Alice - tra paradosso linguistico e paradosso logico.
Motivazioni.
Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll insieme a Robinson Crusoe di Daniel Defoe e aI viaggi di Gulliver di Jonathan Swift fanno parte della triade di libri considerati “per bambini”. In realtà tutti e tre contengono riferimenti anticonformisti nei confronti della società in cui vivevano i tre autori: Robinson tratta del colonialismo e dei valori della nuova classe media dell’età augustea, Gulliver della società, mentre Alice, oltre ad avere un’interpretazione logica, spazia tra le varie tematiche talvolta molto attuali, tra le quali: droga, mondo onirico e argomenti tabù.
La ragione che più mi ha spinto a scegliere Alice sta nel fatto che fin dall’infanzia ha accompagnato le mie “avventure”, che sembrano uguali ma nel profondo si vivono diversamente. Crescendo impari a guardare con occhi diversi quelle letture che leggevi da piccola e che ora, a distanza di qualche anno, inizi a percepire da diversi punti di vista, le inizi ad analizzare e a studiare come se non le avessi mai conosciute pienamente.
Come già detto Alice era stata inizialmente visto come libro di fantasie per bambini, successivamente invece, in molti si sono preposti di fare svariate ricerche: si passa dalla psicoanalisi di Freud con l’assegnazione ai personaggi di varie patologie; all’analisi linguistica e logica che pone il libro nella sfera del non-sense; a una rilettura di tipo fisico-matematica con riferimenti al mondo della scienza e alle sue attuali scoperte; al punto di vista sociologico, con una parodia della società dell’epoca vittoriana.
Per questo motivo mi sono concentrata sugli aspetti più profondi dell’analisi di Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo Specchio, considerata erroneamente soltanto una fiaba per bambini.
“La Woolf vedeva nelle opere di Carroll più che dei testi per l’infanzia, dei libri coi quali diventiamo noi stessi bambini o, ci sarebbe da aggiungere, soddisfaciamo le nostre tendenze di regressione”
Historical background.
The Victorian era of British history was the period of Queen Victoria’s reign from June 1837 until her death on January 1901. It was a long period of peace, prosperity, refined sensibilities and national self-confidence for Britain.
Inland policy.
With the support of the Prime ministers Disraeli and Gladstone, the Queen Victoria could give Great Britain an image of peace and stability, besides remarkable economic increase.
In this period developed the phenomenon of Chartism a working class movement for political reform to make the political system more democratic. It takes its name from the People’s Charter of 1848.
Foreign policy.
During the Victorian Age the British Empire reached its largest extension: “the sun never sets on England”. British citizens believed in their right to an empire and thought that imperial expansion would absorb excess goods, capital and population. They were also extremely proud of their empire and of spreading their civilisation and culture to every corner of the globe (Jingoism=aggressive patriotism). Colonial expansion was seen as a mission: “the white man’s burden”.
In this period Britain fought two wars: the Crimean war and the Boer war.
Victorian values.
It developed the so-called Victorian compromise, a set code of moral values that explained the general tendency to be excessively puritanical and to avoid taking definite positions.
• RESPECTABILITY: a mixture of both morality and hypocrisy, severity and conformity to social standards
• VICTORIAN FAMILY: a patriarchal unity where the husband was dominant and the wifw was the angel in the home
• OPTIMISM
• PATRIOTISM
On the other side the Victorian frame of mind:
• EVANGELICALISM: good moral Christian conduct
• UTILITARIANISM: only what is useful is good, any problem could be overcome through reason
• EVOLUTIONISM: theory of evolution of species governed by natural selection and struggle for survival (Darwinism)
• DETERMINISM: theory which denies human freedom of action, everything is strictly governed by cause and effect
Introduzione ad “Alice nel paese delle meraviglie” e “Alice attraverso lo specchio”.
Durante una gita in barca sul Tamigi nell’assolato pomeriggio di venerdì 4 luglio 1862 i reverendi Charles Lutwidge Dogson e Robinson Duckworth decisero di raccontare alle tre sorelline che erano con loro (Lorina, Alice e Edith Liddell) una storia insensata.
Dopo qualche mese Dodgson presentò alla sua prediletta Alice un manoscritto illustrato da John Tenniel intitolato “Alice’s Adventures Under Ground”.
Nel 1865 pubblicò la versione riveduta e corretta della storia con il titolo “Alice’s Adventures In Wonderland” sotto lo pseudonimo di Lewis Carroll a causa degli argomenti, a volte anticonformisti, trattati nel libro. Lewis Carroll è un’inversione plurima dei suoi nomi (Charles Ludwige). Vide così la luce uno dei più singolari libri della storia della letteratura.
Il sequel “Through the Looking Glass and What Alice Found There” fece la sua comparsa nel 1872. In quest’ultimo libro le “Alici” sono due: la Liddell alla quale Carroll aveva insegnato a giocare a scacchi, e la Raikes, lontana cugina della Liddell, che Dodgson aveva introdotto ai misteri della riflessione speculare.
Paradosso linguistico.
“Secondo la teoria del relativismo linguistico, sviluppata negli anni ’30 negli USA, la struttura della lingua che parliamo dalla nascita ha il potere di influenzare la nostra logica di pensiero.”
Charles Dodgson, oltre a essere uno scrittore di storie per bambini, era un illustre matematico nonchè insegnante della stessa materia alla Christ Church di Oxford. La logica faceva parte integrante della sua vita e in “Alice” troviamo diversi esempi di questa sua passione.
Alice è ambientata il 4 Maggio 1859 in estate e all’esterno, quando Alice aveva 7 anni, mentre Specchio è ambientato esattamente sei mesi dopo, il 4 novembre 1859 in inverno e all’interno, Alice aveva 7 anni e mezzo.
Alice: “I mean that one can’t help growing older”
Humpty Dumpty: “One can’t, but two can. With proper assistance, you might left off at seven”
In questo passo Humpty Dumpty, un personaggio di Specchio, si riferisce al fatto che se Carroll non avesse continuato Alice scrivendo un secondo libro, la bambina si sarebbe fermata ai 7 anni, invece che continuare a crescere fino ai 7 anni e mezzo.
Una particolarità di Carroll era giocare con i nomi, nella poesia che chiude Specchio troviamo un acrostico interessante di Alice Pleasance Liddell, mentre nel verso 14 troviamo il nome Alice per intero:
A boat, beneath a sunny sky
Lingering onward dreamly
In an evening of July –
Children three that nestle near,
Eager eye and willing ear,
Pleased a simple tale to hear –
Long has paled that sunny sky:
Echoes fade and memories die:
Autumn frosts have slain July.
Still she haunts me, phantomwise,
Alice moving under skies
Never seen by waking eyes
Children yet, the tale to hear,
Eager eye and willing ear,
Lovingly shall nestle near.
In a Wonderland they lie,
Dreaming as the day go by,
Dreaming as the summer die:
Ever drifting down the stream –
Lingering in the golden gleam –
Life, what is but a dream?
I personaggi.
I due libri sono pieni di PUNS (giochi di parole) e si riscontrano fin da subito nei nomi dati ai vari personaggi:
• DODO è Dodgson stesso, deriva da “Do-do-dodgson” e allude alla balbuzie dell’autore
• DUCK è il collega reverendo Duckworth
• LORY è la sorella più grande di Alice, Lorina Liddell
• EAGLET è la sorella minore della protagonista, Edith Liddell
Altri personaggi derivano dalla tradizione popolare inglese:
• HATTER è cappellaio matto, deriva dal fatto che i cappellai all’epoca utilizzavano preparati di mercurio che finivano con l’intossicarli, provocando loro tremori, disturbi alla vista e alla parola, e infine allucinazioni e sintomi psicotici
• MARCH HARE è la lepre marzolina, allude all’eccitazione delle lepri nel loro periodo di calore, che cade appunto in Marzo
• CHESIRE’S CAT tradizionalmente è la femmina felina e aggressiva dagli artigli affilati. Si rifà alla mitologica Sfinge ed è il simbolo dell’Eterno Femminile: la paura del maschio di fronte alla donna
• TWEDDLEDUM & TWEDDLEDEE in inglese vengono anche tradotti come persone o cose quasi uguali
• HUMPTY DUMPTY deriva dalla filastrocca popolare:
Humpty Dumpty set on a wall:
Humpty Dumpty had a great fall.
All the King’s horses and all the King’s men
Couldn’t put Humpty Dumpty in his place again
• CAVALIERE BIANCO si può identificare con Carroll stesso, infatti nel capitolo VIII intitolato It’s my own invention il cavaliere accompagna Alice a regina, cioè alla maturità, e si allontana tristemente
Litteratura.
Oltre agli episodi fantastici di cui sono costellati, i libri di Alice contengono meravigliosi esempi linguistici e logici di non-sense: un uso apparentemente sensato di parole insensate e un uso apparentemente insensato di parole sensate. Benchè il non-sense venga spesso inteso come mancanza di senso, in realtà esso è solo una negazione di senso, e presuppone quindi la sua presenza. Il fraintendimento nasce per lo più dalla difficoltà di traduzione in cui molti giochi di parole si perdono e il risultato è semplicemente insensato o demeziale.
Un esempio è quello del Down Under, in italiano tradotto come “sotto sopra”, in realtà nel mondo anglosassone è un luogo comune per indicare l’emisfero australe. È un mondo capovolto, per via di stagioni ecc. che Carroll usa per rafforzare l’idea del mondo inverso nel quale Alice è caduta; in questo mondo, dove prevale il rovescio della norma, tutto è permesso e le regole sociali, etiche, linguistiche non dovrebbero contare: per questo “Alice” è considerato un romanzo non-sense.
Un altro esempio è dato nel capitolo IX di Alice nel quale la Duchessa sentenzia “bada al senso e suoni baderanno a se stessi”. In apparenza è una frase sensata: “le parole vengono fuori da sole se si ha qualcosa da dire”. Ma in sostanza è un non-sense ottenuto con la storpiatura di due “p” in due “s” nel proverbio inglese:
take care of the pence and the pounds will take care of themselves
“bada ai centesimi e le lire baderanno a se stesse”, che diventa:
take care of the sense and the sounds will take care of themselves
Anche nei casi in cui non ci sono problemi di comprensione, possono comunque essere compresenti aspetti di cui solo una parte si mantiene. Un caso tipico è la parola baule che in italiano si chiama anche cerniera. Carroll sostiene che una cerniera è il risultato del tentativo di pronunciare due parole in immediata sequenza, senza però deciderne l’ordine. È il caso della parola litterature (da litter, spazzatura).
Nel capitolo VI di Specchio un grosso uovo cosmico cadendo scuote la foresta, e dichiara ad Alice:
“I can explain all the poems that ever were invented – and a good many that haven’t been invented just yet”
“posso spiegare tutti i poemi già inventati, e un bel po’ di quelli non ancora inventati”
Così la bambina decide di recitargli la poesia tanto incomprensibile che aveva letto nel libro trovato nella casa-specchio. Si tratta di Jabberwocky (tradotto in italiano come: Giabbervocco, Cianciaroccio, Tartaglione, Ciciarampa, Lanciavicchio, ….) forse il più famoso esempio di non-sense inglese, che riesce perfettamente ad amalgamare tra loro parole comuni e inventate in un’illusione di apparente struttura. La prima strofa è stata ripresa da un componimento giovanile del 1855.
Jabberwocky è il miglior controesempio all’inverso del consiglio della Duchessa, e mostra che non basta badare ai sensi, perché il senso badi a se stesso. Proprio per questo, sarebbe insensato volerne cercare spiegazioni e anche le traduzioni sono a rischio come abbiamo visto, al più si può provare a riprodurre le intenzioni dell’autore e ricostruire il tutto o, alternativamente, farne una parodia.
Era la brilla, e i fanghilosi tavi
Ghiravano e ghimblavano nel biava.
Mensi e procervi erano i borogavi,
e il momico rattio superiava.
-Alma dell’alma, fuggi il lanciavicchio!
E la zannante zanna, e l’arpionante
Arpione; fuggi il giubbio picchio
E il frumido Banderiscone.
In mano prese la spada vorpale:
A lungo il mastinio nemico cercò.
Ripiegò stanco sull’albero tuntunnio:
Riguardò, contemplò, meditò.
E mentre ristava in uffoso pensiero,
Il lanciavicchio con occhi di fuoco
Vifflando scese dal tulgido maniero
Boforinchiando con il fiato roco.
E uno e due: a fondo e a fondo
La lama vorpale snicchiò e snacchiò.
Ucciso il mostro, con il tronco capo
Galompando all’ostello tornò.
Altrettando famosa è la poesia The mouse’s tale, “La storia del topo” del capitolo III del primo libro: Carroll gioca sull’assonanza tra tale e tail (“storia” e “coda”), la poesia ha appunto l’aspetto di una coda. Questo genere di poesia figurata, in cui la struttura visiva richiama il contenuto, si chiama “calligramma”.
Più originale è invece il non-sense grammaticale dei due versi della canzone Turtle Soup “Zuppa di Tartaruga”, del capitolo X di Alice:
who would not give all
else for two p..
..ennyworth only of
Beautiful Soup?
L’andare a capo a metà di una parola, fra l’altro senza neppure rispettare la divisione sillabica, è divenuto usuale nella poesia contemporanea.
Paradosso logico.
Il non-sense logico è un uso apparentemente insensato di parole sensate. Dodgson era professore di logica e ha quindi potuto disseminare nelle sue opere letterarie non-sensi e sottigliezze che spaziano su di essa.
Una vera e propria lezione sui nomi è tenuta dal Cavaliere Bianco che canta la canzone A-sitting On A Gate (sedendo sul cancello), che ha per nome The Aged Aged Man (un vecchio molto vecchio), che ha per nome Haddocks’ Eyes (occhi di merluzzi); vengono così distinti tre livelli: della cosa (semantico), del nome della cosa (sintattico), e del nome del nome (metalinguistico). Come se non bastasse la canzone è chiamata Ways and Means (modi e mezzi): oltre ai nomi esistono anche i soprannomi. In realtà anche A-sitting On A Gate non è altro che un nome, perché la vera canzone la si può solo cantare o ascoltare: il che mostra come tutte le distinzioni siano in realtà stratificazioni interne al linguaggio, e non arrivino mai a toccare il mondo reale.
Per questo la zanzara del capitolo III di Specchio domanda ad Alice:
what’s the use of their having names if they won’t to them?
“a che serve che le cose abbiano un nome, se poi non rispondono a esso?”. E la introduce nel bosco delle cose senza nome, che non sono altro che le cose-in-sé, indipendentemente dall’uomo che le nomina.
Fra tutti i connettivi logici, le particelle che legano tra loro le frasi del discorso, il più sottile è certamente la negazione, e Carroll insiste giustamente su di esso. Ad esempio, quando Alice dice di non ricordare, il Bruco domanda quali cose non ricordi. In un’altra direzione, Humpty Dumpty suggerisce ad Alice di chiedere regali di non-compleanno, che hanno il vantaggio di poter essere dati 364 giorni all’anno.
La combinazione di negazione e disgiunzione permette la formulazione del classico principio del terzo escluso, le cui applicazioni al di fuori della logica suonano come dei non-sense anche quando sono corrette. Per esempio ogni volta che il Cavaliere Bianco canta la sua canzone, agli ascoltatori “o vengono le lacrime agli occhi, o non vengono”.
Oltre ai connettivi, la logica si interessa dei quantificatori, cioè delle parole “tutti”, “qualcuno” e “nessuno”. La tipica fallacia, sulla quale aveva già giocato Omero nell’Odissea, consiste nell’usare la terza parola alla stregua delle prime due, e Carroll la sfrutta sapientemente nell’episodio del Messaggero Anglosassone, nel capitolo VII di Specchio:
White King: “Just look along the road, and tell me if you can see either of them”
Alice: “I see nobody on the road”
White King: I only wish I had such eyes to be able to see Nobody! And at that dustance too! […]”
Alice: “I see somebody now! But he’s coming very slowly!”
White King: “Not at all. He’s an Aglo-Saxon Messenger – and those are Anglo-Saxon attitudes.” […] “Who did you pass on the road?”
Messenger: “Nobody”
White King: “Quite right, this young lady saw him too. So of course Noboby walks slower than you”
Messenger: “I do my best, I’m sure nobody walks much faster than I do!”
White King: “He can’t do that or else he’d have been here first.”
Re Bianco: “Prova a dare un’occhiata sulla strada, e dimmi se vedi uno dei due.”
Alice: “Non c’è nessuno sulla strada”
Re Bianco: “ Vorrei avere la tua vista! Riuscire a vedere Nessuno! E a una distanza simile! E pensare che per me è già tanto difficile vedere qualcuno, con questa luce”
Alice: “Vedo qualcuno adesso! Viene avanti lentamente… e che strani atteggiamenti prende!”
Re Bianco: “Niente affatto. Si tratta di un alfiere Anglosassone e quelli sono atteggiamenti anglosassoni.” […] “Hai incontrato qualcuno per la via?”
Alfiere: “Nessuno”
Re Bianco: “Infatti. Anche questa signorina l’ha visto. Co sì si può dire che Nessuno cammina più piano di te.”
Alfiere: “Faccio del mio meglio. E sono certo che nessuno cammina più in fretta di me.”
Re Bianco: “È impossibile, altrimenti sarebbe arrivato prima”.
Il vero banco di prova della logica è naturalmente la deduzione, e il tipico argomento classico è il sillogismo, che da due premesse deduce una conclusione. Giocando sull’assonanza, Carroll definisce il sillygism (da silly, sciocco) come il procedimento che da due prim misses, solenni sbagli, produce una delusion, cantonata. Alice e Specchio contengono esempi meravigliosi del procedimento, fra i quali:
“Take some more tea”
“I’ve had nothing yet, so I can’t take more.”
“You mean you can’t take less. It’s very easy to take more than nothing”
“The rule is, jam tomorrow and jam yesterday, but never jam today. It’s jam every other day: today isn’t any other day”.
“How old did you say you were?”
“Seven years and six months.”
“Wrong! You never said a word like it!”
“I tought you meant ‘How old are you?’”
“If i’d meant that, I’d have said it”
Altri sillogismi di Carroll si possono trovare al di fuori di Alice, alcuni facili da comprendere, altri più difficili, eccone due esempi:
1. Nessuno che apprezzi veramente Beethoven infrange il silenzio durante l’esecuzione della “Sonata al chiaro di luna”
2. I porcellini d’India sono terribilmente ignoranti in musica
3. Nessuno, che sia terribilmente ignorante in musica, riesce a star zitto durante l’esecuzione della “Sonata al chiaro di luna”
I porcellini d’India non apprezzano mai veramente Beethoven.
1. Gli unici animali di questa casa sono gatti
2. Ogni animale che ami osservare la luna, è adatto a essere un animale domestico
3. Quando detesto un animale, lo evito
4. Nessun animale è carnivoro, a meno che non si aggiri furtivamente di notte
5. Non c’è gatto che non uccida topi
6. Nessun animale si affeziona mai a me, fatta eccezione per quelli che sono in questa casa
7. I canguri non sono adatti a essere degli animali domestici
8. Solo i carnivori uccidono i topi
9. Detesto gli animali che non si affezionano a me
10. Gli animali che si aggirano furtivamente nella notte amano sempre osservare la luna
Evito sempre i canguri.
Specchio delle mie trame.
Essendo Carroll un matematico e logico, nei suoi scritti troviamo spesso riferimenti alle materie che lui insegnava, come la fisica.
Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie iniziano con una interminabile caduta libera nella tana del Coniglio, e la bambina si domanda curiosa se raggiungerà il centro della Terra, o addirittura quegli Antipathies che stanno dall’altra parte. Da un punto di vista puramente dinamico, e ignorando attriti e rotazione (ad esempio, supponendo che il buco colleghi i due poli), Alice cadrebbe con accelerazione decrescente ma velocità crescente fino al centro della Terra, dove raggiungerebbe accelerazione zero, continuando poi a cadere con velocità decrescente fino agli antipodi. Una volta dall’altra parte, poi, riprenderebbe a cadere “all’insù”, con un moto oscillatorio che la farebbe salire e scendere in eterno, come se fosse attaccata a un elastico.
Le avventure di Alice attraverso lo specchio introducono invece un problema di invarianza rispetto alla riflessione speculare. Che questa volta Alice non sia essa stessa invertita, è dimostrato dal fatto che per leggere la poesia Jabberwocky deve a sua volta rifletterla in uno specchio. Da un lato, la cosa è ovvia: un’Alice rivoltata in un mondo rivoltato non si sarebbe accorta di niente. Dall’altro lato, la cosa è impossibile: un’Alice non rivoltata in un mondo rivoltato non avrebbe potuto sopravvivere a lungo.
La più significativa differenza nel mondo speculare è quella dello scambio di destra e di sinistra, a cui allude per esempio la canzone del Cavaliere Bianco: or madly squeeze a right-hand foot/into a left-hand shoe (“la spremuta del piede destro nella scarpa sinistra”). Tale immagine si adatta bene al problema posto da Kant nei Prolegomeni ad ogni metafisica futura, con le seguenti espressioni:
“Che cosa può essere più simile e più uguale in tutte le parti alla mia mano o al mio orecchio che la loro immagine nello specchio? Eppure io non posso porre una mano, quale viene vista nello specchio, al posto del suo originale; poiché se questa era una mano destra, è una sinistra quella nello specchio, e l’immagine dell’orecchio destro è un orecchio sinistro, che giammai può prendere il posto del primo”.
Kant, in questo caso, utilizza il paradosso degli “opposti incongruenti”, cioè di corpi che sono perfettamente uguali l’uno all’altro, benchè non possano essere racchiusi nei medesimi limiti spaziali.
Per mostrare la possibilità di un opposto incongruente, si può prendere per es. una mano. La sua immagine nello specchio è completamente uguale all’originale, tuttavia non può prenderne il posto. L’immagine appare sempre altrettanto lontana dietro la superficie dello specchio quanto l’originale che sta davanti ad essa, e l’immagine (che riteniamo essere) della mano destra è nell’originale sempre una mano sinistra. La superficie che racchiude l’una mano non può essere occupata dall’altra mano; esse non possono coincidere l’una con l’altra. Così il guanto della mano sinistra non può essere usato per la mano destra, né viceversa; infatti questa superficie che delimita lo spazio fisico di un guanto, si giri e si rigiri quest’ultimo come si vuole, non può servire come limite dell’altro guanto.
Allora questa diversità deve essere tale da fondarsi su un principio interno, ma la ragione non trova differenze interne tra le due. Tuttavia i sensi ci insegnano che le differenze sono intrinseche: la mano sinistra non può essere chiusa entro gli stessi limiti di quella destra.
La soluzione kantiana a questo problema sta nel fatto che la necessaria relazione di due oggetti incongruenti con lo spazio dimostra che essi non rappresentano cose in sé o proprietà di cose in sé, ma sono, in primis, intuizioni sensibili, cioè fenomeni. Kant, infatti, ci consegna una concezione soggettiva dello spazio e del tempo come “intuizioni pure” mediante le quali il soggetto recepisce e ad un tempo “ordina” intuitivamente il molteplice sensibile.
Quanto afferma Kant riguardo agli oggetti spazialmente incongruenti trova, in particolare, il proprio fondamento nella “Critica della ragion pura”, dove, nella cosiddetta “esposizione metafisica” l’intuizione pura-spazio è intesa come un “dato a priori”.
In tal ambito il filosofo, infatti, afferma:
1) Lo spazio non è un concetto empirico, proveniente da esperienze esterne. Infatti, affinché certe sensazioni siano riferite a qualcosa fuor di me, e affinché possa rappresentarmele come esterne ed accanto l’una all’altra, e quindi non soltanto come differenti ma come poste in luoghi diversi, deve già esserci a fondamento la rappresentazione di spazio. Conseguentemente l’esperienza esterna è possibile solo in virtù di detta rappresentazione.
2) Lo spazio è una rappresentazione a-priori, necessaria, che sta a fondamento di tutte le intuizioni esterne. Lo spazio va pertanto considerato come la condizione di possibilità dei fenomeni e non come una determinazione da essi dipendente.
3) Lo spazio non è affatto un concetto discorsivo, universale, dei rapporti delle cose in generale, ma un’intuizione pura. In primo luogo, infatti, non si può rappresentare che un unico spazio e, se si parla di molti spazi, non si intendono con ciò che le parti di uno spazio unico e medesimo. Queste parti non possono precedere lo spazio unico, quasi ne fossero gli elementi costitutivi, dalla cui riunione possa nascere l’insieme, ma sono pensate e intuite solo in esso.
Lo spazio è unico, e il molteplice che in esso si trova non poggia che su limitazioni. Ne segue che rispetto allo spazio e a fondamento di tutti i suoi concetti (anche della distinzione tra destra e sinistra) sta un’intuizione a-priori.
Perciò, il paradosso degli opposti incongruenti non è ricavato da un dato empirico, non è espressione della cosa in sé, ma presuppone e si fonda su un’intuizione spaziale, a priori.
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
Lewis Carroll, Alice’s Adventures in Wonderland, Giunti Classics
Lewis Carroll, Through the Looking Glass, Giunti Classics
Lewis Carroll, Alice nel Paese Delle Meraviglie e Attraverso lo Specchio, Einaudi, 1979
Immanuel Kant, Prolegomeni ad ogni futura metafisica, Biblioteca Filosofica Laterza, 2006
Immanuel Kant, Critica della Ragion Pura, UTET, 1967
Immanuel Kant, Prolegomeni ad ogni metafisica futura, Rusconi Libri, 1995
Martina Spiazzi, Marina Tavella, Only Connect…, The Nineteenth Century
http://areeweb.polito.it/didattica/polymath/htmlS/Interventi/Articoli/Alice/Alice.htm