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Ecco gli argomenti per il liceo delle scienze sociali: Marx, Toqville e la mobilità sociale.
Ecco la traccia della seconda prova di Scienze sociali per la maturità 2014 del liceo delle Scienze sociali.
Pag. 2/3 Sessione ordinaria 2014
Seconda prova scritta
Ministero dell’Istruzione, dell’ Università e della Ricerca
SCS1 - ESAME DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE
CORSI SPERIMENTALI
Tema di: SCIENZE SOCIALI
III
«Nel dibattito pubblico attuale c’è una parola che ricorre in modo sistematico: visibilità. Non c’è riunione
di azienda, pubblica o privata, non c’è riunione all’università o negli organismi sociali in cui non ci si
preoccupi di rendere visibile l’azione esercitata o che non ci si dimostri consapevoli della necessità di
rendersi visibili per attirare l’attenzione. Non c’è partito politico o dirigente che non se ne prenda cura
con puntiglio e continuità. L’insieme delle pratiche sociali si confronta attualmente con le regole, o
piuttosto, con le esigenze, spesso paradossali, della mediatizzazione permanente. Nelle società
occidentali del XIX secolo l’intimo doveva essere taciuto. In queste stesse società, un rovesciamento dei
valori induce oggi ad abbandonarsi a un’esibizione dell’intimo per poter esistere. Nella nostra società
l’invisibile vuole dire insignificante e oltre l’inesistente. […] Il visibile e l’immagine fanno indietreggiare
l’invisibile, che da quel momento è screditato, ritenuto inutile.»
Nicole A e Claudine H , Essere visibili per esistere: l’ingiunzione alla visibilità, in
UBERT AROCHE
N. A e Cl. H (a cura di), FARSI VEDERE. La tirannia della visibilità
UBERT AROCHE
nella società di oggi, Giunti Editore, Firenze-Milano 2013
Esponi le tue riflessioni sul testo sopra riportato e rispondi alle seguenti domande:
- come e perché l’esigenza di visibilità ha assunto nella nostra società un’importanza fondamentale?
- si può parlare di una domanda di legittimità e/o di riconoscimento?
- è solo negativa l’esigenza di visibilità?
- al cartesiano “Penso, dunque sono” si è sostituito un “Mi vedono, dunque sono”?
IV
«La giovinezza non è più una condizione anagrafica, è una categoria dello spirito: i figli diminuiscono,
ma i vecchietti che vogliono mantenersi giovani crescono. Essere giovani è costoso (fin da bambini
ormai): però mantenersi giovani lo è ancora di più. È scoccata l’ora della desublimazione: l’ultima
frontiera del freudismo alla rovescia. Essere giovani significa poter godere sessualmente, in qualsiasi
forma: senza cura per la generazione e senza fatica dell’uso di parole. Essere se stessi, come si dice,
senza orpelli ideologici. Un piccolo passo per un adolescente, ma, come si dice, un grande balzo per
l’umanità. Sulla soglia di questa regressione, per «rimanere giovani» a loro volta, si affollano
pateticamente gli adulti (anche quelli apparentemente più pensosi). L’ultimo atto (prima
dell’abbandono dell’uomo senza età al mito dell’orda primitiva) è l’incorporazione del concepimento
fra le variabili del desiderio di godimento (a certe condizioni «si rimane giovani» e ci si sente
«adolescenti onnipotenti», anche «facendo» un figlio; e persino facendoselo fare). Quando si dice non
farsi mancare niente, pur di realizzarsi pienamente. L’estrapolazione della giovinezza dalla
transitorietà della sequenza della storia individuale si è saldata con la sua sovrapposizione all’idealità
dell’umano emancipato, liberato, felice e signore di sé. […] Nell’adolescenza prolungata, la deriva
verso il narcisismo sistemico si cronicizza socialmente.»
Pierangelo S , Contro gli idoli del postmoderno, Lindau, Torino 2011