
“Se c’era una cosa che avevo imparato in cinque anni di scuola era che non bisogna mai fidarsi di un professore”, dice Luca Molinari durante il colloquio orale della Maturità, nella scena finale di “Notte prima degli esami”. Fuori dalla finzione, però, la realtà è ben diversa.
L’obiettivo dell’orale della Maturità, infatti, non è mettere in difficoltà i ragazzi, ma garantire una valutazione che vada oltre la pura conoscenza: si cerca di capire come il candidato ragiona, come gestisce l’incertezza e, soprattutto, come sa collegare le competenze che ha acquisito.
Il racconto del presidente di commissione
Non con il sotterfugio - come tenta di fare il prof. Martinelli nell’iconica scena finale della pellicola di Fausto Brizzi -, ma con disponibilità, serietà e con lo stesso impegno profuso dietro la cattedra. Perché l’esame di Stato è un banco di prova, ma non solo per gli studenti. Dietro le quinte, c’è chi deve fare i conti con una serie di decisioni che vanno oltre la semplice valutazione: il Presidente di Commissione.
Docenti come Cristina Costarelli, Presidente dell'Associazione Nazionale dei Presidi del Lazio, che da anni vive l’esame di Maturità dall'altro lato della cattedra. A lei, il portale Skuola.net ha chiesto di svelare le dinamiche che regolano il lavoro delle commissioni d’esame. Un delicato gioco di equilibrio e discrezione, sempre con l’obiettivo di garantire una valutazione giusta, che rifletta realmente il percorso di crescita di ogni ragazzo.
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L'orale di oggi e l'orale da film "Notte Prima degli Esami": più difficile quello di oggi o quello di ieri?
“Come sempre è difficile dire se è più difficile adesso o prima. Sicuramente l’esame di oggi ha un aspetto più completo, e quindi più complesso, che è quello del sapersi ‘muovere’ tra le discipline. Cosa che nell'orale di 20-30 anni fa non c'era perché si portavano all'orale due materie e su quelle si veniva interrogati separatamente.
L’orale di oggi, nella sua completezza, richiede competenze più ampie e una visione generale. Basta considerare anche solo un dato quantitativo: nel precedente formato d’esame, lo studio approfondito all’orale riguardava due materie. Oggi, invece, si arriva ad affrontare almeno sei discipline, tante quanti sono i commissari - se non addirittura sette o otto -, dal momento che alcuni docenti possono interrogare su più ambiti, come storia e filosofia, italiano e latino, e così via a seconda delle specificità del consiglio di classe.
L’esame di adesso ha uno sguardo più ampio e quindi si può anche dire più complesso, poi è chiaro che dipende tutto dal ‘come’: se una volta si voleva mettere in difficoltà, lo si poteva fare, come oggi si può fare un esame più tranquillo.
Tutto dipende anche dalla disponibilità dei docenti che, in generale - oggi come in passato, anche se spesso ce ne dimentichiamo - non hanno l’intenzione di mettere in difficoltà gli studenti. Le domande servono piuttosto a verificare se siano stati raggiunti gli obiettivi formativi e le competenze richieste”.
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Sappiamo che ci sono delle griglie di valutazione nazionale per le prove scritte e l'orale, eppure il metro di giudizio sembra essere molto differente tra Nord e Sud del Paese: perché accade questo?
“Quando si parla di griglie di valutazione, è necessario fare una riflessione più ampia sul significato stesso della valutazione. La valutazione non è mai del tutto oggettiva: per definizione, contiene sempre una componente soggettiva. L’oggettività si applica alla misurazione, ma non alla valutazione, soprattutto nel caso delle prove d’esame, che non sono misurabili in senso stretto, bensì soggette a interpretazione e giudizio.
Quindi le griglie sono un sistema di riferimento, dentro il quale i commissari hanno comunque uno spazio di movimento. Anche tra la tipologia di prove cambia l'approccio, perché la prova di italiano chiaramente apre ad un ambito di maggiore di soggettività rispetto alla prova di matematica, dove c'è un risultato da conseguire, i margini sono sono più limitati, e quindi i commissari si muovono in base alla tipologia di prova.
È chiaro che si cerca di essere il più oggettivi possibile, poi c'è anche quella dimensione di soggettività per cui è chiaro che si sposta il tipo di valutazione sulla base della disposizione del commissario”.
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Rispetto alla sua esperienza, scontri fra commissari interni ed esterni per la valutazione di questo o quello studente sono frequenti o rari?
“Gli scontri possono succedere, ma sono rari. Più spesso si aprono delle discussioni o dibattiti che consistono in dei semplici scambi di opinione. Nella maggior parte dei casi, la situazione è molto serena, perché di base c’è sempre una certa ‘disponibilità dialettica’ da parte dei docenti. Non ho episodi particolari da raccontare perché ho sempre vissuto esami sereni e da presidente ho sempre cercato di riportare quiete nelle situazioni.
Un episodio di qualche anno fa, però, mi è rimasto impresso, ma voglio precisare che non si è trattato di uno scontro, bensì di una situazione particolare. Si trattava di un ragazzo brillante, che aveva ottenuto il massimo dei crediti e dei voti nelle prove. Durante l’orale aveva presentato un esame molto completo, ragionato e maturo. Tuttavia, commise un errore su una sola domanda riguardante le placche tettoniche, ed è proprio questo dettaglio che mi è rimasto impresso, insieme alla reazione della professoressa di scienze.
Nel momento in cui dovevamo assegnare il voto finale, la maggioranza di noi era d’accordo nel dare al ragazzo un 20. La professoressa di scienze, però, ci tenne a soffermarsi per diversi minuti sull'errore riguardo le placche tettoniche, che per lei era un errore grave. Così, l'abbiamo ascoltata attentamente. Poi, ovviamente, abbiamo proceduto con la votazione e, alla fine, gli abbiamo dato il massimo dei voti, perché quel ragazzo, pur avendo commesso un piccolo errore, meritava assolutamente la lode. Alla fine, perdere anche un solo voto avrebbe significato pregiudicare la lode, che era assolutamente meritata”.
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Il presidente di commissione riesce a presiedere a tutti i colloqui orali oppure va a campione?
“Il presidente di commissione deve presiedere a tutti i colloqui, che si devono svolgere con la presenza della commissione completa, quindi non è che può o deve provarci, deve essere presente come a tutte le fasi dell'esame.
La collegialità perfetta deve essere assolutamente garantita, tant'è che se il presidente si trova nella condizione di doversi assentare, l'esame deve essere sospeso per un giorno. Se l’assenza dura più giorni, allora il presidente verrà sostituito”.
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Che ruolo il presidente ha nella valutazione degli studenti?
“Ovviamente, entra nel merito solo se ci sono questioni particolari. Per la maggior parte, si affida alle valutazioni dei docenti di disciplina, poiché non ha la competenza su tutti gli ambiti della conoscenza. Per fare un esempio, io provengo dalla scuola primaria e ho accumulato esperienza di dirigenza in tutti gli ordini scolastici, ma attualmente lavoro in un istituto tecnico.
Tuttavia, non possiedo competenze disciplinari specifiche nelle materie d'esame. Sebbene conosca bene la filosofia, essendo laureata in questa disciplina, non posso permettermi di entrare nel merito delle risposte di uno studente su argomenti specifici.
Come presidente, il mio ruolo è quello di garantire il rispetto delle norme, mantenere la serenità dell’ambiente e, soprattutto, dirimere le questioni in cui si crea disaccordo. In tali casi, la posizione del presidente diventa determinante, poiché la commissione è composta da sette membri. E, in caso di parità, è la decisione del presidente a prevalere.
Tuttavia, il mio obiettivo è sempre quello di cercare il consenso. Mi è capitato, in alcune occasioni, di influenzare la maggioranza e trovare un compromesso tra due posizioni opposte, soprattutto durante le attribuzioni di voto”.
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Quali elementi incidono maggiormente sul giudizio dell'esame orale?
“Nel giudizio dell'orale, ciò che incide maggiormente è la padronanza che gli studenti dimostrano nel maneggiare le proprie conoscenze e nel muoversi con sicurezza. Non si tratta solo di possedere le competenze, ma anche di saperle applicare in modo efficace. Un altro aspetto fondamentale è la capacità di reagire quando non si ha la risposta esatta a una domanda, un segno di maturità e consapevolezza.
Inoltre, viene valutato attentamente l'uso della terminologia appropriata e la naturalezza con cui lo studente si pone. Infine, a pesare di più non è la quantità dei contenuti, ma la profondità del ragionamento. Questi sono gli aspetti che incidono maggiormente nella valutazione finale”.
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Quanto conta l'atteggiamento dello studente durante le prove: ha un peso o vale solo quello che dimostra di sapere?
“L'atteggiamento degli studenti è fondamentale, soprattutto perché si tratta di un esame di conclusione. Quando due studenti conoscono i contenuti allo stesso livello, è sicuramente determinante la modalità con cui li presentano e li comunicano. La profondità, l'originalità e anche la personalità sono aspetti cruciali: riuscire a far emergere il proprio modo di interpretare i contenuti è ciò che fa la differenza”.