Daniel Strippoli
Autore
 foto di Jack Black con Iphone

Era solo questione di tempo, ma prima o poi le nuove tecnologie e gli smartphone erano destinati a far parte delle tracce della maturità. Ed è accaduto quest’anno, nella prima prova che i ragazzi hanno affrontato la settimana scorsa. iphoneItalia ha analizzato per noi questa importante novità nel panorama scolastico italiano.

Anche se non è la prima volta che la tecnologia irrompe nella prova inaugurale della Maturità, gli smartphone non erano stati mai menzionati esplicitamente nelle tracce scelte dal Miur. Segno che i dispositivi mobile sono ormai una parte indispensabile della vita personale, lavorativa e scolastica di milioni di italiani.

Il titolo della traccia sarà già noto a tanti studenti che hanno afforntato la prima prova dell’esame: “Lo sviluppo scientifico e tecnologico dell'elettronica e dell'informatica ha trasformato il mondo della comunicazione, che oggi è domninato dalla connettività. Questi rapidi e profondi mutamenti offrono vaste opportunità ma suscitano anche riflessioni critiche”.

Il titolo era poi accompagnato da due testi, uno scritto da Maurizio Ferraris e l’altro da Daniele Marini. Entrambi i testi fanno esplicito riferimento ai dispositivi mobile, visto che si intitolano rispettivamente “Dove sei? Ontologia del telefonino” e “Con smartphone e social è amore (ma dopo i 60 anni)”.

Gli studenti dovevano quindi affrontare la traccia come saggio breve o come articolo di giornale (magari tra qualche anno si parlerà di “articolo per blog”…), parlando di come le nuove tecnologie, le nuove possiblità di comunicazione social e gli smartphone hanno cambiato la vita di tutti noi.

Emblematica è una frase di Ferraris, che ci parla di una vecchia abitudine ormai finita nel dimenticatoio: “Con il telefonino è defunta una frase come “pronto, casa Heidegger, posso parlare con Martin?”. No, il messaggio raggiunge – tranne spiacevoli incidenti – lui, proprio lui; e lui, d’altra parte può essere da qualunque parte […]. Reciprocamente, l’isolamento ontologico inizia nel momento in cui scopriamo che “non c’è campo” e incominciamo a cercarlo affannosamente. Ci sentiamo soli, ma fino a non molti anni fa era sempre così, perché eravamo sempre senza campo, e non è solo questione di parlare”.

Come dare torto a questa verità emblematica? Provate ad uscire un giorno senza iPhone in tasca. Come vi sentireste? Probabilmente persi, isolati dal mondo, senza possibilità di comunicare. Eppure la gente è lì che passeggia, i negozi sono aperti, gli amici sono a casa e possiamo ancora “citofonare” per chiedere di uscire. Ed invece no, senza telefonino siamo ormai incapaci di relazionarci come si faceva anni fa, persi ormai tra social network, Whatsapp e disponibilità immediata di tutti i nostri amici.

E di questo ne è consapevole anche Daniele Marini, che nel suo articolo per La Stampa del 9 febbraio scorso scrive: “L’uso del cellulare anche quando si è tavola con ospiti o in famiglia. Conversare ad alta voce al telefono quando si è in luoghi pubblici, sul treno o in metropolitana. Inviare messaggi o telefonare (magari senza vivavoce), anche se si è alla guida. L’elenco potrebbe continuare e con episodi più o meno sgradevoli che giungono alla maleducazione. Così la sfera del lavoro si confonde con quella della vita familiare, perché possiamo essere reperibili da mail e messaggi anche nel weekend o durante le ferie.

L’ambito lavorativo, a sua volta, si può confondere con quello delle relazioni personali grazie ai social network. Tutto ciò indica come gli spazi della nostra vita siano permeati dalla dimensione della comunicazione e dall’utilizzo delle nuove tecnologie”.

Anche qui siamo di fronte a verità difficilmente contestabili. Il sabato sera, davanti ad una pizza con gli amici, si pensa più ad utilizzare l’iPhone e qualsiasi altro smartphone, piuttosto che parlare a voce con chi sta vicino. Si preferisce condividere la foto della Capricciosa su Instagram o leggere la bacheca di Facebook per scoprire cosa sta facendo l’amico che non è uscito con noi.

Smartphone e tecnolgie in generale hanno migliorato la nostra vita, ma come ogni cosa bisogna saperla usare in maniera giusta e senza diventarne succubi. Il rischio è quello di perdere il contatto con la realtà, e rimanere rinchiusi in un mondo virtuale che porterà questa società ad essere sempre più “permeabile” e “liquida”. Separare la vita di relazioni reali da quelle nate dagli strumenti digitali è una delle sfide più interessanti e importanti che la Rete deve affrontare nel prossimo futuro.

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