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Inglese: The Victorian Age;
Da umile dono a libro straordinario
Quando decise di pubblicare il racconto, Dodgson scelse di rivedere il manoscritto originale in maniera
sostanziale. Eliminò alcune allusioni alla vita domestica della famiglia Liddell e ampliò il testo in misura
Pig and Pepper A Mad Thea-Party
significativa, aggiungendo due nuovi capitoli, (Porco e Pepe) e (Un tè
Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie
di matti). Così, il testo di raddoppiò di lunghezza rispetto
alla versione precedente. Non essendo soddisfatto delle proprie capacità di illustratore, Dodgson si rivol-
Punch
se a John Tenniel, noto per le vignette che disegnava per la rivista e per le sue illustrazioni di libri.
Quando gli stampatori approntarono le prime copie nel luglio 1865, Tenniel notò la scarsa qualità della
stampa e Dodgson decise che l’intera tiratura di circa duemila esemplari doveva essere immediatamen-
te ritirata dal mercato; di conseguenza, fu stampata una nuova edizione distribuita nel novembre dello
stesso anno. La decisione provocò l’aumento, in misura considerevole, del carico finanziario che gravava
su Dodgson, il quale copriva i costi di produzione del libro. Nel 1869, anno in cui l’autore iniziò a lavorare al
Through the Looking-Glass
seguito del primo volume, (Attraverso lo specchio), uscirono l e prime edizioni
Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie
ufficiali di in francese e in tedesco; la prima traduzione ita-
liana uscì nel 1872. Nel frattempo i libri di Alice avevano raggiunto una tale fama che Dodgson chiese ad
Alice Liddell di poter pubblicare il manoscritto originale in versione facsimile che fu distribuito nel 1886.
L’anno successivo uscì la People’s Edition, una produzione meno costosa che mirata a raggiungere un
pubblico più vasto, seguita da innumerevoli edizioni ancor più economiche dopo la morte dell’autore.
Charles. L. Dodgson
Alice’s Adventures under Ground, 1864
La bellezza del libro
Dodgson teneva molto alla veste grafica del testo e all’aspetto estetico del volume. I progetti in cui in-
dicò precisamente in quali punti inserire le illustrazioni dimostrano la cura meticolosa che dedicava alla
presentazione del prodotto finito. E anche se Tenniel sviluppò molti motivi di propria invenzione, i di-
segni autografi del manoscritto di Dodgson e gli studi preparatori rivelano quanto sia stato influenzato
dall’autore. Dunque, il racconto non è tanto un testo nell’accezione ristretta del termine, ovvero lettere
e parole collegate a formare delle frasi, quanto un complesso insieme testuale-iconografico in cui due
differenti livelli sono indissolubilmente intrecciati in una narrazione multimediale. Tale multimedialità
sinestetica, in cui le immagini interagiscono con il testo, proprio come le parole si innestano nelle pagi-
ne, trasforma i racconti di Alice in un’opera d’arte totale in cui il lavoro intellettuale e gli strumenti della
produzione libraria di tengono per mano. In effetti Dodgson, promotore della pubblicazione, prese tut-
te le decisioni riguardanti la veste grafica e la stampa, la scelta della carta, la rilegatura e la copertina.
L’editore, Alexander Macmillan, si occupò soltanto della promozione commerciale e della distribuzione.
Oltre la grafica del libro, che prevede anche calcolatissimi effetti ottici che emergono sfogliando-
ne le pagine, anche la forma stessa della narrazione è insolita, con la sua struttura episodica nella
quale i personaggi si incontrano in un susseguirsi di capitoli che sembrano scaturire gli uni dagli al-
tri come una serie di aneddoti distinti. Nondimeno, l’esteso ricorso alla forma dialogica suggerisce
un’affinità con la scrittura teatrale. Inoltre i lettori possono essere colti di sorpresa trovandosi inter-
pellati a più riprese dall’autore che si rivolge direttamente a loro come se stesse conducendo una
conversazione. Tuttavia, il tratto più inconsueto della narrazione è forse l’inclusione di forme lette-
rarie brevi (poesie o canzoni, filastrocche, rompicapo e persino vignette umoristiche) che non solo
mettono a dura prova la coerenza generale del racconto dal punto di vista della forma lettera-
ria, ma, se lette ad alta voce, invitano ad una lettura performativa totalmente diversa. Oltre a que- Charles L. Dodgson
sti fattori, gioca un ruolo importante anche la veste tipografica del testo: ne è un esempio la cele- Bozza per l’edizione stampata da Macmillan
bre coda di topo con cui termina il racconto riguardante l’animale nel terzo capitolo del libro. Alice in in Wonderland
di con disegno aggiuntivo
Charles L. Dodgson
Bozza della Coda del Topo,
tagliata e incollata da Dodgson in una curva
L’accoglienza di Alice nell’Ottocento
Sull’onda del successo dei due libri, alla fine dell’Ottocento si era già diffusa una “moda di Alice” che
presto si trasformò in una vera e propria industria su vasta scala. I libri venivano promossi attraverso i
più banali oggetti quotidiani; lo stesso Dodsgon suggerì l’idea di un porta-francobolli con le illustrazioni
di Tenniel e approvò la produzione di una scatola di biscotti con quelle di Manners. Le carte e i giochi da
tavolo, le bambole, le figurine e le immagini destinate alle lanterne magiche sono particolarmente inte-
ressanti poiché esprimono una gamma di contenuti più vasta riguardo ai personaggi letterari che, estra-
polati dai racconti originali, potevano sviluppare una vita propria. La familiarità acquisita attraverso il
gioco contribuì in larga misura al radicamento dei personaggi di Carroll nell’inconscio collettivo come
figure simboliche. Ma i libri di Alice trovarono un’accoglienza così intensa non solo nell’ambito della cul-
tura popolare e delle arti applicate ma anche in tutte le discipline artistiche, ed ebbero impatto anche
sulla cultura contemporanea inducendo gli altri scrittori ad appropriarsi dei contenuti imitandoli, riela-
borandoli, parodiandoli e plagiandoli, inventando seguiti, simulazioni o narrazioni splin-off . Più che irri-
tato, Dodgson era lusingato dal fatto che i colleghi si appropriassero della sua creatura letteraria. Ispirati
dalle canzoni e dalle poesie dei libri di Alice, anche i compositori rivolsero la loro attenzione alla creazio-
ne di Dodgson con lo scopo di realizzare opere teatrali che prevedevano la combinazione di danza, canto,
Ali-
recitazione e proiezioni con la lanterna magica (di considerevole successo fu la rappresentazione di
ce in Wonderland, a Dream Play for Children al Prince of Wales Theatre di Londra il 23 dicembre 1886).
Lo stesso Dodgson cullò a lungo l’idea di preparare una version teatrale di Alice, ma non la realizzò,
nonostante il suo grande interesse per il palcoscenico e i numerosi contatti che aveva con quel mondo.
I suoi diari registrano oltre trecentottanta visite a teatro. In gioventù aveva già scritto commedie per il
teatro di marionette, una passione che coltivava entusiasticamente all’interno della cerchia familiare.
Con l’avvento del cinema, nuovo mezzo di intrattenimento destinato a prendere il sopravvento sul
teatro, non si dovette attendere a lungo perché apparisse la prima versione cinematografica di Ali- Il gioco nuovo e divertente di
ce che sfruttava le potenzialità tecniche offerte alla pellicola, ovvero la possibilità di creare immagi- Alice in Wonderland, 1918
ni che non potevano essere presentate sul palcoscenico, a prescindere da quanto fosse sofisticata la
Alice in Wonderland
produzione. Il 17 ottobre 1903 venne proiettata per l prima volta al cinema ,di
Cecil Hepworth e Percy Stow, dalla durata di dodici minuti. Nel 1910, invece, la Edison Manufactu- Manifesto dello spettacolo
ring Company presentò la prima versione cinematografica americana. Negli anni venti Walt Disney Alice in Wonderland
Alice Comedies
produsse oltre cinquanta episodi delle cosiddette (Commedie di Alice) per poi rea- al Prince of Wales Theatre, 1886
lizzare la versione a cartoni animati del 1951 che forse rimane il più celebre di tutti gli adattamenti. L’influenza sui preraffaelliti
Prima di diventare famoso come scrittore, Dodgson era già in stretto contatto con il mondo artistico
del suo tempo. Spettatore assiduo ed entusiasta a teatro e all’opera, visitava spesso mostre d’arte ed
annotava nel suo diario le impressioni su ciò che aveva visto. Alla pagina relativa al 13 luglio 1857 regi-
strò il suo primo incontro con i membri della Confraternita preraffaellita, Dante Gabriel Rossetti, Arthur
Hughes, William Morris ed Edwars Burne-Jones, venuti a Oxford per dipingere le decorazioni murali
della Debating Hall, la nuova sala dei dibattiti della Oxford Union. Dodgson fotografò molti artisti di cui
L’IMPATTO DI ALICE SULLE ARTI VISIVE era amico e le loro opere, a cominciare da Rossetti, Hunt, Hughes, Munro e Millais. Si nota una certa
Walking,
somiglianza, per citare un esempio, tra un dipinto di Millais, un opera del 1865 che ritrae sua
figlia Mary, e il ritratto fotografico di Alice Liddell scattato da Dodgson che, eloquentemente, porta il
medesimo titolo. In entrambe le immagini il tratto dominante è l’innocenza, quell’innocenza che spesso
pervade sia i ritratti di bambini scattati da Dodgson, sia i dipinti dei preraffaelliti e che, ad osservarla
oggi, sembra stranamente ultraterrena. I vittoriani amavano le raffigurazioni di bambini nell’arte, ve-
dendoli generalmente come simboli di innocenza ed è legittimo pensare che tale idealizzazione dell’in-
fanzia fosse influenzata non poco dall’alto tasso di mortalità infantile registrato all’epoca. Oltre agli
artisti citati, l’autore conobbe anche John Ruskin, emirente critico d’arte e sostenitore dei preraffaelliti,
gli scrittori Alfred Tennyson e William Makepeace Thacheray e la fotografa Julia Margaret Cameron.
Charles L. Dodsgson Sir John Everet Millais
Waking, Waking,
Mary Millais in 21 luglio 1865 1865
olio su tela, cm 91.5 x 71
Perth Museum and Art Gallery, Scozia LE VARIETA’ DEL TEMPO
Il tempo, con le sue inquietudini, pervade entrambi i libri di Alice. Il giovane Lewis Carroll era affascinato
The Rectory Umbrella,
dagli enigmi del tempo molto prima di scrivere i due racconti. In la rivista domesti-
ca che redigeva quand’era ragazzo, presentò due rompicapo sul tempo. Nel primo chiedeva dove inizia e
finisce il giorno, in quale punto martedì diventa mercoledì. Il giovane autore suggeriva che, se seguissimo
il sole attorno al pianeta, troveremmo assai difficile fissare i confini del giorno: “Non ci sarebbe nessu-
na distinzione tra il giorno precedente e il giorno successivo...tanto che potremmo dire ‘La Battaglia di
Waterloo è accaduta oggi, circa due milioni di ore fa’”. Nel secondo rompicapo persuade a preferire la
precisione di un orologio che non funziona affatto a un altro che perde un solo minuto al giorno. In questi
enigmi si affaccia l’episodio del Cappellaio al tavolo del tè, e con esso gli enigmi sul tempo e sull’identità
che percorrono i libri di Alice. Carroll era anche Dodgson, matematico e logico di professione e dunque
conosceva le inquietanti argomentazioni avanzate alla metà dell’Ottocento secondo le quali la nostra vi-
sione dello spazio e del tempo basata sull’ordine euclideo può avere validità locale, ma non universale. La
stessa Alice si trova a proprio agio tanto nel ruolo occasionale di adulta che istruisce quanto nel ruolo di
bambina che pone domande. Non si attiene ai confini temporali tracciati dagli adulti tra l’esperienza della
maturità e l’innocenza dell’infanzia. Vuole sapere e vuole disporre; le soglie possono anche perseguitarla
ma lei le attraversa tutte. I problemi della temporalità sono fondamentali sia per i mondi logici sia per i
mondi possibili. Il Paese delle Meraviglie è anticipato dalla prima illustrazione di Tenniel in cui il Coniglio
orologio.
Bianco, con aria seriosa, consulta il suo E’ l’orologio che lascia Alice sbigottita. Il ritardo, l’ansia
e l’orologio, vero e proprio materiale di scena, sono indizi che rimandano alla pressione in una società