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Psicologia: la psicoanalisi infantile (Anne Freud, Sigmund Freud, Donald Winnicot)
Diritto: l'organizzazione delle nazioni unite
Storia: l'istituzione dell’O.N.M.I
Italiano: la poetica del fanciullino
Tecnica Amministrativa: lo sfruttamento infantile
INTRODUZIONE
ALL’INFANZIA
Alla nascita l’essere umano è dotato di una serie di riflessi, con cui risponde
in modo rudimentale agli stimoli. Vi sono riflessi innati, i quali più evidenti
sono quelli di suzione, della “ricerca del seno”, il riflesso di Moro (quando
la testa cade all’indietro il piccolo protende le braccia in avanti), il riflesso
di prensione, il riflesso del nuoto e un rudimentale riflesso del
“camminare”.
Sono tutti comportamenti involontari che scompaiono o si trasformano in
atti volontari con la maturazione dei centri corticali. Il neonato possiede
inoltre abilità quali, seguire con lo sguardo per brevi periodi un oggetto in
movimento e rispondere alla luce. Da parte del bambino esiste quindi un
atteggiamento di ricerca attiva che prelude alla capacità di orientarsi.
Il neonato dipende da chi si prende cura di lui. I movimenti degli arti sono
regolati dai riflessi e insufficienti ai fini di una sopravvivenza autonoma. Per
raggiungere lo stesso livello di abilità motoria dell’adulto devono
trascorrere molti anni durante i quali, attraverso l’esercizio e il processo di
maturazione, il piccolo che cresce controlla e coordina i diversi muscoli del
corpo.
Lo sviluppo motorio segue uno schema prestabilito secondo due direzioni:
cefalo caudale (testa-coda) e prossimo distale (vicino-lontano). I movimenti
controllati compaiono prima nella zona del capo che nel resto del corpo.
Col maturare del meccanismo neuromuscolare tronco e braccia
incominciano a muoversi con maggior controllo. Il controllo degli arti
inferiori giunge più tardi intorno ai 13-14 mesi.
Nel raggiungere un oggetto il bambino muove dapprima le spalle e il
gomito e solo più tardi il polso e le dita. Analogamente, nella locomozione il
bambino controlla prima il ginocchio che la parte inferiore della gamba e
del piede.
Col passare dei mesi, il piccolo diventa via via più mobile: può raggiungere
da solo gli oggetti, si avvicina alle persone che ama e si sottrae alle
situazioni spiacevoli.
Il nuovo stato, oltre a renderlo meno dipendente dall’adulto, gli infonde
sicurezza, fattore essenziale per un sereno sviluppo. Quando un bambino 1
acquisisce una nuova abilità motoria sviluppa un senso di sicurezza fisica
che è anche sicurezza psichica.
Tra i due e i quattro anni inoltre il bambino impara a vestirsi, dapprima
indossando da solo gli indumenti più semplici (berretto, cappotto, gonna) e
poi quelli più complessi che richiedono l’uso di bottoni e ganci, sinché ai sei
- sette anni sa abbigliarsi da solo dalla testa ai piedi, compreso il nodo delle
scarpe. Ad un anno accosta il pettine alla testa, ma soltanto a tre-quattro
riesce a muoverlo nella direzione giusta senza arruffare i capelli. Il sapone è
un oggetto che attira molto presto l’attenzione del bambino, ma è soltanto
a cinque-sei anni che riesce ad insaponarsi completamente. A due-tre anni
le abilità si affinano e il bambino è allora capace di bere senza versare
l’acqua dal bicchiere e di portare il cucchiaio alla bocca senza spandere il
cibo tutt’intorno. Dal canto mio sono sempre stato attratto ed affascinato
dal mondo infantile. L'infanzia è la nostra linea di partenza, l'età che
deciderà il nostro futuro io. Ho scelto questo argomento perché mi
sembrava quello più adatto a me ed in questa tesina presenterò sette
capitoli corrispondenti a sei discipline legate a questo mondo studiate a
scuola. Esse sono:
L'introduzione all'infanzia ed al gioco come primo capitolo,
Cultura Medico Sanitaria, corrispondente al secondo capitolo in cui
esporrò le nevrosi infantili in generale e l'enuresi
Psicologia, corrispondente al terzo capitolo in cui si parlerà della
psicanalisi infantile e della vita ed opere di: Anna Freud, Sigmud
Freud, e Donald Winnicott.
Diritto, quarto capitolo in cui esporrò l diritti del minore
Storia, quinto capitolo in cui parlerò delle leggi del Governo Mussolini
a favore dell'infanzia.
Italiano, sesto capito, citerò l’opera di Giovanni Pascoli, il suo
pensiero e la vita.
Tecnica Amministrativa, corrispondente all’ultimo capitolo dove
descriverò la piaga dello sfruttamento infantile ed i rimedi fino ad ora
adottati. 2
CAPITOLO 1
L’INFANZIA: LA PRIMA ETÀ
L'infanzia è la fase iniziale della vita dell'uomo, l'etá delle scoperte e dei
giochi, comincia dalla nascita e perdura fino all'età di 11 anni.
Si divide in 3 periodi:
Prima infanzia: dai 0 ai 2 anni
Seconda infanzia: dai 2 ai 6 anni
Terza infanzia: dai 6 agli 11 anni
Ognuna di queste fasi ha determinati bisogni.
Prima infanzia
I bisogni prevalenti in questa età sono divisi in 3 gruppi:
primari
affetto e attaccamento
esplorazione e gioco
I bisogni primari sono bisogni semplici, come mangiare, dormire, essere
puliti, il loro significato non si limita solo a quello fisiologico ma ha anche un
significato psicologico, dato che durante l’accudimento del bambino sono
veicolati scambi affettivi, il bambino interagisce col mondo esterno e si
pongono le basi per le future relazioni sociali.
I bisogni d’affetto ed attaccamento invece consistono nell’avere una figura
di riferimento in grado di contenere affettivamente il bambino e che gli
faccia da filtro e protezione contro i pericoli del mondo esterno. Tali
requisiti sono essenziali per il futuro sviluppo della personalità e della
struttura affettiva del bambino.
I bisogni d’esplorazione e di gioco invece sviluppano il lato cognitivo del
bambino, infatti, esplorando cose nuove compreso se stesso e le persone
che gli stanno vicino, il bambino arricchisce il suo bagaglio di esperienze
sviluppando anche le proprie capacità motorie. In questo periodo si
possono agevolare tali processi fornendo al bambino una serie di 3
stimolazioni sempre nuove ma non troppo difficili da assimilare, per
esempio dandogli giocattoli con diverse dimensioni, oggettivi manipolativi
costituiti da diversi materiali ecc..
Seconda infanzia
Anche in questa fase i bisogni principali sono tre, essi sono:
bisogni di gioco e di scoperta,
bisogni d’autonomia e d’iniziativa,
bisogni d’interazione con i coetanei.
I bisogni del primo gruppo riguardano il gioco del bambino, un attività
fondamentale per il suo sviluppo. La prima forma di gioco che appare nel
bambino è il gioco simbolico chiamato anche “gioco di far finta”. In pratica,
durante questo tipo di gioco, il bambino finge di essere un’altra persona
come il papà, la mamma o qualsiasi altra figura a lui conosciuta utilizzando
una scatola vuota per simulare la guida di una macchina, giocare al piccolo
mercante ecc… Per giocare gli basta la sua fantasia. Inoltre durante il gioco
si possono notare eventuali traumi che ha subito in precedenza. Melanine
Klain paragona questo fenomeno al sogno di Freud, in quanto il risultato è
lo stesso. Ritroviamo questo fenomeno anche nel disegno.
I bisogni del secondo gruppo riguardano l'autonomia del bambino, che
vorrà fare tutto da solo e la sua risposta principale alle domande altrui sarà
"No". Spitz paragona il "No" del bambino al regolatore sociale.
Infine, i bisogni del terzo gruppo prevedono attività d'interazione con i
propri compagni, soprattutto nella pratica del gioco in quanto come
abbiamo già visto, favorisce la cognitività e l'emotività del bambino.
Terza infanzia
Questa è la fase finale dell’infanzia ed anche qui troviamo tre tipi di bisogni:
bisogni d’avventura,
bisogni d’aggregazione,
bisogni di stima e di riconoscimento. 4
Per bisogni di avventura si intende la possibilità di esplorare il mondo con le
proprie forze. I luoghi di esplorazione del bambino possono essere quelli
urbani, naturali, virtuali o culturali.
I bisogni di aggregazione in questa fase sono differenti da quelli della
precedente e questa volta hanno il significato di ribellione del bambino
verso il genitori, in quanto hanno perso il ruolo di unica figura di
riferimento e parzialmente rimpiazzati dagli amici. Il giro delle amicizie si
instaura in base agli interessi alla personalità ecc.. Comunque ogni bambino
che si trova in questa fase frequenta sempre lo stesso ambiente ed a
cominciare dagli otto anni i bambini prediligono soggetti del proprio sesso.
Gli ultimi bisogni dell’infanzia sono quelli di stima e di riconoscimento in cui
il bambino, inserito nella scuola, si ritrova davanti a dei compiti dove
saranno valutati i suoi limiti, le sue capacità e le sue debolezze. Questi
bisogni corrispondono a due fattori: il primo fattore di sentirsi abili in questi
compiti sentendoselo dire dai genitori ed amici, il secondo invece è avere
qualche esperienza di successo, in modo che il bambino abbia una buona
visione di sé e migliori la sua autostima. Questi due fenomeni
corrispondono anche alla terza fase della teoria di Erik Erikson.
IL GIOCO
Che cos’è il gioco? Com'è stato detto prima, il gioco è un attività
fondamentale per il corretto sviluppo del bambino. Esso sviluppa l'infante
sia dal punto di vista intellettivo che da quello motorio. Comincia ad
apparire nei primi mesi di vita sotto forma di movimenti eseguiti solo per il
gusto di esercitarsi. Nella seconda infanzia si evolve in un tipo di gioco
individuale e senza regole il “gioco simbolico”. Verso la fine di quest'età e
l’inizio della successiva, il gioco si evolve ulteriormente diventando più
complesso e cominciano ad apparire regole ed interazioni coi compagni.
Nella terza infanzia, il gioco diventa principalmente motorio ed i bambini
cominciano a praticare sport. In passato il gioco era considerato solo una
perdita di tempo e quindi veniva più volte impedito, danneggiando la
psiche del bambino.
Ma che cos’è che rende il gioco così allentante e diverso dagli altri tipi di
attività? 5
La maggioranza degli studi svolti hanno individuato queste caratteristiche
differenti:
Il gioco è piacevole e divertente e quindi intrapreso con piacere
Non ha scopi estrinseci, cioè non ha scopi di utilità o produttività
Il gioco non è forzato altrimenti diventa un dovere e perderebbe le
particolarità del primo punto
Il gioco richiede un impegno attivo da parte del soggetto
Quando si parla di gioco si parla anche di non gioco, infatti questi due
comportamenti opposti sono strettamente legati, nel senso che il
gioco avviene solo quando avviene la relativa azione antiludica. 6
CAPITOLO 2
LE NEVROSI INFANTILI
Una nevrosi infantile è una patologia psichiatrica che colpisce al livello del
sistema nervoso centrale l'individuo a partire dai 4-5 anni d'età. I sintomi di
questa patologia si manifestano con atti violenti ed anti-sociali, tic e fobie.
Dal punto di vista dell'origine, ci sono due tipi di fattori considerati
determinanti:
EREDITARI E COSTITUZIONALI: si tratta di tipologia di fattori non
ancora dimostrata, quindi vengono interpretati come una
predisposizione per una futura nevrosi,
TRAUMATICI E SOCIO-CULTURALI: riferiti a dolorose esperienze
avvenute nelle prime fasi della vita del bambino influenzando
negativamente la sua struttura caratteriale e creando i presupposti
per una futura nevrosi.
Inoltre tutti i tipi di nevrosi presentano le seguenti caratteristiche:
il disturbo colpisce solo una parte della personalità dell'individuo,
il nevrotico si accorge di essere malato e utilizza molte delle sue
energie per combattere la sua parte malata, così gli rimangono poche
energie per affrontare le difficoltà della vita,
negli stati iniziali, solo una piccola parte della personalità
dell'individuo è affetta dalla nevrosi,
l'ansia del soggetto colpito è senza senso logico,
i sintomi della malattia sono irrazionali,
il soggetto regredisce all'età della sua prima infanzia e tende a
ripetere i comportamenti di quell' epoca.
La terapia per questa patologia si applica su tre fronti:
sociale
psicologico
farmacologico. 7
l primo gruppo comprende tutti i tipi di attività che possono essere svolte
per sensibilizzare genitori, insegnanti ed educatori. Tali attività saranno
proposte e programmate da pediatri, medici di base, psicologi, assistenti
sociali ecc...