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Afferrare una stella, tesina
Afferrare una stella, tesina
Italiano - Il fanciullino di G. Pascoli
Pedagogia - La funzione della narrazione
Filosofia - Le tre metamorfosi di F. Nietzsche
Psicologia - La eotenia psichica
Sociologia - I Bamboccioni
Musica - "L'isola che non c'è", E. Bennato
l’episodio che Peter non
potrà mai dimenticare,
forse perchè rappresenta
la sua vittoria sugli
adulti. Uncino sembra
essere la proiezione di Mr
Darling: entrambi sono
adulti ma infantili nel loro
comportamento, riescono
a ottenere ubbidienza da
chi li circonda solo con il
terrore, non sapendosi
guadagnare il loro
rispetto, a volte anche
risultando buffi.
Capitan Uncino : Maledetto Peter Pan! Ah, se solo riuscissi a scovare la sua
lurida tana! Ma dove sta? Eh? La laguna delle sirene? No, l'abbiamo frugata
tutta, anche il covo dei cannibali. Ah, qui! No, no... Questo è territorio
indiano... Aspetta... I pellerossa conoscono l'isola meglio che di me, e del
mio vascello... Ah! Ho trovato!
Spugna : Buondì, capitano!
Capitan Uncino : Ci siamo! Giglio Tigrato!
Spugna : Gi-Gi-Giglio Tigrato, capitano?
Capitan Uncino : La figlia del gran capo indiano! Lei saprà dov'è Peter...
Spugna : Ma - Ma - Ma - Ma acconsentirà a dircelo?
Capitan Uncino : Oh, a noi non mancano i mezzi di persuasione... Lasciami
pensare... L'olio bollente... La pece... Il solletico!
Le avventure di Peter Pan
Luske H., (Peter Pan), USA, 1953
Il messaggio che Barrie vuole trasmettere ai suoi lettori è quindi quello
dell’importanza del conservare una piccola parte infantile di sè, anche
nell’ineluttabilità della crescita. 4
Pascoli: il fanciullino
« Non smettete mai di sognare, solo chi sogna può volare! »
Sebbene il ritorno all'innocenza sia considerato un mito, per di più dannoso,
molti poeti, tra cui Pascoli, hanno identificato il periodo dell’infanzia con
l'autenticità umana.
Pascoli (1855 – 1912) era convinto della presenza di un “fanciullino”
nascosto nell’animo di ogni uomo, la cui voce, durante la fanciullezza, è
unita alla nostra. In età adulta la vita in società ne soffoca il suono; perciò il
momento veramente poetico è quello dell’infanzia. Di fatto il fanciullo vede
tutto per la prima volta, con meraviglia; scopre la poesia che c’è nelle cose,
queste stesse gli rivelano il loro sorriso, le loro lacrime. Il poeta non ha
bisogno di creare nulla di nuovo, deve solamente scoprire quello che c'è in
natura: si può quindi parlare di un carattere intuitivo della poesia. Pascoli
“Il fanciullino”.
esprime la sua poetica in un suo scritto intitolato
Possiamo già notare come la poetica dell’autore rifletta le caratteristiche del
periodo infantile: l’apprendimento tramite intuizione, con cui tutti i bambini
conoscono e giudicano, la meraviglia di fronte a tutto ciò che si vede per la
prima volta, l’utilizzo di simboli, la capacità di vedere solo in modo positivo
tutto quello che capita, con occhi ciechi di fronte alle oscurità. Anche il
continuo riferimento a immagini o onomatopee riconduce al mondo
dell’infanzia: tutti i bambini disegnano e amano riprodurre suoni per
giocare.
Gli eventi tragici della vita del Pascoli condizionarono, oltre che la vita
stessa, anche la sua poesia, creando vari simboli. Nel ’67 accade l’episodio
che lo segnò indelebilmente: il padre venne assassinato mentre ritornava a
casa. Non si seppe mai chi fu il colpevole, ma il poeta lo individua
nell’amministratore che successe al padre nell’attività lavorativa. Questa
precoce esperienza di dolore rimane una ferita non chiusa, che segna il
crollo di un mondo sereno d’innocenza, cui d’ora in poi il poeta aspirerà con
fortissima nostalgia. La successiva morte della madre, farà dichiarare a
Pascoli il nucleo familiare definitivamente crollato. Si focalizza così il motivo
per cui il carattere dominante della poesia dell’autore sia costituito
dall’evasione della realtà per rifugiarsi nel mondo rassicurante dell’infanzia,
in cui ci si sente protetti da una realtà che non si capisce e si teme.
La poesia Pascoliana è espressa con un linguaggio fondato sull’analogia e
sul simbolo. La funzione del simbolo è quella di far comprendere il senso
riposto nella realtà per mezzo di collegamenti fra oggetti diversi, attraverso
l’associazione di colori, profumi e suoni di cui si può percepire la misteriosa
affinità. La scelta delle parole non procede in base al loro significato
5
concreto ed oggettivo, ma per le
suggestioni che sono in grado di
evocare.
« La mamma è per me il nido del
cuor | Colei che ogn'or ti sa ben
guidar | La giusta via ti sa indicar »
Le avventure di Peter Pan
Luske H., (Peter Pan), USA, 1953
Dagli questi eventi negativi si
genera il simbolo più ricorrente,
attorno al quale ruotano tutti gli
altri: quello del “nido”. Il nido rappresenta proprio la famiglia, che preserva
dalla vita violenta e difficile da affrontare, unico luogo in cui si può trovare
tranquillità e serenità.
Per Pascoli tutto ciò che è al di fuori
del nido è guardato con diffidenza,
come una possibile minaccia: un
esempio è l'amore, tema
completamente inesistente nella
poesia dell’autore. Anche nel
cartone tale componente è
praticamente assente: quando Peter
incontra per la prima volta Wendy
lei vorrebbe addirittura dargli un
bacio per la felicità che prova nel
vederlo, ma lui non ha idea di che
cosa sia un bacio. Inoltre non emerge direttamente, ma è chiaro che Wendy,
Trilli e Giglio Tigrato mirino a qualcosa di più della sua amicizia, anche se il
bambino non riesce a comprenderlo assolutamente: tutto quello che lui
desidera è solamente una madre. La sua immaturità non gli permette di
capire quali siano i reali desideri di queste tre figure femminili.
Riformare il nido originario con le due sorelle, per ritrovare la tanto
desiderata pace, è ora il più grande desiderio di Pascoli. Altri simboli intorno
a cui l’autore circoscrive la sua poesia sono quelli delle campane, degli
uccelli, dei fiori, della nebbia. Questi hanno, in contesti diversi, una doppia
valenza simbolica, positiva e negativa: il suono e l’immagine delle campane
ci riporta nell’atmosfera dell’infanzia, ma sono anche il simbolo di morte. Gli
uccelli ricordano il nido, ma alcuni di essi sono simbolo di pericolo. Ad
“Il cuculo”,
esempio, ne il poeta rappresenta l’assassino del padre con
l’omonimo uccello, animale che non crea da sè il proprio nido, ma che occupa
quello degli altri. Così anche i fiori, simbolo solitamente lieto, mettono in
scena il funebre ornamento dei morti. La nebbia invece, riferita al
microcosmo che avvolge, è simbolo di rifugio e protezione, mentre, riferita a
ciò che nasconde, è simbolo del mistero della vita, fonte di timore e di
angoscia. 6
Il linguaggio utilizzato da Pascoli è completamente nuovo: le parole
riproducono suoni, attraverso l’uso di onomatopee, le immagini che evocano
sentimenti. Possiamo definirlo un linguaggio emotivo, che risponde
perfettamente alla sua visione della vita.
Pascoli può quindi essere assimilato a Barrie nella misura in cui entrambi
credevano nella presenza di uno spirito che non invecchiasse mai, proprio di
tutti gli uomini. Il Peter Pan di Barrie sembra però l’opposto del fanciullino:
quest’ultimo occupa in silenzio il suo piccolo angolo di anima, ricordando con
intensità le esperienze vissute, mentre Peter Pan è sempre in movimento e
quasi non ha memoria del passato.
In conclusione...
« Per la poesia la giovinezza non basta: la fanciullezza ci vuole! »
Il fanciullino,
Pascoli G., Milano, 1992, p. 8
La funzione della narrazione
Il bambino per crescere ha bisogno della magia delle fiabe perchè queste
fanno sì che egli faccia lavorare la propria fantasia e decida come
interiorizzare quanto viene rivelato dalla storia narrata circa la vita umana.
In quanto le favole hanno un tipo di svolgimento che si conforma al modo in
cui il fanciullo pensa e percepisce il mondo, le due visioni concordano
perfettamente.
A soli tre anni un bambino è alle prese con il problema dell'identità
personale e le fiabe lo aiutano a rispondere a questi pressanti interrogativi.
Queste risposte sono più fantastiche che veritiere, ma per i bambini il più
delle volte le spiegazioni reali sono incomprensibili e li conducono ad uno
sconforto emotivo. Solo le spiegazioni al loro livello di comprensione
riescono effettivamente a convincerlo.
Ad esempio, se gli è stato insegnato da una fiaba che un personaggio da
cattivo diventa buono per magia, può pensare che anche nella realtà tutto
ciò sia possibile: un compagno che gli fa paura può diventare un amico
fedele. Credere nella “verità” della fiaba gli dà il coraggio di non ritrarsi
intimorito di fronte agli ostacoli reali.
I bambini usano la loro immaginazione e fanno giochi di fantasia dove
pretendono di essere protagonisti in un mondo creato da loro.
L’immaginazione è un potente mezzo nello sviluppo di una giovane mente
perchè li incoraggia a risolvere i problemi da soli: la fantasia incoraggia il
pensiero creativo, con cui un bambino impara gli schemi per risolvere
problemi che gli serviranno quando crescerà. 7
In un mondo di fantasia i bambini imparano ad affrontare le loro paure,
possono combattere i loro terrori immaginari e dominare questo mondo. Non
c’è mostro sotto il letto che sia troppo grande o cattivo o forte, perchè dopo
tutto loro hanno una spada magica che può tagliargli la testa.
I genitori solitamente dicono ai loro bambini che non c’è nulla di cui aver
paura, ma quello che dovrebbero fare è dar loro gli strumenti immaginari di
cui hanno bisogno per affrontare queste paure. Per un bambino piccolo,
queste paure sono davvero reali e non devono essere prese alla leggera.
L’importanza della fantasia nel gioco del periodo infantile è tanto più
evidente se consideriamo che molte invenzioni nascono nella mente dei
bambini. Se si soffoca la capacità del fanciullo di fingere e immaginare, si
può bloccare la strada per qualcosa di meraviglioso nel futuro del bambino.
La fantasia fornisce gli strumenti per “dipingere un quadro” dei suoi sogni e
delle sue aspirazioni. La vita non è bianca o nera e la fantasia fornisce al
bambino i colori di cui ha bisogno per dipingere una bella vita.
Nietzsche: solo con la purezza del fanciullo è possibile un
nuovo inizio
« Nel momento stesso in cui dubitate di poter volare, cessate
anche di essere in grado di farlo »
Molti sono i filosofi che hanno
accordato al gioco e al “restare
bambino”, per un motivo o per
l’altro, un privilegio ed un ruolo
particolare all’interno della vita
dell’uomo, rendendolo pertanto un
tema possibile e degno della
riflessione filosofica.
Affascinante e sconcertante, la
figura di Nietzsche ci colpisce per
una radicale complessità, che non
può essere condotta ad una
semplice posizione intellettuale,
perchè drammaticamente coinvolge la sua stessa vita.
Nato a Röcken, in Sassonia, il 15 ottobre 1844 nella famiglia di un pastore
luterano, a soli cinque anni vive l'esperienza della perdita del padre,
sperimentando la mancanza della figura paterna nella fase più delicata della
formazione della sua personalità. Tale vuoto non può certo essere colmato
con l'educazione tutta “al femminile” di cui si occupano la madre e la sorella
che gli saranno sempre, spesso ossessivamente, vicine per tutta la vita.
Compie gli studi classici a Bonn, dimostrandosi un allievo brillante e
sensibilissimo, e poi a Lipsia, finchè nel 1869 è nominato professore di
filologia classica a Basilea. 8
Oltre alla sua scrittura ambigua, seducente e mistificatrice, si può notare
che il tema del gioco è presente nei suoi scritti a partire da quelli del periodo
giovanile, fino alle opere più mature.
Nietzsche riprende la metafora del “bambino che gioca” da Eraclito,
paragonando il corso del mondo al gioco del fanciullo cosmico Zeus. È
importante notare che in questa metafora sono già rintracciabili le idee di
libertà, di innocenza e di casualità che egli tenta di imprimere al divenire del
mondo nella sua opera di distruzione della divisione tra un mondo vero ed
un mondo apparente, di un ordine morale immanente alle cose del mondo, di
ogni pretesa di finalismo nella natura. Possiamo dunque riconoscere in
questa metafora del “fanciullo che gioca” il primo nucleo di quell’innocenza
del divenire che verrà poi ripresa dal fanciullo dello Zarathustra.