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Filosofia - Freud e la psicoanalisi (in particolare il sogno)
Italiano - Svevo, critica alla psicoanalisi e "La coscienza di Zeno"
Inglese - Il rapporto tra Svevo e Joyce
LICEO SCIENTIFICO “GIORDANO BRUNO” - ALBENGA (SV)
ESAME DI STATO 2015
Alunno: Luca Ingrao
Classe V, sez. A
Anno scolastico 2014-2015
ALDILÀ DELLA SINAPSI
Materie coinvolte
- Scienze
- Filosofia
- Italiano
- Inglese 1
INDICE
- Prefazione pag. 3
- Introduzione pag. 3
- Le malattie neurodegenerative pag. 5
• Descrizione generale delle più note malattie neurodegenerative pag. 5
• Il morbo di Parkinson pag. 5
• La malattia di Huntington pag. 5
• La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) pag. 5
• La demenza frontotemporale pag. 5
• Paralisi sopranucleare progressiva pag. 6
• La demenza da corpi di Lewy pag.6
• La malattia di Creutzfeldt-Jakob (MCJ) pag.6
• L’Alzheimer pag. 6
• Caratteri generali dell’Alzheimer pag. 7
• Il cervello nella malattia di Alzheimer pag. 8
• Placche amiloidi pag. 8
• Grovigli neurofibrillari pag. 8
• Sintomatologia pag.9
• Intervista a una malata di Alzheimer pag. 10
- Cellule staminali pag.12
• Cosa sono pag.12
• In che maniera vengono suddivise pag.12
• Applicazioni pag.14
- Studio del sogno e della mente pag.15
• Tra sogno e cura pag.15
• Freud e la psicoanalisi pag.16
• La psiche pag.17
• La nevrosi pag.18
• La sessualità pag.18
• Complesso di Edipo pag.19
• Complesso di Elettra pag.19
• Il tabù pag.20
• La ricerca della felicità pag.20
• L’etica pag.20
• Il lavoro e la religione pag.21
• Il sogno pag.21
- Svevo e la psicoanalisi pag. 22
- Joyce and Svevo: a literary friendship pag. 24
- Conclusione pag. 25
- Bibliografia pag.26 2
PREFAZIONE è
Tra tutti gli organi, il cervello, dal mio punto di vista, il più affascinante: i nostri sentimenti, i nostri
ricordi, ciò che percepiamo, le nostre azioni e la nostra stessa vita sono indissolubilmente legati ad
esso.
E’ composto da decine di miliardi di cellule (circa il numero di stelle nella nostra galassia), ognuna
delle quali sviluppa in media 10 mila connessioni con le cellule vicine: una rete infinita di
collegamenti che contribuiscono, anche se minimamente, al funzionamento del nostro organismo.
Proprio per la sua complessità, però, risulta particolarmente sensibile e può essere facilmente ma
irreparabilmente danneggiato.
Il mio profondo interesse verso la medicina e in particolare verso la neurologia, mi ha spinto ad
analizzare le nuove tecniche che si stanno sviluppando per rimediare ai danni provocati dalle
malattie neurodegenerative e per rendere ancor più precisa e dettagliata la sintomatologia di tali
patologie.
Numerosi studi testimoniano anche quanto la psiche influisca sul nostro corpo, per questo motivo,
andando oltre la neurologia in sé, ho deciso di concentrarmi anche sulle tecniche psicoanalitiche.
INTRODUZIONE
Studiare il cervello è come percorrere un circolo che si chiude su se stesso: è l’uomo che esamina
l’organo che gli permette di pensare, di ricordare e di sognare. Si comprende allora come l’analisi
delle sue funzioni e della sua anatomia, abbia riscontrato nel corso della storia particolari difficoltà.
Nel mondo greco, filosofi come Aristotele ritenevano ancora che fosse il cuore la sede
dell'intelligenza, e vedevano il cervello come un meccanismo di raffreddamento del sangue.
Democrito ed il suo contemporaneo Platone (429-348 a.d.) credevano invece in una triplice
anima: una era posizionata nella testa e la consideravano responsabile dell’intelletto; un’altra si
trovava nel cuore e determinava la rabbia, la paura, la fierezza ed il coraggio; mentre la terza parte
si trovava nello stomaco, ed era responsabile della libidine, dell'avidità, del desiderio e di tutte le
passioni di basso livello.
La dottrina pneumo-ventricolare, elaborata
dall’ anatomista romano Galeno (secondo la quale il
cervello attraeva lo “pneuma psichico” dagli organi di
senso e poi, spingendolo attraverso i nervi motori,
permetteva il movimento dei muscoli), fu l'unica teoria
sul funzionamento del cervello accettata per tutto il
Medio Evo fino a ben oltre il Rinascimento. La dottrina,
però, non venne universalmente accolta, in particolare
dai primi teologi cristiani.
Successivamente si sviluppò la teoria tri-ventricolare,
grazie anche al notevole apporto culturale derivante dal
contatto dei popoli latini con gli arabi, che consisteva in
un primo tentativo di localizzazione funzionale delle
attività cerebrali.
Le facoltà della mente erano state definite sensi interni (immaginazione, cogitazione e memoria),
per distinguerli dai sensi esterni (vista, udito, gusto e tatto, mentre l’olfatto faceva eccezione in
quanto si pensava che gli odori fossero percepiti direttamente nel cervello).
L’immaginazione veniva considerata come il prodotto generato dal ventricolo anteriore, la capacità
di pensare derivava invece dal ventricolo intermedio, che precedeva il ventricolo posteriore, grazie
al quale si aveva la capacità di memorizzare. 3
Secondo Cartesio (1596 - 1650), invece, tutti i sensi interni venivano raggruppati sotto la capacità
di pensare, possibile grazie alla cosiddetta “res cogitans”, ovvero un’entità non materiale che
interagiva con il resto del corpo (“res extensa”) nella ghiandola pineale.
Sulla spinta del potente influsso cartesiano e del rinnovato clima culturale, i secoli XVIII e il XIX
furono tempo di continui progressi, specialmente nella descrizione clinica dei sintomi e delle
malattie. Agli inizi del 1800 vennero condotte importanti scoperte sul sistema nervoso,
principalmente a opera di Charles Bell e Francois Magendie.
Fino ad allora si era ritenuto che i nervi spinali portassero contemporaneamente informazioni
sensoriali e motorie, Bell invece notò che i nervi che partivano dagli organi di senso arrivavano a
regioni del cervello completamente diverse rispetto agli altri tipi di nervi.
Magendie, a sua volta, descrisse le regioni posteriori del midollo spinale come esclusivamente
sensitive e quelle anteriori come esclusivamente motorie.
Intorno alla fine del 1890 a seguito del perfezionamento del microscopio e allo sviluppo di una
procedura di colorazione che utilizzava un sale cromato d’argento, Santiago Ramon y Canal
formulò l’ipotesi che l’unità funzionale del cervello fosse il neurone.
Parallelamente a queste ricerche, gli studi di Paul Broca consentirono di comprendere che alcune
regioni del cervello fossero responsabili di determinate funzioni.
L’ ipotesi di Broca fu pienamente sostenuta dalle osservazioni condotte da John Hughlings
Jackson che dedusse l’organizzazione della corteccia motoria osservando la progressione delle
convulsioni attraverso il corpo di pazienti epilettici.
Nel 1952, Alan Lloyd Hodgkin e Andrew Huxley presentarono un modello matematico per la
trasmissione dei segnali elettrici nei neuroni, per i potenziali d'azione, e per come essi vengono
avviati e propagati.
Negli anni seguenti sono stati intrapresi moltissimi altri studi che hanno modellizzato la
neurotrasmissione in maniera sempre più precisa.
A partire dal 1966, Eric Kandel e collaboratori hanno esaminato i cambiamenti biochimici nei
neuroni connessi con l'apprendimento e la memoria. 4
LE MALATTIE NEURODEGENERATIVE
Descrizione delle più note malattie neurodegenerative
Le malattie neurodegenerative sono un insieme variegato di malattie del sistema nervoso centrale,
accomunate da un processo cronico e selettivo di morte cellulare dei neuroni. A seconda del tipo di
malattia, il deterioramento neuronale può comportare deficit cognitivi, demenza, alterazioni
motorie, disturbi comportamentali e psicologici.
Tra le più note malattie neurodegenerative troviamo:
• Il morbo di Parkinson: porta alla degenerazione di strutture
appartenenti al sistema nervoso centrale, causando la
diminuzione della quantità disponibile nell’organismo di una
sostanza legata al controllo del movimento, la dopamina.
I sintomi (rigidità e tremore degli arti) nel tempo si manifestano
in maniera sempre più marcata, sino a che il paziente si ritrova
limitato nel compiere azioni semplici quali camminare o parlare.
La malattia di Huntington: è una patologia rara, di tipo ereditario
• nonché degenerativo, ed è particolarmente grave poiché si evidenzia
dopo che il soggetto ha potuto riprodursi. Essa causa movimenti continui
e scoordinati, disturbi
cognitivi e del comportamento il cui esordio avviene intorno ai 40-50
anni. La trasmissione della malattia è caratterizzata dall’ ereditarietà.
Una immagine al microscopio di neuroni spinosi medi (giallo) con
inclusioni nucleari (arancione) che si verificano come parte del pro-
cesso della malattia, la larghezza dell'immagine è di 360 micron.
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA): è una malattia neurodegenerativa progressiva che
• colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i
movimenti della muscolatura volontaria.
La SLA è caratterizzata dal fatto che sia il primo che il secondo
motoneurone vanno incontro a degenerazione e muoiono (essi
conducono rispettivamente il segnale dalla corteccia cerebrale
al midollo spinale e da quest’ultimo e dal tronco encefalico ai
muscoli).
I primi segni della malattia compaiono quando la perdita
progressiva dei motoneuroni supera la capacità di compenso
dei quelli superstiti fino ad arrivare ad una progressiva
perdita di forza muscolare, ma, nella maggior parte dei casi,
con risparmio delle funzioni cognitive, sensoriali,sessuali
e sfinteriali (vescicali ed intestinali).
• La demenza frontotemporale: è caratterizzata dalla perdita di
empatia e da turbe ingravescenti del comportamento sociale e si concretizza come un processo
patologico che provoca danni progressivi ai lobi temporali e/o frontali del cervello.
Si manifesta principalmente tra i 50 e i 60 anni e in una piccola
percentuale di casi è ereditaria. 5
• La paralisi sopranucleare progressiva: comporta atrofia a livello del mesencefalo e di altre
strutture cerebrali tra cui il nucleo subtalamico, il globus pallidus, i nuclei del ponte e la sostanza
nera. La paralisi sopranucleare progressiva è una malattia rara a esordio tardivo con paralisi
sopranucleare dello sguardo, instabilità posturale, rigidità progressiva e demenza moderata.
• La demenza da corpi di Lewy: è il secondo tipo più
comune di demenza progressiva, dopo la malattia di Alzheimer;
essa provoca un progressivo declino delle capacità mentali.
Può anche causare allucinazioni visive, che possono assumere
la forma di colori, persone o animali, spesso, si verificano
anche allucinanzioni più complesse che possono dare
l'illusione di parlare con i propri cari deceduti.Nella demenza a
corpi di Lewy, strutture anomale rotonde chiamate corpi di
Lewy, si sviluppano in regioni del cervello coinvolte nel
pensiero e nel movimento.
• La malattia di Creutzfeldt-Jakob (MCJ): non è ancora nota la causa e colpisce
generalmente persone di età superiore ai 50 anni. I sintomi tipici comprendono una progressione
rapida verso uno stato di demenza, a cui è associato un andamento molto particolare
dell’elettroencefalogramma. Nel tessuto cerebrale, la malattia porta a lesioni accompagnate da
placche amiloidi, ossia accumuli di particolari proteine.
Una forma variante, ancor più rara, è l'epidemia di encefalopatia spongiforme bovina, la cosid-
detta malattia della "mucca pazza”.
• L’ Alzheimer: è una tra le più conosciute malattie neurodegenerative e ad essa riserveremo
particolare attenzione nel paragrafo successivo. 6
Caratteri generali dell’Alzheimer
Un ragazzo di 20 anni ne possiede circa 176 mila chilometri, stipati tra encefalo e midollo spinale:
è la sostanza bianca, l'insieme di fasci e fibre nervose che mettono in connessione le centinaia di
miliardi di neuroni presenti nel nostro cervello. Questo imponente "groviglio", responsabile del
è
passaggio di informazioni tra le varie aree cerebrali tra i bersagli privilegiati di alcune patologie
degenerative come l'Alzheimer, che distruggono progressivamente le cellule cerebrali provocando
la perdita della memoria e di molte altre funzioni cognitive.
è
L'Alzheimer, la forma più comune di demenza degenerativa progressivamente invalidante con