Serena Rosticci
di Serena Rosticci
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foto di riforma maturità studenti ed ex ministri

Va bene rinnovare la maturità, ma senza esagerare. La maggior parte dei maturandi ha le idee ben chiare al riguardo e tra le poche cose che cambierebbe ci sono la composizione della commissione d’esame che circa 3 su 5 vorrebbero tutta interna, le prove che invece un altro 74% vorrebbe focalizzare più sulle materie di indirizzo e il peso da dare al curriculum scolastico.

Così gli studenti si dimostrano molto più moderati di alcuni ex ministri dell’Istruzione come Francesco Profumo (2011 – 2013) e Maria Chiara Carrozza (2013 – 2014), che invece qualche bella modifica all’esame di Stato l’avrebbero apportata eccome. Ne hanno parlato con Skuola.net che allo stesso tempo ha raccolto in una web survey il parere di circa 1000 maturandi circa una ipotetica riforma della maturità.

LA COMMISSIONE D'ESAME - È sul terreno dei commissari esterni che assistiamo al primo scontro generazionale. Se la maggior parte dei maturandi, infatti, vorrebbe una più comoda commissione interna o comunque composta per la maggior parte da interni (20%), gli ex ministri sono del parere opposto. Maria Chiara Carrozza, per l’esattezza, afferma che, pur avendo la commissione esterna un costo notevole e stimato intorno ai 150 milioni di euro, non si possa comunque “Risparmiare sulla pelle dei ragazzi. Vorrei che a valutarli siano solo commissari esterni”. Anche Francesco Profumo è del suo stesso parere: “Credo che le cose debbano essere fatte in modo corretto e dopo aver definito gli obiettivi. Essendo quello che vorrei un esame nazionale che potrebbe diventare un elemento di valutazione ai fini del test di ingresso, io credo che debbano rimanere i commissari esterni”.

L’ESAME DI MATURITÀ E I TEST D’INGRESSO - La natura dell’esame di Stato è invece uno degli aspetti che i maturandi non toccherebbero per niente. Per 1 su 2 deve rimanere come è oggi, ben separato dalle prove di ammissione come vorrebbe pure l’ex ministro Carrozza, ma con qualche novità in più: “Penserei a una prova il più standardizzata possibile a livello nazionale, in modo da poter confrontare le valutazioni e usarle anche come titolo di ammissione all’università anche all’estero, ma manterrei comunque separati maturità e test d’ingresso. L’esame non deve essere un marchio per l’ammissione universitaria”. Non è dello stesso parere Profumo: “Penso all’esame di maturità come a una preselezione per l’università. Bisognerebbe farlo convergere con i test d’ingresso in modo che gli studenti abbiano un unico canale e le università possano così anticipare i test di selezione. Comprenderebbe delle parti specializzate in base al corso di studi che i ragazzi vogliono intraprendere, com’è in molti paesi. Sarebbero loro a indicare percorso post esame e materie in cui vogliono essere valutati”.

L’ESAME DI MATURITÀ E IL MONDO DEL LAVORO - Un esame di Stato quello dell’ex ministro Profumo che però non guarda solo all’università, ma anche al mondo del lavoro: “Può essere un elemento che le aziende possono valutare nel momento in cui avviano il processo di selezione”.

IL VOTO DELL'ESAME DI STATO - Ed è di nuovo l’ex ministro del Governo Monti colui che andrebbe più d’accordo con quel maturando su 2 che aumenterebbe il peso del percorso di studi, e quindi il valore dei crediti scolastici ai fini del voto d’esame. Per Profumo l’esito finale non dovrebbe infatti tener conto esclusivamente dei risultati dell’esame, ma essere una sintesi del “Curriculum scolastico degli studenti, dell’esito del test che chiude il percorso delle superiori e delle risposte degli studenti per l’ammissione universitaria. Non sarebbe un voto che tiene conto solo della prova, ma degli ultimi anni dello studente”. Non manca comunque 1 maturando su 3 che invece vorrebbe dare esclusivamente peso all’esito dell’esame. Magari a lui farebbe piacere sapere che la Carrozza vorrebbe: “Una valutazione nazionale per confrontare gli esiti delle diverse scuole. A oggi il voto non è attendibile, bisognerebbe semplificare l’esame”.

LE TIPOLOGIE DELLA PRIMA PROVA - Ma tornando sui sogni di quei ragazzi che con la maturità ci dovranno fare i conti tra qualche giorno, sono parecchi gli aspetti sui quali loro non preferirebbero tentare la strada nuova. Per esempio, 1 su 3 lascerebbe le tipologie tra cui scegliere quella da affrontare in prima prova così come sono, nonostante le nuove forme di scrittura web che sempre più si affacciano prepotenti nella loro vita. Proprio a guardare queste ultime con più simpatia è comunque un altro 17% di maturandi che aggiungerebbe in prima prova la scrittura di un racconto in stile Wattpad, e un ulteriore 1 su 10 a cui invece piacerebbe fare i conti con la stesura di un articolo pubblicitario. Se fosse in suo potere, l’ex ministro Carrozza cambierebbe le cose: “È importante aggiornare i programmi rendendoli più attuali – ci spiega – Mi piacerebbe se in questa maturità uscisse di nuovo un autore contemporaneo come Magris oppure una traccia che parli della fantascienza come anticipatrice dei problemi del nostro tempo”.

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TERZA PROVA, TESINA E MODALITÀ DI SOMMINISTRAZIONE DEGLI SCRITTI - I sogni dei maturandi si confermano comunque essere ben orientati alla loro comodità e pigrizia: la terza prova? Da abolire per circa il 73%, mentre la tesina sarebbe da conservare per un altro 63%. Nessuna novità per loro nemmeno in termini di somministrazione delle prove. Seppure abbiamo a che fare con una generazione che vive costantemente connessa e che non riuscirebbe a stare a lungo senza pc e smartphone, per il 66% gli scritti devono continuare a svolgersi con carta e penna, solo per circa 1 su 3 si dovrebbe passare al computer.

L’ETÀ CON CUI SI ARRIVA ALL’ESAME - Un punto sui quali i ragazzi non si sono pronunciati è stato quello dell’età con cui arrivano ad affrontare la maturità. A farlo ci hanno comunque pensato i due ex ministri esprimendo opinioni più o meno simili: “Cercherei di uscire a 18 anni dalla scuola superiore – afferma la Carrozza - un anno prima rispetto a oggi”. Più complesso il punto di vista di Profumo: “Il tema complicato è quello dell’onda che viene a determinarsi nel momento in cui il numero dei diplomati raddoppia. Io credo che bisognerebbe fare un progetto e verificarne la fattibilità. Certo avere un anno in più rispetto ai diplomati degli altri paesi si sconta anche in termini di risorse: i ragazzi iniziano a lavorare più tardi ed è sicuramente un handicap”.

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