorded. In this society
the privacy is cancelled: you could be surveyed by the police patrol, but the most frightens one is
the Thought Police. This new form of control can read in your inner thoughts and they can value if
you are agree with Ingsoc or not. If you differ from the party’s theories, you are cancelled.
Newspeak, as the Thought Police, deals with the human mind. It’s a new form of language that has
to be used by the members of Ingsoc: Newspeak, according to party’s policy, wants to cancel every
possible option to communicate ideas different from Ingsoc’s point of view. This purpose will be
achieved by erasing every word and every conceit that could create “heretical” thoughts and also
the meanings of sensitive words – like freedom – are changed into harmless ideas while other
words – like honour, science, justice, religion – are simply banned.
Moreover, while Nazism’s and Stalinism’s using of abbreviations and contracted forms – such as
Nazi, Gestapo, Comintern, Inprecorr, Agitprop – were often unconscious, the Ingsoc is aware of the
use of telescoped words and phrases. The name of every organization, or body of people, or
doctrine, or country, or institution, or public building, was regularly cut down into a single easily
pronounced word with the smallest number of syllables that would preserve the original
derivation.
In order to prevent people from free thinking, the vocabulary is divided into three parts: the A
vocabulary consisted of the words needed for the business of everyday life, the B vocabulary
contains words which had been deliberately constructed for political purposes – they intended to
impose an advisable mental attitude upon the person using them – and the C vocabulary was
supplementary to the others and consisted entirely of scientific and technical terms. Also the
grammar and the syntax are remarkably restricted to control all the possible shades of meaning,
so restricted that with our kind of communication we cannot understand Newspeak.
“Newspeak was designed not to extend but to diminish the range of thought, and this purpose was
indirectly assisted by cutting the choice of words down to a minimum.”
(George Orwell, The Principles of Newspeak, an appendix of 1984)
Pagina 11
In this ultimate version, Newspeak will not permit every thought dissimilar from Ingsoc’s policy;
with this form of communication you cannot talk about heretic thought, because the language
isn’t fit for these ideas.
In this novel Orwell makes a deep reflection on language: he thinks that language is only an empty
container that contains and express the conceits of the human mind, so if you reduce the words
and the possible meanings you could diminish the ideas linked to them. Indeed, in Orwell’s
opinion language can be considered an instrument of political power; those who can alter
language can also shift the liking of people, parties, industries. Moreover they can reduce or
increase some detailed meaning range in order to weak or reinforce the ideas he cares about.
T.S.ELIOT
The Love Song of J. Alfred Prufrock
Pagina 12
“And would it have been worth it, after all,
After the cups, the marmalade, the tea,
Among the porcelain, among some talk of you and me,
Would it have been worth while, 90
To have bitten off the matter with a smile,
To have squeezed the universe into a ball
To roll it toward some overwhelming question,
To say: “I am Lazarus, come from the dead,
Come back to tell you all, I shall tell you all”— 95
If one, settling a pillow by her head,
Should say: ‘That is not what I meant at all.
That is not it, at all.’
And would it have been worth it, after all,
Would it have been worth while, 100