vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Collegamenti Utopia e Distopia, percorso
Italiano-"La nuova colonia" di Pirandello.
Storia dell'arte-"Drawing Hands" di Escher.
Matematica-Limite del cerchio.
Latino-De Civitate Dei.
Scienze-Eugenetica.
Storia-Caratteristiche dei totalitarismi.
Filosofia-Carl Marx.
Inglese-"Animal Farm"di Orwell.
Utopia e Distopia
Il termine Utopia è stato coniato dal filosofo Sir Thomas More nell’omonima opera
del 1516. Il protagonista, il marinaio portoghese Raffaele Itlodeo, giunge per primo
sull’isola di Utopia, una societas perfecta, basata sulla libertà di parola, di pensiero
e sulla tolleranza religiosa. Il neologismo è però ambiguo: Utopia, infatti, può sia
ὐ
essere la latinizzazione di Ε τοπεία, composta dal prefisso ευ- “ bene “ e τóπος ,
ὐ
“ luogo “ , seguito dal suffisso –εία tipico dei toponimi, sia di Ο τοπεία,
considerando la U come un “ non “ . Dunque, secondo la prima interpretazione si
tratterebbe di un “ ottimo luogo “ mentre, per la seconda, di un non-luogo ossia
inesistente o immaginario. Tuttavia, è probabile che quest'ambiguità fosse
intenzionale, e che quindi il significato più corretto del neologismo sia la
congiunzione delle due accezioni, ovvero “ l'ottimo luogo in alcun luogo “ , che è
divenuto il significato moderno della parola utopia. Effettivamente, l'opera narra di
un'isola ideale ( l'ottimo luogo ) , pur mettendone in risalto il fatto che esso non
possa essere realizzato concretamente ( nessun luogo ) .
Un altro esempio di isola su cui dare vita ad un’utopia sociale è quella in “ La Nuova
Colonia “ di Pirandello. Si tratta di un microcosmo in cui gli uomini di buona
volontà possono riappropriarsi dei diritti persi sulla terraferma dando vita a dei nuovi
individui. In realtà gli uomini hanno portato con sé anche le loro debolezze, le stesse
che affiorano poco dopo e portano al fallimento dell’utopia.
Prima di More anche Sant’Agostino aveva parlato di uno stato ideale nel De Civitate
Dei. Tra il 413 e il 426, durante le invasioni barbariche in Italia, compone
quest’opera in risposta ai pagani che vedevano nel cristianesimo il motivo della
decadenza dell’Impero Romano d’Occidente.
In questa utopia religiosa Sant’Agostino rivisita la concezione della storia e la
concepisce come un’eterna antitesi tra due città:Gerusalemme, la città di Dio, e
Babilonia, città demoniaca, corrotta e asservita ai beni terreni. Queste due realtà
saranno distinte definitivamente da Dio nel Giorno del Giudizio dal momento che
l’appartenenza a una o all’altra dipende interamente dalla vita spirituale. Se la
Gerusalemme agostiniana nasce con lo scopo di trovare una via di fuga al declino
dell’Impero, Babilonia rappresenta tutto ciò che questa realtà non dovrebbe
essere:essa è quindi una distopia.
Secondo l’Oxford English Dictionary, il primo uso documentato della parola
distopia, intesa come l’opposto di utopia, risale al 1868 quando fu usata dal filosofo
ed economista inglese John Stuart Mill col significato di luogo del tutto spiacevole e
indesiderabile. Spesso la differenza tra utopia e distopia è totalmente soggettiva.
Nonostante il significato di utopia e distopia sia opposto, le due realtà si
compenetrano. Questo complesso intreccio che lega l’utopia alla distopia è stato
concretamente rappresentato dalla celebre litografia delle “ Mani “ di Escher.
Come una mano disegna l’altra in un vortice senza fine dando origine ad un tutto
indivisibile, così l’immagine della città nuova vagheggiata dagli utopisti si unisce
alla narrazione della società perversa della distopia, componendosi dello stesso
slancio: la denuncia di una realtà avvertita come dolorosa e oppressiva e la
sollecitazione a porvi rimedio attraverso la ragione.
Una delle principali differenze tra utopia e distopia è il tipo di relazione
spaziotemporale che stabiliscono con la realtà circostante. L’utopia è totalmente
slegata dalla storia reale. Il luogo della realizzazione utopica è lontanissimo, per
permettere al protagonista di lasciarsi alle spalle tutta l’esperienza pregressa, e
ignorato fino al momento della sua scoperta.
In questo isolamento storico e geografico il protagonista può comprendere appieno la
natura idillica della nuova società completamente diversa da quella a lui nota.
L’utopia perciò è realmente un “ non-luogo “ , in quanto non si colloca nella realtà
spazio-temporale. L’utopista inoltre propone un ideale da raggiungere in modo che la
società moderna non subisca passivamente i processi storici.
Al contrario la distopia si pone in continuità con il processo storico in quanto ne
sottolinea gli aspetti pericolosi portandoli all’esasperazione.
Dunque la società distopica è la proiezione di una realtà futura generata dagli errori
del presente.
Esiste però una sostanziale differenza tra la distopia reale e quella letteraria.
Quest’ultima è frutto della capacità di scrittori di riuscire a cogliere nella società
quegli elementi potenzialmente pericolosi o destabilizzanti e di fonderli con le loro
paure per dare vita alla propria visione distopica. Spesso le distopie fittizie nascono
dall’esperienza degli autori che ne scrivono derivante da una distopia reale. Questa è
una deviazione politica, economica o sociale capace di segnare l’intera umanità.
L’incarnazione di queste distopie è rappresentata dai totalitarismi del XX secolo. Le
caratteristiche di questi ultimi, infatti, sono facilmente rintracciabili nelle distopie
letterarie. Il romanzo distopico per eccellenza è 1984 di George Orwell. Si tratta di
una distopia sociale in cui il singolo è oppresso dalla società:si parla, in questo caso,
di fantapolitica. Fu scritto nel 1948 e pubblicato nel 1949. Le vicende si svolgono in
un futuro prossimo, il 1984 appunto, quando il mondo è diviso in tre superpotenze:
Oceania, Eurasia ed Estasia. Queste sono in perpetua lotta ma nessuna delle tre riesce
a prevalere sulle altre. Il potere in Oceania è detenuto dal Grande fratello, un uomo
misterioso che nessuno ha mai visto. Alle sue strette dipendenze ci sono il Partito
Interno, il Partito Esterno e i sudditi. Winston Smith, il protagonista, lavora per il
Ministero della Verità che ha il compito di correggere la storia di modo che sia in
linea con le direttive del Partito, di censurare la letteratura sovversiva e di ridurre le
potenzialità espressive della lingua. Nonostante sia tenuto sotto stretto controllo dalla
telecamere, Smith inizia a covare sentimenti opposti al regime:tiene un diario segreto,
tenta di ricostruire il passato, intesse una relazione con una ragazza, Julia, e in
generale dà più spazio al suo Io. Insieme ad O’Brien, un compagno di lavoro, Smith e
Julia aderiscono alla Lega della Fratellanza, guidata da Emmanuel Goldstein, con lo
scopo di sovvertire il regime; O’Brien, però, è una spia e riesce ad incastrarli. La
coppia viene arrestata, sottoposta a numerose torture e costretta alla delazione. Ma
confessione e sottomissione non bastano:il Grande fratello vuole possedere anima e
cuore di ogni suddito prima di ucciderlo.
1984 è la dimostrazione di come il passo tra utopia e distopia sia molto breve.
La dottrina politico-filosofica di Marx, che aveva fatto della lotta per uguaglianza
sociale vera uno dei suoi pilastri fondamentali, non prevedeva un “ capo “
carismatico che assumesse nelle proprie mani la guida delle trasformazioni sociali.
Nell'ottica marxista solo il controllo permanente dei lavoratori nei confronti dei
propri rappresentanti avrebbe potuto costituire la garanzia del rispetto delle
prerogative operaie. La teoria dell'eroe depositario del monopolio delle verità teoriche
e del potere politico era totalmente anti-marxista.
Lenin ridefinì l’idea marxiana di emancipazione collettiva teorizzando il primato del
partito sulle masse rivoluzionarie. Stalin lo ribaltò definitivamente stabilendo il
primato assoluto dell'autocrate sul partito stesso.
Orwell, inizialmente socialista, è sconvolto dall’evoluzione dello Stalinismo:esprime
perciò la sua disillusione davanti a qualsiasi ideologia politica estremista. I suoi
personaggi non sono perciò fittizi ma hanno un chiaro riferimento alla
realtà:Emmanuel Goldstein, per esempio, è l’alter-ego di Lev Trotsky, il cui vero
nome era Lev Davidovič Bronštejn, usato come capro espiatorio del regime anche per
le sue origini ebraiche. Lo stesso Trotsky si cela dietro il personaggio di SnowBall in
“ Animal Farm “ , descritto come un personaggio coraggioso ma avido.
Il Partito del Grande fratello si basa su tre slogan, incisi sulla facciata dell’edificio del
Ministero della Verità:
1. La Pace è Guerra
2. La Libertà è Schiavitù
3. L’Ignoranza è Forza
Queste affermazioni si basano sul bispensiero, un termine appartenente alla neolingua
utilizzato dal Partito del Grande fratello o Socing per indicare il meccanismo
psicologico che consente di sostenere un’idea e il suo opposto in modo da non
trasgredire l’ortodossia del partito. Chi adopera il bispensiero è quindi consciamente
convinto della veridicità di qualcosa, ma inconsciamente consapevole della sua
falsità. Il bispensiero è ipoteticamente essenziale nelle società totalitarie che, per
definizione, richiedono un'adesione costante di fronte a mutevoli linee politiche.
Negli anni cinquanta del Novecento, la studiosa Hannah Arendt nel saggio “Le
origini del totalitarismo” identificò i caratteri dei regimi totalitari:
La presenza di un’ideologia ufficiale considerata assoluta e indiscutibile;
Il potere assoluto di un unico partito con a capo un leader carismatico intorno
al quale si sviluppa un vero e proprio culto;
L’uso sistematico della violenza e del terrore poliziesco per la repressione
dell’opposizione;
Il monopolio, da parte del partito, dei mezzi di comunicazione di massa,
utilizzati per la propaganda;
Il controllo di ogni settore della società e di ogni aspetto della vita quotidiana;
L’obiettivo di forgiare una società e un uomo nuovi;
Il pieno consenso delle masse fomentate dall’odio che sfocia in un
nazionalismo estremo.