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Arte: Antonio Canova (Amore e Psiche)
Storia: Gandhi; Martin Luther King
Inglese: John Keats
Diritto: S.p.a.
ITALIANO
Saffo
Amore e Psiche
Eugenio Montale 4
Saffo e Alceo di Alma Tadema Saffo
Per chi ama la poesia e l'amore, il nome di Saffo
rappresenta ormai un mito senza tempo.
Saffo nacque, circa nella seconda metà del VII secolo a. C.
a Ereso nell’isola di Lesbo .
Fu coinvolta in lotte politiche e per questo dovette esiliare,
vivendo prima a Creta e poi a Mitilene, dove si circondò di
una sorta d’associazione di fanciulle, fondata sulla
religione di Afrodite-amore, ma preclusa agli uomini.
Divenne maestra d’arte e guida spirituale, e qui fu
tormentata da grandi passioni per le compagne e da
gelosie per le rivali.
Morì,forse a Mitilene. Scrisse le sue poesie, che ci vengono
tramandate per lo più per tradizione indiretta, attraverso
testi di grammatici e di studiosi di poesia e di metrica, ma
anche per tradizione diretta, da papiri scoperti negli ultimi cinquant’anni, scritti nel
dialetto eolico di Lesbo. Le sue poesie hanno alimentato numerose leggende che la
vogliono perennemente innamorata di giovani donne e dedita ad amori che sono
definiti "saffici".
Saffo è nota, oltre che per essere la più grande poetessa antica, per la grandezza e
semplicità di accenti con cui descrive l'amore e le sue mille sfumature.
Con gusto tipicamente femminile, la poetessa vede l'amore come una forza
contrastante, che sconvolge l'animo dalle fondamenta e al quale è impossibile
resistere.
Una delle sue più famose poesie è Tramontata è la luna, che fa parte di una sorta di
"diario lirico" dove la poetessa annotava tutti i suoi sentimenti, ma anche tutti i suoi
dolori. Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte;
anche giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola.
Scuote l’anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.
Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero. Saffo
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Questa breve lirica di Saffo indaga la drammaticità della giovinezza che fugge.
L’immagine è di grande efficacia, la notte è al suo termine, come l’età della passione e
dell’amore. Sebbene brevissima la lirica è divisibile in due parti: nella prima si parla
del tramonto della luna e delle stelle; nella seconda si parla dello svanire della
giovinezza.
Come il cielo resta senza la luna, lei resta sola nel suo letto senza più nessuno che la
ami, sebbene il dio dell'amore le faccia agitare dentro il feroce desiderio di essere
ancora amata. Perché purtroppo l'amore va vissuto nella stagione della giovinezza:
nella vecchiaia tutto finisce. Non c'è più miele in lei che attiri gli altri come i fiori
attirano le api: nessun'ape si posa più su di lei, e resta sola a consumarsi con il suo
desiderio d'amore. Amore e Psiche
Una famosa icona dell'amore è la scultura di Canova, Amore e Psiche.
Canova ha rappresentato il momento in cui
Amore si appresta a baciare la fanciulla Psiche,
risultando così sensibile alla mitologia, ma non è
l'unico, già Apuleio nel I secolo d. C. aveva
utilizzato questo mito nel romanzo “Le
Metamorfosi”.
La favola inizia nel più classico dei modi: c'erano
una volta, in una città, un re e una regina, che
avevano tre figlie. L'ultima, Psiche, era
bellissima, tanto da suscitare la gelosia di
Venere, la quale prega il dio Amore di ispirare
alla fanciulla una passione disonorevole per
l'uomo più vile della terra. Tuttavia, lo stesso Amore si invaghisce della ragazza, e la
trasporta nel suo palazzo, dove ella è servita ed onorata come una regina da ancelle
invisibili e dove, ogni notte, il dio le procura indimenticabili visite. Ma Psiche deve
stare attenta a non vedere il viso del misterioso amante, a rischio di rompere
l'incantesimo. Psiche, però, non resiste alla curiosità, e una notte si avvicina al suo
amante per vederlo. Il dio Amore, addormentato, si rivela in tutta la sua bellezza. In
quel momento Amore si sveglia e fugge da Psiche, che ha violato il patto.
L'incantesimo, dunque, è rotto, e Psiche,
disperata, si mette alla ricerca dell'amato.
Deve affrontare l'ira di Venere, che sfoga la
sua gelosia imponendole di superare
quattro difficilissime prove. Psiche riesce a
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superare le prime tre prove, ma non la quarta . La fanciulla viene allora avvolta in un
sonno mortale, ma interviene Amore a salvarla. Il dio otterrà per lei da Giove
l'immortalità e la farà sua sposa. Dalla loro unione nascerà una figlia, chiamata
"Voluttà". Eugenio Montale
« Per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha
interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di
illusioni. »
La vita e le opere Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre del 1896.
Nel 1915 si diploma ragioniere, ma il grande sogno della sua
giovinezza è il canto lirico. Intanto comincia a scrivere per
riviste e giornali e nel 1922 pubblica le sue prime poesie, con
il titolo di Accordi, presso la rivista “Primo tempo”.
Nel 1925, Montale dà alle stampe la sua prima raccolta di
liriche Ossi di seppia, la cui poesia invita il lettore a
riflettere sulle contraddizioni dell’esistenza e sul “male di
vivere”.
Nel 1927 il poeta si trasferisce a Firenze dove nasce la
raccolta di poesie Le occasioni, che esce nel 1939.
Durante il periodo fiorentino, Montale si avvicina a Dante
grazie alla conoscenza con la studiosa americana Irma
Brandeis. E’ proprio ad Irma Brandeis che Montale dedica Le
occasioni, cantandola nelle sue poesie con il nome di Clizia.
Montale nel 1948 si stabilisce a Milano ed entra in contatto
più direttamente con la realtà industriale e attraverso queste esperienze, cresce la
delusione nei confronti del mondo moderno, che a suo avviso mette a repentaglio la
sopravvivenza stessa della poesia. E infatti, dopo l’uscita di La bufera e altro,
Montale sembra rinunciare a scrivere versi. Comincia un silenzio poetico che dura dieci
anni.
Nel 1962 sposa Drusilla Tanzi (Mosca) con cui conviveva da vari anni e che muore
l’anno successivo. E’ proprio la rielaborazione del lutto della moglie che lo induce a
ricominciare a scrivere versi nel 1964: Le ultime raccolte di versi, Xenia , testimoniano
in modo definitivo il distacco del poeta, ironico e mai amaro, dalla vita.
Nel 1967 riceve la laurea honoris causa a Cambridge e, in patria, la nomina a
senatore a vita.
Nel 1975 Montale riceve il Premio Nobel per la letteratura.
Muore a quasi 85 anni il 12 settembre del 1981 a Milano.
La poetica e il pensiero
Montale cerca una soluzione simbolica in cui la realtà dell'esperienza diventa una
testimonianza di vita. 7
Il poeta, però, vede in alcune immagini una sorta di speranza contro questa situazione
di "male di vivere": ad esempio, in alcune figure di donne che sono state importanti
nella sua vita.
Montale matura negli anni della giovinezza una visione prevalentemente negativa
della vita. Rispetto a questa visione, la poesia si pone per Montale come espressione
profonda e personale della propria ricerca di dignità e del tentativo più alto di
comunicare fra gli uomini.
Alcuni caratteri fondamentali del linguaggio poetico montaliano sono i simboli: ad
esempio in Ossi di seppia il muro è il simbolo negativo di uno stato di chiusura e
oppressione, mentre i simboli positivi che alludono alle possibilità di evasione, di fuga
e di libertà sono l'anello che non tiene, il varco, la maglia rotta nella rete.
Ossi di Seppia
Ossi di seppia è la prima raccolta di poesie di Montale pubblicata nel 1925. Il titolo
rinvia all’immagine marina degli “ossi di seppia”, essi possono galleggiare felicemente
nel mare oppure essere sbattuti sulla spiaggia come inutili relitti. La prima possibilità,
risulta sempre più difficile da attuarsi; tende a imporsi, invece, la seconda situazione:
come l’”osso di seppia” gettato sulla terra, il poeta è esiliato dal mare, escluso dalla
natura e dalla felicità. All’uomo non resta che accettare la vita su una terra desolata e
su un universo disgregato e franante, ma deve accettarla senza viltà.
Le occasioni
Il secondo libro di Montale, Le occasioni, esce nel 1939 e poi in nuova edizione
accresciuta, nel 1940. Lo stile si innalza e si purifica. Montale avvia nelle Occasioni un
confronto ravvicinato con Dante. Uno dei temi ripresi da Montale è quello della
donna-angelo, Clizia che salva l’uomo dalla dannazione e dall’ignoranza.
Il poeta indaga le ragioni della vita, l'idea della morte, l'impossibilità di dare una
spiegazione valida all'esistenza.
La bufera e altro
La bufera e altro, terzo libro poetico montaliano. Nelle poesie di questo periodo si
riflettono gli orrori della guerra, gli entusiasmi per la lotta di Liberazione, le speranze
del biennio 1945-46 e le delusioni successive di fronte alla società di massa. Ma vi
lasciano un segno profondo anche fattori privati ed esistenziali: i lutti familiari, il
ricordo dell’infanzia e dell’adolescenza liguri, la lontananza da Clizia, la malattia di
Mosca e il trasferimento a Milano nel 1948.
Xenia
Negli ultimi anni Montale approfondì la propria filosofia, quasi temesse di non avere
abbastanza tempo "per dire tutto" , Xenia (1966) è una raccolta di poesie dedicate
alla propria moglie defunta, Drusilla Tanzi, amorevolmente soprannominata "Mosca"
per le spesse lenti degli occhiali da vista. Il titolo richiama xenia, che nell'antica Grecia
erano i doni fatti all'ospite, e che ora dunque costituirebbero il dono alla propria
moglie. Ho sceso, dandoti il braccio
"Ho sceso dandoti il braccio" è una lirica di dolore e di rimpianto, di amarezza e di
Questa lirica
nostalgia. fa parte della sezione di "Xenia". Xenia consta di ventotto
epigrammi tutti dedicati a Drusilla Tanzi, moglie del poeta scomparsa nel 1963. Il
ricordo della moglie che non c'è più lo assale, gli fa rivivere i momenti della loro vita
trascorsa insieme.
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni, 8
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Il poeta traccia con tenerezza la figura della moglie in una dimensione di quotidianità,
ricordandone l'accentuata miopia, il buon senso e la saggezza. Montale offriva alla
moglie il braccio per scendere le scale, metaforicamente condivideva con lei le
difficoltà quotidiane nel viaggio della vita e ora, rimasto solo, ne sente la mancanza e
ammette l'importanza che questa donna ha avuto per lui.
Capisce che senza di lei nulla ha più senso, si accorge che fra i due quello che aveva
lui.
più bisogno dell'altro era
Il Poeta è spaesato, si ritrova solo in un mondo di cui ormai non capisce il senso,
avverte forte il dolore per l'assenza della donna a cui per tanti anni ha porto il braccio.
Il vuoto lo assale, ogni gradino rappresenta un giorno senza lei, un giorno senza la sua
bussola, senza gli occhi che lo guidavano.
La lirica è un muto dialogo, con cui il poeta tenta di colmare il vuoto che la morte della
moglie ha aperto nella sua vita. 9
STORIA
Gandhi
Martin Luther King
“ "
Sii tu, il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo
Mahatma Gandhi 10
“La mia libertà finisce dove comincia la vostra”
Martin Luther King
Mahatma Gandhi
“La non violenza non è un vestito che possiamo mettere e togliere quando ci
pare. Essa abita nel cuore, e deve essere una parte inscindibile del nostro
essere”
Mahatma Gandhi
Mohandas Gandhi, detto il Mahatma, è considerato
l'apostolo della “Nonviolenza” e “l'inventore della
disobbedienza civile”.
Il pensiero di Gandhi si basa su tre punti fondamentali:
Autodeterminazione dei popoli; Nonviolenza e
Tolleranza religiosa.
Il suo insegnamento ha valicato i confini dell'India,
dove Gandhi è nato e vissuto, e si è diffuso nel mondo
intero, influenzando tutti i movimenti pacifisti. Il
'leader' nero Martin Luther King, era un seguace del
Mahatma.
La vita